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Autore: heartbreaker88    25/05/2012    3 recensioni
Carlotta aveva solo diciassette anni e una situazione famiglia disastrosa: un padre assente, un imminente divorzio e una madre che pensava solo al figlio piccolo Matteo. La sua vita poteva andare ancora peggio? Ormai era il suo inferno.
«Hai d'accendere?» - Carlotta alzò lo sguardo incontrando quello scuro di un ragazzo dalla pelle color del miele e con le labbra piegate in un sorriso sensuale da capogiro.
«Riesci a trovare sempre belle ragazze, Zayn.» - due occhi verdi la scrutavano lentamente, un sorrisetto sul viso e qualche riccio castano sulla fronte. Abbracciate a lui due bellissime ragazze, sulla sua camicia e sulla cravatta slacciata un po' di rossetto.
Quei due paia di occhi le avrebbero procurato casini, lo sapeva. In cos'altro doveva andarsi a cacciare?

Rosso/arancione.
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Sono una persona a modo: a modo mio.













 In quel sorriso c'era il senso di tutto quello che stavo cercando.
-D'Avenia.














 
Carlotta era la classica adolescente piena di sogni e speranze, che normalmente andava a scuola, studiava, tornava a casa e lanciava il suo zaino per prendere l’Ipod o accendere il computer.
Carlotta amava gettarsi nel suo mondo, chiudere le porte e non far entrare nessuno. Erano sbarrate. C’era lei e tutto ciò che voleva, c’era lei e gli affetti che le mancavano. In quel momento era come se, nel suo mondo, oltre ad aleggiare quella musica inglese c’erano anche le urla di qualcun altro e la porta sbarrata vibrava come se qualcuno stesse sbattendo i pugni contro.
La ragazza si mise le mani alle orecchie, asciugandosi velocemente gli occhi, sentendo in lontananza la voce di suo padre dicendo qualcosa come “non c’è più rispetto in questa famiglia”. La rossa sospirò e gli occhi grandi simili a quelli di un cucciolo divennero leggermente tristi mentre si preparava i libri per andare a scuola. Le sue mani piccole afferravano il libro di inglese, di matematica e qualche materia che forse quel giorno non c’era.
Quando scese suo padre doveva essere già andato via, c’erano i resti di una breve colazione ed era scomparso il suo computer.
«Mamma.-»chiamò Carlotta, giusto per curiosità. «Sei già ad accompagnare Matteo?-»
Si sentì un po’ stupida a parlare da sola mentre la sua voce rimbombava nei muri della casa vuota.
«A quanto pare sì.-»alzò le spalle.
Facevano bene i suoi a lasciarla libera dopo una serata troppo movimentata: le davano il tempo di “dimenticare” e tornare alla classica normalità. Lei alla fine avrebbe ubbidito al padre e sua madre le avrebbe sorriso grata.
Afferrò il cartone con il latte e lo buttò tutto in un sorso, non le andava di far andare male la giornata.
 









«Non ci posso credere!- »
Carlotta alzò un sopracciglio, dando un buffetto sulla schiena di Alice che prontamente disse un fintissimo “ahi”.
«Ma tu capisci vero che sono fottuta? Io non ci voglio andare e non ho intenzione di andarci.- »Disse poco convinta: probabilmente l’avrebbero trascinata con le catene.
«Sono belli-»
«Sai chi se ne frega.-»disse tra i denti.
«Tu ci andrai e te ne farai uno.-»
Carlotta alzò lo sguardo dal suo banco e sorrise.
«Ah vero che tu sei pura e casta. Dimenticavo!-»ridacchiò Alice scherzosa e Carlotta si limitò a scuotere la testa.
N«on vorrei spezzare i tuoi sogni ma in ogni caso, anche se io volessi, non credo che farebbero il filo proprio a me.-»
«Solita frase del film dove poi la protagonista si innamora del ragazzo impossibile.-»un compagno seduto davanti a loro si sporse pericolosamente verso di loro in bilico sulle due gambe della sedie. Carlotta fece avanti il piede trattenendo una risata.
«E poi l’amica verrà uccisa da un serial killer.-»
«Questa parte non c’è!- »disse indignata Alice.  Carlotta spinse il piede verso la sedia del compagno che barcollò pericolosamente scivolando a terra.
«Tranquilla, la aggiungerò io se continui così.- »le scompigliò i capelli giocosamente.
La campanella suonò come un vero inno alla liberazione e Carlotta saltò in aria come se nella sedia ci fosse stata una scarica elettrica. I ragazzi si riversavano fuori dalla classe, gente che si spintonava e chi usciva sigarette di tutti i tipi, altri che erano più simili ad emarginati dalla società e altri ancora che sembravano dei metallari usciti da un concerto: magliette mezze strappate, tatuaggi che partivano dalla spalla fino al polso.
Tra quella gente però gli venne incontro un ragazzo dalla pelle lentigginosa, due grandi occhi color ghiaccio e capelli color cioccolato ed un sorriso in grado di illuminare una stanza.
Alexander Stramberg era un ragazzo svedese dalla parte del padre che era arrivato a scuola con gli occhiali e qualche brufolo in più. Nessuno di certo poteva pensare che sarebbe diventato il primo festaiolo della scuola. Lui riusciva in modi sconosciuti a portare alcol e fumo dentro la palestra senza che il preside lo venisse a sapere, nelle sere di inverno.
Si vociferava che in mezzo c’erano anche i professori tra cui quella di matematica – la Signorina Mastronardi – conosciuta per le sue gonne troppe corte e che davano sfogo all’immaginazione di ogni studente.
Appena le fu vicino la sua voce forte e troppo squillante la fece quasi sobbalzare.
«Lottie!-»
Lottie?
«Aaaah, quei tuoi capelli rossi mi fanno impazzire. Sembri pippi calze lunghe!-»
Pippi calze cosa?
«Alex!-»  Carlotta cercò di mostrare il sorriso più vero con tutto lo sforzo che poteva usare.
Aveva dimenticato di dire che quell’anno Alexander aveva mostrato un particolare interesse nei suoi confronti invitandola puntualmente a ogni sua festa e puntualmente si ritrovava rifiutato con scuse piuttosto ambigue. Per quelle cose Carlotta mancava di fantasia.
Sentì le labbra del giovane appiccicose sulla sua guancia e poi nell’altra mentre lei si faceva piccola piccola, mostrando sul naso una pioggerellina di lentiggini.
«Facciamo un giro-»traduzione, pensò Carlotta, ti racconterò tutti i cazzi miei anche se in realtà non interessano a nessuno, anzi, provocano sonnolenza e tentativi di suicidio…«-Ho parlato con tuo padre!-»
Carlotta si fermò un attimo, le labbra socchiuse.
«E perché l’hai fatto?-»
Le labbra di Alexander si aprirono in un sorriso tutto per lei, nella giacca di pelle e con i capelli sistemati con il gel aveva un aria da organizzatore di eventi.
«Beh so che tuo padre si occupa di gente importante e avevo intenzione di fare una festa in un pub molto importante. Ed ecco, lui mi sta aiutando! Beh..lui è importante!-»
Carlotta cominciò nuovamente a camminare, le sopracciglia aggrottate in una espressione di pura confusione. Una festa? Perché mai suo padre doveva aiutare un tizio che si era fatto strada a forza di feste a base di rum e cocaina?
Si sentì afferrare dalle esili spalle ritrovandosi faccia a faccia con gli occhi grigio chiari del ragazzo. La scrutavano con determinazione ma un pizzico di qualcosa che le faceva pensare a..stupidità, furbizia..a uno completamente rincoglionito?
«Lottie,tu devi venire. –»disse piano con un risolino spaventoso.
«Magari se non mi chiam..-»venne interrotta da un abbraccio troppo stretto che le fece mancare l’aria. In quel momento avrebbe preferito che il padre di Alexader  fosse rimasto in Svezia ad allevare renne.
«Tiaspetto!-»La salutò, allontanandosi tra i corridoi della scuola.
 




 ° ° °






 
«Dobbiamo andarci, non mi interessa!-»
«Alice sarà pieno di snob, non ci saranno nemmeno i nostri compagni di classe.- disse risoluta Carlotta che di voglia per andare a quella festa non ne aveva neanche un po’.
«Sei la solita noiosa, Carlotta. Da quando non esci con un ragazzo? –»L’amica la scrutò con gli occhi azzurri sbattendo le ciglia ricoperte di mascara.  I capelli biondo chiaro erano raccolti in una coda alta e Carlotta pensò che se si fossero ritrovati in un film americano lei sarebbe stata la cheerleader super popolare.
«E questo che c’entra?-»sbottò la rossa. Di certo non era semplice come per Alice che riusciva a trovare un ragazzo con uno schiocco di dita. Loro si voltavano a guardarla e ammiravano le sue gambe kilometriche e la sua chioma setosa.
Carlotta non era né bassa né alta, magra e non con troppe forme che nascondeva in felpe forse troppo larghe, con lunghissimi capelli rosso mogano che a quanto pareva non attiravano nessun bel studente.
E odiava le sue lentiggini.
«Tu, Carlotta, andrai a quella festa, ti metterai un super bellissimo vestitino e farai colpo. Non si discute.-»
«Alice..-»
«Non andrai nemmeno al ballo, vuoi perderti pure questa festa?-»mormorò l’amica, sorridendole dolcemente. Uscì dalla borsa le chiavi della sua macchina e le sventolò di fronte al suo viso.  «Ora ti accompagno a casa, stasera sarai prontissima e ci divertiremo. Chiaro?-»Le puntò un dito contro con fare minaccioso.
«-Chiarissimo.»- sbottò.
 
 



 ° ° °
 
 



La voce della conduttrice di qualche programma di cucina arrivò forte e chiara alle orecchie di Carlotta che entrò a casa trovando la madre davanti alla televisione con una pentola in mano.
«Non fare saltare in aria la casa. Perché non ti limiti a una cotoletta alla milanese?-»
«Carlotta, tu dubiti delle mie potenzialità- »sorrise la madre che aveva i capelli castani raccolti in uno chignon con qualche ciuffo che sfuggiva conferendole un’aria più sbarazzina.
La ragazza gettò lo zaino a terra e ridacchiò piano prendendo tutto ciò che serviva per apparecchiare la tavola. Si infilò il grembiule e la guardò speranzosa.
«Vuoi una mano?»- sorrise con innocenza, cercando di sfruttare i suoi occhi verdi enormi.
«Non c’è bisogno di tutto questo se mi devi chiedere di andare a dormire da Alice.»- Sospirò la madre, Valeria, che però la guardò con fare inquisitorio quando Carlotta continuò imperterrita a sistemare la tavola e a darsi da fare con una scopa. «Ma a quanto pare non  è questo..quattro in un compito?-»
Carlotta si fermò e andò verso di lei prendendole le mani. Si morse le labbra come era solita fare per richieste con basse percentuali di riuscita.
«Sputa il rospo.-»
«Oggi c’è una festa..-»
«Ah non se ne parla nemmeno!-»
«Ma mamma! Ho diciassette anni ormai, tra poco diciotto, sono grande!-»
«Carlotta..-»
«No.- disse risoluta.«Non posso andare al ballo, fammi andare almeno alla festa.-»
Valeria la guardò e si sentì improvvisamente vecchia.  Carlotta era cresciuta sotto il suo naso e sapeva anche quali difficoltà doveva superare in quel periodo: si chiese se non doveva davvero fare qualcosa per la figlia, per farla svagare un po’.
«Vai ma non tornare tard..-»
«Aaaaaaw!- Carlotta l’abbracciò, afferrò il telefonino per avvisare che si, lei c’era. »
Valeria si voltò piano passandosi un dito sottile sulla pelle, socchiudendo appena gli occhi. Era strano come il tempo passava e a ricordarglielo tutte quelle fotografie di un matrimonio ormai sul precipizio, lei con un vestito bianco abbracciata a un uomo che ormai non conosceva più.






 °    °    °
 





 


Il buttafuori aveva quasi fatto paura a Carlotta quando lo aveva visto: enorme, calvo e due baffi neri che gli coprivano metà faccia. Era così necessario incutere tanta paura? Insomma, gli potevano bastare i muscoli e non quei bizzarri orecchini dorati su tutto il corpo.
«Ah, finalmente una vera festa!.- »Alice era tutta eccitata: indossava un vestito rosso come il rossetto che portava, scarpe alte e capelli liscissimi e leggermente arricciati dietro. Inutile dire che si era beccata tanti complimenti.   «E tu sei davvero bellissima-. »Aggiunse, dandole un buffetto sulla guancia. Quella volta Carlotta aveva dato il meglio di sé: non amava vestirsi come Alice – troppo vistosa- aveva optato per un vestito blu di pizzo poco più lungo della metà coscia e con scarpe vertiginosamente alte. Ovviamente aveva un paio di converse nella borsa. Per ogni evenienza, ecco.
«Ehi, ehi!-»Carlotta si voltò verso la fila, vicino all’entrata dove un ragazzo si sporgeva sbracciandosi come poteva- «Lottie!-»
«Uh, Carlotta- »disse Alice molto contenta e ammiccando nella sua direzione. «A  quanto pare c’è il tipo che ti va dietro, facci entrare su!-»
La ragazza sorrise nella direzione di Alexander che aveva in mano un cocktail rosa con un ombrellino giallo.  «Alex, ci fai passare?-»cercò di farsi sentire ma con tutta quella confusione sembrava impossibile.
Il buttafuori era tosto e la sua mano enorme le fece cenno di passare facendo così in modo di beccarsi diverse frecciatine da parte di chi aspettava. Gettò un’occhiata alla lista che una signorina teneva tra le mani: tagliò il nome di Clarissa e Alice con un sorriso gentile, sembrava ancora più piccola vicino a quell’omone.
«Finalmente eccovi!- »Alexander le abbracciò entrambe con un’occhiata di apprezzamento.«Sempre bellissime, ovviamente.»
Carlotta si aspettava più gente ma a quanto pareva quella festa era davvero organizzata come qualcosa di importante e della loro scuola ce n’erano una quindicina, quelli che contavano. La sala era grande, moderna, luci soffuse e divanetti bianchi e in ogni punto un angolo bar. In effetti era bello. Tanto che Carlotta non sentì nemmeno una parola di Alexander e non si rese nemmeno conto che Alice era già abbracciata con un biondino.
«Lottie, Lottie..sei bellissima stasera-»
Carlotta si ritrovò con la punta del suo naso attaccata a quella del ragazzo.
«Aspettavo da parecchio questo momento.- »continuò Alexander con voce melliflua, un mezzo sorriso che le faceva pensare ad uno che aveva bevuto troppo.« Potremmo stare un po’ da soli, tu e io. Che ne dici?- »
«Ehm, Alex.-»la ragazza posò le dita affusolate sulla sua camicia spiegazzata in evidente imbarazzo.- «Perché invece non mi fai conoscere qualcuno della festa?-»
Alexander sembrò risvegliarsi da un lungo sogno, sbatté più volte le palpebre e fece un cenno con la testa . «Certo, aspettami qui che vado a prendere da bere.-»
Carlotta intanto si sistemò il vestito nero chiedendosi che  forse non doveva seguire le pazzie di Alice: in quella sala sembravano tutte persone che erano abituate a feste di quel genere, i fiori profumati sui vari tavolini e qualche cameriere che ti offriva dal vassoio un drink, da qualche parte la gente che rideva sembravano stessero parlando di conti in banca.
  L’ultima festa in cui era stata era andata vestita con dei jeans, la maglietta dei Ramones e un paio di converse in una vera rock therapy.
«Hai d'accendere?»- Carlotta alzò lo sguardo incontrando quello scuro di un ragazzo dalla pelle color del miele e con le labbra piegate in un sorriso sensuale da capogiro.  Dovette strizzare gli occhi però per studiarlo meglio.
I capelli neri erano alzati in qualcosa di simile a una cresta e portava una maglietta grigia con una collana d’argento che si nascondeva tra la stoffa. I suoi occhi scuri sembravano semplicemente curiosi e interessati davvero solo a una sigaretta.
«Si.- » disse di getto per poi ricordarsi che lei non fumava. Cazzo. «Ehm, volevo dire no.- »
«Si o no? »- il ragazzo in questione arricciò le labbra in una smorfia buffa e Carlotta non riuscì a non sorridere, scuotendo la testa. Carlotta pensò che era il tipico ragazzo che avrebbe adocchiato volentieri Alice. Spalle larghe, abbastanza alto e un tatuaggio che si intravedeva. La pelle scura non faceva che risaltare i suoi bei lineamenti.
«Come ti chiami? »– ebbe il tempo di formulare quella domanda per poi ricevere una dolorosa pacca, dalla faccia che aveva fatto, da un ragazzo che lo superava di qualche centimetro.
«Riesci a trovare sempre belle ragazze, eh Zayn?»- due occhi verdi la scrutavano lentamente, un sorrisetto sul viso e qualche riccio castano sulla fronte.
Abbracciate a lui due bellissime ragazze, sulla sua camicia e sulla cravatta slacciata un po' di rossetto.
Carlotta lo guardò confusa, non potendo non paragonarlo a un viso angelico con quello sguardo limpido e acceso di una certa malizia che la mise in imbarazzo.
«Harry-» le porse la mano che la ragazza strinse piano sentendo le mani morbide del ragazzo e lanciandogli un veloce sguardo: erano bianche come lo zucchero e simili a quelle di un pianista. La sua voce era bassa e aveva un sexy – sexy? Lo aveva pensato davvero?- accento inglese.
 «Il tuo nome non me lo vuoi dire..- »il tono fu scherzoso quanto intriso di malizia e le due ragazze accanto lo guardarono accigliate, quasi in preda ad un attacco di gelosia.  Alzò un angolo della bocca che avvicinò piano al suo viso, vicino l’orecchio, forse per farsi sentire meglio dato la musica abbastanza alta.  «.. o ti ho tolto il fiato grazie alla mia bellezza?- »
Carlotta divenne color porpora, allontanandosi di un passo. Doveva ammettere che il ragazzo aveva le labbra rosse e tentatrici ma la vergogna in quel momento era così tanto che la piccola rossa dovette guardarlo piuttosto male sotto invece lo sguardo estasiato di lui, felice di aver fatto centro.
  
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