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Autore: Niniane_88    25/05/2012    13 recensioni
Che cosa sarebbe successo se Jasper fosse riuscito a mordere Bella durante la festa per il suo diciottesimo compleanno raccontata all'inizio di New Moon? La mia storia parte proprio da questo presupposto. Bella si trasforma in vampiro e la famiglia Cullen è costretta a farla sparire. In Alaska, a Denali, la ragazza si risveglierà: ma riuscirà a essere felice nella sua nuova esistenza? Edward non riesce ad accettare la sua trasformazione e si allontana gradualmente da lei; Jasper invece, in preda ai sensi di colpa, ma anche animato dalla volontà di riscattarsi, si adopera per starle accanto ed educarla alla dieta dei Cullen. Lentamente, gli equilibri della famiglia si spostano e un nuovo, inaspettato sentimento d'amore inizia a fiorire. Intanto Victoria è ancora nell'ombra, intenzionata a vendicare James e i Quileute sospettano la rottura del patto. A far luce sul lontano futuro, solo una confusa visione di Alice...
La voce rotta e disperata taceva. Taceva da ore. Ne sentivo la nostalgia e la cercavo. Ero certa che appartenesse a qualcuno di importante… Edward? Ma non capivo perché Edward avrebbe dovuto sentirsi disperato.
Tre giorni… quanto mancava perché mi trasformassi del tutto? Perché mi stavo trasformando, vero? Saremmo stati insieme per sempre, ne ero certa, insieme come avevo sempre desiderato. Allora perché non mi parlava più? Perché? Edward, dove sei?
L’altra voce, quella tenebrosa e pacata mi parlava spesso.
- Coraggio, Bella, manca poco.
Mi aggrappavo a quel suono senza poter comprendere chi mi parlasse. Non avevo mai udito quella voce.
- Coraggio, cara…
… era una voce così bella…

Disclaimer: i personaggi di questa storia non mi appartengono, sono stati tutti creati da Stepheny Meyer.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Isabella Swan, Jasper Hale, Un po' tutti | Coppie: Bella/Jasper
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: New Moon, Successivo alla saga
Capitoli:
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Capitolo XXXXIII: Addio a Forks e ultimo viaggio dei Cullen


Bella


   - Senza dubbio, la presenza del branco ha creato confusione e disorientamento nei neonati! – dichiarò Jacob, orgoglioso.
   Erano le nove del mattino e ci trovavamo di nuovo stipati nel salotto di casa Cullen: oltre al clan di Denali e a Randall erano venuti con noi anche Jacob e Sam. Motivo: conclusa la battaglia era indispensabile che ci concentrassimo sul futuro e discutessimo nuovamente i termini del patto alla luce di quanto era accaduto.
   I licantropi feriti erano stati portati a La Push, nell’abitazione dei Clearwater dove a prendersi cura di loro, oltre a Sue e a Leah c’erano anche Emily e Kim, rispettivamente le compagne di Sam e di Jared. Le due ragazze erano arrivate di corsa, appena saputo l’esito della battaglia: rimasi molto colpita dall’affetto e dall’amore con cui si precipitarono accanto ai membri del branco che avevano bisogno di essere assistiti e compresi come i Quileute di La Push formassero davvero un’unica, grande famiglia. In un certo senso erano più simili a noi di quanto immaginassero: anche Emily e Kim avrebbero fatto qualsiasi cosa per i loro compagni, proprio come me e le mie sorelle per i nostri; viceversa, Jacob e i suoi fratelli sentivano che il loro primo dovere era proteggere la propria famiglia che comprendeva oltre ai genitori e i fratelli, anche i cugini, gli anziani della tribù, le compagne, l'intera comunità di La Push. Quel giorno osservai con attenzione i comportamenti di quelli che consideravo ormai degli amici e la mia stima nei loro confronti crebbe, nel vederli così affiatati tra loro.
   Una volta ricevuta l’autorizzazione di Jacob, Carlisle aveva dovuto agire molto rapidamente sulle ferite inferte a Seth, Paul, Quil e Jared: un licantropo può guarire molto in fretta e senza bisogno di medicazioni da un taglio o da una botta, ma in caso di ossa rotte può accadere che queste comincino a rinsaldarsi… nel modo sbagliato. Questo era accaduto sia a Seth che a Paul e Carlisle era stato costretto a rompere una seconda volta le loro ossa, per poi fasciare le fratture in modo che potessero guarire.
   Nel frattempo, recuperato Jasper e tornati insieme a lui sul campo di battaglia, noi ci eravamo occupati dei neonati: li avevamo lasciati andare, come promesso, ma ingiungendo loro di non andare a caccia finché non avessero superato i confini dello stato di Washington. Avevano obbedito senza esitare: se n'erano andati ognuno per conto proprio o a coppie, ed Edward si era detto certo del fatto che non li avremmo rivisti mai più.
   Scomparsi i neonati, Embry, Sam e Leah avevano potuto ritornare umani. La ragazza aveva protestato a tutti i livelli quando aveva scoperto a che genere di cura doveva essere sottoposto Seth: la disgustava vedere un vampiro che rompeva volontariamente la tibia a suo fratello. Aveva fatto capire in ogni modo possibile che non si fidava della competenza di Carlisle, ma Jacob doveva averla zittita con un ordine alfa, perché ad un certo punto non aveva parlato più e si era limitata a fissare i feriti con uno sguardo insolitamente spaventato.
   Carlisle aveva insistito perché i ragazzi non fossero portati a casa nostra, anche se era il luogo più vicino al campo di battaglia: sosteneva che il nostro odore avrebbe potuto dar loro molto fastidio. Così, Jacob, Sam, Embry e Leah li avevano trasportati a casa Clearwater.
   I quattro lupacchiotti feriti, una volta medicati, erano diventati incredibilmente allegri benché soffrissero ancora: erano certi di aver contribuito in maniera eroica alla vittoria e ciascuno di loro era fiero di sé in un modo che trovavo molto divertente. Seth, in particolare era convinto che se non fosse stato per il suo tempestivo intervento, un gruppo di neonati avrebbe avuto la meglio su di noi; Paul aveva protestato dicendo che il merito non era di Seth, ma suo; Jared era rimasto tranquillo, ma aveva sorriso beato per tutto il tempo, tra le braccia della sua innamorata; Quil, infine, aveva annunciato di aver salvato la vita a Rosalie, cosa assai poco probabile, ma che mia sorella non aveva osato smentire. Benché trovassimo il loro atteggiamento forse un po’ infantile, li avevamo assecondati in tutti i loro voli di fantasia: se lo meritavano, erano ragazzi così giovani e avevano combattuto con coraggio e lealtà... Non si erano tirati indietro nemmeno per un istante e dovevamo solo esser loro grati per averci aiutato fino all’ultimo. La loro allegria ci aveva contagiati tutti e l’ombra dell’ansia aveva abbandonato anche gli occhi di Leah.
   Lasciati i feriti alle amorevoli cure delle loro donne, ce n’eravamo tornati a casa nostra.
   Tanya e Kate erano sconvolte: sospettavo che non sarebbero mai guarite del tutto dal dolore che la perdita di Irina stava causando loro. Allo stesso modo, Randall sembrava spiritato: anche se Mary non era mai stata per lui niente di più che un’amica, la sua morte doveva essere stata un colpo tremendo per lui, abituato a vivere in solitudine.
   Mary evidentemente era stata una figura affettiva insostituibile nella sua seconda vita. Provai pena per lui e non pensai più allo sgradevole episodio avvenuto a Denali: anche Randall aveva combattuto e ci aveva aiutati senza tirarsi indietro.
   Nel salotto, l’atmosfera era carica di stanchezza e dolore, ma anche di sollievo: era finita, finalmente, nessun pericolo avrebbe più minacciato gli abitanti di Forks, in particolare Charlie. Avremmo potuto andarcene e ricominciare la nostra vita senza più ombre a minacciarci.
   Non occorreva che ce lo dicessimo a vicenda: ciascuno di noi era interiormente convinto che fosse opportuno lasciare Forks. Troppi fatti, belli e brutti erano accaduti in quella piccola e oscura cittadina dello stato di Washington. Non ci sentivamo in grado di continuare a vivere lì.
   Ne discutemmo a lungo, mentre Jacob e Sam ci ascoltavano: i nostri amici ribadirono che eravamo i benvenuti a Denali ogni qualvolta avessimo voluto andarvi. Kate disse che personalmente desiderava che ci trasferissimo accanto a loro, per sempre.
   Jasper e io parlammo del nostro desiderio di sposarci nei pressi della loro casa, sulla riva del lago dove ci eravamo dati il nostro primo bacio. La proposta fu accolta con entusiasmo da tutto il clan, ma io dissi (e Jazz fu d’accordo con me) che per non calpestare il lutto che colpiva in particolare Tanya e Kate, avremmo rimandato lo sposalizio di tre mesi.
   Alice, rimasta zitta fino a quel momento, si aprì in un sorriso raggiante e cinguettò: - Il tredici di settembre mi sembra una data perfetta! E’ il giorno del compleanno di Bella e proprio durante il suo ultimo compleanno è stata trasformata e ha iniziato la sua nuova vita da immortale!
   - Tre mesi vanno benissimo. – confermò Eleazar – Grazie della vostra comprensione, ragazzi.
   - Ci mancherebbe! – continuò Alice – E poi, prima che Bella e Jasper si sposino la nostra famiglia deve compiere un’ultima missione!
   Alcuni dei presenti la guardarono interrogativamente, ma io capii all’istante a cosa si riferisse e così Edward che alzò immediatamente gli occhi.
   Era seduto al pianoforte, naturalmente: in un lampo di intuizione, compresi che fino a quel momento doveva essersi sentito davvero a suo agio soltanto lì, davanti al suo amato strumento. Forse però, la missione che ci apprestavamo a compiere gli avrebbe regalato la pace e la felicità che meritava e che andava cercando ormai da molto, troppo tempo.
   - Un’altra missione? – chiese Jacob, perplesso, interrompendo il flusso dei miei pensieri. – Di cosa state parlando?
   - Oh, è una cosa semplicissima. – rispose Alice, serena – Non ci saranno ostacoli.
   - Non dovremo aiutarvi? – chiese il mio amico licantropo incredulo, quasi deluso.
   - Non ce ne sarà bisogno, Jake. – spiegai con dolcezza – Dobbiamo aiutare una persona in difficoltà. Una vampira che credo entrerà a far parte della nostra famiglia.
   - Se lo vorrà… - sussurrò Edward, timido.
   - Oh, ma sì che lo vorrà! – sbuffò Alice, spazientita – Insomma, Edward, mostrati un po’ più fiducioso nelle mie capacità di veggente! Non ti ho ancora perdonato per avermi detto che il mio dono è inutile, dopo che Bella era stata morsa.
   Edward sorrise, più sereno:
   - Hai ragione, Alice. Scusami.
   - Dunque ve ne andrete da Forks? – chiese Jacob – Salverete questa… persona e poi andrete in Alaska?
   - Credo che prima potremmo andare in Scozia, come avevamo stabilito prima che fosse necessario tornare qui. – suggerì Esme – Poi, quando le acque si saranno calmate, andremo a Denali.
   - E a Denali, loro due si sposeranno? – chiese ancora Jacob indicando me e Jasper.
   Jazz strinse forte la mia mano:
   - Sì, Jacob, Bella e io ci sposeremo. Spero che non negherai le congratulazioni alla tua amica d’infanzia.
   Jake parve confuso per un istante: poi ci guardò tutti ad uno ad uno e disse, misurando le parole:
   - Io non credo che potrà mai esserci amicizia tra licantropi e vampiri. Perciò sono felice che ve ne andiate da Forks, la ritengo una buona soluzione per tutti. Devo ammettere, comunque, che combattere con voi è stato… bello. Abbiamo difeso insieme una città e credo che un’alleanza del genere tra le nostre razze non sia mai stata stipulata. Ora spero che per lealtà verso voi stessi continuerete a onorare il patto, anche se andrete lontano.
   - Naturalmente. – rispose Carlisle, in tono fermo – La dieta… vegetariana fa ormai parte di noi, non torneremmo mai a nutrirci di sangue umano.
   - In questo caso, andate pure dove volete. Noi resteremo qui, a fare il nostro dovere. Tra noi ci chiamiamo Protettori perché il nostro compito è difendere gli esseri umani dai nostri nemici mortali: continueremo a farlo, se mai qualche vampiro che non sia uno di voi dovesse farsi vedere da queste parti.
   - Lo trovo giusto. – annuì Carlisle. – Grazie Jacob.
   - E congratulazioni, Bells – concluse Jake, con un sorriso – Sii felice.
   - Anche tu, Jake. – risposi, commossa – Mi mancherai.
   E così, quella sera stessa la grande casa iniziò a svuotarsi: il clan di Denali se ne andò e con mio grande stupore, oltre a Garrrett (che era palesemente intenzionato a rimanere accanto a Kate per il resto dei suoi giorni) anche Randall si unì al gruppo. Notai che lui e Tanya si tenevano per mano, non come due innamorati, ma piuttosto come due persone che cerchino di darsi conforto l’un l’altro. Non ci trovai nulla di strano: Kate aveva Garrett a consolarla della perdita di Irina e Laurent, ma Tanya era così sola… e anche Randall lo era. Se potevano aiutarsi a vicenda, io ero felice per loro e ancora più felice sarei stata se, un giorno, la loro amicizia nata da tutto questo dolore si fosse trasformata in qualcosa di più profondo.
   Noi aspettammo tre giorni ad andarcene, perché Carlisle, giustamente non intendeva abbandonare i lupi feriti prima che si fossero ristabiliti completamente.
   Vennero a salutarci tutti insieme, chi allegro e ciarliero, chi compunto e timido. Leah si limitò a un brusco cenno del capo.
   Come Jasper aveva immaginato, tra Emmett e Sam si era instaurato un rapporto particolare, derivato dal fatto che prima erano stati nemici e poi avevano combattuto dalla stessa parte. Si strinsero la mano in silenzio, ma il messaggio che s’inviarono l’un l’altro diceva chiaramente: grazie dell’aiuto, non dimenticherò.
   Dopo aver salutato tutti i membri del branco, mi accostai al mio amico d’infanzia:
   - Posso abbracciarti, Jake? – chiesi – Per favore? Non so se ci rivedremo ancora…
   Lui non rispose, ma mi aprì le braccia e io gli circondai la vita con le mie, delicatamente, cercando di non infastidirlo con la mia pelle dura e fredda. Era bollente.
   - Addio, Bells. – sussurrò lui e con stupore vidi una lacrima brillare nei suoi occhi – Abbi cura di te.
   - Anche tu, Jake. Ti voglio bene.
   Sciolsi l’abbraccio e vidi che Jasper stava tendendo la mano a Jacob: il ragazzo parve spiazzato per un attimo, ma poi la strinse con vigore.
   - Addio, Maggiore Whitlock! – esclamò.
   Jasper sorrise radioso:
   - Addio, Comandante Black! – rispose, scattando sull’attenti.
   Fu una scena talmente buffa che scoppiammo tutti a ridere e quella risata spontanea rese più leggero il nostro commiato.
   Ci lasciammo alle spalle la grande casa: Jasper e io eravamo nella mercedez di Carlisle insieme a lui e a Esme; Alice e Gabriel erano nella volvo di Edward; Rosalie guidava tutta contenta la sua cabriolet ed Emmett chiudeva il corteo con la sua jeep.
   Dietro di noi Jacob, Sam, Seth, Leah, Paul, Embry, Quil e Jared, ora in forma di lupi, ululavano il loro ultimo saluto.


   Portare via Nastas’ja Ivanova dalle montagne del Caucaso fu talmente facile, paragonato a tutto ciò che avevamo passato, che per due giorni faticai a credere che ce l'avessimo fatta e che fossimo davvero sani e salvi nel nord della Scozia.
   Era stato sufficiente che il creatore di quella piccola vampira ci vedesse tutti insieme perché si spaventasse a morte. Non appena aveva capito che eravamo lì per lei, aveva mollato immediatamente la sua "preda", senza neanche provare a difenderla.
   Dal canto suo, Nast’ja si era gettata tra le braccia di Edward non appena l’aveva visto, senza nemmeno chiedersi che cosa ci facessero altri otto vampiri adulti accanto a lui. Aveva detto soltanto: - Sapevo che saresti tornato! – e da quella frase avevamo capito senza ombra di dubbio che ne era innamorata.
   Quando poi aveva scoperto che Edward aveva una famiglia e che quella famiglia era disposta ad accoglierla, si era mostrata felice di conoscerci in modo talmente spontaneo da conquistarci tutti all’istante.
   L'avevamo subito portata in Scozia con noi (Emmett era riuscito, preferivo non sapere in che modo, a procurarsi un jet privato che Edward aveva pilotato) e lì era iniziata la sua educazione alla nostra dieta. Da umana, la piccola era cresciuta in modo piuttosto selvatico e la sua trasformazione non aveva certo migliorato quel lato della sua natura, perciò ebbe qualche difficoltà ad adattarsi; tuttavia, grazie alla sua forza di volontà e al sostegno costante di Edward, a poco a poco imparò a controllare i gesti, gli istinti, le emozioni.
   Jasper fu un maestro perfetto e così pure Carlisle, che si occupò anche di sondare cautamente l’animo della giovane Nasty per scoprire quali traumi avesse subito e quale fosse il modo migliore per aiutarla a superarli. Alice si accollò subito l’incarico di fornire alla sua nuova sorellina un guardaroba raffinato. Io mi occupai invece della sua cultura: l’aiutai a migliorare il suo inglese e le prestai i miei libri preferiti, quando sentii che era in grado di leggerli.
   Ma chi influì maggiormente su Nastass’ja, ora ribattezzata Anastasia Valery Cullen e chiamata da tutti Nasty furono Emmett e Rosalie.
   Una sera, Nasty mi confessò che Rose le ricordava tanto sua madre, che era morta quando lei era piccola. Le dissi che avrebbe dovuto dirlo a Rosalie, perché nessun complimento avrebbe potuto essere più bello per lei.
   Nasty dovette seguire il mio consiglio perché da quella sera un nuovo legame si instaurò tra lei e mia sorella e un mese dopo, Rose chiese ai nostri genitori di permetterle di adottare la piccola insieme a Emmett che le si era a sua volta affezionato moltissimo.
   Esme e Carlisle, i quali conoscevano bene il desiderio di Rosalie di diventare madre e la sofferenza che il non poterlo realizzare le provocava da sempre, acconsentirono subito, per nulla scontenti di essere chiamati "nonni" da Nasty.
   La mia nuova sorellina era di una bellezza mozzafiato: biondissima, con due occhi grandi grandi, sempre sgranati e almeno all’inizio, molto spaventati. Era piccolina (non quanto Alice, ma comunque più bassa di me e di Rosalie) e molto minuta. Era anche molto silenziosa e le piaceva avventurarsi nella brughiera, dove si sentiva libera di correre, perfino di giocare. Ci volle del tempo perché si decidesse a raccontare a Carlisle la sua storia, ma noi non insistemmo. Edward sapeva già quanto quella creatura avesse sofferto e dato che il suo unico desiderio sembrava quello di starle accanto e di proteggerla da tutto il male del mondo non c’era da preoccuparsi: tutto ciò di cui Nasty sembrava aver bisogno era la sua presenza e una vita serena accanto a persone che le volessero bene.
   Edward non avrebbe potuto essere pià felice di così: lui e Nasty erano destinati a trascorrere insieme il resto dell’eternità, su questo non vi era dubbio e tutti noi ne eravamo lieti, perché sapevamo quanto il cuore di Edward fosse pieno d’amore e di dolcezza da donare a colei che amava e quanto meritasse di essere ricambiato allo stesso modo.
   L’estate trascorse molto in fretta e finalmente arrivò settembre. Pochi giorni prima di partire per Denali mi ritrovai a riflettere, mentre ero in piedi davanti allo specchio che troneggiava in camera mia, un regalo di Alice, naturalmente.
   Ero felice.
   Finalmente felice.
   Sapevo che mia sorella mi stava organizzando un matrimonio in grande stile, sapevo che avrei potuto avere qualche sorpresa bizzarra, ma ero preparata, avrei accettato qualsiasi decisione Alice avsse preso.
   Cosa importava di che addobbi avrebbe scelto, o dei colori dei vestiti da damigelle che avrebbero indossato lei, Rose e Nasty? O dei regali che avrei ricevuto?
   Soltanto di Jasper, mi importava.
   E pensare…
   Pensare che solo un anno prima ero una ragazzina goffa, insicura, arrabbiata perché compivo diciotto anni.
   Ora ero una vampira adulta, circondata da una famiglia meravigliosa e presto, molto presto sarei diventata la moglie dell’uomo che amavo. Un uomo che non era perfetto, nel cui passato c’erano molte ombre, ma nel cui prsente e futuro c'era anche tanta luce, per illuminarmi e scaldarmi. Avevo imparato ad amare quell’uomo con tutta me stessa e non avevo dubbi: insieme a lui avrei affrontato qualunque cosa.
   A questo pensavo, mentre Alice, inginocchiata al mio fianco, dava gli ultimissimi ritocchi al mio abito da sposa.




Buonasera a tutti!! Beh, non ho molto da dire! Al prossimo capitolo tutti pronti con i chicchi di riso da lanciare sugli sposi!!!
Intanto vi faccio vedere la mia Nasty Valery Cullen:

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Ma sapete che adesso che sono a fine storia mi sembra anche un po' strano: Jasper e Bella sposi? Sembra incredibile!
Spero di poter aggiornare presto, comunque: so che in moltissimi aspettate questo matrimonio, e vi prometto che cercherò di renderlo emozionante il più possibile!
Un abbraccio a tutte le mie lettrici!
Vi voglio bene!
Nini

   
 
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