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Autore: Sarinne    28/05/2012    4 recensioni
Inghilterra 21 Giugno 1805. Il corpo della nobile ventenne Catherine Harling viene trovato riverso per terra in una pozza di sangue sotto il suo balcone del terzo piano. E' stato un suicidio?
Nascosta in quelle ombre. Nascosta dietro i muri dalle classiche decorazioni aristocratiche. Nel soffitto bianco. Nello specchio.
Lei era dappertutto.
Avvertiva la sua presenza nell’oscurità della stanza. Si nascondeva, forse strisciava nel pavimento come un verme, le sfiorava i piedi. Avvertiva il suo respiro, leggero e gelido sulla pelle. Costantemente a ricordarle che lei c’era ancora. Che non se ne sarebbe mai andata.
Genere: Introspettivo, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Capitolo IV
Gola

 
 
 
<< Questa lettera non cambia assolutamente niente – neanche Malcom riusciva a credere alle sue stesse parole – E’ palese che sua cugina fosse mentalmente instabile >> quando il ragazzo alzò lo sguardo dal foglio ruvido che teneva tra le mani realizzò che non avrebbe dovuto pronunciare quelle parole. Gli occhi furenti di Edith O’Conrad lo fissavano, i pugni sudati della ragazza si staccarono dal vestito e per un attimo ebbe la certezza che gli avrebbe tirato uno schiaffo in pieno viso.
Sarebbe stata la reazione esagerata di una fine nobildonna Inglese, o come minimo, avrebbe gettato un urlo acuto trillando qualcosa del tipo “Lei è un barbaro privo di sensibilità”.
Ma Edith O’Conrad non fece nessuna delle due cose.
Gli gettò le dita calde al collo ringhiando come una belva feroce.
Dopo che il dolore alla spina dorsale l’ebbe fatto urlare Malcom si rese conto di essere finito sulla terra battuta con la leggiadra signorina sopra di lui in una posa del tutto sconveniente, sarebbe stata parecchio volgare se in quel momento non gli stesse facendo penetrare le dita nella pelle sottile del collo ed i suoi occhi non bruciassero proprio di “desiderio”.
La prima cosa che il ragazzo fece fu parlare con voce strozzata priva di fiato dicendo che potevano chiarire tutto e che niente si risolve con la violenza.
Ma i lineamenti della fanciulla, contorti e deformi per l’ira, non erano esattamente il ritratto della pace e del perdono.
Ciò che Malcom temeva accadde: La ragazza sollevò un pugno mentre con l’altra mano lo teneva fermo per la gola. Fu inutile dibattersi e sferrare calci e manate sulla schiena della donna, sembrava non sentire il minimo dolore nonostante Malcom fosse un uomo di forza media.
<< Mia cugina >> pugno << Non era >> pugno << Una pazza! >> pugno.
<< Certo che no >> ansimò il ragazzo << Certo che no >> ripeté più lentamente sperando ce il tono lento e controllato (nonostante gli stesse togliendo il fiato) servisse a calmare la donna.
Stranamentefunzionò.
La ragazza lasciò lentamente la presa e rotolò delicatamente al suo fianco, i lineamenti ritornarono rilassati e perfetti, il petto, stritolato dal corpetto grigio, si alzava ed abbassava profondamente.
Le ginocchia, avvolte in una gonna color prugna sbiadita gli sfioravano il viso, notò che i capelli rossi erano irreparabilmente fuori posto ed annaspava con contegno aria dalla bocca dischiusa mentre il sudore rendeva lucida la sua fronte.
Solo allora il giovane sembrò accorgersi che tutti i pugni erano andati a vuoto e non ad infrangersi sul suo prezioso naso sottile ed avevano scavato solchi nel terreno battuto ai lati della sua testa.
E solo allora parve ricordare il dolore alla gola ed il fatto che non stesse respirando. Si gettò a sedere di scatto, come una molla tenuta troppo tempo all’indietro, tossì annaspando aria mentre le mani guantate si posavano sulla gola massacrata. Era come se quel demonio gli avesse conficcato un sasso della grandezza del suo pugno nella carotide.
La osservò con la coda dell’occhio fissarlo incolore mentre tossiva alla disperata ricerca di aiuto. Possibile che nessuno all’interno della casa accorresse in suo soccorso?!
Quando la tosse si fu calmata un altro bisogno impellente gli fece formicolare le mani e stritolare il petto, quasi più del peso della ragazza sul suo corpo bloccato – eppure sembrava così leggera quella donna  si, era alta quasi più di lui (non che lui fosse poi tanto alto, ammettendolo) ma come aveva fatto a resistere al suo divincolarsi? La rabbia doveva averla davvero accecata.
Lasciò perdere: c’era qualcosa di più importante da fare.
Si tirò i guanti più su che poteva per poi lasciarli ricadere all’altezza del polso, come un chirurgo prima dell’operazione.
Le dita riportarono delicatamente a posto i capelli della donna dietro l’orecchio. La suddetta signorina, di conseguenza, proiettò sulla sua figura uno sguardo che avrebbe fatto gelare di paura il Re in persona.
In silenzio le lisciò le pieghe del vestito ed a quel punto lo sguardo omicida della ragazza si trasformò in un espressione di puro sbigottimento.
Le legò meglio il fiocco chiaro che aveva alla gola. Le prese delicatamente la mano e la tirò su.
Come immaginava la ragazza lo superava di mezza spalla, sarebbe potuta essere anche un metro ed ottanta per quanto gli riguardava…O, molto probabilmente uno e settantacinque visto che, nonostante sua madre glielo ripetesse sempre da bambino, non era diventato altissimo.
Lasciò scivolare la mano della donna lungo il fianco. Rimase in silenzio qualche istante a contemplare la sua opera.
Poi chiuse gli occhi e trasse un profondo respiro.
<< Ma cosa diavolo LE E’ SALTATO IN MENTE?! >>
La ragazza socchiuse lo sguardo alzando il mento come a fargli capire che quell’urlo di puro disgusto (misto a qualche spruzzata di collera assassina) non gli aveva fatto gelare il sangue nelle vene come il gentiluomo si augurava.
Tra loro scese il silenzio, riuscivano a sentire gli uccellini cinguettare allegri, i loro respiri regolari ed austeri e Malcom lanciò uno sguardo di ghiaccio ad una farfalla bianca che svolazzò tra loro.
Fu Edith a parlare per prima.
<< Mia cugina, Catherine Annaelise Harling, non si è gettata di sua spontanea volontà da quel balcone, come conferma la lettera, qualcuno che abitava con lei tramava il suo omicidio e l’ha uccisa >>
Malcom non riuscì a trattenersi dal far comparire sul volto un piccolo sorriso di scherno
<< Credo che la “presenza” a cui si riferisce…>> Malcom frenò la lingua ricordandosi che ormai la bella Catherine era in avanzato stato di putrefazione in una tomba << a cui si riferiva vostra cugina non sia di origine umana >>
<< Cathy doveva essere sconvolta. Avete parlato con la governante? Avete parlato con il maggiordomo e le cameriere? >>
Silenzio.
Malcom concentrò la sua attenzione sulle punte delle scarpe lucidate alla perfezione, qualche granello di terra ci era finito sopra, doveva eliminarlo al più presto!
Edith alzò un sopracciglio chiaro
<< No? >>
Malcom non risposte, continuava a sfregarsi le mani nervosamente << Devo andare a farmi un bagno >> l’avvertì, il suo tono era di un ottava più basso.
I canini di Edith fecero bella vista nei denti serrati ed il giovane ebbe paura che tra qualche secondo gli sarebbe saltata al collo con l’agilità di un puma ed avrebbe preso a  dissanguarlo senza pietà.
<< Voi – puntò un dito accusatore contro il suo petto, così a fondo da farlo arretrare – Neanche per un secondo avete dato credito all’idea che Miss Harling potesse essere stata assassinata >>
Malcom alzò le mani in segno di resa << Non sono un investigatore Milady, risolvo i misteri della mente non i delitti >>
<< Allora cosa diavolo ci fate qui?! >>
<< Vi ripeto – parlò molto lentamente, scandendo bene ogni sillaba, come si fa quando bisogna insegnare una parola difficile ad un bambino molto piccolo e tardo – Che Sir Lorence mi ha interpellato per capire cosa affliggeva – quella volta si sforzò di non usare il presente – Il cuore e la mente di vostra cugina per scegliere una via di fuga così malata e contorta come il suicidio! >> si accorse solo allora di star urlando.
Calò di nuovo il silenzio, gli uccelli cinguettavano ancora allegramente ma la farfalla bianca ebbe il buon senso di non ripresentarsi sulla loro strada.
<< Interrogate tutti – Edith aveva le palpebre calate, Malcom pensò che stesse trattenendo le lacrime – Interrogateli tutti, torchiateli finchè non cadranno con la faccia sul tavolo per il sonno, la stanchezza e la disperazione: voglio che troviate l’assassino di Cathy e lo voglio ai miei piedi al più presto >> il tono freddo e distaccato con cui pronunciò quelle parole aveva una nota di minaccia nelle ultime sillabe. Malcom si morse l’interno della guancia per evitare di chiedere con tono di sfida che cosa sarebbe successo se non avesse trovato il colpevole (sempre ce ne fosse stato uno), onde evitare di essere strangolato per la seconda volta.
 

 
 
Anche questo è un semplice capitolo di transizione che mette in gioco un nuovo personaggio: Malcom Ghilbert (che avrà anche lui un ruolo fondamentale nella storia)
In realtà doveva essere un capitolo intero di sei pagine e passa, ma ho ideato un metodo contorto per abbreviarlo:
il resto del capitolo non è il V ma il VI. Ho deciso di dedicare il V capitolo alla nostra dolce e defunta Catherine, solo ed esclusivamente per lei, vorrei scrivere l’agonia che ha provato e ciò che ha visto quindi sarà totalmente Horror (Visto che è dal primo capitolo che non accade qualcosa di inquietante…a parte forse il sogno di Edith)
Quindi spero non me ne vogliate, se è un capitolo piuttosto misero (A malapena due pagine e mezzo, mentre gli altri erano sulla media delle 3 – 4 pagine.
Grazie ancora per tutto il sostegno che mi date, le vostre parole sono impagabili.
 
Sarinne. 
  
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