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Autore: Thumbelina    29/05/2012    5 recensioni
Innanzi tutto, questa storia è un plagio di me stessa, ossia il suo primo capitolo è la copia esatta di quella che era stata una mia shot (L'ultima sera, per l'appunto). Questa è appunto quella che dovrebbe essere l'ultima sera di vita di Lily, diciamo che comincia dalla fine, e poi... e poi basta, se siete curiosi leggete! Non so che dirvi, io la trovo una storia molto romantica, penso che vi potrebbe piacere, tutto qui. Ovviamente, cambierò il nome orrendo del titolo appena me ne verrà in mente uno migliore, e sono aperta ai suggerimenti. Che altro dirvi? Un bacio a tutti. Buona lettura.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Lily Evans, Mangiamorte, Severus Piton, Voldemort | Coppie: Lily/Severus
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Altro contesto
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Ricordi lontani

Quando la giovane Lily Evans si svegliò quella mattina, Severus Piton era già andato via. Prima di andare, evidentemente aveva posto anche la sua parte di coperta su di lei, così da scaldarla meglio, ed aveva lasciato sul comodino un piccolo biglietto. Questo recitava: “Spero che i tuoi gusti non siano cambiati dai tempi della scuola, e che il bambino gradisca le fragole.”
Quindi, Lily, alzando gli occhi verso il tavolo, notò un piattino bianco con sopra fette biscottate, ricotta e marmellata di fragole.
Harry già scalciava dalla culla, mentre succhiava il suo biberon di latte caldo sorridendo verso la sua mamma, così Lily poté alzarsi, tranquilla, e godersi la sua marmellata di fragole.
Sì, i suoi gusti erano un po’ cambiati dai tempi della scuola. Così come la scoperta della marmellata di fragole aveva soppiantato quella di albicocche quando aveva dodici anni, così a sedici era stata la marmellata di kiwi a primeggiare sulle altre. James gliene aveva portato un barattolino in regalo da non so quale viaggio al ritorno delle vacanze di Natale al loro sesto anno, non si frequentavano ancora loro due, lui era ancora un cretino, eppure quello era stato un regalo gradito. Poi, quando aveva cominciato a convivere con James, accanto ad una tazza di cappuccino fumante, aveva imparato a non far caso a quale barattolo prendesse. Marmellata di pesche, limoni, mirtilli, arancia, fragole, albicocche, kiwi, rose, ciliegie, quel che le capitava in mano spalmava su fette, tranne il miele, il miele la aveva sempre disgustata, anche solo l’odore… Sì, i suoi gusti erano un po’ cambiati dai tempi della scuola, eppure quella piccola coccola, quella piccola premura che il suo vecchio compagno di scuola le aveva riservato, le fece stranamente piacere.
Si servì tranquillamente della sua colazione.
Era strana, strana davvero tutta quella situazione. Strana la loro permanenza lì, il loro soggiorno forzato, strano il loro trucco, lo stratagemma per salvare la vita. Strani gli attori di quella recita, strano ciò che erano stati, strano ciò che erano diventati…
Era stato durante il loro ultimo anno ad Hogwarts, nel fiore dei loro diciassette anni, che s’erano fatte le previsioni. Nessuna profezia, nessun affar serio, chiacchiere fra amici, quelle che si fanno la sera, seduti in circolo nei dormitori, o al chiaro di luna (usciti di nascosto) nel prato, con dei calici di burrobirra fumante, o una bottiglia di idromele da far girare, tutti dello stesso anno, tutti amici, tutti nostalgici, ma allo stesso tempo speranzosi nell’avvenire. Era stata quella la sera in cui l’avevano fatto, lei ed i suoi amichetti Grifondoro. Ricordava ancora nomi e cognomi di tutti quanti… Katie Banks, Sirius Black, Ginevra Callinton, Mary Davis, Alice Gayheart, Caledon Gray, Hugh Laurie, Remus Lupin, Peter Minus, Frank Paciok, August Pay, James Potter, Allison Roscoe, Natalia Stunk, Monica Watson, per ordine alfabetico. Certo, poi c’erano anche le gemelle Laura e Beatrice Dane, ma loro erano due Corvonero convertite, ossia due studentesse dell’altra casata che s’erano trovate meglio con la sua cricca che con quelle dei loro colori, e così ormai loro le davano per acquisite. Si stupivano ancora a sentire assegnati a Corvonero i punti che queste guadagnavano, o a vederle sedere ad un tavolo così distante dal proprio il primo giorno dell’anno, tanto erano abituati a saperle sedute accanto a se, a sentirle tifare per Grifondoro alle partite di quidditch, o ad ospitarle addirittura nel proprio dormitorio, cosa che dal sesto anno in poi Lily e le sue compagne avevano deciso di fare, aprendo anche a loro la stanza. E poi c’era lei, naturalmente. Era una sera d’aprile, se lo ricordava ancora, avevano una bottiglia d’idormele e tre sigarette alla cannella, finite subito. Erano nel dormitorio, nella stanza di James, appositamente ingrandita ed insonorizzata, perché gli altri studenti erano già tre volte che si lamentavano per il troppo chiasso. Quel che ora non si ricordava ora, era come mai fosse uscito il discorso, chi fosse stato a proporlo. Probabilmente Allison, che quando era ubriaca tendeva a parlare a vanvera, ed a buttare lì, nel bel mezzo dei suoi sproloqui, una di quelle domane così difficili, improbabili o esistenziali, dipendeva dalla qualità dell’alcol, domande che in un modo o nell’altro mandavano tutte le precedenti conversazioni a carte 48, e, anche se tutti sapevano che nel giro di sette minuti, otto al massimo, la ragazza avrebbe probabilmente vomitato pure l’anima nel secchio più vicino, o sarebbe finita nel letto di qualcuno, o entrambe le cose, quelle domani buttate lì a caso avevano in sé una sorta di impetuosa potenza, impossibile da descrivere, e volevano, e pretendevano, una risposta. Sì, probabile che l’avesse formulata lei quella domanda. Sì, probabilmente era molto ubriaca.
Ora, di certo le parole esatte con cui questo interrogativo era stato proposto, Lily non lo ricordava neppure lontanamente, il punto era però che la loro attenzione era stata focalizzata su come sarebbero stati i loro, tutti loro, fra dieci, fra vent’anno. Come sarebbero cambiati, che cosa sarebbero diventati, e poi, una bottiglia dopo l’altro, le previsioni si erano espanse a tutti gli studenti del loro anno. Natalia sarebbe diventata una fabbricante di bacchette, Remus ne era sicuro, avrebbe lavorato per dieci anni come apprendista mal pagata sotto Gregorovich probabilmente, ma poi lui le avrebbe insegnato i suoi trucchi, glieli avrebbe lasciati in eredità, e quindi, da lì a vent’anni, sarebbe stato suo il timbro sulle bacchette. Caledon sarebbe diventato un funzionario pubblico, avrebbe lavorato per il ministero, aveva ipotizzato Franck, e Alice e Laura l’avevano appoggiato, mentre Hugh lo vedeva meglio come mendimago. Allison probabilmente sarebbe diventata una spogliarellista drogata, e lei stessa aveva confermato questa teoria vomitando un kilo di rosbif ed alcol sul pavimento, ma c’era anche la voce diceva che si sarebbe miracolosamente redenta un giorno, come diceva Sirius mentre le reggeva i capelli, che avrebbe visto la luce o stronzate simili, e che poi sarebbe diventata una veggente come Coralin. Per tutta risposta, Allison, che in Divinazione aveva Troll e che al momento aveva più alcol in corpo di tutto il resto della compagnia messo insieme, lo aveva scansato con una flebile spinta, e poi aveva detto che lui probabilmente sarebbe finito in prigione. Ora tutte le altre ipotesi non se le ricordava, rammentava che c’era stata una disputa su quale sarebbe stata la coppia più duratura, e Lily e James erano arrivati secondi, mentre Franck ed Alice conquistavano il primo premio. Ricordava che non tutti erano stati d’accordo sul fatto che James diventasse un auror, perché qualcuno ancora sperava potesse diventare una stella del quidditch, mentre la maggior parte della compagnia proponeva Remus come insegnante, e Sirius gli suggeriva invece un impiego come veterinario, facendolo arrossire. Anche su di lei c’era stata qualche teoria. Innanzi tutto, James era più che sicuro che sarebbe diventata sua moglie. Complimenti, ci aveva visto giusto. Beatrice invece, ed August con lei, pensava che James fosse un tipo un po’ troppo immaturo, e perciò pensavano che i due avrebbero convissuto un po’, dieci, quindici anni, e poi lei si sarebbe stancata di raccogliere bottiglie di burrobirra, o calzini sporchi, o stupidi boccini dal pavimento, e così gli avrebbe fatto la valigia, e lo avrebbe sbattuto fuori. Alice era stata più clemente. Per lei avrebbero vissuto felicemente insieme, ad avrebbero avuto cinque figli. Togliendo i riflettori dalla sua relazione con James, invece, anche per lei erano state ipotizzate le carriere più assurde. Remus, August, Monica e Natalia pensavano che sarebbe tornata ad Hogwarts ad insegnare Pozioni, Laura e Ginevra Babbanologia, e Peter s’era timidamente accodato a loro. Katie aveva abbracciato con tutta se stessa l’idea che lei potesse fare l’ostetrica, ma Hugh e Caledon l’avevano tenacemente avversata, sostenendo l’uno che sarebbe diventata cuoca, per il semplice fatto che amava perdutamente le sue focaccine al mascarpone, e l’altro che avrebbe sfondato come avvocato. Mary aveva anche detto che forse non avrebbe avuto bisogno di lavorare, che il lavoro di James avrebbe mantenuto entrambi, ma lei aveva storto il naso. Soltanto James, Sirius e Franck erano stati tanto pazzi e coraggiosi da ipotizzare che lei potesse un giorno diventare auror, mentre Alice sorrideva in risposta ed Allison pronunciava il proprio dissenso vomitando ancora sul tappeto. E poi c’era stato anche il suo turno, il turno di Severus Piton. Subito dopo Amanda Pirtas, un poco prima di Christopher Poch, poiché ulteriore divertimento ed esercizio era stato quello di menzionare tutti i loro compagni in ordine alfabetico, erano arrivati a parlare anche di lui. Dovevano essere le cinque del mattino, l’alba sorgeva già dalle finestre. Le ipotesi su Severus, come su chiunque altro prima di lui, erano state le più disparate, le più assurde. C’era chi diceva che probabilmente nel giro di un anno o due si sarebbe impiccato, chi lo dava già per assunto come impiegato da Magie Sinister, chi, come James, non si stancava dall’idea che sarebbe diventato un mangiamorte, mentre Allison si puliva la bocca nella camicia di Hugh, dicendo che forse sarebbe diventato insegnante, mentre lei si distaccava dal gruppo andando a mordersi il labbro alla finestra, e James la fulminava con un’occhiata.
Ora, a distanza di così tanti anni, quelle ipotesi, quei discorsi assurdi di quella notte ubriaca, le si ripresentavano alla mente sotto una luce totalmente nuova, se possibile ancora più assurda, e certamente più terrificante.
James… James… lo avevano immaginato tutti così vivo, così perfetto, auror, cercatore, pure fannullone ubriaco forse, ma vivo, felice, accanto a lei, ed invece ora Lily non riusciva ad allontanare neppure un momento da se l’immagine del suo corpo esanime così terribilmente accasciato sul quel pavimento freddo. E l’Oscuro Signore che posava il piede sul suo viso…
Morto, suo marito era morto, morto per sempre, e questo nessuno poteva immaginarlo, questo nessuno l’avrebbe previsto.
Il morto non era lui, il morto era Severus Piton. Il suicida, l’impiccato. Eppure Severus era ancora lì, vivo e vegeto, mangiamorte, sì, come aveva detto James, ma nessuno avrebbe mai predetto quello che lui aveva fatto per lei, quello che lui avrebbe fatto per loro, ovvero ciò che nessun altra persona al mondo sarebbe forse stata disposta a fare.
E lei, lei invece? Solo James, Sirius e Franck avevano indovinato, o era stata forse lei a volergli dare ragione? Insomma, aveva sempre voluto far qualcosa di importante nella sua vita, di rendersi utile, necessaria, indispensabile, eppure non aveva mai brillato Difesa Contro le Arti Oscure. Natalia, e Monica, e August, e Remus, e Piter, e Laura, e Ginevra, loro tutti avevano forse avuto ragione. Era da abbastanza tempo infatti, che progettava di diventare insegnante. Il professor Horace Lumacorno s’era dimostrato piucchè felice di offrirle un posto da assistente una volta lasciata la scuola, ed anche la cattedra di Babbanologia, sentendosi in potere di aiutare, come nata babbana, altri nati babbani come lei. Eppure qualcosa l’aveva dissuasa, c’era stato qualcosa che le aveva fatto cortesemente declinare la proposta del professor Lumacorno, che le aveva fatto cancellare dai sogni la cattedra di Babbanologia, e lei di quale qualcosa conosceva nome e cognome. Nel momento esatto in cui Allison Roscoe aveva ipotizzato, seppur lontanamente, che Severus potesse arrivare ad occupare a sua volta una cattedra, aveva allontanato per sempre lei dalla sua. Il pensiero di poterlo vedere ancora, dopo la scuola, di dover avere ancora rapporti con lui, in qualche modo la dilaniava. Immaginava le gomitate nei corridoi, le occhiate imbarazzate sui varchi delle porte se uno dei due si fosse trovato ad entrare là dove l’altro usciva, l’astio che sarebbe cresciuto con l’aumentare degli anni, l’idea che gli studenti se ne sarebbero accorti prima o poi, e ne avrebbero riso, e ne avrebbero fatto strane ipotesi, e poi sarebbero circolate voci incredibili, ed una miriade di altre cose. E poi James sarebbe stato scontento. Sì, il solo pensiero di poter un giorno lavorare con lui l’aveva totalmente terrorizzata. Ed ora invece era lì, nella sua camera, seduta sul suo letto, e lui le aveva salvato la vita.
Strano il futuro alle volte, inimmaginabile davvero, insospettabile, completamente insospettabile. James, l’auror più impavido, il cercatore, era morto in un attimo. Severus, l’impiccato, il mangiamorte, aveva nobilmente salvato la vita a lei e ai suoi figli. E lei, infine, l’insegnante, l’ostetrica, la cuoca, l’auror, l’avvocato, si ritrovava bloccata lì, finta prigioniera, finta schiava, finta amante dell’uomo che aveva avuto così tanta premura di evitare.

Al momento stava dinnanzi a lui, con le braccia incrociate, e lo guardava con aria perplessa.
Quando la quella sera Severus era andato in camera alle sette in punto, lei era già pronta da un bel po’, con un dei pantaloni bianchi e una camicia rosa pallido, ed Harry dormiva già beatamente nel suo lettino. Era pronta per uscire.
Eppure, Lily aveva notato qualcosa di imbarazzato nello sguardo di Severus, qualcosa di strano, che si era risolto quando questo aveva detto, con tono da sembrare quasi infastidito dal suono della propria voce:
- Potresti cambiarti d’abito, per favore?
- Cambiarmi d’abito? – aveva chiesto lui Lily abbassando gli occhi sul vestito – Perché? C’è qualcosa che non va in questo?
- Questo non è… - risposto lei Severus Piton – non è…
- Non è…? – l’aveva sollecitato lei
- Non è abbastanza scollato, ecco. – aveva risposto Sev.
È qui che siamo rimasti.
- Perdonami! – fece Severus Piton – Lo so che è strano chiedertelo, ed imbarazzante anche, molto imbarazzante, e non voglio assolutamente offenderti, ti chiedo scusa ancora, ma, diciamo che Lui…
- Immagino che vorrà vedere come ti sono succube adesso, il modo in cui ti imponi su di me, con cui fai rispettare le tue perversioni da mangiamorte a scapito della mia dignità, - disse Lily – e non serve che tu ti scusi, il mostro depravato è lui, non tu.
- Ciò non cambia il fatto che tutto questo mi dispiaccia. – rispose lei Severus Piton – Che umiliarti così mi dispiaccia.
- Che mi chieda scusa quel porco bastardo assassino maniaco del tuo capo, non tu. – lo rimproverò Lily posandogli una carezza sulla guancia – Ed ora mi vado subito a cambiare.
Ciò detto lo lasciò con un sorriso, mentre lui volgeva il viso a guardarla dirigersi verso l’armadio.
- Che cosa mi metto? – chiese lei voltandosi a guardarlo.
- Non lo so, non le ho la minima idea, - rispose lui – fai tu, metti qualcosa di carino, qualcosa che gli possa piacere.
- Qualcosa che ti possa piacere. – lo corresse Lily – Ricorda che qui dentro io sono tutta per te, mica per lui.
- Già, ma è su di lui che devi far colpo, non su di me. – le ricordò Severus.
- Touchè, - rispose Lily – però se permetti preferisco pensare che mi sto facendo bella per te, piuttosto che per lui.
- Pensa pure quello che ti pare, basta che ti metti qualcosa di sexy, - fece lei Severus – e che arriviamo in tempo per cena.
- Per “sexy” intendi corto, aderente o scollato?
- Tutti e tre è proibito?
- Tutti e tre è troppo presto, sono da te da appena due giorni.  - Punta sullo scollato, non deve avere alcuna difficoltà a notare i tuoi lividi, sono sicuro che lo compiaceranno.
- Già, e questo avalla la teoria del porco maniaco bastardo eccetera eccetera.
Ridendo, sbuffando, Lily tirò fuori un abitino rosso dall’armadio.
- Questo ti va bene? – chiese al suo compagno appoggiandoselo addosso. – Non è di certo il mio colore, né il mio taglio, ma dovrebbe scoprire il seno ed è un colore provocante, davvero improbabile che l’abbia scelto io, sarà certamente portato a pensare che tu l’abbia scelto per me.
- Siete davvero subdole e macchinatrici voi donne, sono sconvolto. – disse lei in rimando Severus Piton – Ad un ragionamento così contorto io non ci sarei mai arrivato.
- Questo perché sei un uomo, e siete molto più ingenui e prevedibili di quanto voi stessi pensiate. – rispose lui Lily sorridendo, e poi si diresse con il vestito all’entrata del bagno, chiudendosi la porta alle spalle.

Quando entrarono nella solita lunga sala del tavolo, quasi tutti i commensali avevano già preso posto attorno al tavolo. Lily dava piccoli spintoni al braccio di Severus tentando di liberarsi dalla sua presa, mentre lui la conduceva a prendere posto intorno al tavolo. Insieme al vestito rosso, Lily aveva anche indossato un paio di scarpe con tacco alto, a spillo, sempre rosse, ma di un’altra tonalità, in modo che si intuisse che non potesse averle scelte lei, ed inoltre erano scarpe palesemente estive, ed erano in pieno inverno. Teneva le mani incrociate sopra il petto, come a cercare di coprire la scollatura, mentre Severus le abbracciava le braccia, e sembrava anche di tremare per la vergogna, mentre muoveva le gambe strette nelle calze a rete verso la tavolata. Severus la fece sedere, o meglio la gettò a sedere, spingendola con un segno d’impazienza che l’Oscuro Signore commentò con un sorriso.
- Signorina Lily, finalmente. – la salutò in modo provocantemente cordiale il grande mago – è arrivata in ritardo quest’oggi, che cosa l’ha trattenuta?
- Non qualcosa, ma qualcuno, - rispose lui Lily infastidita – qualcuno a cui non andava proprio a genio la mia camicetta non andava bene per niente.
La sua affermazione suscitò qualche risata sommessa.
- Beh, - rispose lei lord Voldemort, sorridendo anch’esso – probabile che non ti stesse un granché bene, se Severus ti ha chiesto di cambiarti.
- Oh, sì, - rispose lui Lily con fare ironico – e si può dedurre dal buon gusto con cui ha scelto il mio abito…
La cosa provocò qualche altra risata.
- Io lo trovo molto carino, – commentò lord Voldemort – ed il rosso dovrebbe essere il tuo colore, non sei contenta? E poi mi pare di notare… - continuò facendosi più serio, mentre il suo sguardo scendeva sulla scollatura del vestito di lei – correggimi se sbaglio, mia cara, ma non son forse lividi quelli?
Bingo! Complimenti al più grande mago oscuro di tutti i tempi, pensò Lily congratulandosi con se stessa per le sue brillanti trovate, ci è appena cascato in pieno!
- No, no non lo sono – rispose quindi arrossendo, e portando le mani come a nascondere la pelle tumefatta.
- Ah no? – chiese fece lei l’Oscuro Signore.
- Diciamo solo che mi ha fatto un tantino arrabbiare la scorsa notte, - rispose lui Severus, con fare pacato, mentre portava una sorsata di vino bianco alle labbra, - spero solo che le sia servito da lezione…
- Lo spero anch’io, - l’appoggiò lord Voldemort e, dopo aver alzato a sua volta in bicchiere, movendolo a mo’ di brindisi in sua direzione, portò a sua volta l’alcol alla bocca.

Per quanto snervanti fossero le occhiate di tutti, per quanto fossero macabri i loro discorsi, Lily era più che convinta che avrebbe facilmente definito quella cena piacevole, se paragonata alla precedente. A parte il fatto che la salsa tartara i cannelloni era di gran lunga preferibile al condimento della zuppa della sera precedente, le cose andavano meglio per diversi altri motivi. Tanto per citarne i più stupidi ed innocui, la ragazza si era ben resa conto della familiarità che dimostravano nei suoi confronti, i piccoli elfi del suo signore, e fra quei grossi occhini a palla e quelle orecchie sbilenche s’era sentita, in qualche modo, a casa. Anche lord Voldemort, dal canto suo, pareva essersi deliziato abbastanza per i suoi lividi ed il suo vestito, dato che aveva ridotto i suoi interventi ad appena una decina di commenti sarcastici su di lei, ed aveva anche avuto l buon gusto di comunicarle, ad esempio, che l’abbacchio che aveva nel piatto era in realtà carne di sua madre, o della sua maestra delle elementari. Certo, il mago oscuro non ce la faceva proprio a trattenersi dal decantare, una volta su due, quanto fosse imminente la morte di suo figlio, e quanto inevitabile, e Lily rispondeva impetuosa procurandosi i rimproveri di Severus, come voleva il copione, ma in realtà era molto più calma di quanto non desse a vedere. Suo figlio si sarebbe salvato, alla faccia di quel verme dinnanzi al quale piegava la testa ed a tutti i suoi luridi seguaci.
La situazione cominciò a farsi un tantino più movimentata durante il dolce. Il menù del giorno prevedeva, per inciso, del dolce gelato a mirtilli e whisky ricopriva dei croccanti biscotti al caramello fumante, e Lily stava portando appunto alla bocca il quarto boccone, quando comparve fra le labbra fine di lord Voldemort un argomento di conversazione particolarmente interessante.
- E tu, tu che cosa hai da dirmi, Rabastan? – fece lord Voldemort in direzione di uno dei suoi uomini.
Nel vederlo rispondere, Lily lo ricordò come il tipo col cerchio d’argento sul sopracciglio. Il suo nome era Rabastan. Rabastan, Bellatrix, Avery e Mucinber, tanto valeva cominciare a memorizzare. - Ho eseguito i vostri ordini così come giurato. – rispose lui Rabastan, pulendosi la bocca su un fazzoletto di raso, e scavalcando le gambe per portare il petto più vicino al tavolo. – Mi sono mescolato alla folla vicino all’ingresso del Ministero della Magia, i funzionari erano piuttosto agitati, ed una donna col cappello di lepre, mi pare che si chiamasse Clarisse Dowen, o Dorven, o qualcosa del genere, ha detto che il ministro Caramel è disperato, non per la strage in casa Potter quanto per il suo mandato, immagino, qualcuno ha chiesto le sue dimissioni, ma il suo culo è più attacco alla sua poltrona che quello di una squillo a un… - e qui si interruppe un attimo - Hum, questo non è importante… Come stavo dicendo – riprese il ragazzo dopo una piccola pausa – mi sono avvicinato il più possibile ad un gruppo di auror, così come mi aveva chiesto, ed ho orecchiato il più possibile.
- Eccellente, Rabastan, eccellente. – commentò il signore Oscuro, - Sembra che la tua schiena rimarrà intatta, almeno stavolta…
Lily rabbrividì al solo suono di quelle parole. E così i mangiamorte venivano torturati in caso fallissero nelle loro missioni, frustate, probabilmente, dato che lord Voldemort aveva parlato di schiene. Un ulteriore ondata di panico la avvolse del momento in cui il suo cervello ancora sotto shock arrivò a formulare un altro pensiero. Severus…
- Allora, - riprese il Signore Oscuro con fare tranquillo – che cosa hai scoperto?
- Hanno accusato lui, come dicevate. - rispose lui Rabastan, con un sorriso sublime a modellargli le labbra – Dopo lo scontro con Minus, ah, già, anche lui non pareva avere una gran bella cera, sta meglio, il topo?
Già, Minus, pensò Lily guardandosi intorno, Minus non s’era presentato a cena quella sera, e neppure lo notato. Probabilmente, ad ingannarla era stato il fatto che ci fosse una persona in più nel lato sinistro del tavolo rispetto a quello destro, così come la scorsa cena. Se l’ordine rimaneva la stessa malgrado l’assenza di Minus, questo voleva dire, che doveva esserci per forza anche un’altra sedia vuota. La giovane si guardò intorno cercando di capire di chi potesse trattarsi. Di certo non era la donna con i lunghi capelli neri e gli abiti strani, che aveva continuato a lanciargli occhiate di fuoco per tutta la sera, e nemmeno l’uomo dalla gloriosa cicatrice sul braccio, né quello col bastone da passeggio, e né il tizio che aveva da poco imparato a chiamare Rabastan, e allora chi…? Possibile che, chiunque lui fosse, al momento stesse gridando sotto le strette di una qualche tortura…
- Chi? Chi è accusato? – chiese la ragazza, come pretendendo di scacciare, in questo modo, il pensiero di un supplizio dalla sua mente.
Pensava che fosse una domanda stupida in realtà, della risposta non le importava un granché, né pensava dovesse importarle, era solo un modo per tenere impegnato il cervello, era la prima domanda che le era saltata alla mente, e mai avrebbe potuto aspettarsi che la risposta per lei si presentasse come così tremendamente terribile.
- Il tuo amichetto Sirius, carina. - le rispose la ragazza di nome Bellatrix ridendo dall’altro lato del tavolo – Azkaban, fine pena mai per aver collaborato all’assassinio dell’auror James Potter, e al rapimento di sua moglie e suo figlio.
- NOO! – gridò Lily alzandosi in piedi, sbattendo i pugni sul tavolo. – Non può averlo fatto! Non anche lui! No! – ringhiò contro l’Oscuro Signore – Non distruggerai la sua vita come hai distrutto la nostra, non farai del male anche a Sirius, io non te lo permetterò!
- Fargli del male? – chiese lei Voldemort con fare divertito – Come potrei mai, mia cara? Secondo il ministero, e gli auror, e la stampa, e all’incirca tutto il mondo magico lui è uno dei miei più fidati collaboratori in realtà. Insomma, un gesto davvero leale spifferare a me il vostro indirizzo, di cui era il custode, consegnandomi in questo modo la tua vita, e quella di Harry, e quella di James…
- Non era lui il custode, lurido verme! – gridò Lily – era Minus, Minus, non lui, era lui all’inizio, ma avevamo cambiato, noi…
- Già, hai ragione – rispose lei Voldemort – voi avevate cambiato, e questo lo sappiamo io, te, Minus e James. Ah, già, lo sa anche Sirius, ma dubito davvero che la sua testimonianza sarà giudicata in qualche modo rilevante. Questa mattina è finalmente riuscito a trovare il nostro Peter. Era tutto ieri che lo cercava, poverino, con i suoi colleghi auror alle calcagna. Si sono scontrati in un quartiere babbano, e Gideon ha fatto loro il favore di sterminare di dodici babbani, prima che Peter si tagliasse via un dito trasformandosi in topo, e fuggendo di nuovo qui da me. ah, a proposito, Lucius, – fece rivolgendosi all’uomo biondo con il bastone da passeggio, che il cui nome Lily era troppo sconvolta per registrare – chiedi a Nar…
- Lo farà. – rispose lui l’uomo, senza neppure aspettare che il suo signore finisse la domanda.
- Bene, bene, molto bene, - riprese lord Voldemort – allora, signora Lily, dove eravamo rimasti? Ah, sì, ora ricordo, sembra che il tuo caro amico Sirius Black non abbia solo condannato te ed ucciso tuo marito, ora è anche un pazzo pluriomicida che ha polverizzato anche il secondo dei suoi amici. Ricordami di mandargli un cesto d’arance ed i miei più sinceri complimenti per la sua brillante interpretazione quando lo sbatteranno ad Azkaban.
- Sei un mostro. – commentò Lily rigettando in gola l’ennesimo grido, e trattenendo a stento le lacrime, mentre la stretta della mano di Severus sul suo braccio la portava a sedersi di nuovo.
Si morse forte le labbra ed allontanò il più possibile il piatto, tant’era la nausea. James defunto, Sirius ad Azkaban, due informazioni simili erano troppo per soli tre giorni. Pensava che non potesse esserci nulla di peggio, dopo quello che le era già successo, ed invece ecco, con l’impeto di un F5, con la forza di un terremoto, la crudeltà di quell’uomo tornava ancora una volta a scatenarsi su di lei, colpendo ed annientando ciò che aveva di più caro al mondo. Sirius, il ragazzo con la moto, quello che era fuggito da casa perché gli stavano strette le pareti della sua stanza, ora sarebbe stato rinchiuso da sbarre vere, condannato per sempre, alla rabbia e al dolore. Come quello di James, probabilmente anche il suo animo si sarebbe appassito lì dentro. Non ricordava cosa in quella notte ubriaca lei e i suoi amici avessero ipotizzato per lui, ma di certo i dissennatori non rientravano fra le puntate. Forse c’era un ché di tragicomico in tutto questo, pensò la ragazza mentre Severus le posava un’impercettibile carezza sulla gamba, come a farle forza, Allison Roscoe sarebbe stata un’ottima veggente.



Chiedo umilmente perdono per l'umiliante ritardo, la scuola mi sta uccidendo e la mancanza di ispirazione fa il resto. Non cruciatemi se ci riuscite, il capirolo lungo è per farmi perdonare. Baci. Scusate ancora. Giulia.
   
 
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