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Autore: FullmetalBlue13    30/05/2012    8 recensioni
[ATTENZIONE! AGGIORNAMENTI SENZA ALCUNA REGOLARITÀ]
Un pomeriggio come tanti altri, Angel Akuma (17 anni, chioma arancio acceso e un pessimo carattere) riceve una telefonata anonima.
Di chi è la misteriosa voce che la chiama "finto angelo", un soprannome assegnatole dal padre che non ha mai conosciuto?
Per lei comincerà una serie di eventi che le cambieranno la vita, facendo luce sulle sue origini, sul suo passato e sul suo destino.
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Ciao a tutti! Questa è la mia prima fanfiction... Devo confessarvi che sono un po' emozionata. Spero che vi piaccia. Mi sono divertita molto a scrivere tutto ciò e spero di continuare... Recensite numerosi!
Ah, già.
A TUTTI I LETTORI: Per favore, non limitatevi a leggere il primo capitolo! È solo un prologo...
Spero che possiate apprezzare il prosieguo della storia (sempre che abbiate qualche minutino da dedicare alla mia Angel, ecco...) e anche il mio miglioramento come scrittrice.
Grazie mille, FB13
=(^.^ =) (= ^.^)= \(^.^)/ (danza della gioia)
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mephisto Pheles, Nuovo personaggio, Rin Okumura, Yukio Okumura
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ciao a tutti! Ho finalmente concluso il terzo capitolo e, devo proprio dirlo, ne sono molto soddisfatta.
Spero che piaccia anche a voi. Per favore fatemi sapere cosa ne pensate, non leggete passivamente... le vostre opinioni per me sono importanti! Soprattutto se devo fare correzioni o cambiare qualche dettaglio nella storia... Grazie mille a tutti, in particolare a cristy_black (la mia pazza amica), a MadLucy e a Ciel_Chan (anche se deve ancora recensire il secondo capitolo... =P).
Spero che vi piaccia e buona lettura!
 
Capitolo 3: Fuga!

OSPEDALE DELL’ORDINE DELLA VERA CROCE, ORE 11:00

La osservavo da lontano, mentre si contorceva di dolore in quel letto d’ospedale. Era una seccatura aspettare, sarei potuto intervenire subito: la barriera anti-demone non era così potente.
Ma  dovevo attendere e seguire gli ordini di mio padre. Al grande Satana non si disubbidisce. Forse, in fondo non mi dispiaceva così tanto aspettare.
Probabilmente nel profondo della mia anima di fuoco nero le volevo bene. Dopotutto, era mia figlia.


No, non potevo lasciarmi andare così. Ok, ero un mostro, ma piangermi addosso non mi avrebbe aiutato a cambiare la mia natura.
Non dovevo arrendermi. Lo dovevo fare per mia madre. D’altronde, non avevo scelta: reagire o soccombere al destino.
Non potevo rimanere in ospedale a lungo, né mi andava di rimanere così vicino a un uomo che mi dava il voltastomaco come Mephisto.
Mi strappai dal braccio la ‘farfalla’ per i prelievi, causandomi un taglio abbastanza profondo. Vidi la ferita richiudersi in un lampo davanti ai miei occhi.
“Wow!” sussurrai. Decisi che mi sarei vestita e poi sarei fuggita. Ma, ahimè, la sorte mi era avversa.
NON POTEVO CERTO ANDARE IN GIRO CON LA CODA DI FUORI! Infilai i pantaloni, ma erano troppo stretti e la coda non ci stava. Mi divincolai per un po’ cercando di infilarla dentro.
‘Che scomodità, uffa’ pensai. ‘Se sotto non ci sta, la farò stare sopra. O almeno credo…’
Alla fine di questa scena patetica, riuscii a infilarmi la maglietta, arrotolando la coda attorno al busto. Ormai ora ci sono abituata, anche se devo ammettere che allora fu veramente difficile escogitare questo banale espediente.
Mi sciacquai la faccia, con la convinzione sempre più forte che presto sarei uscita da lì. Proprio mentre pensavo a come fuggire, sentii delle voci provenire da fuori della porta.
Una era di Mephisto (tono beffardo e un po’ arrogante), l’altra era una voce femminile chiaramente arrabbiata. I due discutevano animatamente.
“Mephisto! Come ti sei permesso! Hai già gli occhi dell’Ordine puntati contro, i Grigori non si fidano di te! Non dovevi, non dovevi!”
“Suvvia, mia cara. Urlare così tanto non fa bene alla pelle. Ti verranno tante rughe su questo bel faccino. E comunque, se ci tieni tanto a saperlo, ogni singola azione che compio ha un suo scopo.”
“Scopo un corno! Ma ti rendi conto dei guai in cui ti sei cacciato? Non credo che il Vaticano sarà clemente con te questa volta e…”
Non riuscì a finire la frase. Io ero uscita dalla camera e ora avevo i suoi occhi puntati contro.
“Prego, non vorrei interrompere questa discussione così animata” intervenni io con il mio solito tono sarcastico.
Nessuno pronunciò parola per qualche secondo. Decisamente imbarazzante.
“Ehm… È lei il soggetto in questione?” disse la ragazza a Mephisto ignorandomi completamente.
“Precisamente. Ma veniamo alle presentazioni: Shura, Angel. Angel, Shura.” rispose Mephisto.
Lei mi fissò con uno sguardo violaceo penetrante e io feci altrettanto.
Era ‘vestita’ in modo veramente assurdo. Portava un paio di jeans cortissimi strappati e un paio di stivali allacciati stretti fino al ginocchio. Erano neri e con un po’ di tacco. Ma la cosa più sconvolgente era com’era conciata dalla vita in su: indossava un reggiseno rosa; sulla pancia aveva tatuato uno strano disegno, che proseguiva fino al petto, dove erano rappresentati due ideogrammi giapponesi. Sopra, per coprirsi minimamente, portava una giacchetta di pelle con le maniche che arrivavano al gomito. I suoi capelli, lunghissimi, erano raccolti in una coda di cavallo ed erano di uno straordinario rosso fiammante (molto più sgargiante del mio arancio-carota) con le punte bionde.
Bastò un secondo. Io squadrai lei, lei squadrò me. Poi mi offrì la mano.
“Shura Kirigakure. Esorcista di prima categoria superiore, piacere.” disse lei.
Ma se con la bocca diceva “piacere”, i suoi occhi parlavano chiaro: brutto demone, se crepi è meglio, mi dicevano.
Ricambiai la stretta con freddezza “Angel Akuma, piacere”. Mi ricordo la sua stretta come particolarmente vigorosa, segno di una personalità forte.
Rientrammo in camera. “Dunque Shura… Dove eravamo rimasti?”
Mentre Mephisto pronunciava queste parole con tono canzonatorio, una sirena cominciò a suonare.
“Allarme intrusione demoni! Tutti gli esorcisti sono pregati di intervenire! Allarme intrusione demoni!...”
Dopo che questo messaggio registrato fu ripetuto 2 volte, mentre la sirena d’allarme continuava a strillare, cominciai a sentire un suono acutissimo che mi perforava i timpani.
“AAAAAAAAH!!!” urlai mettendomi le mani sulle orecchie e cadendo in ginocchio. La testa mi scoppiava, quel suono era come un chiodo piantato nel cervello. Ancora un po’ e sarei esplosa. Ma cosa diamine era?
“Oh, no. Sono partiti gli ultrasuoni anti-demone. Se continuano così la uccideranno. Portiamola via!”
Shura era diventata stranamente protettiva. Mentre ero a terra e mi contorcevo come se avessi una crisi epilettica, Mephisto mi sollevò e delicatamente mi prese in braccio.
“Grazie…” sussurrai con voce flebile, esausta. Lui mi rispose: “Non ti sforzare. Ora ti portiamo via”.
Shura bisbigliò a Mephisto: “Piuttosto, tu stai bene?” con voce talmente bassa che riuscii appena a sentire.
“Non preoccuparti, non sono così scarso. Sto bene, mi stanno solo causando un lieve mal di testa” rispose lui, poi, accorgendosi che stavo ascoltando, abbassò ancora il tono della voce, cosicché io capii solo qualche spezzone di frase, anche perché .
“Dobbiamo portarla… Shiro … Giappone … ….”
In preda alle convulsioni mi portarono via da lì: non vedevo niente, ma sentivo ogni singolo passo di Mephisto, che mi reggeva in braccio, scendemmo e salimmo scale, attraversammo corridoi, forse anche un cortile.
Ma ad un certo punto Mephisto si fermò. Con gli occhi socchiusi notai che aveva il fiatone e che con una mano si teneva la tempia.
“Shura… non… ce… la faccio…” disse lui: “Hanno aumentato la frequenza degli ultrasuoni… Il demone che è penetrato non dev’essere un pesce piccolo. Portala tu. Lo so, è tremendamente scortese, ma…”
“Zitto e corri” quasi urlò risoluta lei prendendomi in braccio.
Ora sentivo tutto, capivo tutto, ma ero come paralizzata. Comunque, come mai Mephisto risentiva dell’effetto degli ultrasuoni?
Se era vero che erano anti-demone, allora lui… No, non era possibile. O almeno lo credevo.
Arrivammo, dopo che Shura mi aveva portato in braccio per un po’, davanti a una porta, dove una targhetta dorata recava la scritta ‘Ufficio medico primario Dottor Rigamonti’.
“Perfetto, qui andrà bene”  sussurrò Shura.
COOOOOOOSA?!? Non potevamo certo entrare dal primario così come se niente fosse! Ero confusa e non capivo bene quello che stava succedendo, ma riuscii a vedere Mephisto arrivare arrancando e tirar fuori da chissà dove una grande chiave che aveva inciso sull’impugnatura un grande 8 rovesciato, il simbolo dell’infinito.
Per fortuna il corridoio bianco che puzzava di disinfettante dove ci trovavamo era vuoto: non avremmo fatto una gran figura, noi 3. Eravamo un tizio vestito da pagliaccio e due ragazze dai capelli appariscenti, di cui una svenuta e una più nuda che vestita. Mi stavo preparando emotivamente al disastro.
Stavamo per entrare nell’ufficio del primario senza bussare, privi di appuntamento e senza conoscerlo! E per di più conciati in quel modo… No, no, no, non volevo guardare! Mephisto inserì la chiave misteriosa nella toppa, sussurrò qualcosa di incomprensibile, si sentì un sonoro ‘clock’ e, inspiegabilmente, la porta si aprì. Una grande luce ci investì, e io, ancora in stato di semi-incoscienza, fui portata oltre quella porta, che subito venne richiusa da Mephisto, nello stesso modo in cui l’aveva aperta.
Quel fastidioso fischio che tanto mi aveva torturato cessò improvvisamente e io cominciai subito a sentirmi meglio.
Shura mi appoggiò a un muro e mi porse una bottiglietta che conteneva un liquido azzurrognolo. Sembrava pipì di alieno. Me la cacciò in bocca e fui costretta a mandar giù. Non credo di aver mai mangiato qualcosa di più disgustoso. Era acido e pizzicava in gola, ma dopo pochi sorsi iniziai a riacquistare le forze.
Mephisto si rivolse a me con il suo solito tono beffardo: “Va meglio, vero? Direttamente dal fiume Lete, dalle profondità di Gehenna, il tonico per demoni che ti fornisce un’energia… infernale!”
(vedi NdA sotto).
Aprii gli occhi decisamente amareggiata per il ‘fantastico spot pubblicitario’ di Mephisto. Quell’uomo mi sembrava sempre di più un pagliaccio.
Mi alzai in piedi: mi sentivo rinata, anche se con un saporaccio in bocca. Guardai davanti a me e vidi così ciò che presto sarebbe diventata la mia casa.
Una grande struttura (immensa, direi) era arroccata su un’ampia collina. Edifici, scale, torri, porticati, perfino una chiesa, si alternavano a davano vita a un centro pulsante e attivo, che pareva dotato di una propria energia. Le case davano l’impressione di essere nel bel mezzo di un litigio, mentre si arrampicavano per arrivare in cima; gli archi rampanti facevano sembrare la struttura ancora più alta e le davano un aspetto un po’ gotico. I colori dominanti erano il bianco-crema e il rosso dei tetti, ma anche il verde dei giardini e del bosco molto fitto che circondava l’intero agglomerato.
Mi alzai in piedi e mi avvicinai alla balaustra di fronte a me. Ci trovavamo sotto una specie di portico che dava su un giardinetto grazioso. Gli uccellini cinguettavano, il sole tramontava (ma erano le 11:30!) e lasciava nel cielo i suoi riflessi ambrati e arancioni, una leggera brezza spirava scompigliandomi i capelli.
Ma come poteva tutto ciò trovarsi DENTRO l’ufficio di un medico?
Un piccolo demone nero (come si chiamava…Cal Toar, forse?) mi svolazzò davanti e mi risvegliò dai miei pensieri. Dovevo avere un’espressione abbastanza tra lo stupito e l’ebete, perché Mephisto cominciò a ridacchiare e da dietro di me mi pose una mano sulla spalla. Si mise al mio fianco e disse:
“Mia cara Angel, ti do ufficialmente il benvenuto all’Accademia della Vera Croce. Ah, già, che sbadato. Benvenuta anche in Giappone”






NdA: per chi non conosce l'epica latina: il fiume Lete era, secondo i Romani, un fiume che si trovava nei Campi Elisi, dove le anime dai morti si immergevano e dimenticavano tutto della loro vita passata. Così erano pronte per reincarnarsi e tornare in vita. 'Lete' deriva dal greco e significa 'dimenticare'.

Wow, non avevo notato quanto questo capitolo fosse lungo!
  
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