Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Mary P_Stark    01/06/2012    3 recensioni
SECONDA PARTE DELLA SAGA DI OCCHI DI LUPO. Gli eventi si svolgono a sei anni di distanza dalle vicende narrate in "Occhi di Lupo". Il branco di lupi del villaggio di Hyo-den sembra preso da una strana frenesia e, mentre la principessa Naell giunge nel piccolo paesino tra le montagne, una antica presenza passeggia nei boschi osservando attento ciò che succede a Eikhe e la sua famiglia. Una breve storia per scrutare ancora una volta nelle vite Antalion, Liana e soci. (riferimenti alla storia presenti nel racconto precedente)
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Occhi di Lupo Saga'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

6.

 

 

 

 

 

Il brusio nella sala delle riunioni della casa di Istrea, era solo paragonabile a quello che, una volta, Naell aveva udito durante una seduta del Concilio della Corona.

E quella volta, aveva origliato attraverso un panneggio dietro cui si era nascosta, non era stava veramente presente alla riunione.

Questa volta, però, non c’era nessun pesante telo damascato a proteggerla dalle occhiate di chi, nella sala, la stava guardando a metà tra lo sconvolto e l’invidioso.

Solo le mani forti e protettive di Aken ed Eikhe, in piedi dietro di lei, la consolavano e la trattenevano dal fuggire a gambe levate da quel posto.

Non che volessero farle del male, ma aveva idea di avere fatto quasi uno sgarbo a tutte loro, incontrando il dio-lupo a cui loro erano devote quando, a quasi nessuna del villaggio, era stato concesso un simile onore.

Seduta accanto a lei assieme ai gemelli, che apparivano stranamente tranquilli e quasi indifferenti al caos generato dal loro ritorno a Hyo-den, Liana le strizzò l’occhio.

«Vedrai che non appena arriverà Istrea, si daranno una calmata.»

«Ho quasi paura del suo arrivo» brontolò Naell, prima di sorridere benevola ad Antalion, giunto nella stanza praticamente di corsa.

Scivolando abilmente tra i corpi di donne assiepate nella sala, raggiunse in fretta la sua famiglia e, dopo aver dato un bacio ai fratelli e alla cugina, si inginocchiò dinanzi a Liana.

«Sono arrivato appena ho potuto. Allora, che succede? Dove li hai pescati?»

Liana si limitò a sorridergli dolcemente, prima di chinarsi a dargli un modesto bacio sulle labbra per poi sussurrare: «Erano a passeggiare con Hevos e Haaron.»

Antalion sobbalzò di sorpresa, fissando i tre ragazzi con aria apertamente sconvolta.

«Miseriaccia! Entrambi? Siete stati davvero baciati dalla fortuna!»

«Non ne sono sicura» borbottò Naell, ripensando alle parole di Hevos.

Perché ci sarebbe stato bisogno di due colonne portanti?

E perché, i gemelli sarebbero stati i due pilastri di un ponte?

Un ponte per dove? O per unificare chi?

Cosa sarebbe successo, nel loro futuro? E perché lei era finita nel bel mezzo di quella visione-non visione?

Fatto accomodare Antalion al fianco dei gemelli, Liana gli strinse una mano per un istante e sussurrò a bassa voce al suo orecchio: «Ora c’è troppa confusione, per cui te ne parlerò dopo, ma Hevos ha detto una cosa anche a me.»

«Forte!» sorrise divertito Antalion, dandole un bacio con lo schiocco sul naso, e tornando serio subito dopo non appena Istrea entrò nella sala, che azzittì tutti con lo sguardo.

Il brusio scemò di colpo, facendo piombare la stanza nel silenzio più teso che Naell avesse mai provato.

Nessuna osava aprire bocca e, mentre Istrea raggiunse il palchetto su cui avrebbe parlato a tutte loro, la ragazza percepì distintamente la stretta di Eikhe e di Aken farsi più forte, sulle sue spalle.

Erano con lei, in tutto e per tutto.

Naell levò su di loro uno sguardo grato, prima di udire Istrea parlare per la prima volta.

«Visto che i nostri fuggiaschi stanno ovviamente bene…» e, nel dirlo, sorrise ai gemelli e alla principessa. «… vediamo di capire cosa ci ha riferito Liana e cosa, Hevos, abbia detto a questi tre fanciulli benedetti.»

Liana si levò in piedi pur tenendo una mano allacciata a quella del compagno, che le sorrise fiero.

Con tono tranquillo, esordì dicendo: «Quando ho raggiunto i ragazzi grazie all’aiuto di Luak, che mi ha indirizzata verso di loro, li ho trovati in compagnia del dio-lupo Hevos e dell’emanazione del dio-corvo Haaron che, a quanto pare, si serve di Wolan per osservarci.»

Questa prima notizia portò i presenti a un nuovo giro di battute sussurrate e commenti increduli, che Istrea riportò immediatamente al silenzio con un cenno imperioso della mano.

«Continua pure, Liana» la pregò poi Istrea.

Annuendo, Liana aggiunse con voce stentorea: «Il dio-lupo ha offerto in dono ai figli della famiglia reale i cuccioli di Luak e Symill, quale segno dell’unione profonda che esiste a tutt’oggi tra la casa regnante e le figlie e i figli del branco.»

«Dei lupi dovrebbero vivere in un palazzo?!» esplose una delle donne, non potendo trattenersi oltre.

Istrea levò una mano per calmare sul nascere quella che avrebbe potuto, ben presto, diventare una discussione più che violenta.

Presa la parola, la Signora del Villaggio si rivolse direttamente a Naell chiedendole gentilmente: «Non devi pensare che qualcuno di noi possa avercela con te, bambina. Dicci quello che Hevos ti ha detto.»

Naell arrossì lievemente e, schiarendosi la voce, si levò a sua volta in piedi ed espose i fatti avvenuti nel bosco.

Naturalmente, omise ciò che Hevos aveva desiderato tenere segreto e, quando ebbe terminato di parlare, Istrea annuì gravemente prima di permetterle di accomodarsi.

Osservate subito dopo le sue sorelle e i pochi uomini presenti nella sala, Istrea disse cupamente: «Se Hevos ha scelto una via diversa da tutti gli altri loro fratelli, per i figli di Luak e Symill, noi non possiamo che accettare la sua decisione. E’ più che ovvio che Lui sa cose che noi ignoriamo. I lupi partiranno con te, quando la tua permanenza qui avrà termine, principessa, e io mi auguro con tutta me stessa che tu vorrai prenderti cura di loro come hai fatto qui al villaggio.»

«Più che sì, Signora» mormorò Naell, reclinando ossequiosa il capo.

Sapeva benissimo che quella decisione non piaceva a nessuno, pur avendo ascoltato la voce di Istrea e avendone percepito il tono imperioso, di comando.

Non una sola sorella, o fratello del branco avrebbe potuto opporsi a quell’ordine, ma Naell era certa che, per nessun motivo, ciò sarebbe stato accettato con leggerezza.

Tutti, al villaggio, amavano i lupi e li onoravano, e l’idea di sapere tre di loro confinati entro le possenti e fredde pareti di un palazzo, era quasi più detestabile della loro morte.

Rajana era vista alla stregua di una gabbia e, con l’esempio di Aken a fungere da memento vivente, non sarebbe stato facile far comprendere loro che, in quel luogo, si poteva anche vivere serenamente.

Quando la seduta fu sciolta, e Naell poté uscire dalla casa di Istrea, la ragazza si scusò con gli zii e i cugini e, già con le lacrime agli occhi, corse a perdifiato fino al capanno dei lupi.

Non voleva che nessuno la vedesse e, soprattutto, non voleva sentire su di sé il biasimo per una cosa che non aveva scelto, né voluto.

Non lei era stata a decidere per la vita dei tre lupi, ma Hevos e, indipendentemente dalle parole cordiali di Istrea, Naell sapeva benissimo che tutte ce l’avevano con lei.

Dopo aver aperto di botto la porta del caseggiato e aver scavalcato il recinto con un balzo, si gettò in ginocchio accanto a Symill, che uggiolò spaventata per la sua strana reazione.

Abbracciandola con forza, singhiozzò spiacente e mormorò: «Non l’ho deciso io, Symill. Non è colpa mia, non è colpa mia…»

Dondolò avanti e indietro, tenendo stretta a sé la lupa che, a momenti alterni, uggiolava spiacente e le leccava consolatoria il viso.

I suoi cuccioli trotterellarono innocenti attorno a loro, e Ylar  le morse le brache per attirarne l’attenzione.

Si sentiva morire dentro, al pensiero di separare quella famiglia e non capiva perché Hevos avesse voluto mettere sulle sue spalle un simile peso.

Lei era solo una bambina!

Non poteva affrontare una simile prova! Non voleva!

Per ore e ore rimase lì ad abbracciare la lupa, a piangere tutte le sue lacrime sul suo pelo morbido.

Quando, però, la voce di Kaila riuscì a penetrare nella sua mente, Naell si volse con un sobbalzo e osservò sorpresa il viso dell’amica stagliarsi sull’entrata del capanno.

La luce del tramonto tingeva le vette dei monti alle sue spalle.

Era dunque passato così tanto tempo?

Un sorriso gentile si dipinse sul volto di Kaila che, entrando con passo tranquillo, si appoggiò allo steccato e le chiese: «Stai meglio?»

«Insomma» borbottò Naell, osservandola mentre, agilmente, superava lo steccato per raggiungerla.

Sedutasi a terra sulla paglia smossa e profumata di fresco, Kaila le diede un colpetto contro la spalla, mormorando: «Per la cronaca, nessuno ce l’ha con te. E’ che non capiamo il volere di Hevos.»

«Alcune sono gelose del fatto che io, una straniera, abbia potuto vederlo» ci tenne a dire Naell, storcendo il naso.

«Beh, allora sono più sciocche di quanto io abbia mai potuto pensare fino a ora. Come se noi potessimo decidere di incontrarlo, o meno! E’ Hevos ha decidere, non noi» ridacchiò Kalia, facendo spallucce.

«Sarà anche così, ma… in fondo, non è il mio dio. Perché ha scelto me, per questo regalo?»

«Quante altre principesse reali conosci, qui intorno?» ammiccò Kalia, facendola sorridere. «Non so cosa spinga Hevos, ma so che tu ti prenderai cura di Ylar, e so che insegnerai lo stesso ai tuoi fratelli. Ci deve essere sicuramente un disegno più ampio, in tutto questo, ma noi non sappiamo leggerlo.»

Perché non posso dirglielo!?, si lagnò tra sé Naell, rimpiangendo di aver promesso a Hevos il totale silenzio sull’intera faccenda.

Kalia poggiò una mano sulla sua spalla, scrollandola gentilmente e, con un mezzo sorriso, asserì: «Porti un grande peso sulle spalle, principessina, ma ricorda una cosa; non sarai mai sola. L’hai detto tu stessa un sacco di volte. La tua famiglia ti ama, e qui hai amici e parenti che si farebbero in quattro, per te. Per quanto il peso del tuo titolo sia abnorme, non dovrai mai portarlo interamente con le tue sole forze.»

Abbozzando un sorrisino, Naell le chiese: «Se ti volessi come mia consigliera, un giorno, verresti da me a Rajana?»

«Chissà, tutto è possibile…» ammiccò Kaila, alzandosi in piedi e aiutando Naell a fare altrettanto. «Sono tua amica e sempre lo sarò, hillan. Ricordati questo, quando ti sentirai sola e sconsolata. E rammenta anche che, una volta che sei stata toccata da Hevos, non potrai mai, veramente, sentirti abbandonata da tutti, perché una figlia o un figlio del branco ci saranno sempre, per te.»

Naell non poté impedirsi di stringere Kaila in un abbraccio caloroso e, poggiato il capo contro i suoi seni, sorrise grata e sussurrò con decisione: «Avrai sempre un posto speciale nel mio cuore, amica mia!»

«E tu nel mio, hillan. Ma ora andiamo. Credo ti aspettino per cena, quindi…»

Naell rise con lei nell’uscire dal recinto ma, quando si volse indietro per osservare un momento Symill, il dolore tornò nel suo cuore, pesante come un macigno.

Avrebbe davvero osato portare via Ylar da quel mondo? Strapparlo ai suoi genitori?

***

Quando la cena fu consumata e anche l’ultima fetta di torta fu fatta sparire dal piatto, Liana si levò in piedi e, tossicchiando per attirare l’attenzione di tutti i presenti, sorrise al compagno e disse: «Come Naell e i gemelli già sanno, ho qualcosa di molto importante da dirvi.»

Enyl e Rannyl sorrisero complici a Naell che, deliziata all’idea di sapere già tutto, aveva le stelle negli occhi al pensiero di ciò che avrebbe detto, o fatto, Antalion alla notizia.

Era così bello pensare che, ben presto, suo cugino e sua cugina avrebbero avuto un bebè da stringere tra le braccia!

Guardando la compagna con aria divertita, Antalion commentò: «E’ tutto il giorno che tieni per te questa notizia. Finalmente possiamo essere informati anche noi!»

«Farai meno il gradasso, tra un po’» scherzò Liana, prima di strizzare l’occhio a Naell ed esclamare allegra: «Aspetto un bambino!»

Antalion, che era appoggiato sui piedi posteriori della sedia, sgranò sconvolto gli occhi prima di perdere l’equilibrio e finire lungo riverso sul pavimento.

Eikhe, invece, raggiante di felicità, balzò in piedi per abbracciare l’amica ed esclamare: «Oh, per Hevos! Sono felicissima per voi!»

Cercando di non badare alle risate divertite dei figli minori e al risolino di Naell, Aken si levò in piedi per recuperare Antalion da terra, ancora tremendamente confuso da quella notizia data a bruciapelo.

Presolo per mano, lo tirò in piedi e lo abbracciò, dicendogli commosso: «Congratulazioni, figliolo.»

«Grazie… papà» ansò Antalion, stringendosi a lui per un istante prima di intrecciare lo sguardo della sua compagna e mormorare: «Volevi farmi morire?»

«Tutt’altro» ridacchiò lei, abbracciandolo con foga non appena gli fu possibile. «Allora, sei contento?»

«Contento? Farai fatica a trovare una persona più felice di me, tra queste montagne» sogghignò Antalion, prendendola in braccio prima di darle un soffocante bacio sulla bocca.

«An e Liana si baciano! An e Liana si baciano!» strillarono in coro i due gemelli, danzando allegramente attorno alla tavola da pranzo.

Naell li osservò con un misto di gioia e tristezza assieme e, quando fu sicura di non offendere nessuno, si scusò con loro e uscì per andare a dormire.

Addusse come scusa il fatto di sentirsi molto stanca, dopo quella giornata ricca di imprevisti, e infine uscì sola e triste.

In realtà, non riusciva a provare la stessa gioia che sentivano loro, e non voleva guastare la festa a nessuno.

Per quanto fosse lieta della notizia, l’idea di festeggiare le sembrava assurda.

Non se la sentiva di essere felice quando sapeva bene che, nel giro di poche settimane, avrebbe spezzato il cuore di due lupi che lei amava tantissimo.

Luak e Symill erano adorabili e così pure i loro cuccioli, ma lei non li voleva separare, non voleva allontanarli dal loro villaggio, da tutte le loro certezze.

Erano troppo piccoli! Troppo indifesi!

Non avevano alcuna voce in capitolo in quella faccenda, e non era giusto!

Detestava l’idea di essere usata per fini politici, ma sapeva che questo avrebbe potuto succedere, un giorno, perché lei era nata principessa.

Per quanto i suoi genitori le volessero bene, il regno era ugualmente importante.

Lei per prima non si sarebbe tirata indietro, per la sua difesa, in qualsiasi modo essa avesse dovuto essere fatta.

Perciò detestava l’idea che creature così dolci e indifese, dovessero subire una sorte su cui loro non avevano avuto alcun potere, né decisione.

Non era giusto!

«La giustizia, spesso e volentieri, non ha a che fare con questo mondo.»

Sobbalzando per la sorpresa e lo spavento assieme, Naell crollò a sedere su uno dei gradini della veranda quando, volgendosi a mezzo, trovò a fissarla con molta comprensione niente meno che Hevos

Due volte in un giorno? No, era troppo!

Balbettando uno stentato saluto, Naell lo vide trottare su per le scale fino a raggiungerla e, a grande sorpresa, sedersi accanto a lei e sfiorarle il viso con il naso freddo e umido.

«Il tuo cuore è appesantito dalla scelta, e questo me ne dispiace, ma doveva essere fatto» le disse ancora Hevos, con tono spiacente.

«Amo quei cuccioli, ma non meritano di crescere lontano da tutto ciò che conoscono e, soprattutto, senza che sia loro la scelta» mormorò Naell, stringendosi le braccia attorno al corpo tremante. «Non voglio che qualcuno soffra a causa mia e, di sicuro, Luak e Symill soffriranno, checché ne dicano loro… o voi, con tutto il rispetto.»

Hevos si librò in una risatina prima di ammettere: «Non posso che essere d’accordo con te, ma dovevo…era necessario metterti alla prova, principessa.»

«Perché? Sempre per via di quel futuro oscuro che ci avete prospettato?» domandò Naell, più che sicura che Hevos non avrebbe risposto.

«Sì» disse soltanto lui, sorprendendola un po’.

Beh, insomma, non era una gran risposta, ma non si era aspettata neppure un cenno con il muso, quindi…

«Posso dunque rifiutare il vostro dono? Non vi sentirete offeso?» tentennò lei.

«Il libero arbitrio è molto più di un incontro di parole, principessa. Puoi seguire il tuo cuore, per ora, ma sappi che un domani questa possibilità non ti verrà data, e che sarà la necessità a guidarti, non necessariamente i tuoi desideri. Sei pronta ad accettarlo?»

«Sono nata principessa. Lo so da quando sono nata» asserì Naell, rizzando le spalle e guardandolo con fierezza.

«Quindi accetti il tuo ruolo, senza rimpianto alcuno?»

Vagamente sorpresa che lui fosse a conoscenza dei suoi tentennamenti, Naell sorrise e commentò: «C’è qualcosa che non sapete, dio-lupo?»

«Ben poche cose, in effetti. Non so cosa mangerai domattina per colazione, per esempio» sentenziò divertito Hevos, facendola ridere sommessamente. «Il Fato mi è in parte visibile, in parte no. Posso intervenire per consigliare, non per ordinare, perché i miei figli a me tanto cari, non finiscano nel baratro. A volte, le decisioni da prendere sono più difficili di altre, perché il futuro che attende al varco è più funesto di altri,ma tutto è fatto solo per un motivo.»

«Permetterci di vivere al meglio?» ipotizzò Naell.

«E’ nei miei intenti. Anche se a volte non posso evitare che certe disgrazie avvengano» sospirò Hevos, reclinando il muso per poggiarlo sulle gambe della ragazza, che sospirò di sorpresa per quel gesto davvero inaspettato.

Arrischiandosi a toccarlo, Naell gli carezzò il capo morbido, avvertendo il freddo della brina e il calore del suo corpo vivo. Era una strana sensazione.

Hevos chiuse gli occhi, mormorando malinconico: «Hyo fu l’ultima ad accarezzarmi il capo come stai facendo tu. Mi manca così tanto!»

Naell proseguì nella sua carezza prendendo anche le spalle e la schiena e, mentre la sua mano si bagnava di brina al pari dei calzoni, lei domandò spiacente al dio-lupo: «Vi è spiaciuto vedere quanta sofferenza le vostre figlie si siano causate nel corso dei secoli?»

«Molto. Ma occorreva tempo per tutto, anche perché aprissero gli occhi e tornassero alla verità che io avevo voluto per loro. A volte è difficile osservare i propri figli commettere degli errori, e non poter intervenire come si vorrebbe. Ma occorre dar loro fiducia, perché comprendano da soli» le spiegò sommessamente Hevos, sempre tenendo gli occhi chiusi e scodinzolando debolmente.

«Farò del mio meglio per prepararmi a questo futuro non proprio roseo, ve lo prometto. Non so ancora esattamente come, ma lo farò» gli promise Naell, con veemenza.

«Rimani te stessa e dai voce alla tua anima, in tutte le sue declinazioni. Luak aveva fiducia in te, e ho visto che è stata ben riposta. Se manterrai questo tuo cuore saldo e puro, non avrai difficoltà ad affrontare ciò che avverrà nel tuo futuro» asserì con decisione Hevos, rialzando il muso per guardarla negli occhi.

«Nessuna anticipazione?» ironizzò Naell, sorridendo bieca.

«Credi nel diverso e nello sconosciuto» le disse lui, rialzandosi sulle zampe.

«Diverso e sconosciuto» annuì Naell, imitandolo.

«Grazie per le carezze e per la bella chiacchierata» mormorò a quel punto Hevos, trotterellando giù dalle scale.

«Vi rivedrò più?» volle sapere Naell.

«Forse. Per ora, buona fortuna, principessa Naell Yollande di Rajana.»

Ciò detto, svanì in una nuvola di brina sotto i suoi occhi e Naell, con un sorriso, sussurrò all’oscurità: «Grazie, Hevos.»

***

Tenendo in braccio Ylar, che le stava leccando il mento come se fosse stato il più dolce tra i bocconi, Naell fissò seria in viso Istrea e disse perentoria: «Rifiuto il dono di Hevos. Il posto dei lupi è qui. Non deciderò mai la loro sorte. Saranno liberi di fare ciò che vogliono e se, un domani, vorranno accompagnare il nostro cammino, sarò ben felice di accoglierli a Rajana, ma non un giorno prima.»

Istrea la fissò con altrettanta serietà e le replicò gentilmente: «Sai che rifiutare il dono di un dio, a volte, ci si può ripercuotere contro, vero?»

«Ne ho parlato con il diretto interessato, e Lui è d’accordo» scrollò le spalle Naell, facendo sobbalzare tutte le presenti, ivi compresa Eikhe.

Imprecando senza tanti complimenti, Istrea fissò la principessa con cupo cipiglio prima di rivolgersi a Eikhe ed esclamare: «Cos’ha, la tua famiglia, da attirare Hevos come le mosche sul miele?»

«Credo dovrai chiederlo direttamente a Lui, Istrea» ridacchiò Eikhe, avvolgendo con un braccio le spalle della nipote. «E’ successo ieri sera, quando sei uscita per andare a letto?»

Naell annuì, spiegando loro come si sentisse all’idea di strappare i lupi alla loro casa e che, pur amandoli tanto, non li avrebbe mai condannati a seguire una scelta che loro non avevano potuto fare.

Alla fine, stringendo maggiormente a sé Ylar, Naell lo baciò sul musetto e terminò: «Non potrei mai vederlo infelice. I genitori sanno della scelta di Hevos e della mia. Se un domani vorranno dirlo anche ai loro cuccioli, saranno loro a scegliere se venire da noi, o meno. Ma non sarò io a obbligarli.»

«Questo ti fa onore, Naell» le sorrise benevola Istrea.

«E’ quello che farebbe qualsiasi figlia del branco» le replicò Naell, arrossendo leggermente.

«E tu lo sei, mia cara. Lo sei» annuì orgogliosa Istrea, annuendo in direzione di Eikhe, che strinse maggiormente a sé la nipote.

I passi frettolosi di uno dei più giovani figli del branco le interruppe e, quando videro entrare di corsa e trafelato il piccolo Alistan, Istrea lo accolse con un sorriso chiedendogli: «Dove corri così di corsa, ragazzo?»

Riprendendo fiato a pieni polmoni tenendo le mani sulle cosce, Alistan esalò a mezza voce: «Una missiva… per…la principessa. Da palazzo.»

Naell impallidì leggermente e, dopo aver messo a terra Ylar, che zampettò accanto a lei uggiolando per tornare in braccio, prese la lettera dalla mano tremolante di Alistan.

Era chiusa dal sigillo in ceralacca con le insegne di suo padre e, perciò, aveva un carattere dannatamente ufficiale.

Ringraziato il bambino, spezzò il fermo di cera rossa e infine aprì il messaggio.

«Vedrai che non è successo nulla di grave» la tranquillizzò Eikhe, sorridendole benevola.

Naell annuì, pur leggendo febbrilmente la missiva per comprendere quanto prima il suo contenuto.

Dopo aver dato una scorsa alle prime righe, però, si bloccò di colpo, levò uno sguardo dubbioso all’indirizzo della zia ed esalò: «Sono tutti impazziti, a Rajana?»

Eikhe, al pari delle altre donne presenti e del giovane Alistan, che strabuzzò gli occhi alle sue parole, esalò un sospiro di sorpresa.

Data una scorsa veloce al contenuto della missiva, sgranò a sua volta le iridi dorate, dicendo subito dopo: «O sono molto ottimisti, o tuo padre soffre di demenza senile precoce.»

Scoppiando a ridere nervosamente, Naell replicò alla zia: «Non dovresti parlare così del re, neppure tu che sei Eroina del Regno.»

Eikhe si limitò a scrollare negligente una mano prima di guardare una curiosa Istrea e spiegare a tutte loro: «I principi Staryn e Meriton stanno venendo qui assieme a una delegazione del Regno di Akantar …e al suo principe ereditario.»

«Dèi del Cielo!» esclamò Istrea, impallidendo. «Vogliono vedermi morta! Non possiamo garantire la sicurezza per così tanti nobili titolati! Per Hevos, tuo padre vuole davvero farmi venire un infarto prima del tempo!»

Naell cercò di tranquillizzarla, replicando: «Avranno un intero battaglione a difenderli, Istrea. Non penso proprio che vengano tra le montagne senza una buona scorta di acciaio a rinforzo.»

Storcendo il naso indispettita, Istrea ribatté: «Basta un fosso nascosto dall’erba alta per far morire un principe. Una zampa di un cavallo messa male e, puff, il principe si spezza il collo nella caduta e siamo tutti bell’e che fritti.»

«Vero» ammise torva la principessa, chiedendosi cosa fosse venuto in mente a suo padre.

Da quando in qua lasciava che entrambi i fratelli si muovessero all’unisono fuori dal palazzo?

E chi era questo principe di Akantar?

Sapeva che quel reame era al di là del mare, e governato da un sovrano illuminato che suo padre stimava da tempo, ma non aveva mai saputo che vi sarebbe stata una visita da parte loro.

Quando erano giunti?

Camminando nervosamente avanti e indietro, le mani strette dietro la schiena e l’aria di chi volesse strangolare qualcuno, Istrea mugugnò irritata: «Questa me la pagherà, tuo padre, te lo giuro, piccola Naell.»

«Ne terrò debito conto» ridacchiò la ragazza, sorridendo complice alla zia, che ammiccò divertita.

Bloccandosi a metà di un passo, la Signora del Villaggio abbaiò alla figlia con tono da generale: «Manda un messaggio via falco al comandante delle Guardiane. Le voglio qui non più tardi di domani. Devono controllare i confini di Hyo-den, quindi di’ loro di portare i loro culi qui al più presto. Vai!»

Selden si guardò bene dal far notare alla madre che non si potevano dare ordini alle Guardiane quanto, piuttosto, chiedere cortesemente che facessero la loro apparizione dove necessitava.

Uscì di volata dal capanno tirandosi dietro Alistan, prima che la madre lo mandasse in giro a dispensare ordini e, strizzando l’occhio al bambino, gli consigliò: «Stai alla larga da mia madre per un po’, se non vuoi che ti usi da ambasciatore per tutta la giornata.»

«Farò come dici, Selden. Grazie» ammiccò il bambino, correndo via di gran fretta.

Selden lo imitò, avviandosi lesta verso la sua casa per scrivere di volata il messaggio di sua madre in cui, naturalmente, avrebbe aggiunto una buona dose di ‘per favore’ e di ‘potreste’.

Istrea, nel frattempo, guardò accigliata Eikhe e ordinò: «Fai preparare tutte le figlie sacre tra i venti e i trent’anni in assetto da battaglia… Liana esclusa, s’intende, visto che è incinta. Dopodiché, tu e la tua squadra di arciere vi apposterete sui tetti delle case per controllare la situazione dall’alto, non appena avremo saputo dalle sentinelle del loro avvicinamento. Non voglio un solo buco libero. Non uno!»

Eikhe annuì tranquilla e uscì con calma dalla casa matronale, dopo aver lanciato un sorriso a Naell.

Rimasta assieme a Istrea e poche altre, la principessa le chiese educatamente: «Non credi che sia un tantino eccessivo?»

«Anche se siamo in tempo di pace, mia cara, i briganti sono comunque presenti tra le montagne, e non voglio di certo che uno dei tuoi fratelli o questo fantomatico principe ospite siano colpiti per errore durante una scorribanda. Credimi, niente sarà eccessivo, quando giungeranno qui» brontolò Istrea, prima di lanciarsi in una nuova serie di ordini sbraitati a destra e a manca alle sue sorelle.

Vedendosi del tutto inutile, Naell si affrettò ad uscire dal capanno per tornarsene a casa quando, sulla porta, trovò ad attenderla i due gemelli che, sorridenti, la presero per mano chiedendole: «Istrea è impazzita?»

«No, piccoli. E’ solo molto, molto agitata» replicò loro Naell, sorridendo benevola. «Voi come vi sentite, dopo tutti questi strani eventi?»

Enyl e Rannyl si guardarono all’unisono prima di sorridere e ammettere:«Un po’ di paura l’abbiamo avuta, ma non lo dirai al papà, vero?»

«Il segreto morirà con me» promise loro Naell.

C’erano un po’ troppe cose che doveva tenere nascoste ma, in fondo, una in più che differenza faceva?

 
 
 
 
 
N.d.A.: Domandina: cosa faranno i lupacchiotti?

 
 
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Mary P_Stark