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Autore: AliciaBlack    01/06/2012    2 recensioni
Se ai mortali fosse possibile scegliere tutto da sé,
seglierebbero il dì del ritorno del padre.
OMERO, Odissea XVI, 148-149
e se Sirius Black si fosse sposato e avesse avuto una figlia? E se ques'ultime fossero soppravvissute? Come reagiranno alla notizia della sua fuga da Azkaban? Daphne riuscirà a lasciarsi alle spalle il passato e ad affrontare l'uomo che ha sempre amato? Come si troverà Sirius nel suo ruolo di padre?
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Nuovo personaggio, Sirius Black
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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- Questa storia fa parte della serie 'NEVER LET ME GO'
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Un vento leggero sopra gli alberi dei boschi intorno a Ottery St. Catchpole. Tutto era stranamente tranquillo e il cielo noturno si offuscò celando così la luna. La strada tortuosa era deserta e nemmeno la più coraggiosa fra le creature viventi osava aggirarsi nei campi quella notte. Si udivano rombi di tuoni anche all’interno della casa, dove Daphne Black sedeva accanto al camino osservando turbata il vecchio orlogio da muro. Le sue labbra si aprirono in un sorriso dolcissimo fissando la piccola che tirando sul col naso nel sonno si rotolava nelle coperte.
Era quasi mezzanotte e Daphne incominciava a preoccuparsi. Suo marito avrebbe dovuto essere a casa ormai. Si stava facendo tardi. Spostandosi verso la finestra, guardò lungo il sentiero. Avrebbe dovuto fare solo una piccola sosta dai Potter per poter vedere James e Harry dopo il lavoro. Perché ci metteva così tanto?
Uno sbuffo giunse dal lettino e Daphne fu subito al fianco della figlia, Andromeda che si girava e rigirava fra le coperte. Sembra agitata, così Daphne appoggiò una mano sulla sua fronte per provare a calmarla un poco. Mentre se ne stava così un braccio forte l’avvolse, tirandola verso un corpo caldo. Chiudendo gli occhi, Daphne inspirò il suo profumo confortante.
“Sirius” sussurrò. Entrambe le braccia dell’uomo la strinsero mentre lei si voltava verso di lui. La donna accostò la sua guancia al suo petto muscoloso e ascoltò il suo battito cardiaco. Rimasero in silenzio finchè Daphne non si accorse delle lacrime che non venivano da lei. Alzò lo sguardo e prese il viso di Sirius fra le mani.
“Che cosa c’è che non va?” chiese preoccupata. “Tesoro, cosa c’è? Sirius?”
Non riuscì a sopportare quando lui crollò davanti a lei. Le lacrime scorrevano liberamente lungo le sue guancie e lui si lasciò cadere in ginocchio. L’abbracciò singhozzando nel suo maglione blu mentre lei gli accarezzava i capelli. Quando le lacrime diminuirono, Daphne si inginocchio e afferrò il suo volto , ma si ristrasse da quello che vedeva. I suoi burrascosi occhi grigi erano freddi e vuoti. Non c’era proprio niente. Fissavano un punto indefinito dietro di lei. Esitante, raggiunse la sua mano e la chiuse intorno ad essa.
“Se ne sono andati” gracchiò, la sua voce era priva di emozioni.
“Chi? Sirius mi stai spaventando…”. I suoi occhi scattarono verso di lei.
“Lily e James.” “Cosa?” la sua voce era incrinata.
“No, voglio dire… erano al sicuro… come è potuto accadere?”
“Li ha uccisi, Daphne” sussurrò. “Tutti loro. Quel bastardo di Voldemort li ha uccisi!”
Daphne si sedette sconvolta osservando Sirius. Non poteva essere vero, era solo uno dei loro scherzi. Uno scherzo crudele. Lui stava per scoppiare in una rista da un momento all’altro, ne era certa. Attese… ma la risata non venne mai, tutto ciò che ricevette fu il suo sguardo apatico. Le lacrime iniziarono a solcarle il viso e scoprì di non riuscire a controllarle.
“Lui li ha uccisi… ed è tutta colpa mia”. Daphne sollevò bruscamente lo sguardo e lo guardò attraverso le lacrime.
“Sirius… non è colpa tua, lo sai bene. Tu volevi solo protteggerli… James era il tuo migliore amico…” mormorò.
“Non sono stato io”. Un lampo percorse i suoi occhi a quella rivelzione. “Codaliscia! Lurido figlio di puttana… io lo ammazzo!” Improvvisamente balzò in piedi e armeggiando con la bacchetta si diresse a grandi passi verso la porta. Daphne si alzò e corse da lui trattendolo per la manica della camicia, supplicandolo di rimanere.
“Per favore Sirius! Basta! Fermati”si arrestò pecependo l’urgenza nella voce della moglie.
Si calmò per un attimo e spazzò via le lacrime dal viso di sua moglie. “Ti spiegherò tuto quando tornerò. Te lo prometto”. Sirius poggiò dolcemente le labbra sulle sue e la baciò. Non l’aveva mai baciata così con tutta quella passione, quella fame, quella tenerezza mista a irruenza. La baciò come se quella fosse l’ultima occasione per farlo e non dovesse sprecare nessun istante. Quando si separarono, avevano entrambi il fiato corto. Lui si scostò e le accarezzò lievemente la guancia. “Non preoccuparti tornerò presto”.
Si avvicinò al lettino. Nonostante le grida, la bambina dormiva ancora. Si chinò e posò un delicato bacio sulle labbra. Il silenzio intorno a loro era opprimente. Poteva sentire i singhiozzi silenziosi di Daphne e i battiti dei loro cuori.
Senza pensarci due volte, tirò fuori una catenina d’argento e la depositò nella manina della figlia. Era un ciondolo con un pietra viola incastonata all’interno di esso. Sorrise quando la piccola mano si chiuse intorno al gioiello e si voltò per un’ultima occhiata alla moglie. “Vi amo” disse, gli occhi solo per Daphne. “Tutte e due”.
“Torna da me… da noi” sussurrò lei.
Lui annuì e in un secondo sparì. Dephne permise ai suoi occhi di percorrere la stanza deserta prima di posarsi sulla figlia. Non riusciva più a trattenersi e si abbandonò al dolore e all’angoscia di aver perso i suoi migliori amici.

Erano trascorse due ore e Sirius non era tornata. Daphne stava letteralmente impazzendo. Andava avanti e indietro per la stanza, passandosi freneticamente una mano fra i lunghi capelli. Se c’era una cosa che Daphne detestava, era sentirsi imponente e inutile. Aveva detto che sarebbe tornato presto. Allora perché non aveva fatto ancora ritorno?
Daphne era sicura che fosse successo qualcosa. Si bloccò di colpo. E se Sirius fosse stato ucciso? La paura prese il sopravvento su di lei e il suo cuore iniziò a battere all’impazzata. Non sarebbe riuscita a reggere il colpo…
Stava per lasciarsi andare alla disperazione, quando scosse con fermezza la testa. “No” si rimproverò decisa. “Daphne, piantala di pensare certe sciocchezze. Conosci Sirius, no? È forte e valoroso, se la caverà. Te l’ha promesso, giusto?” tentò di tranquillizzarsi.
Se le cose stavano così, perché la donna avvertiva quella strana fitta al petto e una morsa le attanagliava le viscere?
“Calma, Daphne respira...”. La donna fece un respiro profondo. “ Ecco, brava su, continua così…”.
Sembrava essersi calmata, quando la paura si impadronì nuovamente di lei. Gettò una febbrile occhiata all’orologio. Le tre di notte. Perché non tornava?
Andromeda scoppiò a piangere. Che anche lei fosse in ansia per il padre?
“Shh… va tutto bene tesoro. Va tutto bene” disse prendendola in braccio senza tuttavia credere davvero alle sue parole. La bambina pianse più forte come se avesse potuto accorgersi dell’insicurezza nella voce della madre.
Stava cercando di convincere la figlia o se stessa?
“Non fare così…presto papà sarà qui e farà quei giochi con la bacchetta che ti piacciono tanto, ok? Sono belle le scintille di papà, non è vero? Adesso però devi dormire, papà non vorrebbe vederti così, sai?”.
Cullandola fra le sue braccia, Daphne iniziò a cantare una ninna nanna con la sua morbida voce da contralto. Ottene l’effetto desiderato. Ora Andromeda dormiva seneramente fra le sue braccia.
Con estrema delicatezza, per non svegliarla, Daphne mise la bambina nel lettino. Le rivolse un fugace sguardo e sospirò. Avrebbe tanto voluto riuscire a dormire anche lei.
Di colpo, udì un sonoro crack alle sue spalle. I suoi occhi si illuminarono. Sirius era tornato!
Si voltò, sorridendo pronta a precipitarsi fra le braccia del marito, quando vide Remus Lupin dietro di lei.
Il suo sorriso si spense. “Remus, che ci fai qui?” domandò confusa.
L’uomo non rispose e la fissò, afflitto.
La donna sentì l’angoscia di prima raffiorare. “Remus” cercò di mantenere un tono calmo, ma la sua voce suonò più stridula del solito. “ Remus, dov’è Sirius?”
Nessuna risposta.
“Remus, dimmi dov’ è Sirius!” ripetè Daphne, allarmata.
“Daphne, io…” incomiciò Remus desolato, ma fu interroto da Daphne.
“No, non dirmelo. Ti prego, non dirmi che è morto…”
Remus scosse lentamente il capo. “No, Daphne non è morto…”
“Allora cosa c’è, Remus? Perché non è qui? Parla per amore del Cielo! Non tenermi sulle spine!”lo incalzò lei.
“ Daphne, Sirius li ha traditi” disse Remus abbassando lo sguardo. Il cuore di Daphne saltò un battito. Guardava l’uomo senza capire. “Non può essere…” la sua voce era poco più di un sussurro. Si sentì girare la testa e si lasciò cadere sulla sedia accanto al lettino.
“Sirius li ha traditi. L’Incanto Fidelius è stato infranto, non c’è altra spiegazione”. Remus fece per avvicinarsi alla donna che lo respinse duramente.
“Deve esserci un’altra spiegazione!” inveì contro di lui. “Stai parlando di Sirius, Remus! Del tuo migliore amico, come puoi anche solo pensare…”
“ Era il loro Custode Segreto, nessun altro avrebbe…”
“Oddio, ma ti senti quando parli? Non è stato Sirius! Lui è… era il loro migliore amico, avrebbe dato la vita per James!”
“Daphne, ha ucciso Peter e dodici babbani. L’uomo che amavi non è esiste più. Ha mentito Daphne, ha mentito a tutti noi”.
Daphne emise un gemito .“Non è vero… è impossibile.”. Si prese il volto fra le mani e iniziò a singhiozzare sempre più forte. Remus l’osservò. Non aveva mai visto l’amica così provata.
Si accostò a lei e le circondò le spalle con un braccio. “Lo so che è dura da accettare… ma devi andare avanti, Daphne. Non puoi lasciarti sopraffare dallo sconforto. L’uomo che amavi non è esiste più o forse non è nemmeno esistito”.
“No” Daphne scosse la testa e si asciugò le lacrime dal viso. “No” continuò, risoluta.”Non puoi chiedermi questo. Io lo amo! E non posso smettere di amarlo! Non riuscirei mai ad odiarlo. Lui era la mia famiglia, era tutto per me… e lui ha distrutto tutto ciò che rendesse la mia vita degna di essere vissuta. Tuttavia, non posso smettere di amarlo” fece una pausa guardando Remus negli occhi.
“Come… Come si può odiare qualcuno che hai amato per tutta la vita?” fu l’unica cosa che udì il licantropo dire alla donna, con un tono di voce che apparteneva a una sconosciuta.
“Non lo so Daphne, non lo so…” fu tutto quello che l’uomo riuscì a ribattere.

  
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