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Autore: bianca_louis    02/06/2012    4 recensioni
Tutto cambierà per Alexia quel maledetto giorno in cui si distinguerà dalla folla, sarà la fine dei suoi pianti notturni e l'inizio della sua favole, divenuta realtà.
Quella favola che è il sogno di ogni directioner, di ogni ragazza innamorata di quei cinque coglioni.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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« Ale ora basta però » sentii Niall parlarmi fuori dalla porta.
***

Appena Niall aveva alzato lo sguardo da quei fogli su cui erano scritti nero su bianco i miei pensieri, in preda alla paura del suo giudizio, mi avvicinai ad Harry e gli chiesi dove si trovava il bagno, appena riuscii a capire almeno le prime parole in modo da sapere in quale direzione cercare, corsi di sopra.
Il problema è che a causa della mia sbadataggine caddi per le scale e la mia caviglia non fu molto felice di ciò.
Non riuscivo bene a muoverla, ma comunque mi rialzai e mi infilai in bagno, così chiusi la porta a chiave.
Sentivo i ragazzi che di sotto si chiedevano dove fossi finita, finchè Hazza non disse che probabilmente ero in bagno.
Tutti e cinque corsero su e così ora mi trovo con cinque carote che bussano alla porta del bagno in cui mi sono rifugiata e che mi gridano di uscire: il sogno di ogni Directioner!
Ad un certo punto sentii dei passi, probabilmente stavano scendendo tutti.
Poi sentii qualcuno parlarmi.
« Senti Ale esci di là, non posso sapere cos’hai scritto a Niall ma non possono che essere belle parole.
Pensa a come possa stare lui ora che sembra che tu ti vergogni dei tuoi pensieri.
Buttati e basta, o esci o mi fai entrare, almeno parliamo con calma »
La sua voce era una camomilla per me: Louis era davvero in grado di calmarmi, così aprii la porta.
Quel Kevin formato gigante si buttò tra le mie braccia e giurai a me stessa che non avrei mai interrotto un suo abbraccio.
I suoi abbracci erano come il bacio della buonanotte che ti dà la mamma ogni sera da piccolo, come la storia della buonanotte o il lecca lecca che ricevi dopo essere andato dal dottore.
Era speciale, era magico: tutto qua.
Era come se l’avessi stretto tra le mie braccia altre mille volte prima di questa, come se i miei sogni fossero stati reali.
Non ci volle molto prima che le gambe mi iniziassero a tremate e quando Louis se ne accorse mi fece sedere sul bordo della vasca e andò a chiudere nuovamente la porta a chiave.
E più passava il tempo e meno pensavo alla mia caviglia, che sembrava in realtà non avere nulla di che, così smisi di preoccuparmi.
In seguito iniziammo a parlare.
« Ale, cosa c’era scritto di tanto grave in quella lettera che ti ha costretta a venire fin qui e isolarti da noi? »
« C’erano scritti semplicemente i miei pensieri, ma non so cosa lui possa pensare di essi... »
« Niall non potrà che essere felice, vedrai: ora scendi, io ti starò vicino! »
Così mi convinse e scendemmo.
Appena arrivai al piano di sotto Niall mi venne incontro, e quando mi fu davanti mi persi nei suoi occhi color ghiaccio, lui mi scostò i capelli scuri dal viso e mi diede un bacio sulla guancia, poi mi sussurrò all’orecchio.
« Era bellissima la lettera, ti voglio bene piccola »
Okay, Niall Horan ti ha chiamato piccola. Ale, mantieni la calma.
In realtà non riuscii a resistere dall’abbracciare quell’angelo.
Lui mi strinse talmente forte da togliermi il fiato.
Era un momento perfetto.
Poi Louis passò di fianco a noi e urlò ‘Vas Happenin’ boys?!’
Ma capì subito che non avrebbe dovuto farlo.
« Louis William Tomlinson, come osi rubare le battute ormai da tempo col copyright del qui presente Zayn Jawaad Malik?!
Riceverai ben presto notizie dal mio avvocato! »
Tutti scoppiammo a ridere e così l’attenzione che Niall ed io avevamo l’uno nei confronti dell’altra un momento prima in quell’istante si disperse.
Poi qualcuno da dietro mi poggiò un braccio sulla spalla, era Liam.
Mi girai e gli scoccai un bacio sulla guancia.
Era tutto vero, non più uno di quei sogni che svanivano appena aprivo gli occhi.
Alla fine, quando ci ricordammo della colazione, essa si era già raffreddata e le brioches erano ormai dure.
Così mi proposero di restare per pranzo, anche se desiderai che mi chiedessero di restare anche per cena e poi per sempre.
Perché loro erano la mia felicità, il mio sogno e ora anche la mia realtà, cosa avrei potuto volere di più?
  
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