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Autore: Zwart Bloed    03/06/2012    4 recensioni
Dal prologo:
" Aredhel, contrariata, cercò di scendere dalle sue spalle e continuare il duello.
-Vai! Tieni a mente la nostra promessa e vattene!- urlò il ragazzino, fermandola.
-Ma...
-Niente ma! Scappa, corri via di qui!
E detto questo la spinse oltre lo squarcio. [...]
Spaventati e sconvolti di trovarsi una ragazzina simile nel giardino, comparsa dopo una luce cremisi accecante, nessuno dei due sposi riuscì a parlare.
Fu Sanne a rompere il silenzio creatosi. Si avvicinò alla bambina che li guardava smarrita e confusa, si chinò sulle ginocchia per raggiungere la sua altezza e le mise la mani sulle spalle.
-C-chi sei tu, piccolina? Cosa ci fai qui?- domandò tra un balbettio e l'altro. La piccola ragazzina la guardò negli occhi per molto e, quando decise di potersi fidare, socchiuse le sottili labbra per parlare.
-Io non lo so- rispose mentre una lacrima di sangue le rigava il volto."
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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2. I'm Back

Sono tornata

 

 

 

Castello d'Ombra, Regno della Notte, Helmi

Silenzio.

Un silenzio inquietante.

In nessun luogo si poteva udire un solo rumore. Nemmeno il leggero respiro dei dormienti. Ma non voleva dire che non vi era nessun movimento.

Perché qualcuno sveglio c'era.

Perché il male non riposava mai, rimaneva sempre vigile.

E quel male, stava in quel momento tessendo la sua tela.

Se il piano funzionava a dovere, presto lui sarebbe diventato potentissimo.

L'uomo si alzò dal letto su cui riposava per potersi ammirare allo specchio.

Studiò il suo volto: viso asciutto, mascella quadrata, naso all'insù e labbra sottili. Una vera bellezza per tutti, specialmente le donne. Ed infine gli occhi.

Crudeli, senza pietà alcuna, erano di un nero così oscuro e malvagio che nessuno riusciva a guardarlo in faccia per più di qualche minuto. Tutti chinavano la testa sotto il suo sguardo. Erano decisi e inquietanti, dalla terrificante pupilla bianca, come fosse cieco, ma in realtà, la sua vista era migliore di qualsiasi elfo. In poche semplici parole, incuteva terrore.

Ma l'uomo non si spaventò davanti a sé stesso. Anzi, ne fu rigorosamente orgoglioso.

Io sono colui che governerà il Mondo. E niente potrà fermarmi! – si disse.

E una risata gelida, senza gioia né calore, seguì quelle parole.

 

In un'altra enorme stanza, lontano dall'uomo agghiacciante, un ragazzo sui dodici anni sedeva su un divano in posizione tutt'altro che comoda.

I capelli neri erano in disordine, mentre gli occhi zaffiro spenti.

Mi hai dimenticato.. – mormorò, pensando alla ragazza dagli occhi unici.

Aveva fatto una promessa a quella ragazza, e ne era rimasto oltremodo deluso quando aveva scoperto che lei stessa non l'aveva mantenuta.

Increspò la fronte mentre altri pensieri si fecero largo nella sua mente.

Chi era il ragazzo roscio che stava con lei? Qual era il loro rapporto? Era un amico? O qualcosa di più? Era forse qualcosa che Adrian stesso voleva essere?

Qualsiasi cosa ci fosse, Aredhel era sua. Sua e di nessun altro.

E te lo dimostrerò.. Fosse pure sulla tua stessa pelle.. – giurò pensando agli occhi di lei.

All'improvviso entrò nella stanza un'altra persona, che lo distolse dai suoi pensieri.

Adrian, Kalin ti ha dato un Ultimatum. Entro la prossima settimana dovrai dare la tua risposta – disse un ragazzo alto quanto lui, identico a lui, anche le orecchie erano a punta. Aveva i capelli poco più lunghi di un bruno scuro, e gli occhi erano viola, freddi.

Adrian si alzò, si mise di fronte a lui.

Non ce n'è bisogno, fratello. Ho deciso – affermò convinto.

Dopo tutto quello che era successo, il corvino non se la sentì di rifiutare la generosa offerta del sovrano del regno della Notte dopo che gli aveva ridato suo fratello.

Infatti Dorian, il suo gemello, vittima di un incidente a cui solo il fratello sembrava sopravvissuto, fu dato per morto insieme ai suoi genitori. Fortunatamente era stato trovato dai soldati di Kalin, che l'avevano portato da lui. E il sovrano l'aveva accolto sotto la sua ala protettiva, allevandolo come se fosse figlio suo.

Poi, quando Adrian era fuggito, aveva trovato ospitalità nella stessa Reggia in cui abitava l'altra meta della sua moneta.

E si erano ritrovati.

Questa volta, però, sarebbero rimasti insieme.

Adrian sancì questa promessa silenziosa con un abbraccio al fratello. Erano entrambi commossi.

Andiamo a dirlo a Kalin – disse Dorian sciogliendo l'abbraccio e dirigendosi verso la porta. Poi esitò ed aggiunse.

Bentornato, fratello.

 

Intanto, una ragazza era appena precipitata da due metri di altezza, uscita da un portale rosso. Attraversando quel portale, un'abbagliante luce cremisi aveva illuminato i dintorni.

Cadde di schiena e le sfuggì un gemito di dolore.

Si alzò a sedere, confusa. Intorno a lei si estendeva un paesaggio impresso nella sua memoria remota.

Le mura di Dorthonion..” e infatti, ad ovest, c'erano le mura. Erano enormi, solidi blocchi di marmo bianco, oltremodo resistenti, uniti con la magia dei Draghi Guardiani.

Ad est, invece, si estendeva la Foresta d'Ombra.

Si alzò, si sistemò meglio i vestiti, e si accorse di non indossare il suo pigiama, ma era in jeans e canotta, e si toccò le orecchie, scoprendo di averle a punta.

Ma cosa...

Non perse tempo a blaterare, che decise di entrare in città. Cercò di non farsi riconoscere da nessuno camminando a testa bassa. Vide gli abitanti della città, il suo popolo, girare per i viali nella più totale allegria. Non c'era povertà, non c'era guerra.

Nella sua infanzia era esattamente uguale.

Si diresse al centro del mercato, rivide tutte le bancarelle dei mercanti.

Chi vendeva la frutta, chi vestiti. Chi vasi di ceramica, chi gioielli.

Ne vide uno in particolare che la attraeva.

Si avvicinò al bancone, sopra v'erano i più vari brillanti. Erano strani, ma sapevano di magia. Poi vide quel ciondolo. Era il più unico di tutti: una stella d'oro con al centro un rubino incrociata ad una luna di zaffiro azzurro e circondati da un cerchio di platino.

Senza rendersi conto, avvicinò la propria mano per poterlo sfiorare, ma prima che potesse toccare la pietra comparvero due donne.

Erano avvolta in lunghi mantelli, uno bianco e uno nero.

Sembravano molto giovani.

Chi sei, viandante? – chiese quella col mantello bianco. Il suo tono era duro.

M-mi chiamo Aredhel – rispose lei intimorita. Cercò di abbassare lo sguardo, temendo di essere riconosciuta.

Calma sorella – si intromise la seconda, dal mantello nero e il tono dolce.

Non dovresti trattare così i nostri clienti, specialmente se si tratta di lei.

La donna sottolineò l'ultima parola con enfasi, confondendo Aredhel.

L'altra sorrise, e in quel momento la ragazza seppe che la conoscevano. Ma, a differenza loro, lei non aveva la minima idea di chi fossero quelle due donne.

Voi.. sapete chi sono? – chiese infatti.

Esse risero.

E come potremmo? – rispose la bianca con quella che ad Aredhel sembrò ironia.

Non siamo di queste parti, noi. Siamo viandanti come te. – rispose l'altra. – Allora, vuoi comprare qualcosa?

Allora Aredhel ricordò il ciondolo. Esitò.

Io.. non ho soldi, mi dispiace.. – mormorò con un pizzico di vergogna.

Le donne sorrisero, e presero in mano il ciondolo.

Era forse questo ciondolo che stavate ammirando? – disse la nera, sempre dolcemente. Aredhel annuì.

E vi attrae molto? – riprese la bianca in tono ancora duro. Annuì ancora.

Le due si scambiarono uno sguardo d'intesa, poi sorrisero. Aredhel non poteva vedere i loro occhi però, perciò non poteva capire se fosse positivo o no.

Abbiamo deciso che questo è un omaggio – disse la nera porgendole il ciondolo.

Io.. non posso accettare – ribatté la ragazza. Ma le due insistettero finché non cambiò idea.

Non so come ringraziarvi.. – mormorò tenendo il ciondolo in mano. Lo fissava da qualche minuto ormai.

Le due donne erano silenziose.

Salvando il mondo – rispose all'improvviso quella bianca. Allora Aredhel alzò lo sguardo interrogativo su di loro per chiedere spiegazioni, ma le due donne e tutti i gioielli erano scomparsi. Si guardò meglio intorno, ma non vi era traccia delle due. C'era solo una sacca a terra, ma non sembrava loro. La prese ugualmente, per consegnargliela se mai le avrebbe rincontrate.

A quel punto, Aredhel decise di tornare al castello.

Aprì la sacca e vi trovò dei vestiti. Sembravano fatti per lei.

Sotto di essi vi era un biglietto.

Diceva:

 

Un dono dagli Dei per la Principessa Aredhel,

la Cercatrice dell'Erede.

 

Un dono dagli Dei? Quindi.. Aveva ragione! Le due donne di prima sapevano chi era! Ma.. erano forse Dee? Impossibile. Poteva semplicemente essere tutto uno scherzo. Ma poteva anche essere vero.

Indecisa, indossò il mantello nero nella sacca. Le stava a pennello.

Riprese la sua camminata per il castello al centro della città, senza più fermarsi.

Man mano che andava verso il centro però, vide che i paesani erano in festa.

Allora fermò una donna, e le chiese informazioni.

Scusi, buon signora, mi sa dire perché la città è in festa oggi? – chiese cortesemente all'elfa. Perché lì, tutti erano elfi.

Non è di queste parti, vero? Oggi è festa perché si preannuncia il ritorno della Principessa – rispose la donna con gli occhi pieni di scintille.

Voi l'amate molto.. – si sorprese a dire Aredhel. La donna annuì.

Non c'è cittadino di questa città, anzi, di questo Regno che non la ama. È semplicemente fantastica, cercò di salvare sua madre poco prima di andarsene. E ci riuscì, diede la forza a tutti noi per combattere fino al suo ritorno. O almeno, quasi tutti... – raccontò. Poi cambiò discorso.

Ma ditemi, volete assistere al discorso del Re e della Regina? – le chiese invece. Aredhel, senza farsi riconoscere, acconsentì volentieri.

Camminarono per qualche minuto, nei quali la paesana, di nome Melin, le raccontò tutto quello che si era persa. I suoi genitori non erano cambiati affatto, ogni hanno davano una festa il giorno del suo compleanno.

Avevano portato avanti il regno, ma ogni giorno sentivano la sua mancanza.

E come stanno adesso?

Benissimo, oserei dire! Sanno che la loro bambina tornerà in un tempo brevissimo, quasi presente! L'Incantatrice stessa l'ha confermato a loro – annunciò come se fosse lei stessa la Regina, per quanto entusiasmo provava.

Arrivarono nel cortile interno del castello, e Aredhel poté vedere i suoi genitori sul balcone.

..Così l'accoglieremo noi! – finì di parlare suo padre.

Allora, la ragazza ringraziò Melin e si scusò con lei per non averle detto prima chi era.

Grazie per avermi portato qui, Melin. Sono sicura che i miei genitori te ne saranno grati – disse. La donna non capiva, perciò fu costretta a presentarsi.

Sono Aredhel di Dorthonion, figlia dei tuoi Sovrani – mentre lo disse le fece vedere i suoi occhi.

Allora la donna si convinse. Cominciò a inchinarsi, a piangere, ma fu costretta a smettere perché non voleva farla scoprire davanti a tutti.

Aredhel la ringraziò ancora una volta prima di voltarsi verso i suoi.

Adesso o mai più.. – si disse. Era il momento giusto. Prima che suo padre riprendesse a parlare, incominciò lei.

Re e Regina di Dorthonion! – annunciò facendo voltare lentamente tutti i sudditi radunati nel cortile verso di lei. – Credete che il ritorno di vostra figlia sia vicino?

Il Re Orion la squadrò, non riconoscendola a causa del mantello.

Chi sei, tu, viandante?

Rispondete prima voi, Sire, o non potrò dirvelo!

La Regina Merion rispose al posto suo.

Lo speriamo con tutto il cuore. Non è passato giorno senza che la nostra piccola Aredhel ci mancasse! – esclamò davanti al suo popolo.

Se lei fosse qui, in mezzo ai vostri sudditi, voi cosa le direste? – continuò la ragazza.

Le diremmo solo una parola che contiene tutto il nostro amore: Bentornata – rispose il padre, ancora ignaro, posandosi una mano sul cuore con solennità.

E sia! – disse allora Aredhel.

Si incamminò verso il balcone e la folla si divise, preparandole il cammino.

Poi, una volta sotto, si calò il berretto.

I presenti trattennero il respiro.

Aredhel alzò lo sguardo verso i suoi genitori, che finalmente videro il loro desiderio realizzato. La madre cominciò a piangere, e il padre era commosso.

Sono tornata – disse loro.




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 Angolo Autrice:
 Ebbene sì, sono tornata con un nuovo capitolino..
 Sinceramente non ne sono molto convinta.. ma non ho tempo per cambiare le cose e farmelo piacere.. spero che lo gradiate almeno un pochino.
 E perdonate eventuali errori di grammatica.. non ho riletto.
 Ringrazio tutti quelli che hanno recensito, vale a dire: S_Anonima_E, Kety100 e LailaOsquin. Mi aspetto un'altra vostra recensione ;)
 Alla prossima
 Aredhel
   
 
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