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Autore: sonyx1992    04/06/2012    1 recensioni
Dal capitolo 12:"I sogni sono come i bicchieri: si rompono facilmente.
Vengono chiusi in una scatola su cui viene scritto “fragile” come ammonimento, per ricordarci di quanto sia facile perderli.
Tu prendi la scatola tra le mani, stai attenta ad ogni passo, stai attenta alla stretta sul contenitore, lo appoggi al petto, giusto sotto al mento, per poter cogliere le trappole sul cammino.
Ma stai attenta!
Anche quando mancano pochi gradini i pericoli sono lì, in agguato, nascosti dietro l'angolo, celato dentro due bambini che giocano sulle scale.
Ti incontrano, vi scontrate, cadete; e cadono i sogni.
E quella scatola con la scritta “fragile” ti dimostra la sua fragilità lasciando che i tuoi sogni si frantumino.
GAME OVER.
I tuoi sogni sono distrutti, non vedi? Sono lì, a terra, spezzati in miliardi di pezzi, ormai inutili se non per ferire e tagliare chi posa un piede sopra di loro.
Ed ora cosa fai?
Ti siedi, li osservi, pensi a come andare avanti.
È inutile piangere sul latte versato e sui sogni infranti.
Ti alzi, ti tiri su con le braccia e ricominci, raccogli la scatola, rimetti insieme i pezzi di vetro e vai avanti; cammini fino alla tua destinazione, poi ti fermi e ti siedi di nuovo, vicino ad un cumulo di neve, e con le mani rosse ed infreddolite, inizi a modellarla, a schiacciarla, a toglierla.
Cosa fai?
“Voglio costruire un pupazzo di neve”, mi rispondi.
Ed io osservo la scatola accanto a te, con dentro i tuoi sogni infranti.
Ci guardo dentro e mi accorgo che tra i cocci di vetro un bicchiere è ancora intero; si, te lo giuro, non lo vedi? È ancora lì, si è salvato!
Sorrido perché i tuoi sogni ci sono ancora, nascosti tra i pezzi di quelli infranti, ma ci sono ancora.
Quindi, ti aiuto a costruire il pupazzo di neve."
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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20- DONDOLARSI SUL BORDO DELLA VITA FA COMMETTERE PAZZIE

 

Mattia”

 

 

Ti ha dimenticato”.

Non sarebbe bello se fosse così? Avere un peso in meno sul cuore?

Mi sentirei decisamente meglio se sapessi che Fede è andata avanti, ha fermato il suo pianto e non si è voltata indietro.

Ma tu non sei capace di mentire e fai fatica a capire quello che gli altri pensano.

Sei certa che io voglio conoscere la verità e non una bugia che mi faccia stare meglio.

 

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Le giornate si inseguono monotone e noiose.

Mi appoggio alla scrivania, togliendo le mani dalla tastiera del computer per affondarci dentro il volto.

Fare il giornalista free-lance non è molto proficuo; ma è un lavoro che mi piace quindi lo faccio.

Eppure, questi “blocchi dello scrittore” continuano ad assalirmi, a tormentarmi e obbligano le mie dita a prendersi una pausa.

Tranquille, riprendiamo dopo.

Già, ma quando? Qui il tempo passa, le settimane scivolano via come burro, sciogliendosi sotto un sole sempre più estivo ed afoso, mentre le mie mani sono sempre lì che tremano, immobili, incapaci di continuare.

 

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E ad andare avanti io non ci riesco; sono bloccato come le mie dita.

Tu lo sai bene, mi conosci, sai come sono fatto, sai che anche se sono stato io a lasciarla non riesco a dirle del tutto “addio”.

Per te è stato diverso, non puoi capirmi: tu lo odiavi, lui ti aveva ferito, che senso aveva restare ancora insieme a Nicola?

Per me, invece, non è così: Federica non mi ha colpito così profondamente ed io non ho smesso di amarla come credevo.

È dura andare avanti. Non ci riesco.

 

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Prendere un po' d'aria fresca mi farà bene; è da tanto che non faccio una passeggiata.

Mi metto le mani nelle tasche e, cercando di tenere alta la testa e il cuore, cammino sul marciapiede con passo spensierato.

Bè, spensierato non in senso letterale; ma è comunque un inizio e da qualcosa si deve pur incominciare.

La città è abbastanza affollata e il sole bollente costringe le persone ad uscire di casa, cercando sollievo tra l'ombra degli edifici.

Mi fermo alla fermata dell'autobus e mi siedo su una delle panchine, per prendere un attimo di pausa dall'afa estiva.

Un uomo dalla pelle scura sta in piedi, dandomi le spalle e si dondola sul bordo del marciapiede; mossa pericolosa con le macchine che sfrecciano veloci e che se ne fregano di lui; ma a lui non interessa e gli piace sfidare la vita, non demorde e continua a dondolarsi.

Il pullman dev'essere in ritardo, perché un altro uomo dalla barba corta si guarda continuamente l'orologio da polso, sperando che le lancette si muovano più velocemente.

Mi sento un po' in colpa a starmene qui fingendo di aspettare l'autobus, occupando il posto sulla panchina che spetterebbe a qualcun altro.

Ma, ormai, è troppo tardi per alzarmi: il mezzo arriva e, sbuffando prepotente, si arresta alla fermata, costringendo l'uomo di colore a fermare il suo gioco pericoloso per allontanarsi.

Improvvisamente, sento il bisogno di fare qualcosa, una pazzia o un gesto avventato, dondolarmi anch'io sul bordo di un marciapiede per giocare con la mia vita: mi alzo dalla panchina e, invece di andarmene con le mani nelle tasche, salgo sul pullman diretto al centro della città.

 

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Mia madre si meraviglierebbe di me e mi guarderebbe con rimprovero; lei così orgogliosa per aver educato i suoi figli al rispetto delle regole e delle persone, resterebbe inorridita nel vedermi salire su un pullman senza biglietto.

E forse è proprio per questo che, ad ogni fermata, mi coglie l'improvvisa ansia di veder salire il controllore per darmi la mia meritata multa e il giusto rimprovero.

E, invece, niente, non sale nessuno.

Mia madre non lo saprà mai.

 

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Nel centro della città c'è più rumore; il suono dei clacson fa dà sottofondo ad un progresso marcio ed in decadenza; i muri dei palazzi si decompongono nel tempo e l'umidità cattura la loro vernice.

Continuo la mia passeggiata con le mani nelle tasche dei pantaloni e il solito passo spensierato; questa volta, per davvero: è da quando sono salito su quell'autobus senza biglietto che non penso più a niente e mi godo semplicemente ciò che mi circonda.

La gente si rincorre per le vie, senza riuscire a prendersi; due bambini invece, riescono a catturare la coda di un gatto randagio, che subito soffia infastidito e fugge via; i piccioni zampettano rapidi ed incerti, catturando nel loro becco briciole di pane cadute fuori da un bar; le persone parlano, ridono, sorseggiano caffè insieme e poi prendono strade diverse.

Una ragazza dai capelli ricci sorride ad un uomo biondo che si appoggia sul tavolino del bar che sta dall'altra parte della strada.

Non è possibile.

Federica prende la tazzina con le mani e se la porta delicatamente alle labbra; di fronte a lei, quel ragazzo, quello dell'ospedale, il fratello di Lea...come cazzo si chiamava?

Davide, certo.

Stringo i pugni con forza e cerco di trattenere l'ondata di gelosia che mi assale.

Non posso fare niente, lei non mi appartiene più, lei è libera di ritrovare la felicità che le ho rubato con chi vuole.

Ma Davide...

Va così da un po' di tempo...”

Mi volto di scatto e Lea è dietro di me, che si appoggia ad un bastone e che osserva anche lei i due al bar.

Io abbasso lo sguardo a terra, cercando di contenere il più possibile i miei sentimenti.

Non può farmi così male, non DEVE farmi così male! L'ho lasciata io, non ho nessun diritto di essere geloso e di soffrire così.

Provo a distrarre i pensieri e torno con lo sguardo su Lea, ancora persa a fissare suo fratello e la sua migliore amica.

Dove stai andando?”

Lei si accorge del mio improvviso cambiamento, del mio disperato tentativo di ignorare la scena del bar e lo accetta con due occhi azzurri e dolci.

A dir la verità ero da mio padre fino a poco fa”, indica un'officina in fondo alla strada, “ma mi stavo annoiando così stavo...”, si blocca per un istante, come se dovesse pensare bene al seguito, calibrare bene le parole per farle apparire credibili, “...stavo andando a fare un giro”.

Non ce la fa e la guardo, curioso di sapere le sue vere intenzioni.

Lei tituba, non sa ancora se fidarsi, del resto il nostro rapporto è diventato più saldo solo nel periodo della sua permanenza in ospedale; ma, infine, si arrende, sa di potersi fidare, sa che ormai siamo amici: “...sto andando a casa di Nicola”, confessa e poi il suo sguardo si spegne.

Non era partito?”
Lei annuisce con un movimento debole, quasi impercettibile se uno non la conosce bene, ma io, ormai, la capisco abbastanza da poter cogliere i suoi tentennamenti.

Allora cosa aspetti?”, mi sforzo di sorriderle e allontano completamente la mia mente dal bar di fronte alla strada, stringendo i pugni per un'ultima volta, “Andiamo?”.

 

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Nicola è partito ma non è ancora tornato.

Lea suona qualche volta il campanello sul cancello ma niente, non risponde nessuno.

Sospira amaramente e si trascina sul muretto che costeggia la casa, sedendosi sul bordo e dondola una delle due gambe, quella sana.

Mi metto di fronte a lei con le mani nelle tasche e dopo averla osservata per qualche istante in attesa di qualche sua parola, alzo la testa sulla casa di Nicola, disabitata.

E' via da molto, non è vero?”

E lei abbassa la testa, appoggia le mani sul bordo e continua a dondolare la gamba sinistra, mentre l'altra sta immobile, troppo dolorosa da sforzare in quel movimento ripetitivo.

Torno a fissarla e mi ricorda l'uomo di colore alla fermata dall'autobus, che oscilla sul marciapiede mentre aspetta il suo mezzo di trasporto; Lea è uguale, sembra giocare anche lei con la sua vita, correre il pericolo, rischiare.

Da quanto tempo vieni qui, Lea?”

La sua gamba smette di muoversi e la sua testa si abbassa ancora di più verso il basso.

Da un po'...”, risponde lei con un sussurro incerto, troppo timida per mostrare i suoi sentimenti.

Nicola l'ha ferita, l'ha tradita; lei l'ha lasciato, l'ha dimenticato, ha rifiutato le sue scuse ed ora è qui, ad aspettarlo.

Ma lui non tornerà mai, lo sa bene, eppure è “da un po'” che viene qui a suonare il campanello, a sedersi sul muretto e a dondolare la sua gamba.

Ma perché? Perché non va avanti, non continua la vita per conto suo, non cerca qualcuno che non la faccia soffrire così? Come mai, all'improvviso, Lea sente il bisogno di avere Nicola con sé?

Non capisco tutto questo, non comprendo questo suo inutile lottare e questo suo dondolare sul bordo per avere qualche brivido in più nella vita.

Mi avvicino a lei, le alzo il mento con una mano e il suo volto è bagnato dalle lacrime che continua a versare per un Nicola che non tornerà più.

La spingo indietro, la sua testa si appoggia alla ringhiera sopra al muretto e le mie labbra si avvicinano alle sue.

Ci baciamo.

 

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Non so perché l'ho fatto. Forse per Davide, per Nicola, per Federica. Per chi non ricambia il nostro amore. Per chi ci fa soffrire e finge di non accorgersene.

 

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Lei mi allontana e mi tira uno schiaffo.

Il bruciore si allarga sulla mia guancia e mi costringe ad allontanarmi da Lea e ad appoggiare una mano sul punto colpito.

Stupido!”, inveisce lei e le lacrime continuano a rigarle il volto.

Resta seduta sul muretto, le gambe immobili, gli occhi cielo che cercano spiegazioni nei miei verdi.

Scusa”, riesco a dirle in un sussurro di voce, distogliendo lo sguardo e continuando a massaggiarmi la guancia colpita.

Io...io sto aspettando Nicola, non capisci?!”, lei piange, si tocca con le dita le labbra baciate e guarda anche lei da un'altra parte, “e poi...poi Federica non ti ha dimenticato...”.

Sussulto a quelle parole, sorpreso, le immagini del bar che si ripetono nella mia mente.

Non è vero, lei pensa a tuo fratello e...”

Smettila!!”, urla lei tra i singhiozzi, interrompendo le mie parole, “loro non stanno insieme e lei è ancora innamorata di te!!”, continua a sfogare il suo dolore senza sosta, buttandolo contro di me, “ma cosa ne sai tu? L'hai mai sentita piangere di notte, mentre finge di dormire?! Sussurrare il tuo nome tra le lacrime e poi nascondere gli occhi rossi il giorno dopo? Tu non sai niente, Mattia!! Le non ti ha dimenticato...”.

Le sue parole mi colpiscono come frecce e mi fanno un male cane.

Perché mi dice tutto questo?

Non potrebbe mentire, dire semplicemente “Lei ti ha dimenticato”?

Non sarebbe bello se fosse così? Avere un peso in meno sul cuore?

Mi sentirei decisamente meglio se sapessi che Federica è andata avanti, ha fermato il suo pianto e non si è voltata indietro.

Ma tu non sei capace di mentire e fai fatica a capire quello che gli altri pensano.

Sei certa che io voglio conoscere la verità e non una bugia che mi faccia stare meglio.
O, forse, è semplicemente questo il tuo obbiettivo: farmi soffrire, farmela pagare per quel bacio che ti ho appena rubato.

Ti interrompi e respiri forte, soffocata dalle tue lacrime.

Io resto con lo sguardo basso, la mente affollata dai dubbi e dalle tue parole.

E tutto accade in un lampo.

Il tuo bastone cade con un rumore sordo mentre tu ti stacchi dal muretto facendo forza con le braccia; mi circondi il collo con le mani, aggrappandoti a me per stare in piedi e, tra le lacrime, mi restituisci il mio bacio.

 

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E dondolarsi sul bordo della vita la rende più eccitante, ti mette i brividi, ti dà adrenalina e ti fa commettere pazzie.

 

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Ed ebbene si, sono già qui e voi mi dovete ancora sopportare.
In questo capitolo sono arrivata perfino io ad odiare Mattia ed il finale, inizialmente, era diverso, con Lea che fuggiva via e così...ma alla fine l'ho cambiata...almeno in questo modo i 2 si dividono la colpa, diciamo, ecco...ù.ù
Una relazione tra Mattia e Lea l'avevo davvero esclusa tempo fa ed invece alla fine ho voluto tentare e scriverla...
Vedrete in seguito se la loro storia durerà e come reagirà Federica alla notizia (se verrà a saperlo, naturalmente...).
Lea dice a Mattia che Federica pensa ancora a lui e soffre ancora, non l'ha dimenticato (e poi lo bacia ma vabbè...ù.ù [come potete notare Lea mi ha deluso in questo capitolo]), però Fede continua a stare con sto Davide e possibile che lui, sapendo dei suoi sentimenti da Lea, ricambi??
Ne siete certi?? Ed io vi dico che lo vedete nel prossimo capitolo, che chiarirà (almeno dovrebbe) tutto ciò che riguarda la possibile storia Davide\Federica...
Purtroppo temo dovrete aspettare un pò, devo ancora scriverlo ma in questo momento non ne ho voglia perché so già che sarà lungo...:\
Quindi alla prossima EFP!!!
Un grazie ad WINGEDANGEL (non smetterò mai di ringraziarti e adorarti!! ;) ).
Un abbraccio. :3
=Sony=

 

   
 
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