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Autore: Writer96    04/06/2012    9 recensioni
Lui era il ragazzo incredibile, quello bello e dolce e divertente che faceva impazzire le ragazze e che si faceva adorare dagli amici.
Io era una ragazza più o meno come tutte, fatta eccezione per la mia smodata passione per i libri e la capacità di risultare goffa e incredibilmente timida in qualunque situazione.
E puntualmente mi ritrovavo ad ascoltarlo ogni volta che ne combinava qualcuna delle sue.
-Hayley Core, ragazza londinese. Migliore amica di Liam Payne.
O qualcosa di più?
Dal quarto capitolo
Non avrei mai avuto le forze o il coraggio di allontanarmi da Liam solo per smentire delle voci di corridoio.
Avrei sofferto come un cane e probabilmente quelle sarebbero solo aumentate.
Avrei continuato a fare tutto normalmente.
Come se non avessi saputo niente.
Come se avessi avuto le idee chiare in testa.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '10 Things I didn't give to you'
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"I'm so sorry, I'm so confused, just tell me: am I out of time?"

I Should Have Kissed You, One Direction






Liam era ancora lì, la faccia vicina alla mia e una mano tra i miei capelli.
Mentirei se dicessi che volevo che quel momento durasse per sempre.
Era terribile, in realtà.
Era sospeso per aria, indeciso, totalmente fuori controllo.
Mi avrebbe mandata in bestia quella situazione, se solo non fossi stata così ansiosa di sapere che cosa sarebbe successo dopo.
La chitarra iniziava a pesarmi sulle ginocchia e io stavo cominciando a muovere il piede su e giù, quasi nel panico.
Mi chiesi davvero, per la prima volta, come sarebbe stato avere le labbra di Liam sulle mie invece che sulla mia guancia e quasi trasalii quando mi resi conto che la risposta altro non era che un banale “Sarebbe stato meraviglioso”. Volevo fare qualcosa, scuotere la testa, chiudere gli occhi, sospirare, allontanarmi o avvicinarmi di più, ma rimasi immobile, studiando ciò che passava negli occhi di Liam.
Erano calmi e non c’era traccia di quel tormento interiore alla Edward Cullen che Julie aveva sognato tempo prima. Erano i suoi soliti occhi, dolci e lievissimamente preoccupati, che mi fissavano come si può fissare un bambino addormentato dentro ad una coperta.
Avevo bisogno fisico di Liam, realizzai.
Non quel bisogno spasmodico che aveva Julie di Harry e che finiva sempre in un bacio, no, avevo bisogno di un contatto che mi dimostrasse che era tutto a posto.
Tutto calmo.
Tutto tranquillo.

Il campanello –quello reale, non quello che avrei dovuto sentire nella mia testa di fronte a Liam- squillò con forza, al ritmo di una canzoncina per bambini.
Solo una persona poteva fare una cosa del genere per suonare alla porta, pensai, mentre Liam si allontanava da me controvoglia, dandomi di nuovo la possibilità di controllare le mie azioni e di muovermi.
Zayn Malik lo salutò con un sorriso enorme, a discapito della faccenda dell’essere arrabbiato e tutto il resto, e quando mi vide mimò un saluto militare, fingendo di scattare sull’attenti.
Sbuffai e mi avvicinai a lui e a Liam con le sopracciglia inarcate, trattenendo una risata davanti alla maglietta giallo fluo che Zayn si era messo con l’evidente intento di non passare inosservato.

-Ciao, cartello stradale ambulante...- mormorai, alzandomi sulle punte per baciarlo sulla guancia.
Questa volta il campanello nella mia testa scattò abbastanza in fretta, facendomi notare come Liam, nonostante tutto, mi stesse tenendo una mano sulla schiena come aveva fatto quando ero entrata.
-Tu, brutta malata, fai pigiama-party dove cucini tu e vieni ad imboscarti a casa diciamo più o meno mia e non mi dici niente?- mi chiese, facendo sì che iniziassi a pizzicarmi con il pollice e l’indice la pelle appena sopra al naso.
Liam ridacchiò e ci scostammo per farlo passare.

Zayn, a sorpresa, si spostò di lato, rivelando la presenza di qualcuno dietro le sue spalle. Capelli biondi dalle radici castane e due occhi azzurri che non ispiravano di certo freddezza, il nuovo arrivato sembrava essere più a disagio di me quando Liam stava per... stava vicino a me prima, ecco.
Zayn continuava a tenere le mani alzate di lato, somigliando ad uno di quei presentatori del circo che annunciano l’arrivo del leone e del suo addestratore.
L’altro ragazzo sembrava avere poco in comune con un leone, ma sorrise educatamente sia a me che a Liam, chinando la testa di lato.
-Liam, Hayley, questo è Niall. Niall, questi sono gli idioti di cui ti parlavo prima...- ci presentò Zayn, guardando negli occhi Liam con intensità come a comunicargli qualcosa.

Da bambine io e Sam pensavamo di avere i superpoteri e di poter comunicare telepaticamente, così passavamo ore intere a strizzare gli occhi e a sbuffare cercando di inviarci un qualche pensiero .
Una volta indovinai cosa stava pensando e andammo in giro per una settimana parlando con aria di superiorità del nostro linguaggio segreto, prima di stufarci e passare ad altro.

-Ciao.... ehm, bella casa...- disse Niall, guardandosi intorno, chiaramente in imbarazzo. Mi chiesi cosa avesse lui da spartire con quel pazzo di Zayn, ma preferii non farmi troppe domande.
-Comunque sia, interrompo... le vostre faccende per poco. Siamo venuti qui per invitarvi alla sua festa, sabato. Una cosa carina, per non troppe persone. Mi ha suggerito di invitare qualcuno di simpatico e ho subito pensato a voi...- disse Zayn, sorridendomi e strizzandomi un occhio.
Decisi che doveva essere impazzito del tutto anche lui, prima di girarmi verso Liam.
Lui mi sorrise in una maniera tale che mi costrinse a deglutire nella speranza che nessuno se ne accorgesse e mi limitai a alzare le spalle e a sussurrare un “Perché no?” abbastanza convinto.

-Sentito? Altri due invitati. Horan, di questo passo la tua festa diventerà epica...- commentò Zayn, tornando indietro e riaprendo la porta che aveva accostato solo qualche secondo prima. Io e Niall ci scambiammo uno sguardo che sapeva di scuse e io gli sorrisi, in preda ad un forte slancio d’affetto.
Mi sembrava di vedermi allo specchio, la stessa aria cordialmente spaesata e il modo istintivo di sorridere in risposta all’imbarazzo.
Solo che lui era decisamente più carino.
Non rispecchiava i canoni di bellezza comune, ma sapevo che doveva essere uno di quelli che scatenano l’effetto materno delle ragazze in maniera assoluta.
Con me, funzionava così.
Avrei voluto dirgli di non preoccuparsi, che eravamo esattamente sulla stessa barca, che nella timidezza non era solo.
Ma rimasi attaccata a Liam, perché era il mio scudo e perché non potevo fare altro.
-Avevi detto che si sarebbe trattato di una cosa carina, per non troppe persone...- rinfacciò Liam a Zayn, ma lui aveva già iniziato a cercare le chiavi della macchina e si era interrotto solo per mandarmi un bacio volante e chiamare Niall con un gesto perentorio della mano.
Quest’ultimo mi sorrise di nuovo e io gli porsi la mano, in un attacco imprecisato di educazione e simpatia. Liam gliela strinse subito dopo e commentò con un “Ci saremo sicuramente” convinto all’esclamazione di Niall che diceva di volerci vedere davvero alla sua festa.

-Solo amico tuo può essere uno che porta magliette color evidenziatore e che trascina amici a casa di sconosciuti per invitarli ad una festa...- sgridai Liam, ricevendo in risposta il suo braccio intorno alle spalle.
-Veramente, è amico nostro...- disse lui, facendomi scoppiare a ridere. Non resistetti all’impulso e lo abbracciai, incastrandomi sotto il suo collo.
Stavo imparando a capire, pian piano, quali fossero le cose che erano in grado di farmi sentire bene come poche volte, e questo abbraccio era una di quelle.
Liam ricambiò la mia stretta, portandomi entrambe le braccia alla base della vita e io mi alzai sulle punte, desiderosa di un contatto maggiore, bisognosa del mio Liam.
Lo sentii staccare la testa dalla mia, e ci ritrovammo a guardarci negli occhi, pericolosamente vicini.
Se fossi stata una persona coraggiosa, probabilmente l’avrei baciato oppure gli avrei detto di essere confusa, ma non ero coraggiosa, nonostante mi sforzassi di pensare il contrario.
Ero indecisa, preda di quella smania di fare e quel terrore di fare troppo che mi contraddistingueva.

Fu il caso, diciamo, a decidere per noi.

Mi voltai nello stesso istante in cui lo fece lui, facendo cozzare i nostri nasi e portando le nostre bocche fin troppo vicine.
Quando ci appoggiammo l’uno all’altra, fu solo per un breve istante, nulla di più.
Un bacio a stampo, di quelli che ti costringono a dare quando fai il gioco della bottiglia.
Mi staccai subito, forzandomi, perché non era giusto né per me né per lui, che tutto questo avvenisse in un momento in cui entrambi, o perlomeno io, eravamo confusi, in preda a delle novità assolute.
E non importava quanto sentissi forte il bisogno di appoggiarmi di nuovo a lui e di baciarlo sul serio.
Dovevo resistere, in nome della correttezza.

-Hayley, io... mi.. mi.. dispiace, davvero, è solo che eravamo vicini e... io... non sono sicuro di capirci molto, ecco.- farfugliò Liam quando fummo a distanza di sicurezza. Lo vidi deglutire, a disagio, ma la mia mente non toccò minimamente la possibilità che si fosse pentito di ciò che era successo.
-Tranquillo, nemmeno io ci capisco molto, insomma. E’ solo che... niente. Niente. E’ tutto ok...- borbottai e gli sorrisi subito dopo, mentre lui annuiva, una mano dietro alla nuca e l’aria imbarazzata.
-Ci penseremo... quando... quando sarà il momento. Per ora, devi ancora finire di spiegarmi come funziona quell’altro accordo là e poi aiutarmi con un esercizio di chimica che non ho capito molto bene...- dissi, prendendo la chitarra dal divano, dove l’avevo lasciata prima.

Fu così che passammo il pomeriggio, un po’ lezioni di chitarre e un po’ di compiti, che nessuno dei due aveva voglia di fare. Ogni volta che ci sfioravamo era come se un esercito di porcospini mi camminasse sulla pancia, ferendomi ovunque e facendomi contorcere lo stomaco.
Lentamente riuscii a riacquistare fermezza e una certa tranquillità, tanto che alla fine riuscii a salutare Liam con un bacio su una guancia e un abbraccio.
Ovviamente, ignorando i crampi allo stomaco.
 
-Sono tornata...- dissi, a una Julie che stava finendo di studiare in quel momento. Mi sorrise, con quella faccia  estremamente eccitata che voleva significare “Ho una notizia grandiosa”.
-Ho una notizia meravigliosa!- esordì.
Ecco. Per l’appunto.
-E’ passato Zayn, prima, ti cercava, era con un biondino, Nill, o Naill, no,no, Niall, per invitarti alla sua festa. E siccome non c’eri, ha invitato anche me e Harry. Ma ha detto che poi sarebbe passato da Liam, anche, no? Quindi ci andiamo!- esclamò lei, saltellando eccitata. Io annuii e lei quasi mi strozzò nel saltarmi al collo.
A Julie piacevano da morire le feste, anche quelle di persone sconosciute, a differenza mia che mi ero vergognata come pochi anche solo alla festa di Harry. Notai che si era messa i jeans e una felpa, segno che Harry doveva essere passato.
Sorrisi, mentre lei si staccava da me.
-E voi, che avete combinato?- mi domandò, studiandomi e alzando le sopracciglia quando aprii la bocca senza riuscire a parlare.
Mi avrebbe uccisa.
Oppure avrebbe strillato.

-Abbiamo suonato un po’, abbiamo fatto i compiti e ci siamo baciati. A stampo. Per due secondi, però.- aggiunsi, nel vederla iniziare a tossire. Mi avvicinai a lei e le diedi dei colpetti sulla schiena, facendola sedere su una sedia e guardandola preoccupata mentre tornava di un colore normale.
-E me lo dici così? Così? Oh, io ti ammazzo. E che avete detto, poi? Cioè, state insieme? Vi siete chiariti? Oh, lo sapevo che Zayn diceva la verità, lo sapevo...- strillò lei, facendomi inorgoglire per le mie abilità da indovina.
-Cosa c’entrerebbe Zayn, scusa? E comunque no. Abbiamo detto che siamo solo un po’ confusi e che dovremmo continuare come prima. Almeno fino a quando non capiremo qualcosa.- ammisi e la vidi scuotere la testa con disapprovazione.
Julie mi aveva sempre detto di osare di più.
Di lanciarmi, di non preoccuparmi più di tanto delle conseguenze di ciò che facevo.
Ma era maledettamente difficile e lei lo sapeva benissimo.
-Ha detto che... sarebbe venuto ad interrompere qualcosa di importante.- disse, ma io sapevo che non era tutta la verità. Non glielo feci notare, perché sennò lei avrebbe iniziato a chiedermi del bacio e tutto.
E volevo ancora tenere per me lo tsunami interno che aveva provocato in me quel gesto.
Avevo detto che Liam mi inondava.
Sarebbe stato più corretto dire che ero ormai in balia di tutte le sue azioni.


 
Sabato arrivò troppo in fretta, cogliendomi assolutamente impreparata.
I giorni precedenti avevo avuto altri pensieri per la testa.
Tanto per citarne uno, il bacio mio e di Liam.
Dopo aver stabilito che effettivamente mi faceva disintegrare lo stomaco ogni volta che ci pensavo e che mi rendeva più nervosa di quanto normalmente non fossi, decisi che se Liam non gli dava importanza, non gliene avrei data neanche io.
Avevo la tendenza a decidere cose impossibili, quindi sapevo già in partenza che non ci sarei riuscita.
Ogni volta che la mia testa si avvicinava a quella di Liam sentivo lo stesso fortissimo impulso che quel giorno mi aveva spinto a cercare il suo abbraccio.
Sembrava lottare anche lui quando, dopo un abbraccio, lasciava il suo braccio lì, dietro la mia schiena, deciso a non muoversi.
Era quella, insomma, che la gente definisce una situazione ambigua.
Era facile capire perché avessi completamente dimenticato la festa di Niall, dunque.

Mi era capitato di incontrarlo un paio di volte, quando Zayn se lo trascinava dietro all’uscita di scuola e mi ero resa conto che l’iniziale simpatia provata per lui era azzeccata.
A volte lo guardavo presentarsi alle ragazze che Zayn gli faceva conoscere e ogni volta arrossiva terribilmente, con la mano perennemente infilata tra i capelli biondi.
Mi ricordava me e in qualche maniera mi faceva sentire meno sola di quanto mi sentissi di solito.
-Hayley, che cosa ti metti stasera per la festa?- mi domandò Julie, comparendo in cucina con un asciugamano sulla testa mentre io stavo bevendo il mio tè e rileggevo per la terza volta L’ombra del vento di Zafòn. Sobbalzai e saltai in piedi, afferrando il cellulare e guardando sconvolta l’ora.
-La festa!- urlai, lasciando la tazza sul tavolo con uno schiocco e poggiando il libro a testa in giù, prima di correre come una dannata fino in camera, inciampando su per le scale.
Sentii Julie ridere al piano di sotto e mi imposi di rimanere seria mentre aprivo l’armadio e lo guardavo con aria terrorizzata. Non avevo mai fatto come le protagoniste dei film che aprono i loro guardaroba giganteschi e buttano tutto alla rinfusa sul letto prima di decidere.
Avevo bisogno di pensare anche nel fare questo.

Identificai i leggins e ne afferrai un paio bianco insieme a un cardigan dello stesso colore.
Mi guardai intorno, infilando la testa tra i pantaloni appesi, alla ricerca di qualcosa di mediamente elegante.
Ringraziai mentalmente Sam per quel vestito che aveva lasciato da me e che non si era mai ripresa quando trovai un semplice vestito a palloncino blu a pois bianchi.
Li poggiai sul letto, calciando via le scarpe e saltellando per togliermi i calzini, prima di correre in bagno ed aprire spasmodicamente l’acqua della doccia.
Ero indecisa se mettermi ad imprecare o se sedermi per terra ed iniziare a dondolare avanti e indietro con un cuscino tra le braccia con aria da manicomio e rifiutarmi di uscire.
Alla fine, lo scrosciare dell’acqua ebbe la meglio e io continuai a saltellare facendo tintinnare la cintura contro il pavimento. Julie era apparsa sulla porta e rideva senza ritegno, mentre stava aggrappata alla maniglia della porta per non cadere.
Mi concessi una risata anche io quando le strillai di cercarmi delle maledette ballerine con aria isterica.
Neanche l’acqua della doccia mi fece calmare e, anzi, provocò in me l’ennesimo attacco d’ansia quando mi resi conto che ci stavo mettendo troppo e che non avrei fatto in tempo.
Il pensiero di Liam mi sfiorò per qualche istante e mi fece contorcere e premere la mano sullo stomaco. Ero passata alla fase del dolore fisico, quel mal di pancia alla bocca dello stomaco che rischiava di farmi vomitare da un momento all’altro.
Mi arrabbiai con me stessa quando mi resi conto che Liam aveva smesso definitivamente di essere il mio porto sicuro.
Stavo... crescendo, in un certo senso.

Mi stavo allontanando dalle figure protettrici e mi stavo rendendo conto che non sempre sarebbe bastata una presenza confortante a tirarmi su.
Anche se non ero sicura che crescere fosse sinonimo di rendersi conto di provare qualcosa per il proprio migliore amico dopo cinque fottutissimi anni.
La stizza che mi provocò questo pensiero mi fece catapultare fuori, con l’accappatoio storto e un asciugamano che mi cadeva sugli occhi. Rischiai di scivolare un paio di volte, ma mi salvò Julie che entrò nell’esatto momento in cui stavo per schiantarmi contro la porta, facendo cadere le scarpe con il tacco che aveva in mano.
Le sorrisi riconoscente e continuai a correre, frizionandomi i capelli istericamente.
Mi vestii cercando di non cadere di nuovo e pensai con gratitudine alle ballerine che Julie doveva aver scovato tra le sue decine di paia di scarpe. Davanti allo specchio mi vedevo diversa, più adulta, eppure più bambina, con le guance arrossate e gli occhi che lacrimavano a causa dello shampoo.
Julie aspettò che mi asciugassi i capelli prima di darmi il colpo di grazia, presentandomi con un sorriso smagliante le scarpe di prima, un paio di decolté blu scuro con un tacco basso ma comunque minaccioso.
Non avevo nemmeno la forza di arrabbiarmi con lei. Le infilai rassegnata, guardandola con invidia mentre camminava con disinvoltura nel suo tubino viola, perfettamente cosciente del suo corpo e di ciò che la circondava. Julie non era una delle tipiche ragazze che fanno voltare tutti al loro passaggio, ma aveva quell’energia che alla fine attirava tutti.

Il campanello mi fece sobbalzare e io posai il pennello del fard sul ripiano del bagno prima di correre di sotto, ignorando lo specchio.
Harry era sulla porta, splendente e sorridente.
E accompagnato da Liam.







Writ's corner

L'avevo detto, io, che era qualcosa di spinoso.
Bene. 
Il bacio c'è stato.
Peccato che io abbia voluto fare l'alternativa e mi sia messa in testa di renderlo qualcosa di così... semplice. Timido.
Come primo bacio forse ci sarebbe voluto qualcosa di più, lo ammetto.
Ma volevo essere più "IC" possibile e penso che nessuno dei due avrebbe fatto chissà cosa in una situazione del genere.
Ok, niente da dire.
L'unico che manca, come entrata in scena, è Lou.
Ma lui arriverà, tranquille (Capito, ACE?)

Aggiorno prima perchè domani non avrei potuto ed è meglio l'anticipo che il ritardo.. :3
Un bacione e grazie a tutte!
Writ
   
 
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