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Autore: Emily Kingston    07/06/2012    5 recensioni
Cosa succederebbe se Ron avesse un incidente e perdesse la memoria? E se non ricordasse tutto ciò che è accaduto dopo i suoi undici anni? Riusciranno Harry ed Hermione a fargli di nuovo ricordare di loro?
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“Purtroppo vostro figlio ha riportato una lieve forma di amnesia, probabilmente causata dall’incidente.”
“A-amnesia?” Molly si portò una mano alle labbra.
“Non ricorda niente di ciò che è successo dopo i suoi undici anni.”
Alle spalle dei coniugi Weasley, i ragazzi sussultarono, guardando automaticamente verso Ron.
I due ragazzi sconosciuti lo fissavano con aria spaventata.
“Ehi, io sono Ron, ci conosciamo per caso?”
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Famiglia Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Ron sospirò, appoggiandosi sulle gambe il panino che si era preparato quella mattina.
“Eccomi, eccomi!” una trafelata Hermione si dirigeva correndo verso di lui, una bottiglietta d’acqua in una mano e dei tramezzini confezionati nell’altra. “Scusami, dovevo finire di compilare delle pratiche urgenti.”
Ron scrollò le spalle, facendo posto ad Hermione sulla panchina.
La ragazza si sedé con un sorriso, massaggiandosi le caviglie doloranti a causa dei tacchi.
Ron la osservò mentre si rassettava i capelli scompigliati, imprecando contro i ciuffi arricciolati che non ne volevano sapere di stare dove diceva lei.
Quando finalmente si rilassò contro lo schienale di legno della panchina, iniziò a scartare il suo pranzo, spostando lo sguardo su Ron.
“Che c’è? Ho qualcosa di strano addosso?” disse, avendo sorpreso il ragazzo a guardarla. Ron si affrettò a scuotere il capo, srotolando il proprio panino dal fazzoletto nel quale l’aveva avvolto.
“Sei silenzioso oggi, è successo qualcosa?” domandò Hermione dopo diversi minuti di silenzio in cui Ron non aveva fatto altro se non divorare quasi con violenza il proprio panino.
“No, sono solo stanco, Harry e Ginny non mi fanno dormire molto la notte, sai…” rispose, arrossendo sulle orecchie.
Hermione scoppiò a ridere, appoggiando la confezione ormai vuota dei suoi tramezzini sulla panchina.
Ron la guardò inarcando un sopracciglio.
“Scusa,” ridacchiò la ragazza, portando una mano davanti alla bocca. “È solo che sei buffo.”
“Buffo?”
Hermione annuì, continuando a ridacchiare tra sé.
 “Sì, sai, quando arrossisci. Sei buffo.”
Ron cercò di seguire lo sguardo della ragazza che, automaticamente, era andato alle sue orecchie.
“Oh, dici per le orecchie?”
Hermione annuì, appoggiando una mano sulla pancia, dolorante a causa delle risate.
“Il rosso ti dona però,” aggiunse, con una risatina.
Ron alzò gli occhi sui ciuffi rossi che gli ricadevano sulla fronte e la guardò inarcando le sopracciglia.
“Meno male, pensa cosa sarebbe successo se fosse stato il contrario. Sarei stato carino quanto Malfoy con i capelli rosa.”
Hermione scoppiò a ridere, figurandosi un Malfoy arrabbiatissimo che, per qualche scherzo del destino, si era ritrovato la capigliatura tinta di un bel rosa acceso.
Le risate di Hermione riempirono il silenzio del parco per diversi minuti, nei quali Ron si concesse il lusso di osservarla di sottecchi, soffermandosi sulle fossette che le si formavano sulle guance o sugli zigomi arrossati.
 
Ron sbuffò, trascinando una pila di libri tra le braccia. La professoressa McGranitt gli aveva detto che se non avesse provveduto immediatamente ad alzare la sua media in Trasfigurazione non avrebbe mai passato gli esami finali e, tra la ramanzina della professoressa e le innumerevoli urla di Hermione, si era convinto – o meglio, si era ritrovato costretto – ad andare in biblioteca per studiare.
Un altro sbuffo sfuggì dalle labbra del ragazzo che, annoiato, camminava tra gli scaffali zeppi di libri.
Troppo distratto ad imprecare contro i quattro fondatori di Hogwarts, non notò una mattonella un po’ rialzata rispetto alle altre e inciampò, facendo cadere i libri a terra con un gran fracasso.
Per qualche minuto nell’aria risuonò solo il rumore fatto dai libri che cozzavano contro il pavimento, ma Ron non se ne curò più di tanto. Il suo sguardo era stato catturato da Hermione che, seduta ad uno dei tavolini, leggeva attentamente un alto tomo dalle pagine ingiallite.
La caduta dei libri non l’aveva distratta dalla sua lettura e lei, imperterrita, continuava a scorrere ogni riga con le sopracciglia inarcate; ogni tanto si portava i capelli dietro le orecchie, sbuffando.
Poi, dopo aver voltato qualche pagina, le scappò un sorriso, evidentemente soddisfatta per aver trovato ciò che cercava.
Era così carina in quel momento, con le labbra inarcate all’insù, le fossette sulle guance e la luce del sole che tramontava addosso, che Ron non si sognò minimamente di spostare gli occhi da lei per rialzarsi, raccattare i suoi libri e fare in modo che Madama Pince non si accorgesse che era stato lui a disturbare la quiete della biblioteca.
 
“Merlino,” ridacchiò Hermione, alzandosi. “Sarà meglio che vada, ho ancora un sacco di documenti da sistemare.”
Ron annuì, guardandola mentre si ricomponeva. “Ci vediamo domani?”
Hermione sorrise e annuì, allontanandosi dalla panchina.
Il ragazzo rimase a guardarla andare via e poi sospirò, passandosi una mano tra i capelli.
 
La porta sbatté alle spalle di Ron ed il rumore rimbalzò tra le pareti.
Harry era rimasto inchiodato a lavoro a causa di una riunione e Ginny doveva allenarsi quella sera.
Con un sospiro, si diresse a passo spedito in camera sua, buttandosi sul letto.
Si appoggiò le mani sugli occhi e sbuffò.
Ormai erano diversi mesi che lui ed Hermione avevano ricominciato a frequentarsi come amici e mano a mano che il tempo passava ricordava sempre più cose. In ogni parola, ogni gesto, ogni sorriso che Hermione faceva c’era un ricordo.
Tutti quei ricordi che negli anni aveva cercato o sperato di trovare, adesso si presentavano davanti ai suoi occhi così chiari da sembrare che fossero sempre stati lì.
In un certo senso, Ron aveva come la sensazione che si fossero presi gioco di lui.
Sospirò, allontanando le mani dal viso e chiudendo gli occhi.
 
“Non sarai da sola, Hermione. Ti aiuterò io!”
Hermione lo guardò con gli occhi velati di lacrime e, esalando un ‘Oh, Ron’, si gettò tra le sue braccia, strofinando il volto nell’incavo del suo collo.
 
“Hermione, sei la persona più straordinaria che io abbia mai conosciuto, e se sarò di nuovo sgarbato…”
Hermione si sedé sul divano, guardando Ron di sottecchi. “Saprò che sei tornato in te.”
 
L’infermeria era silenziosa quando la McGranitt li precedé all’interno della stanza. Scambiò un paio di parole con Madama Chips e poi permise loro di entrare.
Quando Ron ed Harry furono in grado di vedere il motivo per cui la partita di Quidditch era stata sospesa, nonché il motivo per cui si trovavano lì, il cuore di Ron mancò un battito.
“Hermione!” gemette, osservando il corpo pietrificato della ragazza steso su uno dei lettini.
 
“Tranquillo, possiamo sistemarlo,” disse Hermione, prendendogli la pergamena dalle mani e tirando fuori la bacchetta.
Ron si rilassò contro lo schienale della poltrona. “Ti amo Hermione.”
 
Hermione lo guardava con rabbia, le braccia incrociate al petto e le sopracciglia inarcate.
“E cosa ho detto esattamente, posso saperlo?”
Ron deglutì, continuando a tenere una mano pressata contro il proprio petto e l’altra, che conteneva l’Horcrux distrutto, ciondoloni lungo il fianco.
“Il mio nome. Solo il mio nome. Come un bisbiglio.”
 
Hermione avanzò verso di lui in Sala Grande, guardandolo con le gote arrossate ed una strana luce negli occhi.
“Buona fortuna, Ron.”
Alzandosi sulle punte dei piedi gli scoccò un timido bacio sulla guancia e, imbarazzata, tornò a sedersi tra i Grifondoro.
Ron rimase immobile per qualche secondo nel bel mezzo della Sala Grande, gli occhi sbarrati ed una mano appoggiata sulla guancia appena baciatagli da Hermione, come per accertarsi che non era stato tutto un sogno.
 
“Dobbiamo farli fuggire, non possiamo chiedergli di combattere per noi. Non vogliamo altri Dobby, no?”
Il fracasso provocato dalle zanne di basilisco che caddero dalle braccia di Hermione, si mischiò ai rumori della guerra. Ma Ron non fece in tempo a capire cosa fosse successo esattamente, che si ritrovò Hermione addosso, incollata alle sue labbra.
Non ci mise molto a lanciare il manico di scopa e le zanne che teneva in mano per avvolgerle la vita e stringerla a sé, premendo le sue labbra più forte contro quelle della ragazza, approfondendo il bacio, assaporando finalmente quella bocca che aveva desiderato per fin troppo tempo.
“Vi sembra il momento?!” gemette Harry.
Se Ron avesse avuto la forza di separarsi dalle labbra di Hermione gli avrebbe detto che, sì, era proprio il momento.
 
Ron spalancò le palpebre, annaspando. Sentì la porta di casa sbattere ed i passi di Harry sul pavimento.
Con uno scatto di reni balzò giù dal letto, i ricordi che ancora gli vorticavano in testa, e si precipitò nell’ingresso, dove il suo migliore amico stava appendendo il cappotto all’attaccapanni.
“Ron,” disse, alzando gli occhi su di lui. “Che è successo? Sembri stravolto.”
Ron prese un respiro profondo e guardò Harry diritto negli occhi.
“Mi ricordo, Harry,” disse. “Mi ricordo tutto.”

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Salve a tutti! :)
E' un po' che non mi faccio sentire, anche se ho continuato a postare i capitoli, non ho più lasciato commenti. Mi dispiace tanto :(
Comunque, ci tenevo a ringraziare le cinquantatré persone che seguono questa storia e tutte le altre che l'hanno recensita o solamente letta. Grazie davvero. 
Ormai mancano solo un paio di capitoli alla fine e spero che non vi deluda!
A presto, 
Emily. 
   
 
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