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Autore: AhiUnPoDiLui    09/06/2012    0 recensioni
Questa raccolta di racconti potrei definirla un insieme di resoconti letterari, resoconti di vicende comuni, quotidiane; vicende che hanno suscitato in me alcuni pensieri, che magari arriveranno sino a voi. Dedicata a G.V.
Racconti pubblicati:
1-Concerto;
2-Coincidenze;
3-Giochi di ruolo;
4-Silenzio.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Concerto

 

Uno saltò che pareva volare, l’altro menava la chioma col ghigno di satana, la voce ululava alle stelle, gorgheggiando, strepitando, era un pianto di gioia, e dietro i fusti quelle due bacchette, vive d’una vita propria, fremevano d’una carica elettrica che s’era spanta dilagando anche tra le mani alzate, le bocche dischiuse e gli occhi luccicanti del pubblico. Quel momento parve allungarsi, s’allungò; crebbe un’attesa febbrile, e le luci sconvolte impazzivano sugli assi del palco, follia incandescente d’arcobaleno; la chitarra piegandosi saettava riflessi arancioni, discendendo da nuvole di porpora; pugni s’alzavano, tendendosi verso il cielo, e si scatenò infine l’esplosione: i piatti vibrarono, le corde tremarono, un lampo attraversò dai fari l’intero parco, e calò un sipario d’ombre. Seguì uno scroscio d’applausi, temporale estivo, breve, intenso.
         << Fotonico! >> esclamò Gigi, stringendo ancora tra le unghie il microfono. Gli altri si davano pacche sulle spalle, e strette di mano, con tutto quel sudore. Max ripose il sassofono, carezzandolo quasi un trofeo. Michele lanciò nella bruna marea di volti sorridenti il plettro, compiacendosi di suscitare un’onda schiamazzante sulla riva. Alberto riponeva tutto mogio il quattrocorde nella custodia. Sorrideva di tanto in tanto, quando uno dei compari veniva a complimentarsi, ma subito si rabbuiava.
         << E ora tutti a bere! >> gridò Gigi. Tutti fecero << sì! >>, già gli veniva da brindare, ancora prima di avere un bicchiere in mano. Si lanciarono giù per le scalette del palco, e percorsero in fretta il backstage, portando il carnevale agli organizzatori del festival. Alberto li seguiva da dietro.
         << Grandi, ragazzi! >> esclamò Robbie, che in ogni festival che si rispetti dev’esserci un Robbie. << Era da tempo che non assistevo ad uno spettacolo così! Grandi, davvero! Avete già incontrato Francesca? Chiedete a lei per il bere e per il mangiare! >>
         << Proprio per questo siamo qua! >> gridò Max, lanciando attorno lo sguardo. << Dov’è questa Francesca? >>
         << Al bancone delle ordinazioni >> fece Robbie, sorseggiando dal suo bicchiere. Lo ringraziarono, e partirono verso il banco delle ordinazioni, godendosi i complimenti, le moine, gli scherzi che raccimolarono per via. Alberto veniva per ultimo.
         Francesca era una gaia ragazza col dono del sorriso, e veniva da domandarsi se più della birra e della salsiccia fosse lei il motivo di tante ordinazioni; li accolse a braccia aperte, sfarfallando occhiate luccicanti, di quelle giocose che sembrano coriandoli, e intanto si teneva un ricciolo tra le dita, facendolo saltellare come un pupazzo.
         Max com’era costume ordinò per primo, e ci cascasse il mondo se non gliene veniva anche della senape come Dio comanda; poi toccò a Gigi, che prima di un concerto gli si chiude sempre lo stomaco, e subito dopo si mangerebbe un coccodrillo con tutta la coda; Michele, che tra l’altro non aveva di simili problemi e prima di montare sul palco aveva mangiato peggio d’un affamato del deserto, decise di fare compagnia agli amici, poiché prima di tutto ci va l’educazione, componendo all’istante un panino meglio d’una sinfonia in la minore. Alberto non si vedeva. Allora si misero a chiamarlo, ma di lui proprio nessuna traccia.
         << Quando lo trovate mandatemelo >> fece Francesca, e si occupò di quelli che attendevano in fila.
         Cercarono un tavolo, vagheggiando ancora le sensazioni del tripudio, e certo non dimenticando nemmeno di tessere le dovute lodi alla gaiezza femminile. Seduti ad un tavolo un po’ in disparte, ricomparve ad un tratto dalle brume della marea la zazzara sudaticcia e floscia di Alberto, con un’aria torva da far paura, non si capiva dov’era stato. Pareva avere un limone in bocca, tanto amaro era il suo sorriso, e Michele gli domandò se era un periodo di stitichezza, che si teneva tutto dentro. Alberto aprì bocca, ma Gigi era ancora fuori di sé, e non l’avrebbe trattenuto nemmeno il cipiglio serio di sua madre, e ne sparava una dietro l’altra.
         << Eccezionale! Eccezionale! >> sbraitava di continuo, << meglio ancora di Maiolica! >>
         << Beh, anche a Maiolica abbiamo fatto la nostra porca figura! >> gridò più forte Michele, e bisognava aspettarselo, lui che non aveva mai critiche per nessuno, tanto meno per se stesso.
         << Sì, ma qui, oggi!, è stata una bomba! >> riprese Gigi. << Eravamo uniti, forse addirittura più del solito, più vicini, ed è per questo che abbiamo fatto uno spettacolo così bello! >>
         << Vero! >> commentò Max. << E poi c’era una resa collettiva da far paura! Credo che non abbiamo mai avuto una qualità di gruppo tanto elevata! >> E tutti erano d’accordo. Alberto annuiva meccanicamente ad ogni affermazione, come un tic dell’orologio, e quando Michele gli domandò lui cosa ne pensasse veramente, cominciò: << Beh >> si teneva le mani in tasca, un piede sopra l’altro, << a Maiolica io ho suonato meglio … qui non sentivo niente, maledetto fonico, e non riuscivo a venirne fuori … ! >>, ma fu interrotto, era arrivata Francesca, la potevi indovinare anche dietro quell’esercito ondeggiante di bicchieri messi in fila. Posò il vassoio sul tavolo, sorridendo alle spavalderie di Gigi, che la voleva assolutamente vedere sotto il palco << del 15 >>; avrebbero suonato le canzoni di quella sera più altre, e magari gliene avrebbero dedicata addirittura una, certo però doveva venire, le dediche non si fanno mica a distanza. La Francesca frizzò una risatina delle sue, e prima d’andarsene fece un occhiolino malizioso, da languirci sopra.
         << Par chiaro >> sentenziò allora Max, << che quel sorriso era tutto per me! >> Gli altri scoppiarono a ridere, prendendolo in giro: erano per certo tutte là ad aspettare lui, e fargli la maliarda! Proposero un brindisi << al meraviglioso concerto >>, e stavano già per risuonare i soliti rintocchi vetrati, quando s’accorsero che Alberto non aveva ancora ordinato nulla per sé.
         << Cosa aspetti? Richiamiamo la Francesca, Alberto deve ordinare! >> urlò Max, e si propose addirittura di tornare lui stesso al bancone, con tutta quella strada, per fare l’ordinazione dalla Francesca. Ma Alberto non aveva sete.
         << Che dici? Massù, bisogna brindare tutti! >>
         << No … sono apposto così, grazie. >>
         << Dai! Ladro! Spia! >>
         << Chiamami pure così … >>
         Le tentarono tutte; ma dopo un po’ dovettero accettare che quel muro era troppo duro per poterlo abbattere. Se ne dispiacquero molto, soprattutto Gigi, a queste cose ci teneva. Sollevarono i bicchieri, e tornarono a chiacchierare. Qualcosa però s’era spento. Parlarono un po’ di questo, un po’ di quello; raccontarono qualche vecchio aneddoto, tanto per andare sul sicuro; fioccò qualche vecchia barzelletta impolverata, che aveva il gusto delle cose stantie; improvvisamente si ritrovarono a tacere; si guardavano attorno, un po’ qui, un po’ lì; sorseggiavano dai bicchieri, con l’aria di soffocarci.
         Gigi udì alcune parole che si dicevano due amiche al tavolo vicino al loro.
         << In verità >> diceva una, << non ho lasciato Marco perché non fosse una bella persona, o perché non mi piacesse più … Del resto, l’ho così tanto amato … È solo che, sai, la nostra intimità non era più … intima. Egli era bravo, per carità, scusami l’espressione, ma per quanto s’impegnasse a darmi tutto il piacere del mondo, lo sentivo distante, non mio, come se fossimo stati su due mondi diversi. Lui amava vedermi totalmente coinvolta in quello che faceva, ma io mi sentivo messa da parte … Preferivo Massimo. Nessuno mi ha mai fatto sentire tanto amata, tanto amata che non importava affatto d’esser bravi. >>

  
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