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Autore: _Connie    09/06/2012    7 recensioni
«Non vorresti mangiare questo bel frutto, ragazzino?»
A parlare improvvisamente –facendo venire un principio d'infarto alla navigatrice– era stata una vecchia incappucciata, la quale tendeva uno strano frutto metà rosa e metà blu ai due pirati con un altrettanto strano sorrisino.
Genere: Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Franky/Nico Robin, Rufy/Nami, Sanji/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: Gender Bender
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~Capitolo 14~

 
Si erano svegliati tutti di buon'ora, quella mattina – persino i due spadaccini che, al contrario, erano abituati a dormire per parecchie ore – e si erano avviati verso il sentiero che avevano scoperto il giorno prima, sicuri di trovare e di dover affrontare la strega alla fine di esso.
Usopp, per tutta la durata del percorso, non aveva mai smesso di tremare come una foglia e di camminare il più possibile vicino a Zoro – con grande disappunto di Sanko, che voleva invece essere l'unica a godere della vicinanza del suo principe azzurro – lanciando occhiate nervose in tutte la direzioni.
Se lo sentiva fin dentro le viscere: non sarebbero usciti vivi da Olympos. Non con quella strega in circolazione, almeno. Era anche fin troppo ovvio che tutti quei pericoli che avevano affrontato erano stati opera sua, vista la loro pericolosità, e non osava pensare cosa avrebbero dovuto affrontare una volta arrivati alla fine del sentiero.
«Sentite, ragazzi... Non dovremmo prepararci prima di affrontare la strega? Nel suo antro potrebbe avere chissà quali pozioni magiche da usare contro di noi, oppure potrebbe ricorrere ai suoi poteri...»
«Davvero, Usopp?», domandarono i due medici, con fare impaurito.
«Yohoho! Questo sì che fa paura!», aggiunsero i due musicisti, spaventati quanto loro.
«Non dire sciocchezze», sbuffò Zoro. «Secondo me non esiste nessuna strega.»
«Sono d'accordo con lui», assentì Zoroko.
«Allora come ha fatto la vecchia ad arrivare prima di noi? Ad affrontare da sola tutti quei pericoli? E come fanno ad esserci così tanti mostri e fenomeni strani su quest'isola? Secondo me esiste eccome, la strega!»
«Tutti questi eventi sono fin troppo strani, ci deve essere per forza qualcosa sotto», osservò Robizo.
«Bene, allora! Tra poco lo scopriremo!», esclamarono eccitati i due capitani, richiamando l'attenzione di tutti e indicando la fine del sentiero, ormai vicina.
 
«E questo che diavolo significa?»
Le due ciurme pirata non poterono fare a meno di rimanere sbigottite da ciò che trovarono una volta arrivate allo spiazzo che si trovava alla fine del sentiero: quel  piccolo tratto di terreno era dominato da una casetta di legno dal tetto spiovente, sul cui retro si trovava una specie di recinto.
«Non posso credere che esista qualcuno che abbia il coraggio di vivere quassù», affermò Nami, guardandosi intorno stupefatta. «Quest'abitazione non sembra per nulla disabitata.»
«Già», annuì Robin, che intanto si era diretta verso il recinto. «Ma forse un motivo per cui qualcuno dovrebbe vivere qui c'è.»
Tutti si avvicinarono al recinto, curiosi di vedere ciò che l'archeologa stava indicando loro: al centro di esso c'era un albero, molto più basso di quelli che avevano trovato nella foresta e non più alto di una persona adulta, che però aveva la particolarità di avere le foglie rosa e il tronco blu.
«E' l'albero dei Genbe!», esclamarono tutti in coro, stupiti.
«Esatto, è proprio lui. Ed è di mia proprietà.»
I pirati si voltarono di scatto verso la direzione da cui proveniva quella voce. Davanti a loro, c'erano la stessa vecchia che aveva dato a Rufy un frutto Genbe e, al suo fianco, un uomo sulla quarantina, che aveva lo sguardo puntato sui due navigatori e un'aria terrorizzata.
«Tu sei il tizio dell'Eternal Pose!», esclamò Namizo, stupito.
Usopp era paralizzato dalla paura. Ecco, era davvero finita. La strega e il suo aiutante erano arrivati e loro non avevano vie di scampo. La vide alzare lentamente la mano destra verso la loro direzione e, mentre tutti si mettevano in posizione di combattimento per contrastarla, lui rivide tutta la sua vita in pochi secondi. Avrebbe voluto diventare un coraggioso guerriero dei mari per rendere fieri i suoi amici e suo padre, avrebbe voluto riabbracciare la sua adorata Kaya... ma ormai la sua ora era arrivata.
Chiuse gli occhi d'istinto, aspettando che la strega gli lanciasse uno dei suoi sortilegi. Ma, non essendo successo nulla nei secondi seguenti, li riaprì lentamente, quasi si fosse aspettato di essere investito di lì a poco da una luce accecante.
Quella si trovava ancora immobile sul posto dove l'aveva vista prima, puntando verso di loro il palmo della mano aperto.
«Cinque.»
«...Eh?»
«Sono cinque milioni di berry a frutto, prego.»
Caddero tutti a terra con un tonfo. E ora che significava tutta quella storia?
«Scusa, in che senso?», domandò Frankiko nella sua direzione.
«Nel senso che mi dovete pagare il frutto Genbe che quel ragazzino si è mangiato sull'altra isola e quelli che vorrete prendere dall'albero», rispose la vecchia, come se fosse la cosa più normale del mondo. «E non dimenticate di pagarmi anche l'Eternal Pose che avete preso dal mio assistente.»
Nami le si avvicinò, ancora scettica. «Vuoi dire... che non sei una strega?»
A quelle parole, l'altra scoppiò in una fragorosa risata. «Strega? Ne ho avuti di soprannomi, ma uno del genere non mi era mai stato affibbiato!»
«E allora come hai fatto ad arrivare prima di noi?»
«Probabilmente il vostro Eternal Pose è difettato, ma dovrete comunque pagarlo, visto che vi ha portati a destinazione.»
«E le piante carnivore? Gli animali più grandi del normale?»
«Questa è la Grand Line, ragazza mia, dovresti sapere che le stranezze sono all'ordine del giorno.»
«E quelle strane sabbie mobili come le spieghi?»
«Mai sentito parlare di savane tremanti*?»
«E allora come avete fatto voi due ad arrivare fin quassù senza problemi?»
«Abbiamo usato il sentiero nuovo.»
La vecchia ne indicò uno poco distante da loro.
«Per di là si arriva al villaggio dell'isola. Tutt'intorno è disseminato di trappole per allontanare piante carnivore e animali, quindi non ci sono pericoli. Non avrei mai pensato che dei ragazzi avrebbero avuto il coraggio di usare il vecchio sentiero!»
Nami si accasciò a terra, depressa. Non era possibile che, dopo essere sopravvissuti a mille pericoli ed essere arrivati a destinazione, scoprissero sempre troppo tardi che esisteva una strada molto meno pericolosa per arrivarci. Aveva sempre sperato che, dopo Skypiea, non accadesse più, ma era chiaro che c'era un dio che non la vedeva di buon occhio – chissà, forse era proprio Ener che voleva vendicarsi per averlo sconfitto.
Era una maledizione, non c'erano dubbi.
 
Dopo una mezz'ora buona di contrattazioni e dopo che i due navigatori si erano arresi e avevano pagato, sotto ricatto, l'intera somma che la vecchia aveva preteso, le due ciurme pirata erano tornate sulla nave, questa volta usando il sentiero sicuro.
«Quei due truffatori! Farci andare nei guai solo per poter guadagnare soldi! Assurdo!»
Nami non aveva fatto altro che sbraitare per tutta la durata del viaggio di ritorno, ancora arrabbiata per aver dovuto sborsare tutti quei berry.
«Dai, Nami, non te la prendere! In fondo è stata un'avventura divertente, no?», le sorrise Rufy, per farla calmare un po'.
«Tu non parlare!», abbaiò l'altra, mollandogli un pugno in testa. «E' colpa tua se tutto questo è successo!»
«Almeno non era una strega! Ho avuto una fifa terribile...», ammise Chopper, che in quel momento si trovava sulle spalle di Zoro.
«Noi ve l'avevamo detto», disse Zoroko con fare ovvio.
«Comunque, ormai non ha più importanza: siamo finalmente riusciti ad avere un frutto Genbe, no?»
Le parole di Robizo fecero intristire tutti: era vero, la loro avventura insieme era finita e ora non restava altro che separarsi.
«Ehi, Rufiko...», iniziò Rufy, con il frutto tra le mani e il cappello di paglia leggermente abbassato a coprirgli gli occhi. La ragazza lo guardò preoccupata: quando loro due facevano così, non era mai per qualcosa di bello.
«Vedi di diventare la Regina dei Pirati, mi raccomando!», disse invece l'altro, sorridendole sinceramente.
Rufiko ricambiò il sorriso. «Ci puoi scommettere! E tu sarai presto Re dei Pirati, ne sono sicura!»
Veder ridere i due Monkey D. riuscì a risollevare il morale generale. Era inutile girarci intorno: non avrebbero mai potuto incontrare dei capitani come loro.
Senza ulteriori indugi, Rufy addentò il frutto, e la ciurma che aveva richiamato da un altro universo per uno strambo caso del destino sparì in quello stesso instante.
 
«Che diavolo vuoi, alga?»
Sanji si trovava da solo in cucina davanti ai fornelli a preparare il pranzo e, naturalmente, a rimpiangere le sue adorate dee sparite solo qualche ora prima. O, almeno, pensava di trovarsi da solo in cucina. Evidentemente si sbagliava, viste le braccia possenti dello spadaccino che gli erano appena andate a circondare la vita.
Zoro poggiò il mento sulla sua spalla. «Nulla in particolare», gli rispose, prima di trusciare il proprio naso tra i suoi capelli per respirarne il profumo e iniziare poi a lasciare una scia di baci leggeri sul suo collo.
«Non mi pare che questo sia “nulla in particolare”», lo prese in giro il cuoco, nonostante quelle attenzioni non gli dispiacessero più di tanto. «Sto cucinando, quindi levati da dosso, marimo in calore.»
A quell'esortazione, lo spadaccino gli mise il muso, come un bambino a cui era appena stato negato un gioco.
«Non fare storie e levati», gli ripeté Sanji, per niente toccato da quell'espressione. Certe volte gli sembrava proprio un bambinone, e dire che era conosciuto come “il Demone dell'Est”.
Questa volta Zoro gli diede ascolto, ma la sua espressione era passata rapidamente all'arrabbiata.
«E dillo che avresti preferito che fossi nato donna! Zoroko non sembrava dispiacerti così tanto, vero?»
Sanji si immobilizzò, spiazzato da quelle parole. Sapeva che quell'alga fosse un tipo molto geloso – bastava vedere come reagiva ogni qual volta lui faceva il filo ad altre ragazze –, ma non avrebbe mai pensato che sarebbe arrivato al punto di esserlo addirittura di se stesso.
Si mise a ridere di gusto. «Certo che sei proprio idiota!»
«Cosa?!», berciò l'altro, mentre le guance gli diventavano di un colore tendente al rosso.
«Ho detto che sei idiota, sei sordo?», ridacchiò il cuoco, regalandogli un bacio fuggevole. «Se stasera vuoi il resto, dovrai fare il bravo, capito?», ghignò poi.
Lo spadaccino dapprima strabuzzò gli occhi, ma poi ricambiò il ghigno.
«D'accordo», disse, avviandosi verso la porta ed uscendo dalla cucina.
Sanji sorrise fra sé e sé, pensando a quanto fosse facile accontentare quell'idiota del suo compagno, prima di tornare a cucinare, canticchiando.
 
 
*Savane tremanti: bacini che si trovano in mezzo alle paludi con il fondo costituito da sabbie mobili. "Il Corsaro Nero" insegna. ù__ù
 
 
 
[Angolo dell'autrice]
E' finita! La mia prima long-fic è finita! ç__ç
Come prima cosa: lo so, il capitolo finale lascia un po' (molto)  a desiderare, ma avrei fatto qualsiasi cosa pur di non fare il solito cliché “strega cattiva che i mugi devono sconfiggere”. .___.
E so anche che avevo detto che il tizio dell'Eternal Pose non sarebbe più riapparso, ma l'idea di farlo diventare il socio della vecchietta per truffare la gente è stata troppo forte per non prenderla in considerazione. xD
Per chi se lo stesse chiedendo: sì, la scena finale ZoSan dovevo metterla per forza, perché la volevo inserire da quando ho iniziato questa fic. x)
Comunque, spero che il capitolo non abbia fatto troppo schifo. u___u
Infine ringrazio di cuore tutti quelli che hanno seguito la mia storia! :3
  
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