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Autore: donteverlookback    11/06/2012    1 recensioni
[...]Ti renderò parte di un segreto, un segreto così orribile, che dopo probabilmente non vorrai più saperne di George Haterton.
Vuoi leggere, Elizabeth?
Anche se per te poi non sarò mai più lo stesso?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La cercai nei miei pensieri

 

 

Da quando Daphne era partita, non facevo che pensarla.
Dov'era mia sorella? Tutto era così silenzioso. Avevo provato ad andare al salice, per cercare un segno della sua presenza, ma tutto in qualche modo, era diverso :non vi era più nessuno a riempire quel vuoto.
La pensavo, perché non potevo fare altro. La cercavo nei pensieri, nei ricordi. Andai nella sua camera, cercandone l'odore tra le cortine di zendado del letto, rievocandone la presenza suonandone il liuto. Ripensavo al sorriso luminoso, alla voce gentile, agli occhi, accesi sempre di quello strano fuoco, di quella scintilla divertita. Un'ondata di tristezza mi assaliva pensando a mia sorella, sola, a diverse miglia da me:cosa faceva?A chi pensava?Non sentiva quell'onda di nostalgia?

Cercavo di convincere mio padre a cedere qualcosa:”do ut accipias”, non vi pare?

La tesi di mio padre era la seguente “Non vi è nessun motivo per cui Daphne debba scegliere da sola uno sposo,lo farò io, lei si adatterà e mi porterà alleanze e denaro.”. Ignorava tre fatti fondamentali: il primo era che Daphne, al primo accenno di un matrimonio programmato, era fuggita di casa; il secondo che nella zona non vi era una famiglia più ricca della nostra; il terzo che mio padre era benvoluto da tutti perché uomo saggio e allegro. L'unica con cui non fosse minimamente malleabile era proprio Daphne;scossi il capo, pensieroso. Conoscevo l'unico punto debole di mio padre, e mi dispiaceva fare leva proprio sul suo cuore. Ma non avevo molta scelta.
Era un caldo pomeriggio estivo, e mio padre era nel suo studio a leggere un libro. Seduto su una poltrona appartenuta a mia madre, teneva il libro con una postura estremamente elegante, leggendo lentamente, assaporando ogni parola. Bussai delicatamente, come mi era stato insegnato da i miei tutori tanti anni prima. Mio padre alzò lentamente lo sguardo, e mi fece cenno di venire avanti. Mi posizionai esattamente davanti a lui, mi schiarii la gola per attirare la sua attenzione.
-Padre, ditemi, com'era nostra madre?-
Mio padre schioccò le labbra, una sola volta, come chi ha assaggiato un vino squisito. Aveva amato mia madre davvero tanto, e ora le mancava tantissimo.
-Una donna meravigliosa. Una creatura assolutamente deliziosa, una delle più belle donne che il divino disegno abbia mai concepito. Lunghi capelli scuri, occhi intensi, alta e flessuosa, con l'agilità e la classe di un cerbiatto. Assolutamente splendida.-. Sorrisi. Avevo la vittoria in pugno: mio padre non aveva menzionato il carattere di mia madre. Daphne non aveva certo i modi di mio padre.
-E di carattere com'era?-
Storse il naso:capiva dove stavo andando a parare?Probabilmente si. Era un uomo intelligente, dotato di intuito. Ma rispose alla mia domanda.
-Non era proprio la persona più amabile che conoscessi, anzi.-.Scosse il capo, e per un attimo, vi fu un che di amaro nella sue espressione- Era incredibilmente capricciosa, e riusciva a ottenere qualsiasi cosa chiedesse. Ti chiedeva la luna?In un modo o nell'altro l'avrebbe ottenuta, costasse quel che costasse.- Sicuramente prevedeva la mia prossima mossa, ma non aveva potuto evitarlo: conoscevo bene il carattere di mia madre grazie ai racconti di mio padre e della servitù. Aveva delle idee liberali, diverse da quelle impostale dai suoi tutori. Agnes, la mia balia, mi raccontava la volta memorabile in cui mio padre aveva ordinato alla mia balia di pulirmi il viso e mia madre, con fredda determinazione, aveva ordinato a mio padre di farlo al posto suo. Mio padre, incredulo, le aveva chiesto se le paresse il momento opportuno per fare dell'ironia. E lei, imperterrita “Quando impartisco ordini, non sono mai ironica.”. Ricordo ancora mio padre, con le mani incerte e tremanti di chi è incapace di accudire se stesso e gli altri,che mi puliva il viso.
Ma, per tornare alla conversazione con mio padre, posi la domanda seguente, secondo l'ordine che mi ero impartito.
-A chi credi che assomigli, padre?-
Lui distolse lo sguardo. La preda che, nonostante tutto, non vuole cadere nella trappola del cacciatore.
-Di chi stai parlando,George?- . Il suo tono era noncurante, come se discorressimo del tempo o del cavallo appena acquistato.
-Daphne, padre. Non vi pare che assomigli a nostra madre?-
Lui scosse la testa.-Vuoi davvero paragonare...-
Lo interruppi, sapendo qual'era la domanda. La risposta era sì, mia sorella assomigliava moltissimo ad Aliena Haterton.
-Solo perché alla fine, per amore vostro, mia madre si è piegata alle convenzioni sociali mentre Daphne si rifiuta, non vuol dire che non si assomiglino. E,soprattutto...- Mio padre aveva alzato il viso, e io lo avevo fissato negli occhi -Non vuol dire che non vi voglia bene. Perché, padre..- Mi stavano venendo le lacrime agli occhi -Daphne vi vuole molto bene, almeno quanto voi ne volete a lei.-
A quel punto, anche mio padre aveva le lacrime agli occhi.
-Come mi devo comportare, George?Cosa faccio?-
Un piccolo sorriso apparve sul mio volto.
-Offritele un compromesso. Aspettate che sia lei a presentarvi un candidato, e poi discuterete insieme se è adatto oppure no. Farete un compromesso tra la buona società e l'amore.-
-Non credo che ne sarò capace.- Per un attimo, gli occhi di mio padre riacquistarono la loro durezza, poi la persero di nuovo.
-Ma proverò, per amore di mia figlia. George...- Parve esitare per qualche secondo, poi si decise. -Manda una lettera a tua sorella, e dille che la manderemo a prendere...che giorno è oggi?-
-É il dieci di luglio, padre.-
-Bene, uno dei nostri paggi sarà al convento entro il diciotto.-
Feci un piccolo inchino. -Come desiderate, padre. Posso permettermi di chiedervi di andare a prelevarla io stesso?-
Acconsentì col capo, poi mi mandò via con un cenno della mano. Arrivai alla porta senza dargli le spalle, come mi era stato insegnato.
Elizabeth, sei ancora lì?Tieni ancora il foglio tra le dita, divisa tra la voglia e la paura di leggere?O hai abbandonato la lettura?
Io continuerò lo stesso, Perché oramai il peso di questo segreto va affievolendosi, ed io non voglio rinunciare alla liberazione della mia anima. Io continuerò a scrivere e, se ti aggrada, tu continuerai a leggere.
Dopo essere uscito dallo studio di mio padre. Mi diressi in camera mia e, allo scrittoio, cominciai a scrivere a mia sorella, raccontandole della mia vittoria,e riferendole che sarei partito al più presto per andare a prenderla a Scarbourogh. Poi, chiamai un paggio e lo spedii al convento con la lettera, dicendogli di non aspettare la risposta.
Tre giorni dopo, carico di speranze, George Haterton partiva per il convento di Scarbourogh.

 

 

L'autrice

Bene, sono tornata, scusate se sono sparita. Ok, capitolo molto lento, ma dovevo far capire come George avesse convinto suo padre a far tornare Daphne. Dopo l'intervento di un'amica preziosa, ho deciso di continuare un altro po' la storia, invece di finirla entra un paio di capitoli. Grazie a voi che leggete; non siete tanti, ma vi adoro, e non vi nasconderò che vedere il numero di lettori che aumenta, anche se di poco, mi riempie di orgoglio. Ciao a tutti, un bacio!

  
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