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Autore: Lilius_Sagitter    11/06/2012    2 recensioni
Questa storia è un'ucronia. Cioè un storia ambientata in un mondo dove qualcosa è cambiato lungo la linea temporale. Questa storia è ambientata nel 1840. Federico, ufficiale dell'esercito del duca, farà la conoscenza di un misterioso personaggio che cambierà per sempre la sua vita e non solo.
Genere: Science-fiction, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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<< Guarda, guarda chi si prenderà una strigliata con i fiocchi. Dì pure addio ai tuoi genitori che tanto non torni più a casetta. >> l'ufficiale era appoggiato allo stipite della porta mentre Federico usciva dalla porta << Non sei divertente Gianmaria >> rispose il tenente mentre chiudeva la porta dell'alloggio. << Come siamo permalosi oggi Federico. Cos'è successo, si e azzoppato il cavallo? >> Sbuffo: << No, abbiamo ospiti.  >> Gianmaria volto lo sguardo incuriosito verso il compagno cercando risposte. << Il signor Francesco Clerici si è storto una caviglia ed ora è mio ospite nei miei alloggi. >>
<< E dove lo hai trovato? In un fosso? >> e si mise a ridere irritando l’amico.
<< No simpaticone e comunque può sentirti visto che è nel mio letto. >>
Gianmaria smise di ridere mentre Federico sorrise malizioso per aver colto in castagna il collega. << Piuttosto, non sei di guardia? >>
<< Si.. >> rispose sbuffando mentre si avviavano verso l'uscita del corridoio. << Il panzone mi rifila sempre la stessa minestra. Mi accompagni nel giro?>>
<< Ovviamente. >>
I due raggiunsero il cortile della caserma. Un rettangolo di terra battuta circondato per tre lati da grosse baracche adibite ad alloggi, cucine, magazzini, stalle ed altri locali mentre un lungo muro di mattoni chiudeva la caserma con una grande porta. Sopra di esso vi era un ballatoio dove alcuni soldati erano rimasti a sorvegliare.  Al centro di tutto c'era l’asta con  la bandiera ducale:  la bandiera di San Giorgio con i colori rosso e bianco a contrastare con lo sfondo azzurro. La croce si diceva voleva rappresentare le città di Milano e Genova mentre lo sfondo era ripreso dalla bandiera della città di Torino. Era l'insieme delle tre città del ducato. Ed al centro spuntava lo stemma ducale con i gigli di Francia su sfondo blu.
<< Che porcile di posto. Spero di potermene andare presto >>  il tenente Gianmaria come suo solito si lamentava. << E dove vorresti andare? A Milano o a Monza? >> Federico lo stuzzicava con il sarcasmo. Da quando erano stati trasferiti insieme in quel posto prima o poi se ne uscivano con questo discorso. Il sogno di entrambi era essere trasferiti nella capitale, ancora meglio se nella reggia di Monza, al fianco di soldati veterani. Ma appunto veterani di sicuro non lo erano. Avevano solo venticinque anni e quella caserma lercia e sperduta sarebbe stata la loro casa ancora per molto tempo, rendendo odioso ogni giorno della loro permanenza.
 Arrivati al portone Gianmaria si rivolse ad un soldato di guardia << Soldato! Vai a chiamare il medico in paese. >> << Sissignore! >>
 
Il soldato era già andato via da un po’ e aveva concluso con l'amico collega il giro della caserma. Il capitano era andato: "a fare visita alla famiglia". Va bene che la domenica era il giorno successivo ma ormai era sua abitudine usare questa scusa per sparire improvvisamente e tornare solo il lunedì sera. I superiori non dicevano nulla e ormai circolava nella caserma la voce che avesse una donnina da qualche parte. "Ma chi se lo prende un ciccione come quello" ormai se lo ripetevano tutti. Federico non se ne curava. Lasciava correre le voci, a lui non interessava, voleva solo andarsene.
<< Lei non dovrebbe stare sdraiato? >>
 << Lei non dovrebbe lavorare? >> l'uomo senza neanche curarsi di lui consultava la piccola libreria che l'ufficiale era riuscito a crearsi nella camera. << Ugo Foscolo! Interessante scelta. >>
Federico lo guardava  stupito mentre l'ospite esaminava attentamente la libreria causandogli una crescente irritazione. << Le sembra il comportamento di un ospite in casa altrui? >>
L'uomo dall'alto del suo metro e novanta lo guardò all'improvviso come stupito e subito tiro fuori un sorriso divertito. Sembrava un bambino. << Come siamo suscettibili. >>
Si sedette sul letto e lo guardò attentamente. Federico si sentiva esaminato. Odiava essere osservato, soprattutto da estranei: << Vuole restare in piedi ancora o vuole farmi compagnia? >> Si avvicinò lentamente al suo letto che riempiva quasi totalmente la stanza insieme alla libreria. Osservava il suo ospite. Capelli neri, baffi folti ma ben curati, uno sguardo giovanile, probabilmente non aveva più di trent’anni, alto e ben vestito. Sembrava sicuramente un nobiluomo. Si tolse la giacca dell'uniforme e si sedette su una sedia, uno dei pochi mobili che aveva nell’alloggio.
<< Ha necessita di avvisare qualcuno signore? >>
<< Come siamo formali signor tenente. Mi chiami pure Francesco >> il tono sembrava canzonatorio seppur cordiale.
<< Come desidera signor Francesco. >>
<< Solo Francesco per favore >>
<< Francesco >> ripeté stizzito, sembrava lo volesse prendere in giro: << Che ci faceva nel pieno della Brianza?  Abita qui vicino? O è ospite di qualcuno nella zona? >>
<< Quante domande. Sono forse sotto arresto? >>
<< Ovviamente no, ma penso che la sua assenza possa preoccupare qualcuno. Potrei mandare un mio uomo per avvisare i parenti o gli amici >>
<< Lei e molto premuroso signor tenente >>
<< Federico >> lo imitò cercando di canzonarlo, l'altro sorrise e  continuò: << Come vuole Federico. Ma comunque ho l’abitudine di assentarmi per lungo tempo senza avvisare. Quindi non si preoccupi per me. >>
<< Come desidera, ma non vorrei che la sua presenza in caserma dia pensiero >>
<< Lei è molto premuroso ma si rilassi. La vedo teso. Le ho forse causato problemi con il suo superiore?>> Federico pensò alla sfuriata che avrebbe ricevuto se il capitano fosse rimasto in caserma. <>
<< La vedo teso. Si sente a disagio? >> “Perché tanta preoccupazione?” pensò tra se incuriosito dal comportamento dell’ospite: << No, no, non si preoccupi. >>
<< Mi dispiace contraddirla ma lei non è bravo a mentire. >> l'uomo sorrideva ogni volta che si rivolgeva a lui. Sembrava che la situazione lo divertisse. << Si rilassi non sono un suo superiore. Cerco solo di fare conversazione. Lei ha un ottima raccolta sa? >>
<< La ringrazio e da cosa lo intuisce? >>
<< Un gentiluomo sa mantenere i propri segreti! >>
Continuarono a parlare per un ora buona di libri, storia, cultura ma a Federico quell'ora sembrava infinita. Era semplicemente estasiato dalla raffinatezza e dalla cultura che quell'uomo misterioso trasmetteva, tanto da dimenticare gli iniziali modi scortesi. Iniziava ad apprezzare se non adorare la presenza di quell'uomo nella sua piccola stanzetta. Non era mai riuscito a discutere con nessuno dei propri interessi all'interno della caserma. Gli ufficiali erano tutti riservati, il capitano uno sbruffone mandato li a scaldare la sedia. L'unico era Gianmaria: lui era schietto, divertente e sincero; un amico di cui si fidava ma per sua sfortuna non certo un intenditore d'arte o un fine letterato. Era intelligente ma nonostante questa qualità era restio se non indifferente alle arti colte essendo invece seguace integerrimo delle attività come scherma ed equitazione. Invece quel Francesco era una persona con cui desiderava parlare. Saziava la sua fame di confronto e discussione. Cosa che non riusciva a fare con nessun altro in quella caserma, rendendo orribile ogni giorno.
Ma nonostante ciò Federico sentiva che qualcosa non tornava, sentiva che dietro quella maschera di colto gentiluomo raffinato e gentile c'era qualcosa che non poteva vedere. Qualcosa ben nascosto dai modi gentili e le frasi sprezzanti che ne mascheravano l’essenza in modo perfetto, quasi studiato. Nonostante la chiaccherata sentiva inquietudine mista a curiosità che cresceva ed esigeva risposte.
 
Bussarono improvvisamente alla porta. Il soldato mandato in paese era appena tornato con il dottore del paese. Federico usci nonostante Francesco lo invitasse a restare. Andò in cucina ad avvisare di preparare una porzione in più da portare in camera sua spiegando al cuoco che aveva ospiti. Uscito dalle cucine vide che gli uomini della sua compagnia erano finalmente di ritorno. Messi in formazione impose il saluto alla bandiera e sciolse i ranghi come sempre mandando gli uomini a lavarsi e a prepararsi per la cena. Poi, preso da parte il suo giovane attendente, sudato per la camminata, inizio a chiedergli le solite cose: << Ci sono stati problemi? >> << No tenente è andato tutto secondo programma a parte l'inconveniente. >> Federico annui in modo marziale e senza trasmettere emozioni. << Potrei permettermi signore? >> << Dica sottotenente Tosi. >> Il giovane sembrava un po’ timoroso ed impacciato, quasi timoroso di parlare al suo superiore. << Se mi e permesso avrei potuto occuparmi io del signore incontrato per strada. Era comunque una questione da poco. >> Sembrava quasi una critica ma il tono timido ed impacciato la stemperava quasi a renderla un piagnucolio di un bambino. Ma Federico non si offese: << Beh ragazzo mio, deve pur imparare sul campo a comandare ed a farsi ubbidire non trova? >> era una scusa abbastanza valida anche se mascherava una pecca. Quel tono paternale poi gli sembrava cosi stupido. Infondo non aveva che quattro o cinque anni in più di quel ragazzo ma l'esperienza ed il grado bastavano a giustificarlo. Congedò il subordinato e mentre stava per andarsene lo fermò: << Avrei bisogno del suo aiuto sottotenente. >>
  
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