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Autore: porcelain heart    11/06/2012    9 recensioni
Cosa accadrebbe se una fan fosse improvvisamente notata tra la folla durante un concerto, e dopo vari avvenimenti diventasse una figura di riferimento per i suoi cinque idoli? Tratto dal sogno di una qualunque directioner, perchè ci hanno insegnato loro ad avere il coraggio di sognare.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Un anno dopo.
Le finestre della camera era completamente spalancate, ma non un solo alito di vento arrivava a muoverne le tende chiare; tutto era in un ordine perfetto ed immacolato, e l’unica cosa che tradiva quella meticolosità era la presenza di una valigia chiusa poggiata sul pavimento e quella di un borsone aperto sul letto. Daphne, in piedi con le mani sui fianchi, si guardava intorno con aria vagamente confusa e stava tentando di capire da dove dovesse ricominciare e come avrebbe potuto fare per rimettere le cose a posto senza incasinare ancora di più il tutto. Era infatti appena tornata da un viaggio con un paio di sue amiche che era durato praticamente tutta l’estate: in due mesi avevano girato la Grecia e Malta, e si erano concesse una di quelle vacanze che raramente si riescono a dimenticare. Adesso che era di nuovo a casa, però, doveva svuotare le valigie per ritrovare quell’ordine che le avrebbe permesso di rientrare nell’ottica della normalità.. settembre era ormai alle porte, e con esso sarebbe arrivato il momento di cominciare a cercarsi un lavoretto part-time. La radio era accesa e sintonizzata su una stazione casuale che fino a quel momento non aveva trasmesso che canzoni orecchiabili interrotte da poca pubblicità, e questo rendeva terribilmente felice la ragazza; tirò la cerniera del borsone, e cominciò ad estrarre le prime t-shirt perfettamente piegate che avrebbe riposto nei primi cassetti dell’armadio che aveva aperto appena cinque minuti prima. Proprio in quel momento, nella camera si diffusero le note di una canzone che conosceva bene e che lo speaker definì come il tormentone dell’anno precedente: What Makes You Beautiful. Daphne non ci fece molto caso e, semplicemente, si avvicinò alla radio per spegnerla con un gesto secco del dito; era più di un anno ormai che non sentiva le loro canzoni, e che non aveva più a che fare con quella band. Proprio l’estate prima, infatti, aveva preso quella decisione e sebbene i primi mesi fossero stati a dir poco tremendi, adesso poteva dire di esserne uscita. Qualche volta le era capitato di avere bisogno di loro ma si era sempre imposta il mantenimento di una certa dignità e così si era fatta molta forza, ed era riuscita a farcela anche da sola. Non li aveva più incontrati, né si era mai sognata di telefonare: cancellarsi da twitter era stata un’idea eccellente, e non aveva dato il suo nuovo numero di cellulare a nessuno che potesse anche solo essere lontanamente in contatto con quei cinque ragazzi. Si era totalmente disinteressata anche dei gossip che ruotavano loro intorno, e questo le aveva sicuramente dato la possibilità di disintossicarsi da tutto quanto. Non le capitava mai di pensarci, anche se ogni tanto sentiva come se le mancasse qualcosa.. qualcosa che avrebbe potuto ritrovare solamente in quei cinque sorrisi che tanto aveva amato; ma aveva deciso che avrebbe anche potuto vivere in quell’assenza, e questo aveva semplicato di gran lunga le cose. In tutti quei mesi non aveva fatto altro che studiare per dare altri esami, e si era cominciata a guardare intorno per tentare di trovare una strada da intraprendere nel futuro, ma non sapeva ancora cosa voleva dalla vita ed aveva semplicemente finito per avere mille opportunità ma neanche una certezza.
Tirò fuori un piccolo beauty-case e si diresse in bagno cominciando subito a sistemare le varie creme sul piano in marmo, a ridosso dello specchio; mise lo spazzolino nel bicchiere in vetro, e la spazzola nell’ultimo cassetto a destra mentre la busta in tessuto con dentri i trucchi finì semplicemente poggiata tra il portasapone e la crema per il corpo. Tornò nella sua camera con passo lento e sguardo basso, domandandosi se le convenisse cominciare subito a svuotare la valigia oppure riposarsi un po’ visto che aveva un mal di testa non indifferente; ma proprio nel momento in cui stava per tirare a sé di malavoglia il bagaglio, si accorse del fatto che seduta sul bordo del suo letto c’era una persona. Sobbalzò, profondamente spaventata, e fece un passo all’indietro portandosi una mano all’altezza del cuore.
“Scusami, tua madre mi ha aperto e mi ha detto che non si sarebbero stati problemi: ho visto la luce del bagno accesa, ed ho pensato di aspettarti qui.”
“Dio, mi hai fatto prendere un colpo!”
“Non era mia intenzione..”
“Non preoccuparti.” Rispose Daphne riprendendo fiato. “Ma.. che ci fai qui?”
“Non ci vediamo da più di un anno, potresti mostrare un po’ più di gioia.”
“Sono felice che tu sia qui, solo che non ne capisco il motivo.”
“Sei scomparsa nel nulla e sei diventata completamente introvabile, così ho deciso di venire a casa tua per parlarti faccia a faccia.”
“E cosa vorresti dirmi?”
“Davvero non lo sai?”
“No Ania, davvero non lo so.”
Le due ragazze si guardarono negli occhi per istanti che parvero eterni: entrambe erano cambiate parecchio, e sembrava fosse passata una vita da quella volta che si erano abbracciate durante la sign-in.
“I ragazzi sono a Londra, per ora.”
“Ah sì? Buon per loro.” Rispose Daphne, infastidita. “Sei ancora..?”
“Sono la ragazza di Zayn, sì.” Seguì un breve silenzio. “Sai che giorno è giovedì prossimo, vero?”
“Credo che mi sfugga.” Mentì spudoratamente.
“E’ il 13 settembre.”
Calò un interminabile silenzio; una abbassò gli occhi, riavviandosi i capelli all’indietro – l’altra la guardava fisso, senza intenzione di distogliere lo sguardo.
“Mi fa piacere.”
“Ho guidato per più di due ore per sentirmi qualcosa di più di ‘mi fa piacere’, e credo che tu lo sappia.”
“Non te l’ho chiesto io.”
“Te lo dirò senza troppi giri di parole, perché non è da me.” Ania non aveva alcuna intenzione di demordere, o di tornare a casa a mani vuote. “Voglio che tu torni a Londra con me adesso, e che rivedi i ragazzi.”
“Non puoi chiedermi questo.”
“Lo sto facendo.”
“Perché dovrei farlo? Non fanno più parte della mia vita.”
“Perché gli manchi, e loro mancano a te.”
“Chi te lo dice?”
“Non smetterai mai di amarli, mai. E’ una cosa assolutamente impossibile; sei una Directioner, no? E lo si è fino alla fine, fino all’ultimo giorno. Quando ti sei definita così per la prima volta è come se avessi promesso che non li avresti mai abbandonati, qualunque cosa fosse successa. Non puoi tradirli.”
Daphne indietreggiò appena, voltandosi di spalle.
“Ti devo chiedere di andartene, e mi dispiace considerando tutta la strada che hai fatto per venire fin qui.”
“Immaginavo che avresti detto così.” Rispose l’altra, alzandosi in piedi e prendendo la borsa che aveva lasciato sulla scrivania. Poi si avvicinò e le porse un pezzo di carta scritto con una grafia tondeggiante ed una bic nera. “Fallo per lui, sii la dimostrazione che tutti possiamo essere perdonati per i nostri errori.” Disse, prima di uscire da quella casa e di tornare verso la capitale dove la aspettavano i ragazzi – che non sapevano assolutamente niente di tutto quello che era successo.
La ragazza dagli occhi scuri, intanto, stringeva tra le mani quel bigliettino e si sentiva ancora una volta spaurita, e senza speranza.
“Non ho potuto fare a meno di ascoltare.” Esordì sua madre, entrando nella camera. “Cosa pensi di fare?”
“Non voglio andarci.”
“Ne sei sicura?”
“Come?” Domandò, alzando lo sguardo sulla donna che nel frattempo si era avvicinata a lei; questa le mise un dito sotto il mento, facendole sollevare il capo.
“Per quanto ancora vuoi obbligarti a fingere di star bene?” Sospirò. “Ho fatto finta di niente per mesi, ma si vede lontano un miglio che niente va come vorresti. Quasi non ti riconosco più: non sei più la stessa, non ti vedo sorridere dall’estate scorsa.”
“E’ solo che..”
“Tutti meritano una seconda possibilità, non lasciare che il tuo orgoglio ti impedisca di avere ciò che la vita ti sta offrendo. E’ per questo che hai lasciato Sam, lo scorso ottobre.. no? Perché lui non era Niall, e non lo sarebbe mai stato.” Era la verità. “Finiresti per passare la vita da sola, e non te lo meriti. So che sembra una frase banale da dire, ma devi seguire il tuo cuore.. solo per una volta, lasciati andare.”
“Ci ho provato, ma lui mi ha spezzato il cuore.”
“Sono cose che succedono, dagli la possibilità di rimediare.”
 
Indossava un semplice abito verde smeraldo con una fascia di raso in vita, mentre se ne stava lì fuori con le gambe tremanti; tra le mani stringeva l’indirizzo che Ania le aveva dato appena prima di andare via da casa sua, la settimana scorsa, e gli occhi fissavano il campanello che aspettava solamente di essere premuto. Aveva così tanta paura che le veniva quasi da piangere, e più di una volta pensò che la cosa giusta da fare fosse solamente quella di tornarsene dritta dritta a Bristol. Ma sapeva che non si sarebbe mai perdonata se non ci avesse nemmeno provato e così, chiudendo gli occhi e mordendosi il labbro inferiore, decise semplicemente di suonare.. sentiva un gran baccano provenire da dietro quella porta e si chiese quanta gente potesse esserci, ma non ebbe tempo di fare una stima complessiva perché la porta si spalancò e gli occhi verdi di Harry Styles si piantarono nei suoi per degli istanti che parvero eterni.
“Sei qui?” Domandò, quasi scioccamente. Aveva la bocca spalancata, ed uno stupore sul volto che tradiva la mancanza che aveva sentito in tutti quei mesi. Sembrava un bambino davanti al giocattolo che aveva guardato per giorni dalla vetrina del suo negozio preferito, e non riusciva a capacitarsi del fatto che adesso fosse veramente ad un passo da lui.
“Sono qui.” Rispose lei, la voce quasi spezzata dall’emozione. Lentamente, e teneramente si abbracciarono per diversi minuti mentre tutte le parole che avrebbero dovuto dire si persero nel semplice contatto della loro pelle: non sembrava vero poter sentire quel calore e quel profumo, che mai nessuno dei due aveva dimenticato.
“Haaaaaaaaaaaarry, che fine hai fatto?!” Urlò da dentro la voce sempre molto sottile di Louis, che si stava preoccupando del fatto che l’altro fosse sparito nel nulla; comparve dopo un paio di secondi, ovviamente deciso ad andare a vedere cosa fosse successo e, non appena si rese conto della situazione, si limità a sgranare gli occhi e ad esclamare un “porca miseria!”. Subito dopo la prese per un braccio e la trascinò dentro, facendo segno di rimanere dietro di lui ed Harry che la precedettero nell’ingresso. Nel soggiorno di quella che pareva essere casa di Liam, gli altri tre ragazzi se ne stavano seduti al tavolo insieme ad Ania, Eleanor, Danielle, Josh, Sandy, Dan, Paul, i genitori di Niall, Sean ed un altro paio di amici del ragazzo che erano arrivati apposta da Mullingar per festeggiare quel giorno.
“Dove eravate finiti?” Domandò Niall, alzando lo sguardo dalla torta che aspettava di mangiare da inizio serata e che non aveva potuto toccare semplicemente perché gli invitati non erano ancora tutti lì.
“Fatti gli affati tuoi.” Rispose Lou. “Piuttosto, l’hai espresso il desiderio?”
“Desiderio?”
“E certo, il giorno del proprio compleanno si esprime sempre! Chiudi gli occhi e fallo, porta fortuna.”
L’irlandese, vagamente perplesso, scrollò le spalle ed abbassò le palpebre per concentrarsi sulla frase da dire e tra i mille desideri che aveva in quel momento per la testa, si concentrò su uno in particolare: quel desiderio aveva un nome, ed un volto, ed era assolutamente impossibile. Il solo pensiero riempì il suo cuore di tristezza e fu per questo che quando riaprì gli occhi li tenne bassi, quasi fissi sulla tovaglia azzurra; ma notò che intorno a lui c’era davvero troppo silenzio e così, quando spostò lo sguardo per tentare di capire cosa stesse succedendo, si accorse del fatto che proprio di fronte a lui c’era Daphne, in piedi e con le mani strette in grembo. I capelli le erano allungati e se ne stavano sciolti e selvaggi sulle spalle pallide, mentre il volto dolce era ricoperto da un leggero strato di trucco che perfettamente donava alla carnagione pallida ed agli occhi color nocciola.
Il ragazzo si alzò in piedi, mentre la sedia che aveva spostato cadde a terra con un tonfo sordo e si avvicinò a lei quasi senza credere ai suoi occhi: che fosse solo uno scherzo del destino, o un miraggio? Ma no, Daphne era lì ed era ad un solo passo da lui.. doveva solamente allungare un dito per sfiorarla, e sarebbe diventata reale. Fu lei a tendere la mano, e lui incastrò perfettamente le dita con le sue in quel semplice contatto che non era mai, mai stato così perfetto. Si guardarono negli occhi, e mentre lei naufragava ancora una volta in quel mare profondo, lui si appigliava con tutte le sue forze ai suoi, implorandoli silenziosamente di non lasciarlo andare mai più.
“Passami i pop-corn Harold, la cosa si fa appassionante.” Asserì Louis, senza staccare gli occhi da quei due.. fece appena in tempo a voltarsi, che vide El accanto a lui mentre stringeva forte a sé una ciotola enorme di patatine e pop-corn e se le divorava come fosse davvero di fronte ad uno dei film più emozionanti della storia. “Molla l’osso.” Disse allora, strappandogliela e gettandovisi a capofitto.
 
“Non sembra possibile: ci siamo appena ritrovati, ed io devo già partire.” La voce di Niall era densa di disappunto, mentre estraeva il passaporto dallo zaino e si preparava ad entrare nel gate delle partenze dell’aeroporto di Heathrow. Il suo compleanno era stato solamente un paio di sere prima, ma gli impegni della band chiamavano e lui non poteva tirarsi indietro.
“E’ solamente il tour europeo, vedrai che sarà più facile stavolta.”
“E’ solo che sembra quasi che..”
“..che la vita non voglia darci una possibilità.”
Daphne passò al ragazzo il biglietto che le aveva chiesto di tenere un attimo, perché lui potesse prendere le ultime cose per imbarcarsi. Gli altri quattro ragazzi stavano facendo qualche foto con le fans, ma in realtà stavano solamente aspettando che il biondo fosse pronto: non volevano mettergli troppa fretta, sapevano che doveva essere difficile.
“Ti prometto che..”
“No Niall, non promettermi niente.” Si affrettò a dire la ragazza. “Ogni volta che lo fai, qualcosa va storto.” Ed in effetti, non aveva tutti i torti. “Io sarò qui, e ti aspetterò. Non deludermi.”
“Non lo farò.”
Insieme, sorrisero.
“Devi andare, non vorrai perdere l’aereo! Paul potrebbe picchiarti.”
Si diedero un leggero bacio sulle labbra, mentre le braccia del ragazzo la strinsero forte a sé per pochi istanti prima di indossare il cappellino rosso ed inforcare i wayfarer che aveva tenuto in mano. Prese la chitarra e se la mise in spalla, mentre richiamava a sé gli altri ragazzi che si avvicinarono ai due: salutarono Daphne nel solito modo scherzoso e le dissero che avrebbero fatto almeno una videochiamata al giorno, così non avrebbe sentito la loro mancanza. Poi, in fila uno dietro l’altro, si diressero verso il controllo dei liquidi ed oltrepassarono la barriera che divideva dalla zona dei terminal.
Li osservò fino all’ultimo istante, e si mise in punta di piedi per salutarli con la mano appena prima di vederli scomparire dietro i metal detector; rimase lì, circondata dalle fans che cominciavano lentamente ad andarsene. Si morse il labbro quando si rese conto del fatto che un paio di lacrime cominciarono a scivolarle lungo il volto, ed aprì la borsa per cercare un pacco di fazzoletti: proprio in quel momento, si accorse di una busta da lettere che di certo non aveva infilato lei. La estrasse, ed aprendola si trovò tra le mani un foglio di carta piegato in quattro.
Se lo stai leggendo, vuol dire che siamo partiti.
Non essere triste, andrà tutto bene..
Perdonami se non ti ho detto niente, ma volevo che fosse una sorpresa!
Guarda cos’altro c’è nella busta, e ricordati che gli altri non ne sanno niente; consideralo un mio regalo di bentornato in famiglia. Vi meritate un’occasione, ma vedete di farla funzionare stavolta.
xx,
Harry
.”
Perplessa, infilò di nuovo la mano nella busta e stavolta si rese conto che c’era qualcos’altro: i suoi occhi si poggiarono su un biglietto aereo con il suo nome. Cos’altro c’era scritto? ‘14 ottobre, London Heathrow – Milano Malpensa.’
In quel momento, si rese conto che li avrebbe raggiunti durante il loro tour europeo e che Harold aveva organizzato tutto quello solamente per lei.
Sorrise, mentre le sue lacrime diventarono di felicità.
Lei e Niall ce l’avrebbero fatta stavolta? Non lo sapeva, ma sapeva che non avrebbe permesso a niente a nessuno di portarglielo via: avrebbe combattutto con i denti e con le unghia.. d’altronde, era una Directioner e loro non si arrendono mai.


Fine.



Ringraziamenti.
Questa storia va a tutti quelli che hanno il mio sogno.
A Niall, perché senza te io non sono niente.
Ad Harry, perché vorrei poter ricevere un bacio sulla fronte te ogni volta che mi sento persa.
A Louis, perché mi fai spuntare un sorriso anche quando vorrei solamente urlare dalla rabbia.
A Liam, perché credo in te quanto tu credi in noi.
A Zayn, perché mi hai spinto ad essere una persona migliore.
A Daphne, perché sei la mia forza e mi hai insegnato che se credi tanto in qualcosa, prima o poi la si ottiene.

 A Benedetta, che è stata la prima a credere in me e mi ha consolato quando ho scioccamente pensato di dover abbandonare i nostri idoli perché non credevo più che il mio sogno potesse realizzarsi.
Ad Emma, che è stata con me fin dall’inizio e che ha pianto con i miei capitoli: perdonami se ti ho tenuto sulle spine, spero non sia troppo arrabbiata con me.
A Valeria D. che non ha mai amato particolarmente Daphne, ma che spero adesso si sia ricreduta su di lei: capiscimi, non potevo rovinarti la sorpresa né dirti che sarebbe finita bene. Lo sapevo fin dall’inizio, ma volevo che ci arrivassi pian piano.
A Sharon, che mi conosce da una vita e nonostante tutto non ha mai smesso di leggere ciò che scrivo; siamo diventate Directioners insieme, e lo saremo fino alla fine.
A Valeria L., che mi dà la forza di scrivere ed è diventata la mia fonte principale e primaria di ispirazione: vorrei tanto poter essere te.
A tutte le ragazze che hanno recensito i capitoli, non sapete quanto riuscite a rendermi felice con le vostre parole: mi fate sentire così bene che vorrei non dovervi deludere mai.
A tutti quelli che hanno letto, ma sono rimasti nell’anonimato.. spero di avervi fatto sognare, anche se non me l’avete mai detto.

Grazie.
  
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