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Autore: ilcantastorie    12/06/2012    4 recensioni
Salve a tutti! Il protagonista di questa storia è Daniel. No! Non Daniel Rad... insomma quello che interpreta Harry Potter nei film. Giuro, non c'entra niente. Infatti il suo nome è Daniel Woodstryke. Ed è un normale studente di Hogwarts. Normale... insomma. Fin da piccolo è sempre stato sfortunato. Sfortunato... sfigato sarebbe il termine più appropriato. E, infatti, uno sfigato di tale proporzioni di che casa può fare parte? Di Tassorosso, ovviamente! E, per finire, possiamo dire che il nostro Daniel è un Magonò! Come può un Magonò ricerevere la lettera da Hogwarts? Aspettatevi quindi una Hogwarts più vecchia di trenta anni dagli eventi narrati nel settimo libro. Di un mondo più vecchio di trenta anni. Aspettatevi nuovi professori e poi... i suoi amici. La versione sfigata dei Malandrini, se vogliamo! Degni di Tassorosso, quindi! Riuscirà Daniel a dimostrare che la perseveranza vale più del talento? Riuscirà a dimostrarlo... durante il Torneo Tremaghi?
Ps: Il nome dell'opera è un omaggio al capolavoro di Alexandre Dumas, ma non ha nulla in comune con essa!...credo!
Inoltre... il Silenzio si sta avvicinando... (Revisionati Primi tre capitoli)
Genere: Commedia, Generale, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Rubeus Hagrid, Sorpresa, Tassorosso
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Daniel salutò con un sorriso e un cenno della mano i suoi genitori e la sua sorellina che lo guardavano per la quinta volta nella loro vita scendere dalla loro auto davanti alla stazione di King Cross.
 
Prese il carrello con tutte le sue cose, tra cui spiccavano un rospo in una gabbia, un baule che sembrava risalire al secolo scorso e una valigia più moderna, e si diresse verso il binario 9 e 3/4.
 
La stazione era come al solito: rumori di treni che partivano, arrivavano e sostavano, gente che borbottava e la voce dell'auto-parlate che risuonava, nonostante tutto, incomprensibile alle orecchie di Daniel.
 
Ovviamente, c'era la solita folla di persone che, con abiti pesanti, si muoveva come fosse una indistinta melma.
 
Dan passò attraverso l'ammasso di persone che lo divideva dal muro che divideva il binario 10 dal binario 9 e ci saltò dentro. Non ci si sarebbe davvero mai abituato a quella sensazione, quasi di strappo all'ombelico, che provava ogni volta che attraversava quel dannato binario.
 
Oddio. Aveva detto così anche quando per la prima volta era salito su un manico di scopa... ma si era abituato... diventando anche un cacciatore, tra l'altro. E aveva detto anche che non si sarebbe mai abituato a sentire gli strani odori che provenivano dal suo calderone quando c'era Pozioni.... ma ci si era abituato. Aveva anche detto così quando quando per la prima volta si era preso un bolide in pieno naso ma... no, a quello non si era ancora abituato.
 
Tra l'altro, era da un po' che non succedeva (di prendere un bolide in pieno naso, si intende) e Daniel preferiva così... odiava poi, anzi, non riusciva ad abituarsi, se vogliamo continuare ad usare questo termine, oltre al dolore e alla relativa perdita di sangue, a quel bibitone dal gusto orribile che gli rifilavano ogni volta in infermeria.
 
Ecco, la lista delle cose a cui non riusciva ad abituarsi aumentava. Forse avrebbe dovuto metterla per iscritto?
 
E a proposito di nasi rotti...
 
"PALLA!"
 
Daniel udì quella parola contemporaneamente alla venuta di un bolide, Dio sa spuntato da dove, che cercò di colpirlo in pieno volto.
 
Il moro, memore di tutti i suoi allenamenti, di varie botte, di un istinto quasi animalesco e degli ottimi riflessi, riuscì a schivare di un soffio quel bolide, spostando leggermente la testa.
 
Ma questo non servì a nulla. Un secondo bolide lo colpì dritto sul naso e lui percepì il colpo come fosse una palla di cannone.
 
Anzi, Daniel, mentre cadeva all'indietro, osservando il cielo azzurro coperto in parte dal fumo dell'espresso di Hogwarts, si chiedeva se non fosse davvero una palla di cannone e non un bolide.
Ovviamente, questo non bastò al fato visto che cadendo in avanti, rovesciò tutto il suo carrello addosso a se stesso.
 
"DANIEL STAI BENE?"
 
"FINITE INCANTESIME!"
 
Capì più o meno quello che gli dissero, prima che il baule gli cadesse dritto dritto in petto, facendo un male cane e mozzandogli il respiro. Ma non era ancora finita: il bolide finito l'effetto dell'incantesimo, si fermò... cadendo con la delicatezza di un elefante proprio sui suoi testicoli.
 
Quello fece così male, ma così male, che non si accorse neanche del fragore infernale che la gabbia del suo rospo fece aprendosi e della sua valigia babbana, che gli atterrò affianco, quasi aprendosi.
 
Poi Daniel ebbe una sensazione stranissima: non seppe decidersi. Ma poi riuscì a farlo: i suoi testicoli facevano decisamente più male del suo petto e del suo naso.
 
"AAAAAAAHI!"
 
"Ah! Ti fai sempre riconoscere, eh, Woodstryke!"
 
Daniel sapeva a chi apparteneva la voce, ma non era ansioso di vederne il proprietario... e con il male che provava... non voleva neanche prestarci caso.
 
I suoi occhi, quasi vitrei, continuavano ad osservare il cielo sopra di lui, senza realmente vedere niente.
 
"Sta zitto, Myles..."
 
"Dan!"
 
Sentì dei passi che si avvicinavano. E delle facce che lo guardavano dall'alto.
Riconobbe il viso pieno di Julio, che gli sorrideva. Riconobbe poi i volti preoccupati di Isabell e di Char.
 
Il moro provò a fargli un sorriso, che credeva, nelle sue condizione potesse assomigliare di più ad una smorfia di dolere. La visione di volti amici, perlomeno, lo fece sentire meglio.
 
Sempre meglio che vedere la faccia di Myles, eh!
 
"E un altro record rotto..." pensò Dan, tenendosi una mano lì, cercando di attutine ancora il dolore.
 
"Quello ha fatto davvero, male, amico" disse Julio, mentre si teneva le mani lì, in gesto di solidità maschile, seguito, con qualche secondo di ritardo, da uno Char dallo sguardo smarrito.
 
Julio era, se non il suo migliore amico, uno dei migliori amici che avesse mai avuto nel corso della sua vita. Si conoscevano sin dal primo anno di Hogwarts, e avevano fatto amicizia proprio lì, sull'Espresso, cinque anni prima. Julio era, se vogliamo parlare a stereotipi, l'amico ciccione, simpatico e festaiolo. Sempre con una parola gentile per tirarti su o farti ridere o con qualche spuntino da offrirti nel caso avessi fame. Durante la sua permanenza ad Hogwarts la presenza di Julio, sia di spirito che fisica, l'avevano aiutato più e più volte.
 
"Avete preso la targa di quella nave pirata che mi ha tirato quella cannonata?" chiese Dan, con lo sguardo di chi ancora non sta bene.
 
"Temo di no, erano solo due bolidi sfuggiti al nostro capitano" gli rispose Char.
 
Char era un ragazzo biondo di origine francesi, ma non francesi qualsiasi! Nobili francesi! Per essere un ragazzo era abbastanza effeminato di volto, cosa che non faceva che favorire stereotipi sui francesi e prese in giro che gli erano valsi una serie di soprannomi imbarazzanti fin dal primo anno nella scuola.
 
Char Francis Barret Browning era come se lo ricordava. Alto un metro e sessanta, completamente imberbe (non gli aveva mai visto un pelo di barba addosso), capelli biondi portati corti a caschetto e due occhi azzurro cielo. Era di fisico minuto, stretto di spalle e sempre impeccabile nella sua divisa. Era piuttosto timido e non amava aprir bocca. Ma quando la apriva era per dire cose sensate o per preoccuparsi degli altri.
 
"Certo che certe cose posso succedere solo a te, eh?"
 
Era stata Isabell a parlare: lei la conosceva dalla prima elementare. Durante la sua infanzia era stata la sua compagna di giochi e di marachelle: sapeste che sorpresa, ritrovarla, poco prima dell'assegnazione al case, in una scuola di magia! Nella sua stessa scuola di Magia, poi!
 
"Beh, Isa, come si suol dire: 'Chi ben comincia è a metà dell'opera, no?'" disse Dan, scherzando.
 
"Se questo lo consideri un buon inizio..." commentò Julio, sorridendo.
 
"Che ne dite, piuttosto, di togliermi il baule di dosso? Sta diventando un po' pesante"
 
"Ma certo! Dove abbiamo la testa!" Julio, Isabell e Char, con un cenno, gli tolsero il baule di dosso e lo posero a terra, a quel punto, Daniel si rialzò, ancora dolorante, grazie ad una mano offerta da Julio.
 
Dall'altra parte del binario 9 e 3/4 c'era il paesaggio che si era aspettato. A qualche metro di distanza l'espresso di Hogwarts, che vomitava fumo grigio dalla locomotiva.
 
Genitori che salutavano figli sulla banchina, i suoi amici attorno a lui, il capitano della loro squadra di quiddich, in lontananza, che si avvicinava con un baule vuoto e li salutava, scusandosi per l'inconveniente.
 
Poi lanciò un occhiata sfuggevole anche David Myles, presto raggiunto dalla sua sciacquetta, Donna Hill e dai suoi due amici... che forse Dio sa come si chiamano, visto che lui non era mai riuscito a ricordarseli.
 
“Uh...” disse Dan “Speravo almeno che quest'anno potessi fare a meno di vedere la brutta faccia di Myles...”
 
“Purtroppo il preside McPower non ha ancora approvato quel decreto che vietava alla gente troppo stupida l'accesso a scuola...” disse Isabell, riavviandosi i capelli “Ma, aspetta! Dan, in quel caso non potresti entrare neanche tu!”
 
“Ah-ah-ah” ne seguì una risata robotica “Ma quanto sei divertente! Ma dove riesci a trovare sempre battute così nuove e innovativ...AHIO! Sei impazzita?”
 
“Ti ho solo pestato un piede, non fare tante storie” rispose la ragazza “Così impari ad essere più gentile con le signorine”
 
Anche Isabell non era cambiata molto dall'ultima volta che l'aveva vista... ovvero qualche giorno fa. Più bassa di lui di tutta la testa, una lunga massa di capelli rossi che non riuscivano mai a stare in ordine, un fisico abbastanza atletico (faceva altri sport oltre il quiddich), e due grandi e bellissimi occhi verdi.
 
“Signorina, 'sto gran par de ciufol...Ahi! Isa, smettila! Non mi servono altri due fratture scomposte ai piedi! Già la mia progenie probabilmente è andata a farsi benedire, poi credo che mi rimarrà un livido per l'eternità sul petto! E già che sono fortunato che non ho iniziato a sanguinare dal naso...”
 
“Daniel, tutto bene?” gli chiese Char, realmente preoccupato. Effettivamente era uno dei pochi che continuavano a preoccuparsi di lui quando gli accadevano certe cose. Ormai il resto della scuola, in primis Isabell e in secondo luogo Julio, dopo avvenimenti come questi, lo trattavano come se niente fosse.
 
Sì, avvenimenti del genere, per lui, erano all'ordine del giorno. Sembrava che la sfiga lo perseguitasse fin da quando era nato. Daniel Woodstryke era nato sotto una cattiva stella.
 
“Massì che sta bene” disse Julio “Ne prende così tante che secondo me potrebbe arrivare a punti in un incontro con Tyson. Ormai sei un incassatore nato, Dan! Dai, sono sicuro che riusciresti a sfondare nel mondo della box! Tira il tuo primo pugno verso il domani! Diventa cenere bianca!”
 
Julio oltre ad essere in sovrappeso, cosa che gli era valsa una serie di soprannomi poco piacevoli e assolutamente banali, era l'invidia di metà delle ragazze della scuola a causa dei suoi liscissimi, lunghissimi e perfettissimi capelli lunghi. Ed erano assolutamente naturali. Lui non faceva niente più che lavarli. “Non è virile” diceva “Per un uomo curarsi troppo i propri capelli, anche perché è probabile che un giorno li perderemo tutti”. Dan la considerava una sacrosanta verità. Julio era anche il Mastro-Citazionista del gruppo: quasi ogni sua frase era un riferimento ad un fumetto, un telefilm, un libro o a Merlino sa cos'altro.
 
La cosa più divertente nonché strana era che Daniel era quello nato da genitori Babbani, uno Mudblood, come lo chiamavano ogni tanto (non che ci facesse molto caso, eh, alla fine chi lo faceva erano gli stessi che insultavano i suoi amici), ma era Julio, nato da due purosangue, quello che conosceva più del mondo babbano.
 
Ogni volta le citazioni che riusciva a fare, lo sconvolgevano. Ed eccoci arrivati a quota tre di: “Le cose a cui Daniel non si sarebbe mai abituato!” un applauso, yeah!
 
“Dubito fortemente, ma mi fa piacere che tu possa pensare che io possa resistere a tutti quei round contro Mike Tyson... cambiando argomento, l'hai già salutata?” chiese Dan a Julio, che gli sorrideva, divertito.
 
“Ancora no, ma... scommetto arriverà tra poco”
 
Ed eccola lì. Come da copione, appena detta la frase, apparve. La bella, no, la bellissima Xylia White, fece la sua comparsa, impeccabile, capelli, trucco, fisico... espressione di snob e di puzza sotto il naso, di chi si sente superiore agli altri perchè lei E'.
 
Espressione e compostezza che perse immediatamente non appena vide Julio. La faccia si illuminò in sorriso radiosissimo, che la rese molto più bella. Lasciò andare il Trolley/baule e corse verso Julio in maniera precipitosa.
 
“Julio!”
 
“Xylia!”
 
Si abbracciarono e si diedero un lungo bacio appassionato, quindi Dan, un po' imbarazzato, distolse lo sguardo e tornò a fissare l'espresso di Hogwarts.
 
Il conducente dell'espresso sbraitava con il macchinista, piccioncini che tubavano (tra cui Julio e Xylia che spiccavano)... Char e Isa che parlavano dei compiti delle vacanze... e un rospo che stava per finire sotto il treno...
 
UN ROSPO CHE STAVA PER FINIRE SOTTO IL TRENO?
 
“Gatsu!”
 
Dan, in una rocambolesca imitazione di Lady Cocca, schivò prima una coppia, poi saltò attraverso un gruppo di primini, schivò e salutò il capitano della squadra di quiddich, poi si gettò a terra, proprio in tempo per prendere al volo il suo rospo, Gatsu che stava per saltare sotto le ruote del treno.
 
“SALVO!” la voce di Julio risuonò lontano nella folla, ma lo vide mettersi come un arbitro di baseball “BATTITORE FUORI! TERZO STRIKE! VINCE DANIEL!”
 
“Yeah! Evviva Daniel!”
 
“Bravissimo!”
 
“Vai così!Eyeshield 21!”
 
A seguire quel demente di Julio nella sua improbabile azione c'erano Char, Xylia e Isa, che si erano improvvisati ragazze Pon Pon.
 
“Smettetela!” gli abbagliò, facendo finta che la cosa lo disturbasse, mentre in realtà la cosa lo faceva alquanto ridere.
 
Riprese Gatsu e diresse verso i suoi amici.
 
“Andiamo, culi flaccidi, che se continua così ci lasciano qui!”
 
“Culi flaccidi, a chi? La mia ragazza qui, ha il sedere più sodo che abbia mai visto!”
 
“Oh, grazie, tesoro. Ma non mi adulare così spesso, oppure finirei per crederci...”
 
“Ma non ti sto adulando! Dico solo la verità...”
 
E iniziarono a baciarsi.
 
“Su, su, piccioncini! Il treno sta partendo!” disse Dan “E smettetela, altrimenti noi poveri single ci sentiremo tristi!”
 
Rimise Gatsu nella gabbia, e le valige sul carrello: poi insieme ai suoi amici posò le valigie, aiutando Char che sembrava avere problemi e Isabell per cavalleria, che gli sussurrò qualcosa tipo: “Non c'era bisogno che tu lo facessi, ce la facevo anche da sola, stupido”, le stesse identiche parole che gli aveva sentito ripetere tante di quelle volte da quando si conoscevano ed erano un suo equivalente di “grazie”.
 
Salirono sul treno in cerca di uno scompartimento completamente vuoto, in modo che fossero solo loro.
 
“Quindi quest'anno il Prof. Gordon va in pensione?”
 
“Pare proprio di sì” disse Xylia“Lui stesso ha ammesso che ormai non ha più l'età per insegnare e che è giusto lasciare spazio ai giovani”
 
“Saggia decisione” annuì Dan, ricordando di come l'anno scorso avesse ucciso per sbaglio una rana con uno Stupeficium che gli era 'scappato'.
 
“E chi sarà quello nuovo?”
 
“Ah, non lo so” disse Xylia “ Però so che succederà qualcos'altro di grosso... papà non si è voluto far sfuggire niente, ma sono sicura che sia qualcosa di grosso”
 
“Anche l'anno scorso lo dicevi, ma alla fine era solo uno scherzo di tuo padre” ribatté Isabell, facendosi strada nel prossimo vagone.
 
“Ma questa volta è ver...”
 
Xylia si ammutolì. Di fronte a lei Everet Taylor.
 
Taylor era alto, bello, biondo, occhi azzurri, ricco e aveva fatto vincere a Grifondoro le ultime tre coppe di quiddich, in cui giocava come ruolo di Cercatore.
 
“Oh, chi si vede, il quartetto dei tassosfigati! E' bello vedere come tra perdenti ve la intendete così bene!”
 
“Taylor, tassosfigati è il soprannome più da bullo di basso livello che io abbia mai sentito, grazie” gli rispose Dan, con un sorrisetto.
 
“Zitto, Magonò!” mi rispose, lui stizzito “mi chiedo ancora cosa tu ci faccia in una scuola di magia!Mio padre” e mise un enfasi particolare su queste due parole “ha fatto delle pressioni sul consiglio studentesco... quindi aspettati delle belle sorprese... Piuttosto” continuò “Xylia, la tua recita di stare con questi sfigati può finire, torna con m...”
 
“Non ci penso neanche” disse Xylia, decisa, riprendendosi dallo shock.
 
“Ma come puoi stare con questi sfigati! Guardati con chi vai in giro! Un magonò che non si sa perchè stia in una scuola di magia! Un uomodonna che ha i pettorali al posto del seno e un maschio che sembra una donna! E guarda chi è il tuo ragazzo, un ciccione, un grassone, lurido bavoso...”
 
Daniel stava trattenendo Isa per le spalle, prima che decidesse di passare ai metodi poco maghesi che comprendevano un calcio nell'inguine e un pugno sulla tempia. Char, nel frattempo, sorrideva appena osservando Julio, che con tutta la calma del mondo stava sollevando la bacchetta durante il parlare del cercatore di Grifondoro.
 
“Silencio!” sussurrò
 
E quello continuò a parlare, probabilmente a vomitare insulti, mentre Char stava cronometrando quanto tempo ci avrebbe messo quel il Grifondoro ad accorgersi di essere stato Silenziato. Intanto Dan e Julio si erano messi la mano sotto il mento e ascoltavamo con grande interesse il discorso di Taylor.
 
“Mi piaciuta quella parte in cui...”
 
“Anche a me...”
 
“Ma vogliamo parlare di quella...”
 
“Quella è stata la migliore!”
 
“Poi queste parole, dal cercatore di Grifondoro...”
 
“Proprio non me l'aspettavo!”
 
“Un minuto e 45 secondi! Un nuovo record!”
 
La faccia di Taylor, infatti, era diventata paonazza e sembrava abbastanza arrabbiato. Si era finalmente accorto dell'incantesimo.
 
“Ragazzi! Uh-uh! Qui è libero!”
 
Da dietro di loro venne una voce che corrispondeva a quella di Roger, il loro capitano di Quiddich.
 
Ignorando l'ormai silente Taylor, raggiunsero Roger che era solo in uno scompartimento, seduto vicino al finestrino. Sul sedile accanto a lui c'era uno strano baule.
 
Dan la riconobbe subito: era quella con i bolidi.
 
“STAI LONTANO DA ME CON QUELLA COSA!” Urlò Dan, guardando, con orrore il baule. “Mi hai già fatto passare un brutto quarto d'ora con quell'affare! Vuoi farmene passare un altro?”
 
“Ma no, non ti preoccupare, Dan!” disse Roger “Ora è ben chius...”
 
Daniel aveva tanti, forse anche troppi difetti. Ma aveva anche qualche pregio. Uno di quelli erano dei riflessi scattanti.
 
Proprio mentre la scatola si stava per aprire, Dan, ci mise sedette sopra, impedendogli di aprirsi.
 
“Capitano” disse Dan, facendo un sospiro grande quanto una montagna “non-lo-fare-mai-più”
 
Essì, uno dei suoi difetti, fin da piccolo, era di essere sfortunatissimo. La sua vita, fin dalla sua tenera infanzia, era costellata da incidenti di varia natura e sorta... e, la maggior parte delle volte, la cosa non dipendeva da lui. Cosa poteva farci se dei bolidi incontrollati miravano solo a lui in tutta una stazione? Cosa poteva farci se la sua vicina di casa, Petunia, era maldestra oltre ogni dire e gli faceva cadere vasi di fiori addosso, quasi giornalmente? Cosa poteva farci se proprio in quel momento i bambini che stavano giocando a baseball facevano un fuoricampo e colpivano lui? Cosa poteva farci se un blackout mandava a donnacce il frigorifero con tutta la sua scorta di cibo settimanale, quando i suoi erano fuori in vacanza? Cosa poteva far... e avrebbe potuto continuare quasi all'infinito.
 
Ma tutte queste sventure avevano risvegliato i suoi poteri sopiti: dei riflessi sopra la norma e una tempra eccezionale... direttamente correlati al fatto di dover schivare roba o imparare ad incassarla.
 
Quindi Dan prese la valigia con i bolidi, legò come un salame la valigia e, per buona misura, ci si sedette di nuovo sopra.
 
“Quel Taylor diventa sempre più patetico” continuò Dan, cambiando discorso “Tassosfigati poteva essere un insulto quando avevamo 11 anni, ma ormai è solo ridicolo”
 
“Beh, ma dai, che ti aspetti che elabori un cervello come quello?” chiese Isabell, riavviandosi i capelli dietro l'orecchio “Al massimo insulti da 11enne”
 
“Certo che anche tu, non devi certamente saltargli addosso, vuoi finire di nuovo dal preside?”
 
“Dal preside? Se non mi trattenevi, altro che preside! Direttamente Azkaban!”
 
“Si, certo come no!”
 
“Gli avrei cambiano i connotati fino a farlo diventare bello, altroché!” continuò Isa “E solo perchè picchiando non si posso rendere le persone intelligenti”
 
“Perchè si può certamente cambiare i connotati della gente fino a farli diventare belli...” intervenne Julio “Cielo, dovresti smettere di guardare cartoni animati...”
 
“Ma se tu ne guardi più di me!”
 
“Touchè”
 
Risero
 
“Allora capitano” disse Char “Quest'anno dobbiamo puntare alla coppa di quiddich e fare inghiottire a quel dannato Taylor il suo dannato record di “Tre vittorie di fila di Grifondoro!”
 
“Anche perché questo è la mia ultima occasione...” confessò Roger “E ci alleneremo il doppio dell'anno scorso!”
 
“EH?” fecero ancora tutti in coro.
 
L'anno scorso era già stato abbastanza massacrante. Se adesso i ritmi fossero stati raddoppiati, non avrebbero saputo neanche dove trovare il tempo per dormire.
 
Infatti di quel gruppo, tranne Xylia che era di Corvonero, tutti facevano parte della squadra di Quiddich. Lui, Isa e Char erano i tre cacciatori, Julio il portiere, mentre Roger, il capitano, il cercatore.
 
E sì, facevamo tutti parte della casa meno nota, più sfottuta e meno valutata di tutta la scuola, i Tassorosso.
 
E loro quattro, in particolare, erano sempre presi in giro per i difetti che il buon Taylor aveva prima elencato.
 
Lui, Daniel WoodStryke, oltre ad essere un nato da babbani, uno MudBlood, era anche un Magonò. Non capiva nemmeno lui perchè gli fosse arrivata la lettera... ma da quando era ad Hogwarts non era riuscito a fare nemmeno un incantesimo.
 
Mai, neanche uno. Eppure i vari esempi di magia incontrollata li aveva avuti come tutti in quella scuola: una volta era caduto dalle scale (anche se era certo che quel Jacob, un suo compagno delle elementari l'avesse spinto) e non si era fatto niente. E anche quella volta in cui era riuscito a scappare da Nicol, sicuramente c'era di mezzo della magia incontrollata!
 
Ma... dopo aver usato per la prima volta la sua bacchetta da Olivander... non era riuscito più a fare incantesimi. Non capiva come, non capiva perché. Ma fatto sta che aveva ricevuto la lettera... e quindi lui, era a tutti gli effetti, un mago! Ma non riusciva a fare incantesimi.
 
Vogliamo poi parlare del buon Julio? Un purosangue, discretamente in sovrappeso, appassionato addirittura troppo del mondo dei babbani? Materiale fertile per una condanna a vita con brutti soprannomi.
 
Char, invece? Nobile di origine francese da quanto si potesse ricordare, effeminato, deboluccio e timido. Altro terreno fertile per insulti.
 
E Isabell? Da quando, da sola, aveva picchiato due smorfiosette altolocate di Serpeverde, era stava bollata a vita come travestito, come maschio, come offesa alla femminilità stessa... senza contare che era amica di Daniel.
 
E tutti avevano l'aggravante di far parte di Tassorosso, una delle case meglio parodizzate per incapacità dei suoi membri!
 
Insomma, loro quattro, durante il loro primo anno (e anche dopo), erano i bersagli più facili per i bulli e altra brutta gente del genere.
 
Ma che gli importava a loro? Potevano avere anche per nemici l'intero mondo, loro sarebbero comunque stati insieme.
 
Era quello il patto che avevano fatto durante il loro primo anno, 5 anni fa.
 
“Ossì” continuò Roger “Ci alleneremo come non abbiamo mai fatto! Ora o mai più! L'anno scorso c'eravamo andati così vicini....”
 
“Sì così vicini...” disse Daniel in un soffio“Finché una non meglio identificata cacca di uccello mi cade addosso, e cadendo, ti rovino addosso, facendoti perdere il boccino che ha quel bullo di Taylor. Davvero, Roger, mi dispiace un casino...”
 
“Non ti preoccupare” disse Roger “Non c'entri nulla. Come potevi prevedere quella cacca...”
 
“No, davvero, mi dispiace... le miei sfortune di solito colpiscono solo me e non influenzano nessun altro...”
 
“Daniel” il capitano lo prese per le spalle “Sapevo i rischi quando ti ho preso in squadra. Sei un ottimo Cacciatore”
 
“Grazie capitano...”
 
“E inoltre sei un ottimo capro espiatorio per i bolidi: cercano di colpire solo te...”
 
“Grrrrraaaazie... capitano...”
 
Gli altri soffocarono una risata.
 
“Che cavolo vi ridete voi! Ricordate chi è che si prende i lividi dai bolidi e continua a giocare e poi ne riparliamo” ruggì Daniel, un po' irritato
 
“Eh, Dà” disse Julio “Devi ammettere che quella volta fu esilarante...”
 
“Uff...” sospirò Daniel, ormai rassegnatosi da tempo alla sua sorte.
 
Il treno, con un allegro e sibilante fischio, si mise in moto per poi iniziare a partire.
 
Piano, piano il treno ingranò fino ad arrivare alla velocità di crociera. Il finestrino mostrava, come al solito, le verdi colline inglesi.... Daniel, ogni volta, per cinque minuti buoni le osservava con un sorriso ebete stampato in faccia.
 
“Ah!” si ricordò Roger ad un trattò “Quest'anno non abbiamo i battitori! Edward e Alphonse erano del settimo anno!
 
“O cavolo!” esclamò Daniel “No, altri provini no! Non voglio altri provini! I provini sono brutti e cattivi!”
 
“Non ti preoccupare, voi siete confermati... Non intendo mettere in dubbio le vostre capacità... né farti ripetere un provino, Daniel, sopratutto considerando quello che è successo l'ultima volta”
 
Tutti rabbrividirono.
 
“No” dissero in coro “non di nuovo!”
 
Daniel aveva un ricordo davvero non molto piacevole di quei provini... Solo urla, grida di terrore, dolore, paura e Isabell che urlava: “O MIO DIO LA SCOPA STA ANDANDO A FUOCO PER AUTOCOMBUSTIONE: O MIO DIO, O MIO DIO!”
 
Insomma, roba da dimenticare.
 
“Cambiamo argomento, piuttosto” disse Daniel “Come sono andate le vacanze?”
 
“L'anno prossimo ragazzi” disse Julio “Organizziamo qualcosa tra di noi. Quest'anno è stata una noia mortale. Solo io, i miei genitori e il mio fratellino piccolo. E quel marmocchio diventa più insopportabile e viziato ogni anno che passa: non lo sopporto più: prima o poi mi troveranno morto suicida per il grado...”
E continuò per un un buon cinque minuti a lamentarsi del fratellino, cosa che faceva abbastanza saltuariamente. Ma tutti sapevamo che gli voleva un mondo di bene.
 
“Comunque approvo la proposta di Julio” disse Xylia “Quest'estate ci siamo potuti vedere così poco...”
 
“Già... però ci siamo scritti un sacco”
 
“Già... le tue lettere d'amore riecheggiano ancore profonde e dense dentro il mio puro cuore di fanciulla...” disse Xylia, sospirando d'amore.
 
Se mai Daniel aveva visto una coppia innamorata, loro lo erano.
 
“A te, invece, Char come è andata?”
 
“Noia” disse “Abbiamo fatto il giro di tutte le famiglie nobili d'Inghilterra... l'unica tappa piacevole è stata quando siamo stati da Xylia”
 
“Già, lì è stato davvero piacevole” ricordò la ragazza di Julio, sorridendo “ a parte che i nostri genitori non facevano che cianciare...”
 
“Una vera noia...”
 
“A te invece, Daniel?” chiese Roger
 
“Prevalentemente a casa” disse “Poi ci sono stati quei 15 giorni di viaggio in Grecia con la famiglia di Isa... mi sono abbastanza divertito. Il mare greco è davvero pulito e piacevole...”
 
“Già” confermò Isa “a parte le tracine... e quel riccio... e...” Daniel la interruppe
 
“Normale amministrazione” disse “Anzi, sono stato piuttosto fortunato...”
 
“Sono sempre più certa che quella tribù di uomini pesci che avevi visto fosse frutto di tutti quei funghi allucinogeni che avevi mangiato...”
 
“Te l'ho detto! Non erano allucinogeni! Li so distinguere!”
 
“Sarà...”
 
“Avete bisogno di qualcosa, cari?”
 
La signora del carrello di dolci fece cadere ogni discorso ci potesse essere.
 
“Allora... 10 cioccorane... una scatola di gelatine mille gusti più uno... e...”
 
“Ricordati di non mangiare troppo...”
 
“Ma le cioccorane le prendo solo per le figurine!”
 
“So che quest'anno dovrebbero aver messo anche il nostro preside....”
 
“Oooh” fecero in coro “E peccato che le cioccorane non parlino...”
 
La signora dei dolci diede loro i dolci che i ragazzi accolsero con l'entusiasmo di bambini.
 
Un attimo dopo, la signora del carrello sparì dietro la porta, salutandoli con un sorriso. Daniel trovò in tre cioccorane il Golden-Trio, Harry Potter, Hermione Granger e Ronald Weasley.
 
“Mio padre” disse Julio, interrompendo Daniel che stava facendo commenti sulle sue figurine “Mi ha detto che è sempre lei, la signora dei dolci! E non è mai cambiata di una virgola!”
 
“Peggio ancora” disse Xylia “Mio nonno mi ha detto che la signora dei dolci è sempre la stessa! Ma com'è possibile?”
 
“Allora” cominciò Daniel “Io ho elaborato qualche possibilità” e prese un taccuino dalla tasca “ 1. La signora dei dolci viene cliogenizzata tra un viaggio di treno e l'altro.”
 
“Clio che?” chiesero in coro Xylia e Char, che erano gli ignoranti del mondo babbano
 
“Praticamente ti congelano e tu sei effettivamente vivo, ma non respiri e il tuo corpo rimane in uno stato di animazione sospesa, fino a quando non ti scongelano. Dai! Nel mondo babbano c'è stato il primo essere umano realmente cliocongelato giusto qualche giorno fa!”
 
Xylia, che ancora più di Char era ignorante in tecnologia babbana, ancora non aveva chiaro il concetto di “Animazione sospesa”, e quindi, non era riuscita a capire bene. Anche Char aveva ancora i suoi dubbi.
 
“Avete presente Futurama?” disse Julio “Ecco, quello che fa Fry”
 
“AAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!” dissero in coro “Daniel, potevi dircelo prima!”
 
“Seconda ipotesi” disse continuando “ La signora dei dolci è una Highlander”
 
“E perchè una Highlander dovrebbe vendere dolci?” chiese Char
 
“Tu immagineresti mai una Highlander che vende dolci?”
 
“Hai ragione... astuto...” rispose Char “Ma tu l'hai dedotto... significa che abbiamo mandato all'area tutti i suoi piani...”
 
“AAAAAH!” urlò Isabell “Ci ha sentito! Ci ha sentito! Moriremo tutti!”
 
“Sappiamo il suo segreto! Ci ucciderà tutti! AAAAAAAAAAAAH! I dolci sono avvelenati” urlò Julio
 
“Ma ormai li hai già mangiati!” disse Xylia “Julio non mi lasciare! Io ho bisogno di te!”
 
“Aaaaah...Com'è leggera la vita in me...”
 
“No, Merc... Julio!” Daniel si avvicinò a lui e così fecero Char, Isa e Xylia, che li erano già vicini.
 
Roger guardava la scena con uno sguardo sconcertato ma ben presto poi si trovò a sorridere.
 
“Ragazzi. Io vi ho sempre voluto bene... ci tenevo a dirvelo... e inoltre, qui, sul mio letto di morte...”
 
“La tua poltrona di morte” lo corresse Char
 
“Letto, poltrona... è lo stesso... dicevo... qui, sulla mia poltrona di morte, io, Julio Chapman, lascio tutti i miei beni a...”
 
Fece un respiro strozzato e strabuzzò gli occhi, poi poggio la testa sul poggiateste, inerte.
 
“Julio?” la recita era stata così realistica che Daniel si preoccupò davvero.
 
Poi, d'un tratto, Julio alzò la testa e guardò Daniel dritto negli occhi.
“E di' a Xylia che francamente me ne infischio”
 
Tossì rumorosamente e si accasciò nuovamente tra nelle braccia di Daniel.
 
“Dammi un po' di zucchero, baby!” e con trasporto e in maniera inaspettata baciò Xylia, che arrossì un attimo.
 
Poco dopo, tornò a cadere nelle braccia di Daniel, che lo sosteneva, e che aveva una mezza idea di suggerire al suo amico uno stile di alimentazione più sano.
 
“E mi raccomando! Fa tornare a casa Lassie!”
 
Tossì ancora rumorosamente. Accasciandosi ancora una volta.
 
A quel punto Roger, iniziò ad applaudire.
 
Julio, quindi, si alzò in piedi e con una voce effeminata, iniziò ad asciugarsi delle inesistenti lacrime e a riavviarsi i capelli:
 
“Grazie, grazie! Questo è vero amore!”
 
Tutti loro si girarono verso Roger, sistemandosi meglio i vestiti e l'aspetto, come se fossero improvvisamente rispesi dalle telecamere.
 
“Dovrò dire al professore di Babbanologia di smettere di farvi vedere questi film insieme: vi fanno male” sentenziò Roger che aveva un grande sorriso stampato in faccia.
 
Il resto del viaggio non passò molto diversamente, sparando cavolate, ridendo, scherzando e facendo grandi progetti per il futuro di quest'anno: coppa di Quiddich? Loro avrebbero puntato anche più in alto! Alla Coppa delle Case!
 
Infine arrivarono alla stazione di Hogsmeade: e ovviamente, nello scherzare non si erano cambiati.
 
Era notte fonda ormai e il castello di Hoghwarts appariva imperioso e placido al tempo stesso: Daniel e i suoi amici sapevano che almeno fino a dicembre quella sarebbe stata la loro casa.
 
“Voi ragazzi, fuori! Ci dobbiamo cambiare!” disse Isabell, con un ringhio, minacciandoli poi di morte nel caso avessero solo osato pensare di spiarle.
 
Si chiusero dietro la porta e tirarono la tenda. Loro quattro avrebbero aspettato il nostro turno.
 
“Ragazzi, io vado un attimo al bagno: vi raggiungo dopo, ciao!” e Char sparì lungo il corridoio. Lo faceva ogni anno... e ogni anno tornava dal bagno già cambiato... era davvero troppo timido, quello Char! Aveva davvero bisogno di una iniezione di mascolinità e amicizia virile...
 
“Certo che quasi quasi...” disse Julio
 
“Non-ci-pensare-neanche” disse Daniel, scandendo ogni parola “Isabell ci ucciderebbe tutti”
 
“Morirei felice se riuscissi a vedere la mia Xylia nuda...”
 
“Dubito siano nude, Julio” continuò Daniel “Si devono solo cambiare la divisa... E comunque, non ti permetto di mettere a rischio la vita mia e di Roger!”
 
“Concordo pienamente” disse Roger “Non ho interesse nel vedere nessuna delle due nude... dopotutto sono già prese da i miei amici. E le donne degli amici non si toccano!”
 
“Isabell sarebbe la fidanzata di chi?” chiese Daniel, con sguardo confuso.
 
“Non dire baggianate, vecchio Dan!” disse dandogli una pacca sulla spalla “Litigate e fate le scenette come marito e moglie! Vi manca solo l'anello!”
 
“Ma che stai dicendo, ma sei scemo?” chiese Daniel, contemporaneamente ad un'altra voce.
 
La voce in questione, era quella di Isabell, che, ancora non del tutto vestita si era sporta dalla porta.
 
Daniel, con la prontezza di riflessi che lo distingueva, fece appena in tempo a coprire gli occhi di Julio e Roger.
 
Non si era ancora abbottonata del tutto il pezzo di sopra e sporgeva il reggiseno.
 
Solo allora Daniel si accorse che aveva avuto abbastanza riflessi da tappare gli occhi dei suoi amici ma da non chiudere i suoi.
 
Era abbastanza rosso in viso.
 
“Maniaco!” urlò Isabell, dandogli uno schiaffo, rossa almeno quanto Daniel in volto.
 
Dopo di che, si richiuse la porta dietro.
 
Daniel tolse le mani dagli occhi dei suoi amici e se ne portò una alla guancia arrossata.
 
“Certo che hai davvero dei riflessi straordinari, Daniel, non sono riuscito a vedere niente... sei davvero un ottimo Cacciatore...”
 
“Sai, Daniel” iniziò Julio “Dopo aver costruito quella macchina del tempo so già che ti dedicherai all'altro grande mistero dell'universo”
 
Daniel, dunque, guardò verso l'alto e con occhi sbarrati e quasi urlò:
 
“LE DONNE!”
 
Insomma, erano stati un intera estate insieme sul mare mentre lei aveva un costume da bagno... e adesso gli dava uno schiaffo e del maniaco solo perchè l'aveva vista in reggiseno? Ah, le donne e la loro logica... Senza contare che era stata LEI ad uscire di sua spontanea volontà dall'abitacolo! E il maniaco sarebbe rimasto comunque lui, eh!
 
“Ok, ci siamo cambiate...” disse Isa un po' rossa in volto, mentre le due ragazze uscivano.
 
Daniel osservandola, senza sapere perchè, arrossì alla stessa maniera della rossa.
 
“Se provate a spiare” disse Daniel “Vi punirò...”
 
“In nome della luna!” finì Julio, chiudendosi la porta dietro.
 
In completo silenzio (cosa così inusuale per quella compagnia!) si cambiarono e uscirono in fretta.
 
Ad aspettarli c'erano Isa, Xylia e Char, perfetto nel sua divisa.
 
“Ormai che ci stavo...” cominciò quest'ultimo.
 
“Mi sono cambiato là, si, lo sappiamo... lo dici ogni anno...” disse Daniel, sospirando “Davvero, Char, dovresti dimostrare un po' più di cameratismo tra maschi...”
 
Poi Xylia gettò un occhiata a Char, che, pur notandola, rimase impassibile.
 
“Scusatemi...”
 
“Non ti devi, scusare, Ch...Wooooooooo!”
 
Daniel quasi inciampò, ma riuscì a prendere una maniglia al volo. Ma insieme a lui caddero tutti gli altri che non furono altrettanto rapidi. Isabell gli rovinò addosso e così fece Char. Ma la cosa peggiore di tutte fu quando gli cadde addosso anche Julio! E addosso a Julio cadde Xylia. Rovinarono tutti a terra.
 
Solo Roger riuscì a rimanere in piedi.
 
Daniel sentiva un peso non indifferente che lo schiacciava sul pavimento, erano pesanti!
 
“Ragazzi! Sto morendo! Ragazzi?”
 
Il treno era di nuovo in marcia.
 
“Ragazzi? Io non respiro a momenti!”
 
“Perchè il treno è di nuovo in moto?” chiese Xylia, stupito
 
“Oh, no! Probabilmente sta tornando a Londra!” urlò Roger
 
“Porca...” urlò Daniel “Corriamo dal macchinista!”
 
Uno, ad uno, e troppo lentamente per i gusti di Daniel, i suoi amici si rimisero in piedi. Erano pesanti. Pesanti un casino.
 
I ragazzi, quindi arrivarono senza altri intoppi fino fino alla locomotiva.
 
“Ehi!” urlò Dan “Noi dobbiamo scendere! Fermate il treno!”
 
Ma probabilmente il suo urlo non era abbastanza forte perché nessuno rispose.
 
“Ragazzi, tutti insieme!” esclamò Dan
 
“EHI! NON POTETE LASCIARCI QUI!”
 
“APRITE, PER DIANA, O BUTTO LA PORTA GIU' A CALCI!”
 
“NON VOGLIO RESTARE ANCORA QUI!”
 
Urlarono in coro, mentre battevano i pugni sulla porta che si ergeva di fronte a loro.
 
La porta infine si aprì: dietro vi era un uomo alto quasi troppo per quanto magro con una barba incolta, vestiti trasandati e una bottiglia di vino mezza vuota in mano.
 
“Ehi, Sam! C'è qualcuno!”
 
“Come sarebbe a dire: “C'è qualcuno”?”
 
Da dietro di lui si intravide un ometto cicciotto e basso con un abito da lavoro, dei folti baffi ben curati e impomatati. Era quasi l'opposto dell'altro... sembravano un duo comico. Daniel li riconobbe subito: erano il macchinista e il conducente dell'espresso: Stan e Sam.
 
Sam, l'uomo cicciotto e da bei baffi, si sporse per vederli.
 
“QUALCUNO?” urlò “QUALCUNO? STAN! AVEVI DETTO DI AVER CONTROLLATO TUTTO IL TRENO!”
 
“No, ho detto che non era rimasto nessuno” puntualizzò l'altro
 
“E HAI DETTO UNA COSA DEL GENERE SENZA CONTROLLARE IL TRENO PRIMA?”
 
“Beh, era passato un po' di tempo... non si vedeva scendere più nessuno...”
 
“SEI UN IMBECILLE! E adesso che facciamo? Il treno non si fermerà finchè non saremo arrivati al deposito!”
 
“Beh, a quanto pare i ragazzi si perderanno il banchetto...”
 
“NON E' QUELLO L'IMPORTANTE, IDIOTA! SEI STUDENTI SARANNO CATALOGATI DISPERSI! MANDERANNO DEI GUFI I GENITORI! SI PREOCCUPERANNO DA MORIRE! HAI LA MINIMA IDEA DI QUELLO...”
 
“Eh?” intervenne Daniel “Ma non siete voi a controllare il treno? Non potete fermarlo o ripartire per Hogwarts?”
 
Sam sospirò, cercando di calmarsi. “Mi dispiace ragazzo, ma vedi noi controlliamo soltanto che niente vada storto. Il treno non è assolutamente sotto il nostro controllo”
 
“E allora?” chiese Roger, con un puntino d'ansia “Cosa potremmo fare?”
 
“Beh, temo” disse Stan, calmo quasi da far venire i nervi “Che torneremo indietro al deposito e da lì dovrete tornare a scuola in qualche modo... una soluzione si troverà”
 
“STAN, MALEDETTO IDIOTA! E' TUTTA COLPA TUA!”
 
“E sta calmo, Sam! Mi stai uccidendo un orecchio...” continuò Stan, ancora calmo come non mai “Per i genitori di questi ragazzi non ci sarà di che preoccuparsi... manderemo un gufo al preside McPower e ci penserà lui. E per quanto riguarda il treno...”
 
Stan si avviò verso un punto preciso della console del treno e spinse un pulsante. Al suo fianco, quasi per magia, o meglio, proprio per magia, spuntò una leva.
 
“Sam, tu inizia a scrivere la lettera in cui spieghi che cos'è successo... io ci metterò un po', ma questa leva di emergenza ci permetterà di fermare il treno e aspettare, che so, le carrozze che il preside ci manderà”
 
“Stan come facevi a sapere di quella leva? Neanch'io ne sapevo niente...”
 
“Per quanto possa essere inaffidabile, sono pur sempre il macchinista: queste cose le so...”
 
Videro Sam che spariva nel dietro, mentre Stan provava a tirare la leva.
 
“Certo che la bastarda è bella arrugginita, eh? Due di voi mi possono dare una mano?”
 
“Questo è un lavoro da uomini!” disse Daniel, scrocchiandosi le dita delle mani “Char, dammi una mano! Dimostra di essere un vero uomo!”
 
Xylia si guardò la punta dei piedi e diede un bacio sulla guancia a Julio, poi spinse Char avanti con una spinta:
 
“Va bene! Eccomi, non c'è bisogno di spingere... “
 
Char mise le sue mani sopra la leva, poi sopra di esse Daniel mise le sue. E Stan ancora sopra.
 
Le mani di Char erano... morbide?... perchè di tutte le cose che poteva pensare... quello era l'unico pensiero che gli veniva in mente?
 
Sospirò.
 
“Al mio tre” disse Stan
 
“Aspetta ma al mio 3 quando dici 3 o dici 3 e dopo 3 dici via?”
 
“Tre!” urlò Stan e iniziò a tirare.
 
Tirarono. E tutti e tre riuscirono, con la loro forza, dopo qualche secondo, con gli incitamenti decisamente fuori luogo dei suoi amici, a tirare la leva.
 
“Bravo, Rocky, ce l'hai fatta!”
 
“Bella prova, digiprescelti!”
 
“E qui da Hogwarts è tutto: linea allo studio!”
 
Rispettivamente Julio, Isabell e Xylia. Roger invece, per quanto li conoscesse da quando erano ad Hogwarts, non riusciva a cogliere il fascino delle minchiate che ogni volta facevano.
 
Per un attimo Daniel vagliò ipotesi di urlare: “ADRIAAAAANAAAAA!” , ma venne distratto dal suono del treno che lentamente si fermò.
 
Dal retro della locomotiva, riapparve Sam. “Ho mandando il gufo... speriamo ce la faccia... è molto vecchio. Conta che ce lo hanno mandato qui perché ha recapitato con un anno di ritardo una lettera ad Hogwarts...”
 
“O madre de Dios” esclamò Daniel con il suo migliore accento spagnolo “Quindi non sappiamo neanche se arriverà... fantastico!”
 
“Poco male, prima o poi qualcuno si accorgerà che manchiamo... credo”
 
“Non saprei...”
 
“Vabbè, ragazzi, io scendo un attimo: qui dentro soffoco”
 
Daniel scese dal treno, e si guardò intorno: non riusciva neanche più a vedere il castello. C'erano solo le verdi collini inglesi.
 
Adesso, alla luce della luna, erano quasi nere. Il cielo era blu, blu scuro punteggiato da numerose stelle, come da Londra non era mai riuscito a vedere a causa dell'inquinamento.
 
Poi la luna, lontana, che illuminava debolmente tutto quello che riusciva a vedere.
 
“Brillava, pallida come un osso” recitò Daniel
 
“Mentre la guardavo dal fosso” continuò la voce di Julio, seguito dai suoi passi che scendevano dal treno.
 
“E mentre pensavo a come la luna” Questa volta era la voce di Isabell
 
“Quella sera brillasse” era Char questa volta.
 
“E il mio dolce amore accarezzasse, sullo scoglio ove il suo corpo giaceva” finirono di recitare  loro quattro, tutti in coro, mentre Dan sentiva le loro mani poggiarsi sulle sue spalle.
 
“Che cos'è?” chiesero Roger, Stan e Sam, scendendo anche loro dal treno.
 
“Una poesia” rispose Julio
 
“Molto triste se rifletti sul suo significato” riprese Char, alzando lo sguardo verso la luna.
 
“Triste?” Chiese Roger
 
Un altro paio di passi scese dal treno: anche Xylia era scesa a fare loro compagnia.
 
“Sentila bene. Brillava, pallida come un osso, mentre la guardavo dal fosso/ e pensando a come la luna quella sera brillasse e il mio dolce amore accarezzasse, sullo scoglio dove il suo corpo giaceva”
 
“Ma... ma... è tristissima!” esclamò Xylia.
 
Ma Roger sembrava non aver alcuna attitudine per la poesia.
 
“Chi narra la storia” disse Daniel “è un morto in un fosso che osserva la luna e gli ricorda come quella stessa luna brilli anche sulla sua amata morta in mare.”
 
“Ma è tristissima!” urlarono quasi, Sam e Stan, che sembravano avere le lacrime agli occhi.
 
“E' una storia di marinai... Molto triste ma molto bella. E secondo me ha un messaggio molto profondo”
 
“Quale?”Chiese Roger “Che se muoio posso vedere la luna?”
 
“In un certo senso...” continuò Daniel “Il senso è che... in qualunque parte della terra ci troviamo, in qualunque situazione possiamo stare... per quanto una persona ti possa mancare... ti basta guardare la luna e sapere anche quella persona può guardarla. Non sei mai solo”
 
“Ooooooh” fecero in coro tutti “E' così romantico...” fecero Xylia e Isabell, quest'ultima in uno scatto di femminilità che Daniel non le trovò propria... ma capì che era comunque meglio stare zitto.
 
“E' così che sono sopravvissuto a quest'estate, baby” disse Julio, cingendo la vita della sua bella.
 
“Così e scrivendoci praticamente ogni giorno...” disse Xylia, sorridendo
 
“Beh, anche quello è un fattore abbastanza rivelante...” sogghignò.
 
TU TU TU!
 
“ O CA**O!” Urlò Sam “Sul treno non è rimasto più nessuno vero?”
 
Daniel si guardò in torno: Sam, Stan erano a terra. Il capitano Roger era a terra. E anche i suoi amici Char, Isa e Julio erano a terra.
 
“Credo di no...”
 
Si chiudendo tutte le porte del treno.
 
“O ca**o...”
 
E si mise in moto.
 
“La putain de la putain...” sussurrò Julio in un francese tutto suo.
 
Il treno e iniziò a prendere velocità: Dan provò ad avvicinarsi ma una forza invisibile gli impedì di avvicinarsi.
 
“NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!”
 
Urlarono in coro, mentre il treno si allontanava, senza che avessero la minima speranza di raggiungerlo.
 
“Stan?” urlò Sam “CHE DIAVOLO E' SUCCESSO?”
 
“Beh, il treno deve aver rilevato che non c'era nessuno e ha deciso di tornare indietro.”
 
“Il treno ha... deciso?” chiese Isabell, alzando un sopracciglio
 
“Andiamo Isa, dopo tutte le vaccate magiche che hai visto in giro, davvero ti sorprendi di un treno che sappia prendere decisione? Eh, andiamo!”
 
Isa arrossì per un attimo e gli pestò un piede.
“Ahi! E questo per che cos'era?”
 
“Certo che con le donne, mio caro Daniel, hai il tatto di un Troll in un negozio di Pozioni...” disse Julio, scuotendo a testa.
 
“Ma non è quello l'importante!” se ne uscì Roger “Siamo qui al freddo, al gelo... per non si sa quanto tempo!”
 
“Propongo di accamparci qui” disse Daniel, che ancora si toccava il piede dolorante“ Dubito potremmo andare da qualche parte, così come siamo, e tra l'altro dicevano che oggi ci sarebbe dovuto essere bel tempo...”
 
“Approvo” disse Stan “Poi è da troppo tempo che non faccio campeggio... dai tempi della finale del mondo di Quiddich, vero, Sam?”
 
“Sì, sì!” disse Sam, eccitato “Tre anni fa! Eravamo in quel campeggio in Italia...”
 
“Ci divertimmo davvero troppo! Sì, sì! Proviamo a rifarlo...”
 
“Ma non possiamo stare qui tutta la notte!” esclamò Roger
 
“Roger, non ti facevo così poco avventuroso! Poi non abbiamo molta scelta: vuoi forse camminare fino ad Hogwarts? Meglio sperare e aspettare. E comunque è notte, nel caso consiglio di aspettare domani mattina... piuttosto... che si mangia? Qualcuno ha qualcosa per scaldarci?”
 
“No, mi dispiace...” dissero in coro degli sventurati, in coro.
 
“Però se trovi un po' di legna possiamo accenderla magicamente” disse Sam, lisciandosi i baffi
 
“Giusto! La magia! Mi dimentico sempre... la mia testa...” pensò il moro Daniel
 
“Ragazzi, propongo di mettere in comune tutto quello che abbiamo per il momento, che ne pensate?”
 
“Mi pare una buona idea...”
 
“Nulla in contrario...”
 
“Anche se non penso che nessuno di noi abbia qualcosa...”
 
“Le valigie sono sul treno...”
 
Si svuotarono le tasche.
 
Lui nelle sue ritrovò solo la sua bacchetta, un pacco di fazzoletti, il cellulare, un coltellino dell'esercito svizzero e... uno Yo-yo? Che ci faceva uno Yo-yo nella sua tasca?
 
Gli altri avevano più o meno cose simili: fazzoletti di stoffa, ognuno aveva la propria bacchetta, c'era i trucchi di Xylia, un paio di dolciumi di Julio, il cellulare di Isabell, il libro “Quiddich attraverso i secoli” che stava leggendo Roger, alcuni pezzi di un modellino in miniatura di un treno di Stan e...dieci scatole di fagioli di Sam.
 
“E queste da dove escono fuori, Sam?” gli chiese Stan, con aria sinceramente interrogativa
 
“Eh, c'era un offerta al Supermercato... prima di arrivare... sai quanto mi piacciono i fagioli... non ho saputo resistere...”
 
“Ora ci mancano solo le birre e si può fare una gara in pieno stile Bud Spencer...” disse annuendo Julio
 
“Beh, in realtà...” Stan tirò fuori due cassette di birre.
 
“Stan? E queste da dove escono?”
 
“Eh, c'era un offerta al Supermercato... prima di arrivare... sai quanto mi piacciono le birre... non ho saputo resistere....”
 
Sam lo guardò male:
 
“Mi piji pe 'u culu?” disse, con voce un po' alterata in un accento che Daniel non riuscì ad identificare
 
“No, ti giuro, no!” disse Stan, mettendo le mani avanti “è andata così, non voglio fare a botte con te!”
 
“Ok, ok ti credo...” disse comunque sospettoso
 
“Ciò non di meno...” se ne uscì Char “Abbiamo bisogno di un po' di legna per cucinare i fagioli”
 
“Ho un idea” disse Julio “Che ne dite se ci separiamo per cercare un po' di legna e ci rivediamo qui tra mezz'ora?”
 
“Sai che è quello che dicono tutti i protagonisti nel film dell'orrore prima di andare incontro ad un orribile ed orrenda fine?”
 
“Beh, si... ma nei film dell'orrore non possono far svenire la gente con un incantesimo...”
 
“Un punto a tuo favore” disse Daniel “ora come ci dividiamo?”
 
“Mmm” disse Roger “Proporrei di lasciare Julio e Xylia insieme... io vorrei andare con Sam e Stan. Devo chiedervi una cosa mentre cerchiamo...”
 
“E quindi” disse Isabell “l'ultimo gruppo è formato da me, Dan e Char”
 
“Bene” disse Daniel “Qualcuno ha qualcosa in contrario?”
 
Silenzio.
 
“Ok, avete tutti un orologio? Ok, sì... allora andiamo!”
 
Si diresse con Char e Isabell verso il promontorio lì vicino. Sembrava l'unico posto da cui poter avere una vista decente della zona per poter trovare della legna.
 
“Allora, quest'anno pare che il capitano sia serio sul farci allenare così tanto... sono già stanco a solo pensiero”
 
“Uh...” sospirò Isa “Non mi ci far pensare... devo ancora capire cosa servivano tutti quei giri di campo a piedi...”
 
“Ma se tu di solito ne fai il doppio!” quasi urlò Daniel
 
“Sì, ma di mattina. Il mattino ha l'oro in bocca. Al mattino sono l'energia incarnata donna”
 
Fu il turno di Daniel di sospirare. Una piacevole brezza gli toccava la pelle, facendolo sorridere come un idiota.
 
Era per quei piccoli, insignificanti piaceri che valeva la pena di vivere.
 
Si godette il vento tra i capelli neri, mentre camminava, guardato stranito da Char.
 
“Che stai facendo?” gli chiese Char “Perchè sorridi?”
 
“Char. Sta un attimo fermo. Dai Isa, un buon ripasso farà bene anche a te”
 
Si fermarono.
 
“Cosa senti?”
 
“Un po' di ansia” rispose Char “Per essere qui disperso nel nulla. Ma sono anche rincuorato. Perchè voi siete con me”
 
“Bene. Ci siamo quasi. Scaccia l'ansia. Chiudi gli occhi. Sei con i tuoi amici in un campo. Guarda le stelle, che a Londra non vedresti mai. Senti il vento sulla pelle, così carezzevole e delicato. Senti l'erba frusciare. Guarda il cielo infinito al cui confronto tu non sei che minuscolo essere. Sentiti come parte di questo mondo. Goditi queste effimere e al tempo stesso splendide sensazioni. Sono piacevoli. Questo momento è unico. Ogni momento della tua vita è unico. Non possiamo ricordarcene sempre. Ma adesso sì”
 
Daniel vide piano piano Char comprendere le sue parole e il suo volto aprirsi in un sorriso. Era carino quando sorrideva.
 
Ma che cavolo.... perchè aveva questi pensieri? Che gli prend... osservò anche Isa che sorrideva, lei sempre così arrabbiata con il mondo, come se avesse trovato la pace dei sensi.
 
Anche lei era carinissima... ...ma che cavolo di pensieri aveva? Era la sua amica d'infanzia....
 
“Vale davvero vivere solo per questi momenti” dissero Char e Isabell
 
“Già...” sussurrò Daniel “Per i vostri sorrisi...”
 
Vide Char e Isa arrossire violentemente. Che l'avessero sentito? E perchè aveva detto una frase del genere? E perchè loro arrossivano?
 
“S-sbrighiamoci!” balbettò Isa
 
“Già! S-sbrighiamoci!” balbettò anche Char
E corsero in direzione del promontorio, staccandolo di qualche metro.
 
“Ehi! Dove andate senza di me!”
 
Gli corse dietro.
 
Salirono su quella collina. Il paesaggio non cambiava poi molto da come Daniel l'aveva visto dal terreno. Anzi, non cambiava per niente.
 
“Niente legna, eh...” disse Daniel “ma forse...”
 
Si sporse dietro e notò che parte della collina non era verde come le altre, ma c'era un pezzo di terra nuda.
 
“Mmm” scendendo, picchiettò su quella terra “Potrebbe andare bene...”
 
“Andare bene per cosa?” chiesero contemporaneamente Char e Isabell.
 
“Suvvia, Isa! L'hai visto insieme a me quello speciale su Ben Grill!”
 
“Ben chi?” chiese lei, come se Daniel gli stessa parlando in sanscrito antico
 
“Dai, in Grecia! In TV c'era un suo speciale! Tu eri stanchissima e ti sei addormentata sulla mia spalla e io non mi sono potuto muovere fino al mattino successivo!Oh... aspetta... effettivamente se eri addormentata...”
 
Daniel mugugnò un attimo.
 
“Comunque... credo che questo terreno....”
 
Tirò fuori il suo coltello dell'esercito svizzero e, tra le tante opzioni disponibili, scelse il coltello.
 
Tagliò la parte superficiale di quel pezzo di terra.
 
“Guardate, questa parte... è secca, dovremmo poterla bruciare come se fosse legna”
 
“Davvero?” chiese Isabell
 
“Oh, ne sai davvero una più del diavolo, Daniel...” disse stupito Char.
 
“Mmm... credo sia così... il documentario diceva che questo tipo di terreno era in Irlanda... ma ad occhio credo sia lo stesso”
 
“Ad occhio? E tu stai basando la nostra cena... e il nostro riscaldamento AD OCCHIO?”
 
“Beh, tu hai forse idee migliori? Vedi legna in giro?” chiese Daniel come se stesse rispondendo ad un obbiezione che si aspettava “E inoltre osservai quel programma con attenzione visto che non potei muovermi... anche se non capisco un acca di greco...”
 
“Uff! Mica sono così pesante! Potevi spostarmi!”
 
Daniel la guardò con tanto di occhi: quella donna stava migliorando! Una volta gli avrebbe appioppato un calcio negli stinchi senza neanche fargli sapere il perchè! E Dan dovette ammettere che lui, se Isabell gli avesse dato un calcio senza dirgli niente non sarebbe mai arrivato alla ragione per cui lei si sarebbe potuta arrabbiare: ovvero che lei poteva poteva pensare che lui la ritenesse pesante. Che complicate le donne...
 
“Eri così placida mentre dormivi... non volevo svegliarti...”
 
Lei arrossì violentemente. Perchè diavolo stava arrossendo?
 
Ah, le donne... sono come i computer... non puoi vivere né con loro né senza di loro...
 
“Adesso, scusatemi se vi faccio sporcare, ma vi darò alcuni pezzi di terra secca portare al raduno...”
 
Con un po' di pazienza Daniel riuscì a strappare abbastanza terra per quello che riteneva un discreto focolare. Quindi, con un po' di terra ciascuno, si incamminarono fino al punto di ritorno.
 
C'erano solo Xylia e Julio che si stavano sbaciucchiando.
 
Daniel, Char e Isabell distolsero lo sguardo, imbarazzati e rossi in viso.
 
Julio si girò verso di loro:
 
“Che c'è? Mai visto un Ciccione Pomicione? Tra poco starà nella bandiera di Hogwarts!”
 
“Ah-ah! Questa la so! I Simpson, quell'episodio vecchissimo in cui Homer e Marge scappano dai figli in vacanza!”
 
Daniel, Isabell, Xylia e Julio si girarono con la bocca aperta verso chi aveva proferito quella frase: Char.
 
“Char... ma tu come...” dissero Julio e Daniel in contemporanea “Come...”
 
“Gli ho passato qualche VHS dei Simpson....” disse Xylia, con noncuranza
 
“I VHS? Che in che epoca vivi? Quei così sono quasi più vecchi dei miei genitori!”
 
“Beh, ma dove ha trovato un lettore di VHS... vorrei sapere! E un televisore su cui vederli! Char, i tuoi genitori so che non volevano nemmeno vedere queste 'diavolerie babbane...'”
 
“E infatti i miei genitori non lo sanno...” disse sorridendo furbescamente Char
 
“Bravissimo!” disse Daniel mettendo le sue mani sulle spalle dell'amico “Sono fiero di te! Così si fa!”
 
“OOOOOOHIIIIIIIIIII!” Ritornarono anche Sam, Stan e Roger “Avete trovato qualcosa?”
 
“Daniel dice di sì!” rispose Isa, quasi urlando.
 
“In effetti la cosa mi incuriosisce... perchè quei pezzi di terra in mano?” chiese Julio
 
“Ho visto so un documentario che dovrebbero fare bene fuoco... e non fanno nemmeno tanto fumo...”
 
“Oh, bene, allora proviamoci subito” disse Sam, sorridendo: poggiateli lì, al centro...”
 
Daniel, Char e Isa posarono la terra.
 
“Incendio!” urlò Sam, agitando la bacchetta sul mucchio di terra.
 
Ma dopo un guizzo di fiamma... niente prese fuoco.
 
“Mi sembrava strano!” disse Roger “Terra che funziona come legna? Troppo strano anche per il nostro prode Daniel WoodStrike...”
 
“Aspetta, aspetta, aspetta” disse avvicinandosi al mucchio di terra. “Dicono che sia difficile fargli prendere fuoco... mmm...”
 
Ci pensò un attimo: ma subito la soluzione gli balzò in mente.
 
I fazzoletti di carta! Se non prendevano loro fuoco bene... Cos'altro? E che dire su qualche filo d'erba...
 
Prese un po' erba che gli sembrava secca e un paio di fazzoletti dalla sua tasca.
 
“Sam, provi di nuovo...”
 
“Incendio!”
 
E i fazzoletti e l'erba presero fuoco.
 
Daniel usò la sua bacchetta insieme al coltello per attizzare meglio il fuoco e... voilà!
 
La terra secca stava prendendo fuoco!
 
“Oooooh...” esclamarono tutti in coro
 
“E poi dicono che in tv fanno solo tv spazzatura... e che mia madre che si rifiuta di guardarlo dicendo: 'E quando ti serviranno queste cose? Studia piuttosto!' e invece....”
 
Daniel guardò in cielo e individuò la stella polare. Poi guardò ad ovest, dove pensava ci fosse casa sua.
 
“VEDI MAMMA? LO VEDI? ALLA FACCIACCIA TUA! GNE GNE GNEGNE!”urlò, ma così tanto, che se gli altri non sapevano che fosse impossibile, avrebbero giurato che l'urlo sarebbe arrivato alla signora WoodStrike.
 
“Abbassa il volume! Da! Le mie orecchie! Funzionavano fino a poco tempo fa!” esclamò Julio, mettendosi un dito nelle orecchio, quasi potesse togliere il suono residuo dell'urlo dell'amico.
 
“Poco male...” continuò Dan “Piuttosto come li cuciniamo... i fagioli?”
 
“Ahahaha! Ma per quello non c'è problema!” fu Sam a parlare “Il primo incantesimo da scapolo che ognuno di noi impara: “Padella lucis maximae!”
 
Agitando la bacchetta, in un lampo di luce apparve quella sembrava propriamente una padella... ma composta di luce.
 
“Ma che diavolo...”
 
“Sapete quando vai a vivere da solo e non ti va di lavare i piatti questo incantesimo ti salva la vita” sottoscrisse Stan, che probabilmente parlava per esperienza vissuta “Allora, chi vuole due scatole invece di una?”
 
La serata passò tranquilla. Daniel, sinceramente, si sentiva colpevole di quanto era accaduto loro, quasi fosse colpa sua. Colpa sua e dalla sua sfiga. Che a quanto pare iniziava anche a colpire chi gli stava accanto. Aveva ragione Jacob... meglio stargli lontani, altrimenti sarebbero anche loro infettati con il germe della sua sfortuna.
 
Sospirò.
 
Fortunatamente, però, sapeva cosa avrebbero detto i suoi amici se si fosse scusato per una cosa del genere.... tuttavia... tuttavia... sentiva che in parte era colpa sua. O forse non solo in parte.
 
Sam, aiutato da Stan, stava agitando una padella fatta di luce grande quanto cinque pizze sopra il fuoco di campo che Dan aveva accesso.
 
Ci agitava i fagioli sopra, con una maestria degna dei migliori Chef, mentre Stan agitava con la bacchetta il contenuto, mormorando qualcosa di tanto in tanto.
 
Daniel era in un angolo solitario, con la schiena addossata ad un masso. Silenzioso e pensieroso, ogni tanto si alzava e metteva mano al fuoco per ravvivarlo o non farlo spegnere.
 
Nel frattempo gli altri chiacchieravano allegramente lì vicino, parlando del più e del meno. Lui ascoltava sorridendo, ogni tanto canticchiando una canzoncina di cui non sapeva l'origine.
 
Dopo qualche minuto, vide un attimo Isabell staccarsi dal gruppo e avvicinarsi a lui.
 
“Qualcosa che non va?” gli chiese lei, con un sorriso che alla luce tremolante della fiamma sembrò ancora più affascinante
 
“No, non ti preoccupare, non è niente”
 
Isabell lo guardò fisso negli occhi per alcuni secondi, con uno sguardo penetrante. Daniel sapeva benissimo che erano colore dell'erba più scura, ma adesso... avevano una tonalità di un blu scuro, scuro quasi quanto il cielo che li sovrastava.
 
“Ti conosco da troppo, tempo: il tuo” e qui assunse una voce più profonda, quasi imitando la sua “ 'No, non ti preoccupare, non è niente' “ e ritornò alla sua voce “E' solo un modo di dire “Sono un vero uomo, non ho bisogno di far preoccupare qualcun altro oltre me con le mie insignificanti preoccupazioni...”
 
Daniel fece tanto d'occhi. Cavolo... c'aveva colto in pieno!
 
“Ecco ci ho colto... e credo anche di capire il perchè...”
 
No, dai, non poteva aver capito anche quello...
 
“Ti senti colpevole perchè credi che tutto questo sia accaduto a causa tua!”
 
Daniel lasciò andare la mascella per la sorpresa. Come diavolo...?
 
“Ti conosco da troppo tempo” ripetette “ e ti dirò quello che già ti ho detto altre volte. La fortuna e la sfortuna non esistono... sono solo casi. E anche nel caso esistettero e tu fossi l'uomo più sfortunato del mondo, io, Julio e Char ti staremmo accanto. Non ho neanche dubbi per Roger e Xylia, ma loro non hanno fatto la promessa... E poi, guardati intorno. Ti sembra che qualcuno sia infelice di ciò? Si stanno tutti divertendo. La tua sfortuna in questo caso è fortuna.”
 
“Oh, ci puoi giurare” dal fianco di Isa apparve Julio “Mi hai risparmiato di vedermi i brutti visi di Tylor e Myles per una serata intera... non te ne sarò mai grato abbastanza”
 
“E diciamo che preferisco qui a farmi questa birra e fagioli con voi, sperduto nelle colline inglesi, piuttosto che al tavolo di Tassorosso, con tutto quel rumore... senza che riesco a sentire nemmeno il rumore di quello che ho in bocca...” finì Char
 
“E il banchetto?” chiese Daniel guardandoli uno per uno negli occhi “E i letti caldi?”
 
“Pazienza” esclamò Julio “Quanti si possono vantare di essersi persi e aver mangiato i fagioli insieme al macchinista e conducente dell'espresso?”
 
“E per il letti...? Beh, non eri tu a dire che: Non c'è letto più comodo di una distesa di erbe e non c'è coperta più ospitale che il manto stellare?” Concluse Isa
 
“Beh...” Daniel aveva quasi le lacrime agli occhi. Cosa aveva fatto per meritarsi degli amici così?
 
“Oh, i fagioli sono pronti! Sbrigatevi!”
 
“Eccoci!”
 
Si asciugò le lacrime agli occhi, provando a non darlo a vedere.
 
“Ho davvero i migliori amici del mondo...” sussurrò
 
La cena fu difficoltosa perchè effettivamente non avevamo né piatti né posate. Quindi dovettero adattarsi, mettendo la padella al centro mentre loro formavano un cerchio intorno .
 
E per le posate? Sam propose immediatamente di arrangiarsi con la mani, proposta appoggiata da Daniel Julio e Stan, ma bocciata da Isa, Char, Xylia e Roger.
 
Era la parità fino a quando Xylia fece notare che non si potevano lavare bene le mani... e quindi che anche i più “zozzi inside” dovettero cedere alle leggi dalla pulizia e della creanza.
 
Allora Stan si offrì a tutti di insegnare a tutti un semplice incantesimo che gli piaceva definire “Incantesimi da Scapoli”. Dall'estremità della bacchetta spuntava un parte fatta di luce ( proprio come la padella) che fungeva da cucchiaio.
 
Dopo al massimo un paio di tentativi, tutti riuscirono, tranne Daniel che neanche ci provò, non voleva rovinarsi il suo buon umore.
 
Vide Roger sussurrare qualcosa a Sam e Stan.
 
“Beh...” disse Isa, diventando rossa “Se voi... ti posso imboccare io...”
 
“O io...” disse Char, vergognandosi
 
“O io!” disse Julio
 
“Se devi imboccare qualcuno in questo cerchio, quel qualcuno sarò io!” disse Xylia, mettendo su un finto broncio
 
“Ma, amore... sai benissimo che non è bene dimenticare gli amici... poi penso riderei troppo a vedere Daniel imboccato da me... al suo pensiero...” e fece una breve risata “mi metto già a ridere...”
 
“Fermi fermi tutti. Onoratissimo di tutte queste gentilissime offerte ma io ho il coltellino dell'esercito svizzero... in cui è incluso anche un cucchiaio!”
 
“Uff...” tutti sospirarono, delusi.
 
“Buon appetito, comunque!”
 
“Grazie! E altrettanto!”
 
Mangiarono. I fagioli erano davvero buoni! Ma era strano... sentiva quasi il sapore del sale, dell'olio e di qualche altro ingrediente che Daniel sapeva che non potevano esserci, visto che non li avevano.
 
Stan, nel frattempo, passò una lattina di birra a tutti.
 
“So che probabilmente non dovreste ancora bere... ma non dovete guidare e con una birra non potete ubriacarvi!”
 
“E che ne dite dei fagioli? Io li ho insaporiti con un incantesimo... è la nuova frontiera della dieta: l'olio fantasma! Un altro degli incantesimi da scapolo!”
 
“Più che da scapolo questo incantesimo mi pare da ragazza che vuole dimagrire...”
 
“Dici questo solo perchè voi avete vostra madre che vi compra la roba! Tornate voi a casa per poi scoprire che l'olio è da buttare e il sale è diventata da colonia di animali non meglio specificati...” disse Sam, mentre Stan annuiva
 
“Ma il sale non può...è un conservante...”
 
Sorseggiando la sua birra e mangiando dal piatto comune alcune cucchiaiate di fagioli, Daniel dimenticò problemi e preoccupazioni.
 
“A proposito” disse Xylia “io e le miei buone maniere... non ci siamo ancora presentati con Sam e Stan!”
 
“E' vero” concordò Julio “Io sono Julio Chapman, molto piacere”
 
“Daniel WoodStrike, lietissimo”
 
“Isabell Smith”
 
“Char Francis Barret Browning”
 
“Xylia White”
 
“Roger Hugent”
 
“Stan Johnson”
 
“Sam Hubert”
 
E ripresero a mangiare.
 
“Ti ho già detto quanto sono buoni questi fagioli?”
 
“Altro che banchetto di Hogwarts! Sam, sei davvero il miglior cuoco-scapolo che io abbia mai conosciuto!”
 
“Eh-eh!” disse lui, sorridendo, decisamente compiaciuto.
 
Passarono momenti felice chiacchierando e parlando del più o del meno, sorseggiando birre che seconda la legge inglese non avrebbero potuto bere e mangiando fagioli che erano la fine del mondo.
 
“Beh, qualcuno ha pensato a come faremo per la notte?”
 
“Affidandoci sempre alle previsioni del tempo... consiglio un bel letto di foglie e il manto stellare come coperta...” disse Daniel “Ovvero, ci mettiamo attorno al fuoco e ci addormentiamo, non avendo coperte c'è poco da fare”
 
“Oppure facciamo nottata” disse Stan “Abbiamo abbastanza birra e siamo abbastanza giovani per farlo...”
 
“Parla per te...” disse Daniel “io sono vecchio dentro...”
 
“Naaaa...” commentò Julio “Non ancora, Dan, non ancora...”"
 
“Smettila di dire cose incomprensibili!” ribatte il moro “Io consiglio di dormire, invece. Se davvero la lettera non arriva tempo saremmo costretti a camminare per tutta la giornata di domani per arrivare ad Hogwarts...”
 
“Mio malgrado, Daniel ha ragione” disse Stan “Lo trovo un buon consiglio”
 
“Ehi, Stan! Ma da quando hai messo tutto questo sale in zucca?” gli chiese Sam, sinceramente colpito dalla maturità del suo amico
 
“Merito tuo, Sam!”
 
“Oh, no quindi mi stai rubando il cervello! Lontano da me, o spirito malvagio! Non avrai la mia sublime intelligenza!”
 
Riderono. Passarono un paio di ore in allegria, chiacchierando del più e del meno, forse un po' più allegri di quanto avrebbero dovuto essere, complici le birre.
 
Ma fu a mezzanotte che accadde. In quel momento ci fu un rumore strano e inquietante BIP.
 
Immediatamente, tutti smisero di parlare, ascoltando quel suono.
 
Il suono si ripetette ancora, ancora e ancora. Il rumore non era forte ma raccolse l'attenzione ti tutti i presenti, come se fosse importantissimo.
 
Daniel riuscì a contare il numero dei bip... erano dodici.
 
“Ma che diavolo...” riuscì solo a dire.
 
Tutti i suoi amici, come un sol uomo, si alzarono, e iniziarono a fissarlo con occhi vuoti.
 
“Ma che diavolo...” ripetette, sconvolto da quel cambiamento.
 
Poi, ancora come se fossero un solo uomo, camminarono verso di lui, facendo un passo lento.
 
Daniel iniziò davvero ad allarmarsi. “Pensa Daniel” si disse “Pensa Daniel” continuò a dirsi “Che cosa può essere? Un Mago Oscuro...?”
 
Fecero un altro passo verso di lui.
 
Daniel fece quello che si sentì più naturale: si allontanò.
 
Fece una capriola indietro, e prese con la mano destra la bacchetta e con la sinistra il coltellino dell'esercito svizzero.
 
Non che la bacchetta gli servisse a molto visto che non poteva usarla...e tra l'altro la impugnava con la sua mano non dominante, la destra. Esatto era mancino. E sapeva che probabilmente il coltello gli sarebbe stato molto più utile della bacchetta.
 
Cioè, in realtà no, visto che non sarebbe neanche riuscito ad alzare il coltello contro i suoi amici... probabilmente piuttosto sarebbe morto.
 
Ma magari gli era rimasto un po' di raziocinio e con una semplice minaccia sarebbero indietreggiati.
 
La domanda piuttosto era... in base a quale istinto aveva estratto quell'inutile bacchetta?
 
I suoi amici, come se niente fosse successo, fecero un passo verso di lui.
 
No, la domanda non era quella. La domanda era... che diavolo era successo ai suoi amici?
 
Fecero un altro passo.
 
“Expelliamus!” Sam, con una rapidità che Daniel non gli credeva propria estrasse la bacchetta e pronunciò l'incantesimo, facendogli volare il coltello dalla mano, ad alcuni metri da lui.
 
“Porca p...” riuscì a pensare prima che tutti i suoi amici corressero verso di lui, buttandoglisi addosso a peso morto.
 
Erano la seconda volta che gli cadevano addosso in quel modo, quel giorno. Anzi, no la prima volta, visto che era scoccata la mezzanotte... ed erano ugualmente pesanti. Non riusciva a muoversi.
 
“SORPRESA!” urlarono tutti in coro, guardandolo con uno sguardo felice e sorriso allegro.
 
“C-che... che cosa?”
 
“BUON COMPLEANNO DANIEL!”
 
Avete presente quella sensazione di quando non capite assolutamente nulla, come se foste completamente all'oscuro di qualcosa, come se la vostra testa fosse in un branco di nebbia più nera della pece?
 
Ecco, neanche Daniel. Perchè si ricordò in quel preciso istante che il 2 settembre era il suo compleanno.
 
E i suoi amici avevano trovato un modo originale per fargli gli auguri.
 
Originale... era dire poco.
 
“CHE DIAVOLO VI SALTA IN MENTE! CHE RAZZA DI SCHERZO IDIOTA E' QUESTO?” chiese Daniel, un po' arrabbiato
 
“Beh, volevamo farti gli auguri in maniera originale...”
 
“Originale 'sto gran par... e alzatevi! Siete pesanti!”
 
Si alzarono.
 
“Sei noioso!” urlò Julio
 
“Può darsi...” disse Dan, raccogliendo il suo coltellino svizzero.
 
“E' perchè sei vecchio!” disse Roger “Già hai 16 anni e non sai stare agli scherzi! A 80 come sarai?”
 
“Sì, certo...” disse Dan, cercando di nascondere un sorriso “E magari... tutta questa storia del treno che ci lascia qui... è opera vostra?”
 
“No!” dissero in coro “Figuriamoci!”
 
“Va bene farti una sorpresa” disse Julio “Ma passare una notte l'addiataccio mi pare un po' troppo...”
 
Daniel sospirò, comprensivo: “Hai ragione pure tu...”
 
“Ci dispiace per i regali” disse Char “Ma erano sul treno, quindi...”
 
“Quindi, per il momento dovrai accontentarti di questo”
 
Tutti si schiarirono la voce.
 
Dan vide Stan muovere la bacchetta, facendo spegnere il fuoco.
 
Erano solo loro, il cielo e le stelle.
 
“Tanti auguri a te...”
 
Il canto dei suoi amici si levò alto tra il silenzio delle colline inglesi.
 
“Tanti auguri a te...”
 
Dan non potè fare a meno di sorridere. Un sorriso allegro, sincero e contento. Guardandosi in tornò notò che tutti i suoi amici avevano quello stesso sorriso mentre lo guardavano.
 
Se avesse potuto farlo, il suo sorriso si sarebbe allargato ancora di più.
 
“Tanti auguri, caro Daniel... tanti auguri, a te!”
 
A quel punto tutti tirarono fuori le proprie bacchette, illuminate appena alla punta.
 
“Soffia!” urlarono in coro
 
Daniel, felice, prese il respiro e sputò fuori tutta l'aria che aveva nei polmoni. Avrebbe scommesso oro che se ci fosse stato lui al posto del lupo nella fiaba dei tre porcellini, avrebbe buttato giù anche la casa di mattoni del terzo fratello.
 
Le bacchette si spensero.
 
“BRAVOO! EVVIVA DANIEL! WOOOW!”
 
Lo incitarono, in coro.
 
“E ora dobbiamo farlo davvero?”
 
“E mi da sì”
 
“Sappi che solo perchè è il tuo compleanno!”
 
E tutti, senza dire niente, lo abbracciarono.
 
“Ehi, fermi, soffoco!” disse Daniel, poco convinto, ridendo come un matto.
 
Qualche secondo dopo l'abbraccio si sciolse.
 
“Penso che non avrò più bisogno di abbracci per un po'...” disse Daniel, sempre sorridendo
 
“Tzè, non è vero! Lo rifaresti anche subito!” disse Isabell, anche lei sorridendo.
 
“No, non è vero!” rispose, lui, arrossendo violentemente
 
“Ah, sarà... forse mi sbagliavo...”
 
“... lo rifacciamo?”
 
Seguì la risposta che non fu meglio identificata, visto che i pareri erano discordanti. E il litigio fu interrotto da un lontano rumore di... carrozza.
 
“Forse ci sono venuti a prendere!” esclamò Roger, speranzoso
 
Con la mia fortuna? Pensò Daniel No, non credo proprio....
 
E invece sì. Ma Daniel, sinceramente, non ci credeva.
 
Era proprio una carrozza di Hogwarts che si era auto trainata fino a lì.
 
Con gli occhi di Daniel che assomigliavano ad un smile di internet ( questo in particolare O_o), la carrozza aspettò che loro salissero e poi partì.
 
L'euforia post party si era esaurita ed erano tutti assonnati. Quanto ci avrebbero messo ad arrivare fino al castello? Una stima generale, fatta da Sam e Stan, diceva che sarebbero arrivati all'alba del giorno stesso, giusto in tempo per lavarsi, fare colazione e poi iniziare la loro vita di studenti.
 
Quindi, consigliava loro di fare una buona dormita ora che potevano.
 
Manco a dirlo, Daniel non riuscì quasi a chiudere occhio.
 
E non fu per il fatto che Isabell gli si addormentò sulla spalla dopo una mezz'oretta. E non fu neppure per il fatto che Char gli si addormentò addosso sull'altra spalla. E non fu nemmeno Julio che, a peso morto, gli si addormentò sulle ginocchia. E sulla spalla di quest'ultimo c'era addormentata Xylia.
 
Non non fu per quello.
 
In realtà fu proprio per quello.
 
Daniel, non volendo svegliare nessuno dei suoi amici, rimase fermo, immobile, per tutta la nottata.
 
Dormì quasi a fatica, dovendo stare fermo, ma non sapeva... sentì uno strano calore. E non era dovuto soltanto al caldo. Era un calore piacevole, di quelli che scaldavano il cuore.
 
E' vero, quindi, che Dan non riuscì quasi a dormire, ma al mattino era comunque riposato... anche se aveva parti del corpo addormentate che neanche credeva di avere.
 
L'unico a non dormire a parte lui era il buon vecchio Roger, che era seduto nell'altro sedile insieme a Sam e Stan, addormentati.
 
Si vedeva la luce dell'alba filtrare attraverso i finestrini, tra poco sarebbero finalmente arrivati ad Hogwarts.
 
“Ehi, Roger, mi sono ricordato una cosa” disse Dan a voce bassa
 
“Che cosa?” gli rispose quest'ultimo, con lo stesso tono di voce
 
“Tu eri andato con Sam e Stan perchè volevi chiedergli qualcosa”
 
“Ah, sì... ne stavamo discutendo prima, ricordi? La signora delle merendine? Beh, ho pensato che lei dovesse essere rimasta sul treno...”
 
“Ma... il treno è partito perchè nessuno c'era dentro...”
 
“Esatto... e Sam e Stan... non l'hanno mai vista su quel treno”
 
Daniel rabbrividì per un attimo. LA SIGNORA DELLE MERENDINE... ERA UN FANTASMA? E sentì anche rabbrividire Char e Isabell. Ma... non erano addormentati?
 
Ma non ebbe tempo di pensare ad altro. La carrozza si fermò.
 
“GROSSE NOTIZIEEEEEEEEE!”
 
Una voce, da fuori la carrozza, urlò. Dan riconobbe subito la voce di Nina ( la sua voce fortemente nasale era inconfondibile), una delle amiche di Xylia.
 
“Nina?” chiese quest'ultima, alzandosi dalla spalla di Julio, con un filo di bava alla bocca, che così poco gli si addiceva “Che ci fai tu qui?”
 
“Non è importante!” la voce proveniva da fuori la carrozza “Ti ricordi la notizia che tuo padre ti aveva detto?”
 
“Che non mi aveva detto...”
 
“Sì, l'ha detto stasera il preside McPower! Quest'anno ci sarà il torneo tremaghi!”
 
“CHE COOOOOOOOSSSSSSA?” Esclamarono Dan, Roger, Xylia e degli stranamente svegli Char e Isabell.
 
***
 
Ed eccolo qui: fine del primo capitolo! Vi è piaciuto? Spero di sì... E non vi preoccupate, i prossimi capitoli saranno più corti!
 
E adesssoooo... il momento più atteso da tutti(?), l'angolo dei retroscena!
 
Parliamo un po' del protagonista, Daniel. Gli ho dato questo nome per due ragioni precise, la prima, per scrivere quello che ho scritto del commento della storia, in cui si lamenta di avere lo stesso nome dell'attore che interpreta Harry Potter... il secondo motivo... bhe è il nome di un mio caro amico.
 
Ho avuto tante ispirazione per fare questo personaggio: Emiya Shirou di Fate Stay Night, Touma di To aru Majutso no Index, JD di Scrubs e ovviamente, un po' di me stesso (sfido a chiunque a fare un protagonista che non gli somigli nemmeno un po'! U_U)
 
Per Julio invece mi sono ispirato al classico amico amico ciccione, così da stereotipo nei telefilm e cartoni animati degli anni 80/90... uno stereotipo che a me piace, a cui purtroppo ormai manca! Il nome gliel'ho dato per via di una similitudine fisica con un mio amico... Giulio, appunto.
 
Isabell, invece, anche lei è stata ideata in base allo stereotipo dell'amica d'infanzia violenta e un po' maschiaccio. Anche questo è uno stereotipo che mi piace un sacco... anche perchè da piccolo non ho mai avuto un amica femmina del genere, e mi sarebbe piaciuto tanto averla!
 
E, quindi, ragazzi, aspettatevi stereotipi. Oppure aspettatevi che rompa totalmente questi stereotipi. Non si sa mai cosa si può accadere nel nuovo capitolo! (Io in primis!XD).
 
Descriverò altri tre personaggi nel prossimo capitolo...
 
AH, il titolo del capitolo! Se notate in quale giorno sono capitati questi due eventi capirete perché sono il titolo!
 
E nei prossimi capitoli aspettatevi di vedere i nuovi professori (un manica di matti, altroché!) di Hogwarts, di conoscere il preside McPower... e il custode! E l'infermiere!
 
Alcuni vecchi ritorni... e altri che vecchi non sono! E il Torneo Tremaghi sta iniziando... chissà come avrà effetto sui nostri eroi? E inoltre il ritorno delle scuola francese e bulgara!
 
Nuovi personaggi! Nuovi colpi di scena! Azione! Romanticismo! Scene imbarazzanti! Sfortuna!Più Sfortuna! Ancora più sfortuna! No, Daniel, non te la sto tirando, smettila!Ahia, mi fai male!
  
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