“Che diavolo ti è
saltato in mente eh?”
La voce di Kate si sentiva per tutta casa e fece far
capolino alle teste di Juliet e Hayley, dalle loro stanze.
“Tu avrai finalmente preso una decisione, ma adesso cerca di
aspettare i suoi tempi e la sua confusione, perché, bello
mio, lei ti ha
aspettato per anni!”
Per poco non si mise a urlare mentre chiudeva il telefono
in faccia al suo
migliore amico e
tornava mesta in camera sua con il suo caffè ormai freddo,
cosa che la fece
solo urtare maggiormente.
Ley e Juls invece cercarono di chiudere velocemente le porte
delle loro stanze, senza fare rumore, ma Kate sembrava avesse un sesto
senso
per queste cose.
“Venite fuori, scemine.”
Stava attraversando il corridoio. Il tono di voce era calmo
e dolce. Che fosse un tranello? No, con loro in effetti non riusciva
mai ad
alterarsi abbastanza, forse perché si era sempre sentita in
dovere di non
richiamarle ad alta voce, sempre in dovere di dargli
l’esempio che i genitori
assenti non gli avevano insegnato.
Le due brune uscirono nuovamente dalle camere, stavolta per
entrare in quella della sorella maggiore che sbuffava mentre cercava di
finire
quel caffè ormai senza gusto. Nessuna parlava, anche se le
più piccoline
fremevano dalla voglia di chiedere qualcosa in più sulla
telefonata. Sulla
decisione.
“Allora, a quando la prossima festa?”
Juliet e Hayley si guardarono stranite, non capendo perché
Kate
non arrivasse subito al sodo mentre intavolava una conversazione sulla
festa
avvenuta prima. Juliet sapeva già che quello era solo un
modo per vedere se
poteva realmente parlare con loro oppure decidere che non erano ancora
pronte
per quella discussione.
“Beh, il pugno è stato forte. Si sa come sta il
ragazzo
almeno?”
Gli occhi della ragazza con i capelli più scuri tra le tre
erano puntati in quelli dorati di Juliet. Ecco cosa voleva realmente
sapere, se
si sentisse o meno con quel ragazzo.
“Sean sta bene, non ha nulla di rotto, è colato
solo sangue
dal naso, ma nulla di grave. Forse gli è partito un
capillare.”
“Sean… Uhm.”
Un sorriso, sarcastico forse, ma un sorriso che non era il
suo, preoccupò sia Juliet che Ley che era quella che ci
stava capendo sempre
meno.
“Si può sapere a che diavolo di gioco state
giocando? Mi
sono persa al ‘bella festa’.”
Le altre due risero e alla fine gettarono le asce di guerra,
per così dire, per parlare normalmente.
“Sono solo giochetti mentali Ley, in cui la nostra Giulietta
casca sempre, vero Giulia?”
Adesso quei vezzeggiativi le stavano stretti mentre li
prendeva come offese. Digrignò i denti e annuì
solo con il capo mentre Kate
arrivava al punto saliente della questione.
“Dan lascerà quella… ragazza. Non
ricordo il nome
sinceramente, non si è mai fatta notare più di
tanto in realtà. Penso che però
tu e lui dobbiate parlare, o no? Dan, dopotutto ha tirato un pugno a
quel tipo
o sbaglio?”
“Beh, non che Dan si sia preso la briga di darmi
spiegazioni! Ultimament, in realtà, non si è
proprio fatto sentire.”
“COSA?!?”
Le due sorelle erano sbigottire. Ley era rimasta con la
boccuccia aperta mentre l’espressione di Kate non presagiva
nulla di buono con
quella fronte aggrottata, simbolo che stava pensando. A cosa? Non era
dato saperlo
per il momento.
Alla fine tornarono ognuno nella propria camera con i propri
pareri dopo che Juliet aveva annuito e lasciato la stanza senza
aggiungere
altro.
Chiamò invece le amiche di sempre, su Skype, alle quali
confidò cose che le sorelle non potevano neanche
immaginarsi. O forse sì, ma di
sicuro erano dubbi che si sarebbero tenute per loro finchè
non avessero visto
nulla di concreto.
Gli occhi azzurri di Nell erano quelli che contrastavano
maggiormente con tutti gli altri che li avevano castani o al massimo
tendenti
al verde scuro. Tutti occhi che la scrutavano.
“Non ho capito bene, ripeti.”
Nell, seduta al fianco di Nelly nella cucina della casa che
condividevano, era quella che aveva bisogno di analizzare passo passo
tutto
mentre invece Juliet farfugliava confusa e si perdeva nei discorsi.
“Crystal, Summer e Sean, –sospirò
– si sono fatti sentire
tutti e tre. Sean è dolcissimo e mi ha chiesto di uscire.
Summer voleva capire
cosa succedesse e… ieri mi ha chiamata.
In un certo qual modo abbiamo risolto. A quanto pare una di
quelle della festa gli ha confessato che è innamorata di
lei, e Sum sembra ricambiare
un po’ quindi siamo rimaste amiche. E
poi…”
“E poi c’è Crystal..”
Gli occhioni verde scuro di Annie la guardarono comprensiva.
Si disse che appena avesse finito con tutte loro, le avrebbe parlato a
solo.
“Sì.. Crystal. Mi ha detto che rivedermi le ha
fatto
scattare qualcosa, che le cose con Meredith non vanno poi
così bene, che mi
pensa ancora… Siamo uscite assieme l’altra
sera…
Io… penso che sia sincera stavolta. Cioè, so che
non dovrei
fidarmi delle sue parole, ma il suo sguardo non mentiva, ve lo
giuro!”
“Juls… ti prego. Sappiamo tutte come le sue parole
ti
ingannavano, i suoi baci ti rassicuravano e i suoi occhi ti prendevano
in giro
continuamente. Davvero vuoi ritrovarti in quella situazione?”
Nelly adesso era esasperata, solitamente era quella che sdrammatizzava,
ma vedere anche solo la lontana possibilità che
l’amica potesse farsi del male
a causa della ex, era qualcosa che non doveva accadere. Non di nuovo.
Soffriva
già troppo per Dan, senza che volesse ammetterlo. Crystal
era, doveva essere, storia vecchia.
Morta e
sepolta.
“Lo so… ma…”
“No. Juliet Bennett, apri le orecchi e stammi a
sentire.”
Nell aveva bloccato i vari ‘se’ e
‘ma’ dell’amica, ormai
conoscendola come le sue tasche, sapendo che avrebbe cercato una
giustificazione solo per darsi altre false speranze ed illudersi.
“Se uscirai di nuovo con lei e lei ti prenderà la
mano, ti
bacerà, sai già che finrà male.
Finirà che tu tornerai da lei, che ti prenderà
in giro e che comunque non riuscirai ad amarla come dovresti
perché non ti sai
contenere. La ameresti di nuovo con tutta te stessa e non ti merita,
cazzo.
Quando lo capirai che certa gente non ti merita. Non merita neanche un
briciolo
della tua considerazione, ed invece tu, buona quanto sei dolce,
elargisci la
tua bontà in maniera generosa. Gli altri non lo fanno. Sii
egoista una buona
volta. E ora non venirmi a dire un altro ma perché giuro che
lo dico a Kate e
poi sono cavoli amarti tuoi.”
Detto questo Nell si alzò e lasciò a Nelly il
timone. La
conversazione era comunque conclusa, non aveva da aggiungere altro
nessuno perché
sapevano tutte quando la ragazza dai capelli corvini avesse ragione.
Si salutarono mestamente e Juliet chiamò Annie, proprio come
si era promessa.
“Ehi..”
“Ehi, piccola, tutto ok? Sai che Nell lo fa per il tuo
bene..”
“Sì, sì, lo so. Sono io la
stupida… Ma non ti ho chiamato
per questo.”
“Ah. Joe..?”
“Sì.”
Juliet le spiegò quello che ricordava della sera ed Annie le
disse che si era sentita con Cherish che ricordava esattamente parola
per
parola.
Cherish. La conoscevano tramite le sorelle che andavano
nella sua stessa classe al linguistico e poi era anche la sorellina di
Dan. In
realtà i Callagher erano tre: Dan, il più grande,
il ventiquattrenne già in
carriera, Hilary che ne aveva ventidue e che sembrava avere una cotta,
ricambiata, per Kate, e che studiava lingue e poi la piccolina,
Cherish, che di
anni ne aveva diciotto e al contrario dei fratelli castani, era bionda
cenere.
Era una di quelle belle ragazze timide, che a prima vista
non noti, ma che appena inizi a conoscere ti entrano nel cuore in
maniera
viscerale. Forse era per questo che Juliet ci aveva fatto amicizia in
poco
tempo diventandone la confidente.
In realtà Juliet era un po’ amica di tutti, e
questo a volte
la faceva prendere in antipatia dagli invidiosi. Ma lei quasi non ci
faceva
caso, perché l’invidia non sapeva neanche cosa
fosse.
Ad ogni modo ringraziò mentalmente la bionda per aver
avvisato Annie.
“Ho sbagliato? Pensi che abbia esagerato?”
Annie quasi la mandò a quel paese quando sentì
che l’amica
aveva paura di aver sbagliato. La adorava invece, ogni singola parola
era stata
uno smacco e lui da quel momento l’aveva cercata giorno per
giorni, peccato che
adesso Annie aveva quasi perso interesse in quel ragazzo che si sentiva
il
James Dean della sua generazione.
Finirono la chiacchierata a ridere e scherzare e per qualche
ora Juls la smise di pensare a tutto. Solo la sera ricordò
di dover affrontare
altri problemi.
Il telefono non faceva altro che squillare mentre le
chiamate di Dan e di Crystal si susseguivano. Non sapeva se dovesse
rispondere
e a chi. Alla fine decise di affrontare prima lei.
Rispose e dopo pochi minuti di convenevoli, prese coraggio e
parlò.
“Crystal… Aspetta, ascoltami. Devo dirti una cosa
importante.” Juliet prese un sospiro prima di continuare.
“Sai.. prima che ci
risentissimo a volte ti pensavo, altre no. E quando lo facevo
c’erano volte in
cui l atua assenza faceva ancora male perché mi mancavi e mi
assaliva la
tristezza, perché ti ho sempre amata davvero tanto. Mancavi
e.. poterti
rivedere, stare insieme a te come i
primi tempi mi ha fatto capire il perché. Ma purtroppo
quello è il passato. Tu,
sei il mio passato e io sono andata avanti, così come hai
fatto tu mettendo con
Meredith due settimane dopo esserci mollate. Non mi meritavo nulla di
quello
che hai fatto. E tu non ti meritavi me.
Il problema sai qual è? Alla fine di una storia? Che ti
convinci sempre che sia la persona giusta, ma il momento ad essere
sbagliato. Invece,
mi chiedo ‘e se fosse il momento ad essere giusto e la
persona ad essere
sbagliata?’
Ho dato l’amore a qualcuno che non se lo meritava quando ero
in grado di amare.
Quindi… è finita anche stavolta. Non ti dico:
ehi, rimaniamo
amiche, ok? So già che non lo faremo, nessuna delle due
è in grado di farlo, ma
va bene così. Solo… sappi che come ti ho amato
io, non lo farà mai nessuna e
anche se ti sembra una frase fatta, sai anche tu che è
così, perché io ci ho
messo il cuore, l’anima, nella nostra storia, mentre tu
calcolavi tutto
freddamente.
Adesso penserai che ti sto recriminando di cose passate, ma
non è così, credimi. Sto solo analizzando tutto
per farti capire che la nostra
non sarà mai una relazione sana.
Mi ha fatto piacere comunque rivederti. Stammi bene.”
Chiuse il telefono così, senza aggiungere altro, senza
aspettare di essere richiamata. Se Nell aveva ragione, sapeva bene che
non
avrebbe più sentito Crystal per molto tempo ancora. Si
sarebbero salutate per strada
se si fossero incrociate, ma nulla più.
Come al solito, in quei momenti, prese il pc e fece partire
la musica. Come a volerle ricordare quello che era appena accaduto, la
sua
playlist fece partire la canzone di un gruppo semi sconosciuto che era
stata
proprio la rossa a farle consocere.
La ricercò su internet e la postò sul social
network dove
era solita chattare con Dan.
“Such a pretty face, but such an ugly mess.
It's a dedication, a
dedication.
This is dedicated to
you.
Anche se non lo
vedrai, anche se non te lo diranno, è per te. Sì,
per te.
Io non ho dimenticato,
nulla, mai. E ti odio. No, non mi sei indifferente, non lo sarai mai.
Eri
l'amore, adesso sei l'odio. O forse no, perché quando si
tratta di te sono sempre
incoerente.
Ma adesso è venuto
davvero il momento di dirti addio.
Ti ho amato, tanto,
davvero, ma non lo saprai mai perché anche se te l'ho detto,
tu non hai mai
capito quanto fosse reale.”
Aveva iniziato a scrivere pensando a
lei, alla fine si era
resa conto che aveva in mente Dan.
Riaprì l’ultima chat avvenuta con lui e vide il
suo “ma io
ti amo” con la risposta di lei e quel cuore. Sospirando,
decise che era il
momento di dovergli scrivere, di affrontarlo in un modo o
nell’altro.
J:
Ti amo anche io, sai? E lo dico davvero
stavolta. Sai perché ne sono fermamente convinta adesso?
Perché sono incazzata
con te,per aver dato il pugno a quel tipo senza spiegazioni,
perché ti ho visto
mentre ti baciavi con un’altra! Ma ti amo. Sì, ti
amo. Non è amore questo?
Amarti anche quando dovrei odiarti, anche quando non dovrei stare a
rimuginare
su ogni segnale ambiguo che mi lanci? Io non so più che
fare, forse ha ragione
Kate, dovremmo affrontarci, ma non sono sicura di essere pronta ad
accettare un
rifiuto, se è quello che mi darai.
Il volto della bruna aveva mille espressioni, ma le sorelle
non chiesero. Probabilmente la maggiore aveva sentito Annie e Nell, la
più
piccola Charlotte che aveva parlato con la sorella, quindi poteva
immaginarselo. I genitori… beh, loro non si accorgavano mai
di nulla.
Finì la cena in silenzio e tornò in camera. Venne
raggiunta
poco dopo da Ley che le diceva che al telefono c’era Cherish.
Era curioso, credeva che Cherish e Ley avessero degli screzi
visto che sembravano entrambe avere una cotta per Mark, il fratello di
Joe e
cugino di secondo grado della bionda, eppure probabilmente erano lo
stesso
amiche, troppo buone entrambe per odiare davvero l’altra
rivale.
Andò a rispondere e dopo pochi minuti Cherish le chiese dal
nulla qualcosa che non si aspettava.
“Ti fanno sempre tanto soffrire, eh?”
“E’ una condizione a cui ti abitui.”
La voce di Juliet sembrava quasi programmata.
“Davvero? Sei abituata alla sofferenza? Al dolore? Tanto da
non sentirlo neanche più? Tanto da non sentire
più nulla?
A me non sembra. Soffri da cani ogni volta che c’è
Dan di
mezzo, o Crystal in questo caso. Sì, ho parlato con Annie
e… si è lasciata
sfuggire alcune cose mentre si sfogava per Joe.
Juliet, ti conosco bene, e sai perché soffri?
Perché tu
mezze misure non ne usi con i sentimenti. Cioè non ne usi
neanche con le persone
in effetti, ma quello è un altro discorso.
Dovresti… dovresti semplicemente sfruttarli con chi ci tiene
davvero, al momento giusto."
Le sembrava di parlare con Nell.
"Ti odio."
"Ti voglio bene anche io, stupida sentimentale dal
cuore rosso."
"Eh?"
Juliet non capì, anche se rideva per il ti voglio bene. Non
odiava Cherish, era ovvio, ma di sicuro odiava il modo in cui tutte
sembravano
così sicure di loro, mentre lei non lo era di nulla.
"Non mi dire che non sai che ognuno di noi ha il cuore
di un colore differente!"
"Questa poi. Mi ero fermata al filo rosso del destino
io!"
"Bene, allora tu mi spieghi la storia del filo e io dei
colori!"
Bastò quello per far risollevare il morale a Juliet,
cosicché
non appena chiuse andò subito a letto senza pensieri brutti
o tristi che le
occupassero la mente. Dopotutto doveva anche pensare al ballo
organizzato dal
Club, e sapeva bene che lì sarebbero sorti latri guai.