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Autore: Ciajka    16/06/2012    3 recensioni
Dal diario di John Watson,Grifondoro.
Le sue giornate alla scuola di magia risulteranno essere più avventurose e interessanti dopo la conoscenza di Sherlock Holmes, Serpeverde.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Non ho dormito per niente durante la notte. Perfino adesso, se penso anche solo di striscio all‘avventura di ieri, la vista mi si appanna e una tenaglia mi si stringe a livello dello stomaco.
Uno studente è morto. O forse sono due.. Tutto a causa nostra. Ed ora siamo sospesi da scuola, forse finiremo in prigione.. Cosa dirà la mamma? E Harriet? Dio, no..
 
Stavo scrivendo queste righe quando la porta dell’infermeria si spalancò, lasciando entrare nella stanza Sherlock.
Mi venne un tuffo al cuore. 
Ricordo ancora nei minimi dettagli il bacio che ci siamo scambiati la scorsa notte. E di come mi sono sentito idiota quando ho allontanato le mie labbra dalle sue in quel modo così.. goffo e stupido.
Ma non sono gay! Insomma, no. Io.. Avevo preso una cotta per Sarah, la ragazza di Tassorosso, qualche mese fa.. Ma allora perché non ho più pensato a lei? È entrata nel più completo oblio senza che io me ne accorgessi.. 
Colpa di Sherlock.
.. O mia? Che mi sia… innamorato… di lui? No! Impossibile! È stata una caduta, un momento di debolezza, Dio solo sa il motivo..
Osservai che Sherlock trasportava un vassoio e, a grandi passi, mi raggiunse, per poi posarlo delicatamente nel comodino di fianco a me.
“Ciao.” mi salutò.
“Ciao.”
Ci osservammo in silenzio, nessuno di noi due sapeva come, o SE, cominciare la conversazione.
Spostai lo sguardo verso il vassoio.
Dopo un momento di sbalordita riflessione riuscii a mormorare: “Cappuccino.. E brioches?” 
“Pensavo avessi fame.”
Ero stupefatto, non mi avrei mai aspettato da lui questo. “Si, ma.. Non dovevi, insomma..”
“Ritenevo piuttosto improbabile che ti saresti presentato alla Sala Grande per fare colazione, visto le tue condizioni, quindi ho pensato di portartela io.”
Spalancai la bocca. Era per caso uno scherzo? Lui che si trasforma tutto ad un tratto in una persona altruista? Sono per caso finito in un universo alternativo senza rendermene conto?
“Molto…” volevo scegliere con cura l’aggettivo da usare, ma fallii miseramente “..carino, da parte tua.”
Sherlock accennò ad un mezzo sorriso, probabilmente neppure lui si spiegava il perché di quel suo gesto.
Mentre facevo colazione, lui non mi staccò gli occhi di dosso nemmeno per un istante. Mi sentivo leggermente in imbarazzo, ma non feci nulla per farglielo notare.
“Come stai?” mi chiese, appena ebbi finito l’ultimo boccone.
“Benone.” risposi lugubremente “Le bende fanno il loro lavoro.”
“Mi dispiace.”
“Non è stata colpa tua.”
“Diciamo che ho fatto la mia parte.”
Ripiombammo di nuovo in un silenzio carico di tensione.
Lo ruppi immediatamente, domandandogli se aveva avuto notizie di Moriarty o di Sebastian.
“Moriarty è morto, l’incantesimo inspiegabilmente gli si è rimbalzato contro ed è stato fatale per lui.”
Sospirai, ricordando la scena. La paura che il morto fosse qualcun altro..
“Sebastian se la sta cavando. Il colpo è stato piuttosto forte, ha perso molto sangue, ma si rimetterà presto.”
“Bene.” Almeno non avevo un altro morto sulla coscienza..
“Questa sera arriverà il Ministero della Magia a farci qualche domanda.”
“Cosa?!” domandai. Aveva detto questa notizia come se fosse la cosa più naturale e ovvia di questo mondo. Beh, effettivamente c’era d’aspettarselo, la scuola non può certo far scorrere la cosa in sordina.. Ma la sua calma era comunque fuori luogo.
“Non ti preoccupare, Jim si è praticamente ucciso da solo. E poi noi ci siamo solo difesi,quelli che hanno lanciato incantesimi proibiti sono solo Jim e Sebastian.”
“Abbiamo comunque infranto delle regole!” Lo interrompetti  “Non dovevamo essere li a priori! Cavolo! Finiremo ad Azkaban!”
“Esagerato.” sospirò il mio amico “Quando si renderanno conto di chi era Jim Moriarty cambieranno idea.”
“Non sono del tutto sicuro..” pronunciai sommessamente. 
L’ansia aveva incominciato nuovamente a stringermi lo stomaco.
 
Sherlock rimase a farmi compagnia per tutta l’ora successiva.
Sarebbe rimasto oltre, se non fosse stata per Madama Chips, che gli ha ordinato di lasciarmi solo, in modo da farmi riposare e massimizzare la guarigione delle ferite.
Non feci obbiezioni, anche se in cuor mio non volevo che mi abbandonasse.
 
Ben presto scivolai in un sonno senza sogni. Il restare sveglio tutta la notte mi aveva distrutto, questa dormita ci voleva proprio.
Quando aprii gli occhi mi sentivo già più fresco e riposato di prima, perfino la ferita alla coscia non la sentivo più pulsare. Per un istante mi illusi che non c’era più nulla di cui preoccuparsi..
Appena girai lo sguardo verso il comodino sussultai: di fianco a me c’era seduta l’ultima persona al mondo che pensavo di trovare.
Irene Adler.
Si, proprio lei. Sedeva tranquilla, le gambe accavallate con la sua solita classe, e lo sguardo penetrante che mi scrutava l’anima.
“Cosa ci fa qui?!” le gridai, meravigliato.
“Non è molto gentile da parte tua salutare in questo modo gli ospiti..” iniziò lei “Ma passiamo oltre. Sono venuta a controllare come stai, Watson. Dormivi come un angioletto poco fa.”
Avvampai per la vergogna: effettivamente, per quanto non me l’aspettavo, la mia uscita è stata molto scortese.
“Mi scusi..” mormorai.
“Non fa niente.” mi tranquillizzò, stendendosi più comodamente sulla sedia.  “Vedo che stai molto meglio. L’hai scampata per un soffio però.”
Trovavo quella situazione molto surreale: Irene Adler, l’insegnante che fino a pochi giorni fa mi ignorava, anzi, aveva cercato di intimorirmi, adesso si preoccupava per me? Oddio.. Di sicuro è una delle giornate più strane che mi sono capitate nella vita, tenendo conto che gli ultimi mesi non sono stati propriamente.. comuni.
Avrei riso se non fosse stato tutto così maledettamente drammatico.
“Sto piuttosto bene adesso..ma .. Perché è qui?”
L’insegnate sorrise tristemente. 
“Quello che hai passato è anche un po’ colpa mia, Watson. Meriti delle scuse.”
Oddio. Questa poi. Tutti che si scusano con me. Non è che Madama Chips mi ha somministrato qualche allucinogeno?
“Non è necessario..”
“E invece si. Sapevo a cosa stavate andando incontro e  non ho fatto nulla. So che hai ascoltato la nostra ultima conversazione, tra me e Sherlock, l’altra sera..” 
Oh, fantastico. Come spia non valgo proprio un accidenti.
“..Quindi sapevo che ti saresti presentato anche tu alla trappola di Jim. Sapevo, sapevo, che stavo mandando due studenti al macello.. Ma non vi ho fermati.”
“Moriarty ti ricattava..” le dissi, quasi per scusarla.
“Si.. E avevo timore  che mi denunciasse. La paura di Azkaban era sopra a qualunque altra cosa.” poi aggiunse, sottovoce “è sopra a qualunque cosa.”
“Almeno Moriarty non sapeva che Sherlock era al corrente del suo piano..” le dissi, ricordando la conversazione svolta nell’ufficio della Adler.
La professoressa sospirò: “Non è del tutto esatto..”
A quelle parole mi sentii attraversare da una scarica e le urlai: “Come?! Non gli avrai spifferato tutto?! Avevi promesso a Sherlock ch..”
“Ho detto che non è del tutto vero.” cercò di tranquillizzarmi “Io non ho aperto bocca.. Lui aveva dedotto ogni cosa prima di me.”
“Oh, questa è bella!” sputai con rabbia “Non ci credo!”
“Ti racconterò per filo e per segno quello che mi disse prima di andare al suo ultimo incontro con Sherlock.”
“Come faccio a sapere che dici la verità?”
“Non c’è più nessun Jim Moriarty che mi minaccia.”
 
Anche se Irene Adler non mi ispirava nessuna fiducia, le acconsentii di iniziare il suo racconto.
 
Era venuto a trovarmi quella sera, subito dopo cena.
“Miss Adler.” iniziò lui seriamente, appena varcò la porta “Volevo congratularmi con lei dell’ottimo lavoro svolto.”
Rimasi colpita da quelle parole, normalmente non apprezzava mai l’operato della “sua gente”. 
Mi misi così all’erta.
“Questa notte è il momento cruciale.” continuò lui, sempre serissimo “Finalmente eliminerò Sherlock Holmes dalla faccia della Terra.”
“Ne sono al corrente.” lo assecondai.
“Come lo è anche Sherlock Holmes, per altro.” sbuffò, alzando gli occhi al soffitto.
Mi irrigidii. Quindi lui aveva scoperto che avevo detto tutto a Sherlock? Cercai di rimanere calma e fingere di non sapere nulla.
“Come?” gli domandai.
“Oh,si..” pronunciò Jim svogliatamente “Sei stata veramente gentile ad informarlo..”
Non c’era più motivo di fingere: mi aveva scoperta, non so come, ma mi aveva scoperta!
“Mi ha fatto bere del Veritaserum.”
“Ah, si, lo so.” detto questo incominciò a camminare a zonzo per la mia camera, con aria annoiata.
“È stato furbo.” pronunciò, dopo qualche minuto. “Ma non è stata una sorpresa per me. Me lo aspettavo.” 
Poi si rigirò verso di me e disse, scandendo bene ogni parola: “ È così prevedibile!”
Continuai a fissarlo, aspettando una qualunque sua mossa.
“Non ti preoccupare, Irene.” mi disse poi “Non credo che il Ministero verrà informato. Alla fine hai fatto tutto quello che ti ho ordinato, anche se lo sapevo che era del tutto inutile.” sospirò, per poi ridacchiare “È stato divertente però! Molto divertente!”
“Divertente?”
“Oh,si! Vedere Sherlock del tutto impassibile, quasi ammaestrato, succube del tuo potere, solo per scoprire qualcosa di più sui miei piani!”
“Ma… se sapevi che era tutto inutile, perché mi hai chiamata? Solo per un tuo personalissimo divertimento?!”proferii, quasi offesa.
“No, noooo.” mormorò dolcemente lui, girando la testa a destra e a sinistra. “Ero sicuro che il piano funzionasse quando ti ho chiamata.. Ma successivamente ho fatto una scoperta al dir poco strabiliante, proprio appena sei arrivata ad Hogwarts, che ha cambiato completamente le regole del gioco.. Ormai eri qui, mi sembrava brutto doverti rimandare via..” mi guardò seducentemente.
“Sai che adoro giocare con le persone..” continuò Jim, rigirando tra le mani il mio carillon preso dalla credenza  “Le persone sono così.. Prevedibili, ma anche divertenti! Avevo pensato di fare un gioco con Sherlock il giorno di San Valentino. Volevo confonderlo, metterlo alle strette, fargli perdere il suo raziocinio.. Almeno per un po’. Avevo preparato tutto con molta precisione, sai?” mi guardò con i suoi occhi penetranti, posando l’oggetto nuovamente sopra alla credenza. “Avevo preparato le tappe, i  cioccolatini, i messaggi, ho perfino preso in ostaggio la ragazza.. Oh, certo Sherlock credeva che avevo programmato tutto solo per la ragazza, una caccia al tesoro per raggiungere la principessa smarrita.. O Anche solo per  vedere se riusciva a tenermi testa. No, troppo semplice. Inutile. Il mio vero scopo era confondere quella mente fin troppo attiva. Sai cosa ho messo dentro a quei cioccolatini?”
“Non avrai messo dell’Amortentia, spero!”
Jim si mise a ridere “Hai capito a che tipo di confusione mi riferivo, brava! Ma no, non ho messo dell’Amortentia, troppo potente, l’effetto dura troppo a lungo.. Io volevo confonderlo solo per qualche ora, in modo che capisse che pure lui è un essere umano, e che prova sentimenti e debolezze come tale!
 Ho preparato una semplicissima pozione infatuante, niente di che.. A mano a mano che i cioccolatini venivano mangiati, la pozione al loro interno iniziava a fare effetto, facendolo “innamorare” della prima persona che vedeva. Che si trattava ovviamente sempre di Watson.
 Sapevo, inoltre, che non avrebbe mangiato immediatamente i primi tre cioccolatini, siccome doveva prima “capire” le regole del gioco.. Quindi,teoricamente, con tre cioccolatini avrebbe assimilato una quantità tale di pozione sufficiente a non farlo più ragionare in modo ottimale.. 
Eppure non è successo nulla. Io ero li che osservavo la scena e non ho visto nessun cambiamento! Nemmeno dopo aver mangiato i rimanenti cioccolatini!
Questo vorrebbe dire solo tre cose: o che ho sbagliato a preparare la pozione, cosa impossibile, o che Sherlock non è umano e non ha nessun sentimento, cosa che escludo, oppure che è già innamorato di John Watson!”
Io rimasi leggermente scossa: “innamorato, lui? Non si direbbe! So che Watson è cotto, anche se probabilmente non se ne rende conto.. Ma Sherlock! L’ho osservato durante le lezioni e non faceva trapelare nessuna emozione!”
“Le nasconde” disse a mezza voce Jim “Le rinchiude in una parte della sua mente e si dimentica di averle. Ma ci sono.”
Poi si girò verso di me: “Per questo mi sono reso conto che tu non potevi fare nulla con lui. Ma comunque rimango in vantaggio io! Lui non sa che io so che lui sa!”
Rimase in silenzio per qualche istante, poi scoppiò in una fragorosa risata: “Hai sentito che giro di parole? Divertente!”
Ma subito si bloccò, vedendo la mia espressione che non era mutata di una virgola: “Dovresti prendere la vita con più divertimento, Irene..”
“Prendere tutto con leggerezza può essere fatale.”
“Ma anche prendere tutto con eccessiva serietà.”
Fece per uscire dalla stanza quando io lo bloccai: “Aspetta, Jim. Come hai intenzione di eliminare Sherlock Holmes?”
Lui parve rifletterci su, poi si girò verso di me con un’espressione indecisa stampata in volto. “Porterò con me Sebastian, si nasconderà tra la boscaglia così colpirà di sorpresa il genietto innamorato, mentre sarà intento a  parlare con me. Poi lo legheremo e lo obbligheremo a lasciare questo mondo.”
“Lo ammazzerete?” 
“No, lo spingeremo a suicidarsi. Così la scuola non farà eccessivo baccano. Oh, ma io sono clemente! Gli farò scegliere  il metodo che preferisce! Potrebbe impiccarsi, lanciarsi un incantesimo in testa, oppure.. Beh, il migliore secondo me è cadere a peso morto dal ponte ed essere inghiottiti dalle cupe acque del Lago Nero.. Ovviamente lo obbligherò a scrivere una lettera d’addio, tanto per non dare sospetti.”
“Con l’incantesimo Imperius, immagino.”
Jim sbuffò “Non è detto, forse collaborerà con la sua spontanea volontà. È una persona molto teatrale.”
Si diresse verso la porta e prima di uscire la sua ultima battuta fu: “Come me, d’altronde.”
 
Rimasi molto colpito dal suo racconto.
Forse aveva detto realmente la verità.
Mi venne in mente che Moriarty aveva accennato qualcosa riguardo ai cioccolatini di San Valentino, ieri notte.. Ora tutto era più chiaro.
Il cuore mi si strinse in una morsa: questo voleva dire che Sherlock Holmes, il mio migliore amico, provava qualcosa per me? Qualcosa di più di una semplice amicizia?
Certo, c’eravamo baciati, ma alla fine questo non voleva dire nulla.. Insomma, forse Sherlock non voleva…
Cioè.. È successo tutto così in fretta che neppure io so se ero del tutto consapevole di quello che stavo facendo, quindi forse neppure lui era totalmente in sé..
E poi capita a tutti di baciare per sbaglio il proprio migliore amico, no?
….. Beh, forse “per sbaglio” non è la definizione più corretta del mondo.. E.. uhm.. Effettivamente la cosa suona un po’ strana  lo stesso. Oh accidenti!!! 
È tutto così complicato! 
Irene, nel frattempo, si era zittita e mi squadrava con un’espressione indecifrabile.
Ritornai alla realtà.
L’unica cosa che riuscii a dire fu: “Perché mi hai detto tutto questo? Non è solo per.. Bontà, o chessò, pietà.. Vero?”
Qualcosa nel suo sguardo mi diceva che c’era qualcos’altro sotto.
“Ora che ti ho raccontato tutto quello che so..” iniziò “Vorrei che mi facessi.. Un piccolo favore.”
“Quale?” 
Cosa avrei mai potuto fare io per lei?
“Sta sera arriverà il Ministero a interrogarvi.” abbassò il tono di voce e incontrò il mio sguardo “Per favore non dire che ero immischiata in questa faccenda. Ti ho raccontato tutto, sono stata sincera. Per favore. Non fare il mio nome. Ci sono altre persone che puoi nominare, studenti, insegnanti.. Ma non me, ti prego. Non voglio finire ad Azkaban.”
Vederla in quello stato penoso era un vero supplizio: quella donna così forte, sicura di sé, che ora si riduceva  a chiedere pietà ad uno studente..
I suoi crimini passati devono essere veramente terribili per ridursi così.
“Chi ti dice che Sherlock o Sebastian non apriranno bocca al posto mio?”
Lei fece una pausa prima di rispondere: “Sherlock non mi tradirebbe mai. Ne sono sicura. Sebastian…  è un ragazzo particolare. Non si è mai interessato nello sapere chi stava con Jim e chi no. Lui eseguiva gli ordini e basta. Non farà il mio nome. L’unico sei tu, John.”
Non sapevo che fare. Ho odiato quella donna, per come si è comportata con il mio amico, per i suoi modi, per il suo carattere.. Ma ora sembrava un animale ferito prossimo alla morte. 
Un’aquila che prima volava spavalda nel cielo e che giocava con i sentimenti dei piccoli roditori che catturava, ora, rinchiusa in una gabbia, si ritrova a chiedere aiuto proprio al topo che prima aveva tanto disprezzato..
Volevo fargliela pagare.. Ma no, non ce l’avrei mai fatta. Si era pentita seriamente. Tutto quello che ha fatto è stato soltanto per colpa di un’altra persona: Jim Moriarty.
“John, lo so che... non ti sono mai stata simpaticissima, ma..” aveva iniziato, vedendo la mia indecisione, ma io la fermai: “Va bene. Non dirò nulla.”
Il suo viso si illuminò in un raggiante sorriso, il più vero che abbia mai visto da parte sua.
“Grazie! Grazie infinite! Ti prometto che non mi farò più né vedere né sentire! Appena l’anno scolastico terminerà, me ne andrò.”
Non sapevo se essere felice oppure no.
Alla fine è stata una brava insegnante , escludendo tutto il resto.
 
Verso le quattro del pomeriggio Madama Chips mi tolse le bende incantate, dicendomi che ormai ero guarito dal tutto. E aveva ragione. Non era rimasta nemmeno la cicatrice del taglio inferitomi dal Platano Picchiatore. Ora ero in grado di camminare finalmente con le mie gambe.
Mi diressi immediatamente verso il salotto della mia Casa, in modo da riporre il diario nel solito cassetto.
All’ingresso trovai i miei amici di Grifondoro che mi salutarono immediatamente, chiedendomi come stavo.  Mi hanno detto che erano venuti a farmi visita qualche ora prima, ma se ne erano andati, vedendo che ero completamente addormentato.. 
Mi domandarono anche cosa era veramente successo.  Delle voci di corridoio dicevano che noi quattro volevamo duellare a causa di una lite scoppiata durante il giorno e che, inevitabilmente, ci è scappato il morto. Altri dicevano che abbiamo lottato contro entità soprannaturali ma che la scuola voleva mettere tutto a tacere.
Ma io non entrai nel dettaglio, preferii rimanere nel generico. La storia era troppo lunga e complicata da spiegare e io non avevo la forza necessaria per raccontarla.
 
Tra poco arriverà il Ministero della Magia. Solo per noi.
 
Alle sei e un quarto la vicepreside annunciò l’arrivo del Ministero e ci invitò, Sherlock, Sebastian e io, nell’ufficio del preside.
Mi sentivo le gambe tremare.
Sherlock e Sebastian, invece, erano perfettamente calmi.
Notai che l’ex spalla di Moriarty aveva ancora la testa fasciata e il suo braccio destro era rinchiuso in un rigido gesso.
Probabilmente le sue ferite erano state molto più gravi delle mie. E non c’era da stupirsi: il tronco, lui, l’aveva beccato in pieno, non di striscio come è successo a me. È stato veramente fortunato a sopravvivere.
Sentivo il cuore martellarmi in gola e le mani sudare in maniera incontrollabile.
“Andrà tutto bene.” mi rassicurò Sherlock.
“Non ne sono molto sicuro..” esitai.
Sherlock prese la mia mano e la strinse forte.
“Moriarty era reale.” sussurrò “Non saremmo qui, se non fosse stato per lui. Adesso avrà quel che si merita. Non importa se non fa più parte di questo mondo.”
Non so come mai ma mi sentii rincuorato da quelle parole.
Strinsi a mia volta la sua mano con la mia.
 
L’ufficio del preside era stato incantato in modo tale da assomigliare ad un aula di tribunale.
Il preside era seduto a fianco del Ministro della Magia e, assieme ad altri maghi che non avevo mai visto prima e che presumibilmente facevano sempre parte del Ministero, rappresentavano i giudici del processo.
Mentre noi tre eravamo gli imputati.
Ognuno di noi dovette parlare di fronte a quella giunta, rispondendo in modo chiaro alle loro domande.
Non voglio riportare tutto il processo: l’ho vissuto con così tanta ansia da volermelo dimenticare al più presto possibile.
Certo, le cose erano leggermente a nostro favore, sia io che Sherlock abbiamo denunciato le azioni di Moriarty, mentre Sebastian, che inizialmente aveva provato a difenderlo, negando tutto, ben presto si ritrovò in difficoltà, non riuscendo a spiegare o collegare alcuni fatti con logicità.
La sua colpa è diventata più evidente quando il preside ritirò le nostre bacchette (compresa anche quella di Jim Moriarty) per analizzare quali incantesimi avevamo usato.
Mentre io e Sherlock avevamo lanciato per la maggior parte incantesimi difensivi o, al massimo, qualche schiantesimo, Sebastian e Jim avevano utilizzato varie volte incantesimi proibiti, in particolare Moriarty con l’incantesimo-di-non-ritorno. Ben  presto la dinamica fu ricostruita: io, che per difendermi, mi sono avvicinato al Platano Picchiatore, facendolo “arrabbiare”, in modo da colpire Sebastian con uno dei suoi rami; mentre dall’altra parte Moriarty che ha lanciato un Avada Kedavra su Sherlock, ma che quest’ultimo è riuscito a proteggersi grazie ad un Protego Horribilis all’ultimo secondo.
Sebastian si trovava in guai seri.
Ma anche noi non eravamo messi bene.
A prima vista la giunta non sembrava molto propensa a credere che Jim Moriarty era un pazzo, un mago malvagio che, per i suoi interessi, rendeva la vita difficile ad alcuni studenti, aiutandone invece altri a vendicarsi o fare azioni illegali.. Inoltre nessuno sapeva se aveva altri piani in mente! 
In poche parole, sia Sebastian che noi due avevamo la certezza di essere espulsi da Hogwarts.
Forse Sebastian aveva molta più probabilità di noi di essere rinchiuso nella prigione dei giovani maghi.. Forse.
 
Non so quando concluderanno il verdetto.
Sono le 20:17, è sceso il buio da qualche minuto ormai e non hanno ancora terminato.
Intanto, mentre aspetto, ho scritto su un foglio di carta quello che è successo, ora descriverò quello che sta succedendo, in modo da distrarmi un po’… Dopo lo ricopierò nel mio diario.
Sherlock è seduto di fronte a me, con i polpastrelli congiunti e gli occhi chiusi. Sembra stia pensando intensamente, ma non ho idea a cosa di preciso. Non sembra molto propenso ad iniziare una conversazione..
Sebastian sta girando intorno alla stanza con fare nervoso da ormai mezz’ora.. La sua passata tranquillità si vede che lo ha abbandonato.
Quanto a me, beh..
Hey, aspetta. 
Ho sentito un rumore strano, proveniente dall’esterno.. Sembrava.. Una specie di ruggito o ululato, non saprei..
Adesso sento anche delle grida di studenti! Provengono dai corridoi!
Oddio!
 
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