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Autore: ryuzaki eru    18/06/2012    11 recensioni
(Nel cap. 1 scheda in stile "Death Note 13 How to read")
Un lento crescere di strani ed apparentemente trascurabili eventi. Una ragazza comune, preda di una situazione incomprensibile. L’apparente iniziale assenza di tutto ciò che riguarda il mondo di Death Note, così come voi lo conoscete. Ma tutto quell’incredibile mondo c’è! Kira, Tokyo, il quaderno. Ed Elle arriverà… Perché volevo continuare a vederlo parlare, muoversi, ragionare.
Elle era in piedi sul marciapiede e con gli occhi spenti la osservava, mentre strusciava svogliatamente il dorso del piede su un polpaccio...
«Ciao, Ryuzaki…» tentennò Emma «Allora…sai dove vivo… Ed io non te l’ho mai detto! Quindi…»
«Quindi?» le chiese lui vagamente irriverente.
«Quindi immagino tu sappia altro... Il punto è da quanto tempo sai!»
Elle smise di grattarsi il polpaccio e portò il piede a terra «No. Il punto è che da ora la smetterai di giocare da sola a questa partita.» la gelò.
La voce le arrivò dritta alla testa, come una tagliola affilata.
Il suo sguardo impassibile e freddo la trapassò.
Genere: Introspettivo, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: L, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Another world'
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Eccomi, incrocerò le dita e non perderò tempo…
Grazie di essere qui, come sempre!
Buona lettura…
 
Alcuni dei personaggi che appariranno non mi appartengono, ma sono proprietà di Tsugumi Ohba e Takeshi Obata; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.


31. Gli errori non commessi e la voglia di sapere

 
Era domenica 27 Maggio.
Un mese.
Era trascorso più di un mese dal falso messaggio di risposta di Kira trasmesso alla Sakura tv per volere di Elle.
Da quel giorno Emma non aveva più visto Ryuzaki.
Dopo quella considerazione diretta che Elle le aveva espresso, Emma non lo aveva più visto. Dopo quella considerazione che l’aveva “spogliata” ancora una volta, quella considerazione che l’aveva colpita nella sua semplicità e nella sua verità.
Quel pensiero cui lei aveva risposto con un iniziale silenzio ed un’ aria scossa, ma non intimidita o imbarazzata. E poi aveva fatto seguire una replica semplice, schietta e coraggiosa «Sì. Ho ragione io, adesso Elle e Kira sono ad armi pari sotto ogni punto di vista.»
Una risposta schietta, coraggiosa e lapidaria… Una replica che come sempre era scaturita dall’irrigidimento che gelava il cuore di Emma e dalla forza che in lei nasceva nei momenti in cui era in qualche modo colpita da Elle nei sentimenti.
L’impassibilità e la naturalezza di Ryuzaki nell’affrontare determinate questioni, dopo i primi istanti di sconcerto, le avevano provocato una reazione quasi immediata di durezza, come altre volte era accaduto. E così aveva risposto istintivamente, diventando quasi come lui.
Emma. Questa era Emma. Emma che non aveva avuto paura di ammettere apertamente i suoi sentimenti, ma che lo aveva fatto in modo poco convenzionale, quasi rude, tutt’altro che romantico; Emma che non si era nascosta dietro insulse negazioni, parole e giustificazioni, dietro un imbarazzo umano, femminile, naturale e tenero.
Era stata una difesa, un modo per adeguarsi al grande detective?
No… era stata semplicemente la vera indole di Emma, che diceva sempre la verità, ma che nella sua giovane vita non aveva mai esternato manifestazioni esagerate o leziose nei confronti dell’altro sesso, perché non le erano mai venute naturali. Perché in lei la timidezza e l’imbarazzo si palesavano in altro modo…
In fondo, anche con Elle, i gesti erano stati più importanti delle parole. Perché anche lei, a modo suo, non gli aveva mai detto nulla, ma si era fatta avanti con i silenzi, con quei pochi baci rubati, istintivi e delicati, e afferrando discretamente il lembo della sua maglietta bianca…
Era in questo modo e per l’indole di entrambi che quel filo sottile che li legava continuava a rimanere in tensione, una tensione palpabile e tuttavia recondita che continuava ad aleggiare costantemente nel silenzio delle parole non dette…
E poi Emma aveva proseguito seria, mentre Ryuzaki taceva, probabilmente curioso di ascoltare «Io la tua arma vincente? Lo spero con tutta me stessa e tu lo sai bene, ma continui a provocarmi e a mettermi alla prova. Ho superato il test questa volta? Ti piace questo mio modo di replicare?» gli aveva domandato senza aspettarsi una risposta e accennando uno strano sorriso di sfida infantile.
E sul volto impassibile di Elle si era affacciata quella lievissima espressione divertita e quasi compiaciuta che altre volte aveva avuto nei confronti di Emma, ma che lei non aveva potuto vedere…
“Non c’è colpa che io non renda”.
Era valido per entrambi.
Già… Ma quella tensione non era più ritornata, perché Elle non si era più fatto vedere…
Ed Emma era rimasta sola, con i suoi dubbi, le sue domande, la sua curiosità.
Avevano cambiato due diversi hotel e ora lei non aveva la più pallida idea di come stessero procedendo le cose, di quali potessero essere state le mosse di Elle.
Era all’oscuro di tutto, come tutto il resto del mondo. Emma adesso, esattamente come tutti gli altri, sapeva solo che Misa aveva risposto a quel falso messaggio, perché la sua replica era stata mandata in onda il 25 Aprile, e che circa venti giorni dopo quest’ultima data, il 13 maggio, era stata resa pubblica la pagina del diario della modella con su scritte le date dei presunti appuntamenti/incontri…
Ma questo in fondo ad Emma non era sembrato tanto strano, dal momento che il messaggio scritto da Light in risposta al secondo Kira non si era minimamente discostato da come Emma lo ricordava e dunque le conseguenze ad esso collegate non potevano che essere rigorosamente le stesse a lei note: al medesimo input, Misa non avrebbe potuto che rispondere in modo identico, cioè mandando il video e lo stralcio del suo diario, che peraltro aveva dato ad Emma degli appigli cronologici…
22 maggio: io ed il mio amico ci siamo dati appuntamento ad Aoyama per mostrarci i quaderni a vicenda.
Il problema era stato l’incognita del dopo…
Misa aveva veramente scovato Light, camuffata in quel bar?
Elle aveva dato il permesso a Kira di andarsene tranquillamente a spasso per Aoyama a farsi vedere dal temibile secondo Kira?
Anche se viveva nello stesso albergo di Ryuzaki, anche se lo conosceva, anche se gli era nota l’ubicazione della sua suite, sempre posizionata in un’altra ala dell’albergo rispetto a quella dove alloggiava lei. Be’, nonostante questo, Emma non sapeva altro.
All’inizio aveva atteso, come aveva sempre fatto.
Poi, più i giorni erano proseguiti uguali a se stessi, uno dopo l’altro, più Emma aveva iniziato a farsi domande inquietanti e non aveva più smesso.
Si chiedeva cosa avrebbe dovuto fare. Se avesse dovuto raccontare ad Elle ogni cosa, rischiando che lui intervenisse e modificasse gli eventi e quindi provocasse una distorsione nel corso della vicenda in seguito alla quale lei non avrebbe potuto più aiutarlo, perché da allora le cose sarebbero procedute diversamente.
E tutti questi ragionamenti erano sempre accompagnati dall’incubo che Elle avesse già irreversibilmente cambiato le carte in tavola e quindi il futuro di quella vicenda intricata…
Emma si chiedeva a che punto fossero le indagini e se fosse giunto il famoso punto X del suo piano. Questo la stressava più di ogni altra cosa.
A quella data Light si era incontrato con Misa ed era già venuto in possesso del suo quaderno?
Elle aveva catturato e imbavagliato in modo disumano la giovane modella?
E se non l’aveva fatto, l’avrebbe fatto? E se sì, quando questo sarebbe avvenuto?
In questo senso non riusciva a trovare appigli cronologici che potessero aiutarla. Sapeva che Misa sarebbe stata catturata da Elle quando le lezioni alla Todai erano ancora in corso, ma l’anno accademico giapponese, senza pause estive, non l’aiutava… Sapeva che Light ancora non era stato imprigionato, perché Kira continuava a giustiziare senza sosta.
Sapeva infatti che l’assenza delle esecuzioni dei criminali sarebbe stata il campanello d’allarme, l’indice della prima fase di prigionia di Light. E quindi Emma ogni giorno controllava su internet il triste elenco di uccisioni, in ansia di scoprire quando si sarebbe interrotto.
Ma si sarebbe interrotto?
Le cose sarebbero andate veramente così?
Il dubbio la logorava.
Ed i giorni erano trascorsi e continuavano a farlo, inesorabilmente nel silenzio e nell’inconsapevolezza.
Emma aveva paradossalmente sempre più paura che quegli omicidi non sarebbero mai smessi, che Light non sarebbe stato imprigionato, che il punto X non sarebbe mai arrivato, che Elle avesse modificato gli eventi e che quindi lei stesse attendendo invano…
E ora era sull’alta terrazza dell’albergo, accoccolata su una sdraio, a fianco alla piscina ormai deserta. E continuava a pensare.
L’estate era esplosa all’improvviso in quel week-end che stava per concludersi ed Emma, per la prima volta, aveva varcato le soglie del lussuoso roof del nuovo hotel.
Erano quasi le otto di sera ed il sole rosso, grande e schiacciato all’orizzonte si avvicinava lentamente verso la fascia argentea del mare, parzialmente coperta dagli edifici e dai grattacieli, mentre un cielo striato di rosa si ergeva a ponente sulla grande metropoli nipponica.
Tutti i clienti dell’albergo avevano abbandonato la piscina, diretti alle loro stanze per prepararsi alla serata. Gli inservienti stavano già diligentemente sistemando tutte le sedie, i tavoli ed i lettini, con precisione. Non c’erano più gli schiamazzi dei bambini, né il continuo passeggiare dei camerieri con i vassoi colmi di bevande, ma solo lo strusciare dei piedi delle sdraio che venivano trascinate sul pavimento di pietra dura per essere riposizionate in file ordinate per la mattina successiva. Ogni tanto il rumore netto dello stantuffo delle porte scorrevoli si aggiungeva a quel trascinamento, quando gli addetti alla piscina entravano ed uscivano per trasportare gli asciugamani sporchi, i bicchieri e tutto ciò che doveva essere sistemato, lavato, tolto di mezzo.
Le ombre affusolate degli ombrelloni ormai richiusi si allungavano a dismisura sui lettini riordinati, il pavimento, il bordo piscina, fino a scurire l’acqua azzurrina che emanava l’intenso odore del cloro che vi era stato aggiunto.
Gli scorrevoli si aprirono di nuovo ed un rumore di passi affaccendati giunse alle spalle di Emma.
Il sole si tuffò nel mare e poi sparì in esso, riproponendo qualcosa che avveniva nello stesso modo da miliardi di anni, qualcosa che l’essere umano aveva sempre visto e continuava a vedere, qualcosa che accadeva ogni giorno, con marziale continuità e sicurezza, qualcosa che tuttavia risultava sempre unica ed emozionante per chiunque si fosse trovato ad osservarla, forse per la millesima volta nella propria esistenza.
Le porte si schiusero ancora ed insieme ad esse si sentì il cigolare di un carrello.
Nella piscina venne buttato il robottino che l’avrebbe pulita dal fondo per tutta la notte.
E come il tepore del sole sprofondò all’orizzonte, l’aria della sera si fece frizzante ed Emma si strinse ancora di più nell’asciugamano in cui già era avvoltolata, premendosi le braccia incrociate al petto.
Era ora di tornare in stanza, a breve il blu della notte avrebbe ottenebrato il grigio di quell’imbrunire piacevole e fresco.
Lo stantuffo delle porte si impose di nuovo.
Emma, continuando a stringersi il telo da mare sulle spalle con un braccio, con l’altra mano tolse gli occhiali da sole e si sporse verso il tavolinetto che aveva a fianco per raccogliere il suo pacchetto di sigarette, il suo libro, il lettore mp3 e gli abiti ammucchiati, che buttò in una leggera borsa di tela.
Si alzò e raccattò le infradito sotto la sdraio, le infilò, riprendendo a stringersi l’asciugamano con entrambe le braccia avvolte intorno al corpo.
«Ciao Emma.» fu la voce calma che le giunse alle orecchie.
Ed Emma si voltò, quasi incredula.
Dopo più di un mese lui era lì, uguale a se stesso, in piedi, con le mani in tasca e le occhiaie forse ancora più evidenti sul candore di quella pelle che ora le sembrava più bianca e delicata, ora che era  estate. Perché in estate i colori sono più vivaci e accesi ed anche le carnagioni più chiare si arrossano appena, diventando rosee e vive.
Ed Emma fu così felice di vederlo, fu così contenta. Non si aspettava che lo sarebbe stata così tanto, non immaginava che avrebbe potuto percepire così forte quel languore alla bocca dello stomaco solo nel ritrovarselo di nuovo davanti agli occhi…
E le ansie per un momento sparirono, così come il caso Kira e tutto quello che esso comportava.
E sorrise. Emma sorrise ed il suo volto si illuminò come quello di un bambino sereno. Le labbra e gli occhi si aprirono in un’espressione vera e senza filtri…
Elle inclinò appena il capo di lato, buffamente e ingenuamente, allargò i grandi occhi scuri e osservò quel volto contento e appena colorito.
Ed Emma sorrise ancora di più e fece un passo verso di lui.
Lui portò il pollice sul labbro, sempre in quel modo infantile e dubbioso, apparentemente spaesato…
Per come lei era fatta, in quel momento probabilmente lo avrebbe abbracciato, l’istinto la stava spingendo a farlo in modo potente…
Ma si fermò e si limitò ad esclamare con voce squillante «Ryuzaki!»
Lui, senza minimamente mutare quell’espressione ingenua, disse «Sembri molto contenta. A quanto pare ti sono mancato.» e tolse il dito dalle labbra, inclinando il capo ancora di più, ma dando a quella frase un’intonazione leggermente meno infantile e velatamente canzonatoria.
Ed Emma rispose senza peli sulla lingua, ma iniziando a ridere «Certo che mi sei mancato! Ti stavo anche per abbracciare, ma non sarebbe stato proprio il caso.» concluse divertita e continuando a tenersi l’asciugamano sulle spalle, chiuso e stretto al corpo.
«Abbracciarmi?» ripeté Elle, portando la mano a grattarsi la nuca.
Emma lo osservò bene, davanti a sè, rimanendo in silenzio per qualche istante e abbandonando quell'espressione leggera e giocosa... Poi sussurrò «Sì…» adesso meno prorompente… e lo fissò negli occhi scuri.
Continuò a scrutarlo, senza temere quello sguardo bruno e profondo e fece un altro passo verso di lui, gli si fermò davanti, in piedi, senza mai perdere di vista quelle pupille nere, senza abbassare lo sguardo sulle sue labbra, come invece aveva fatto altre volte…
«…Posso…?» gli chiese sussurrando, sempre avvolta e chiusa nell’ampio telo da spiaggia, riparata dalle braccia intrecciate davanti al seno…
«Non mi pare tu mi abbia mai chiesto il permesso.» rispose Elle, con un tono di voce basso e tranquillo ed uno sguardo fermo.
Ed Emma allora sollevò il mento, posò la sua bocca su quella di lui, morbida, liscia e profumata di vaniglia… iniziò a baciarlo lentamente e chiuse  gli occhi…
Così, semplicemente, all’improvviso. Senza che avessero parlato, commentato, senza nessun precedente o avvenimento scatenante di qualche sorta. Senza una particolare atmosfera, un singolare momento difficile o in qualche modo determinante per entrambi.
Così, senza un particolare motivo scatenante.
E lui accolse le labbra umide di lei fra le sue, come già una volta aveva imparato a fare…
Ed Emma si avvicinò ancora e gli sfiorò il petto col suo corpo, quasi rannicchiandosi tra le sue spalle curve, senza abbracciarlo, ma rimanendo aggrappata ai lembi incrociati del suo asciugamano avvolto intorno alle spalle.
Ma così vicina a lui poteva sentire il suo torace ampio e caldo…
E per la prima volta, quello fu un bacio lungo…
Elle non l’abbracciò, non le prese la mano, non le accarezzò i capelli né le guance o la nuca… ma lievemente proteso in avanti col collo, rimaneva con le dita sottili nelle tasche, nella sua posizione consueta, rilassata e disinteressata.
E quando Emma si allontanò dalle labbra vanigliate e dolci di Ryuzaki e dischiuse gli occhi, lo colse mentre anche lui li stava riaprendo di nuovo.
Li aveva chiusi. Li aveva chiusi anche Elle…
«…Sei qui per un motivo preciso… E questo è un fuori programma…» disse lei con un filo di voce, mentre incrociavano i loro sguardi tornati alla realtà…
«Sì Emma, sono qui per un motivo preciso. E questo è sempre un fuori programma.» rispose lui serio e secco, senza però scostarsi minimamente da lei «Ti aspettavi forse qualcosa di diverso?» le chiese poi con una calma ed una fermezza colossali, senza nessun’altra inflessione nella voce fluida.
«…No. Continuo a non capire, ma no. Decisamente no. Immagino che se tu non fossi stato così, se tu non fossi quello che sei, io adesso non sarei stata qui. Quindi non potrei aspettarmi nulla di diverso e nemmeno lo vorrei.» rispose lei sicura, senza disagio, imbarazzo o stupore.
Elle era Elle.
Era così. Punto. Perché stupirsi, rammaricarsi, desiderare altro?
Ed Emma allora tranquillamente si scostò da lui. Mise fine a quel momento strano e lo osservò con altri occhi.
Quello che aveva davanti era il detective del secolo. Era il rivale di Kira. Era il giovane genio determinato, duro e poco rispettoso della sensibilità altrui.
Era il calcolatore bugiardo e dissimulatore che l’aveva esaltata.
E voleva continuare a vederlo così, anche se spesso l’aveva spiazzata, forse colpita, messa alla prova, quasi ammonita e resa “nuda” davanti allo specchio.
Quello era il mondo in cui Light Yagami stava agendo con la sua diabolica mente. E lei era Emma, desiderosa di sapere, di scovare e capire gli incastri di quel puzzle assurdo, di conoscere quali ragionamenti e deduzioni avrebbe elucubrato Elle ed in che modo tutto quella vicenda si stava dipanando. Le indagini di Elle sul caso Kira. Come avrebbe mai potuto non volerle conoscere, sottovalutarle o metterle in secondo piano perché c’era stato un semplice bacio di mezzo?
Del resto, se Emma non fosse stata così, Death Note non sarebbe stato il suo manga preferito…
E forse, ma soltanto “forse”, se Emma non fosse stata così, Elle non si sarebbe mai fatto baciare…
 
Calma.
Niente esaltazioni.
Ho detto “forse”. E sapete che in alcuni casi sono stato un bugiardo lancia-provocazioni peggiore del vostro amato Elle. Quindi non scaldatevi e non fate partire il vostro cervellino con i film mentali.
È il 27 Maggio.
Uhm…
Lasciamo quella terrazza all’imbrunire e torniamo un attimo indietro, tanto per sciogliervi qualche dubbio e darvi qualche informazione in più…

 
«Ryuzaki! Abbiamo una risposta del secondo Kira!»
La voce di Watari uscì dagli altoparlanti del computer di Elle. E tutti si voltarono verso di esso, Soichiro Yagami, Matsuda, Aizawa, Kira e naturalmente anche Elle…
E Wammy proseguì «…inizio a mandarvi via computer una copia del filmato.»
Ryuzaki si diresse verso il salottino intorno al tavolo e non si appollaiò sulla sua solita poltrona, in prima linea davanti allo schermo, ma su uno dei divani, a fianco e leggermente retrostante rispetto agli agenti e a Light che rimasero in piedi e si aprirono ad anfiteatro verso il monitor che venne ruotato in modo che tutti potessero vedere la scritta Kira di dubbio gusto fatta partire da Watari…
Grazie della risposta, Kira. Farò come mi hai chiesto…
Gli agenti esultarono in coro. Pareva proprio che il secondo Kira avesse mangiato la foglia e che quindi si sarebbe attenuto alle richieste del falso vero Kira di non uccidere altri innocenti, almeno per il momento…
Light ascoltava concentrato, allo stesso identico modo di Elle. Aveva davanti qualcosa di nuovo e, esattamente come il detective che gli sedeva rannicchiato poco lontano, cercava di capire e di trarre qualcosa di utile alla propria causa ed alla propria partita…
Potrà tornarmi utile? Uhm… si è bevuto tutto quello che ho scritto, pende veramente dalle mie labbra, dannazione… Se avesse capito a cosa miro avrebbe dovuto avere l’acume di costringere Elle a comparire in tv e confessare il suo nome… A quel punto avrebbe potuto ucciderlo al mio posto o avrei potuto ucciderlo io, non avrebbe fatto differenza, la colpa sarebbe ricaduta su di lui e non più su di me, che sono attualmente l’unico sospettato a conoscere il volto del detective senza nome…
Light non sapeva della morte di Ukita e nessun agente era morto davanti alla sede della Sakura tv durante la diretta della NHN. Nessuno dei componenti della squadra anti-kira, su rigida intimazione di Elle, gli aveva ventilato l’ipotesi che il secondo Kira potesse uccidere solo conoscendo il volto.
Quindi per Light l’unico modo di uccidere Elle, sia per lui che per il secondo Kira, rimaneva quello di venire a conoscenza del suo vero nome…
La voce gracchiante continuava a parlare…
Vorrei incontrarti. Non credo che tu abbia gli occhi, ma non devi preoccuparti. Non ti ucciderò.
E ora invece le reazioni dei due geniali  rivali, i loro intenti e le loro espressioni si discostarono grandemente.
Light serrò istantaneamente le mascelle in un’espressione tesa e sgranò gli occhi, che divennero improvvisamente liquidi e come persi in uno sgomento intimorito…
Cosa???!!! Ha fatto lo scambio degli “occhi”???!!!
Adesso Light sapeva. La succosa informazione che il suo emulatore aveva fatto lo scambio degli occhi con il proprio Shinigami era arrivata anche a lui…
Ma allora è proprio stupido! Gli sarebbe bastato far apparire Elle in tv per poterlo uccidere! E poi, accidenti! Ma, ma, ma che diavolo sta dicendo?! Gli occhi?! Questo video farà il giro del mondo e lui nomina gli occhi!
Elle invece, con la fronte corrucciata ed uno sguardo perplesso, portò la mano davanti alla bocca, quasi a voler poggiare il pollice sul labbro, ma la lasciò sospesa lì davanti, come se anche quel semplice gesto potesse distrarlo dai suoi pensieri…
…Occhi…? Occhi… Uhm… Misa li ha e Light no. “Occhi”. “Occhi”. “Guardare”. “Osservare”. “Vedere”. Vedere il volto. Vedere il volto e conoscere il nome… No… È un’associazione in termini troppo semplice e azzardata… Però…
Elle ruotò impercettibilmente il proprio sguardo e con la coda dell’occhio osservò Light, senza essere minimamente visto…
Ecco perché non si era seduto sulla poltrona, con la conseguenza che tutti sarebbero stati alle sue spalle. Perché voleva osservare attentamente le reazioni del suo rivale, vere, false, dissimulate bene o male, sorprese… Era sempre interessante osservare come Light se la cavasse e come riuscisse a fingere e a sciorinare al tempo stesso deduzioni eccellenti, degne di Elle e potenzialmente capaci, a tratti, anche di mandarlo fuori strada… a tratti…
Uhm… Sei sorpreso, intimorito, teso, direi quasi irritato… Questa cosa degli “occhi” ti ha sconvolto… Ma ti ha sconvolto non perché tu non abbia la più pallida idea di cosa significhi, ti ha sconvolto perché ti fa paura, perché non te l’aspettavi. Quindi sai di cosa si tratta… se la mia deduzione di prima fosse corretta, potrei quasi dire che tu non avendo questi “occhi”, come ipotizza la stessa Misa, hai qualcosa in meno… e infatti il tuo potere è inferiore al suo… Ma non posso costruire ragionamenti su ciò che non posso ancora capire con certezza, è inutile… però filerebbe tutto, anche se in un modo assurdo e senza ancora un significato definitivo…
Dissimulare Light Yagami. Il tuo sguardo è sempre troppo espressivo, mi ha fatto capire qualcosa. E anche questo match è mio, sono di nuovo in vantaggio…

Elle stava ancora sbirciando Kira con la coda dell’occhio…
Una volta che ci saremo incontrati, potremo accertarci delle rispettive identità mostrandoci a vicenda i nostri Shinigami…
Lo sguardo di Light, dietro i capelli sottili e morbidi, si fece ancora più stravolto ed i muscoli del collo gli si irrigidirono ancora di più…
Questo si è fottuto il cervello!!! Adesso basta, devo fare qualcosa!
Shinigami…
Elle non si mosse, gli occhi raggelati si sgranarono, rimanendo immobili nella direzione impercettibilmente rivolta verso Light, mentre alle orecchie gli era arrivato quel termine… termine che dalle orecchie era giunto in un baleno al cervello, destabilizzandolo, mentre contemporaneamente osservava, in apparenza passivamente, l’espressione sempre più preoccupata, sconvolta e tirata di Kira…
«Shinigami??!!» ripeté il grande detective disorientato «Shi-ni-ga-mi??!!» ancora una volta, scandendo a chiare lettere le sillabe…
Due volte. Confuso e realmente scombussolato ribadì quel termine per due volte, sempre rimanendo a fissare Light con occhi a prima vista vuoti.
Ma non cadde dalla sedia… “questa” volta non cadde dalla sedia…
Shinigami! Siamo a quota tre! È la terza volta che mi ritrovo con quest’assurdità tra i piedi!!
I suoi neuroni iniziarono a macinare in modo immediato.
Tre volte. 1) Kira: “L, lo sai che gli Shinigami mangiano solo mele?”. 2) Emma: i disegni con le didascalie. 3) Misa Amane: questo maledetto video…
Tre persone diverse, di cui due coinvolte che citano questi esseri fantascientifici all’insaputa l’uno dell’altro. Perché Misa non era a conoscenza dei messaggi fatti lasciare da Light ai criminali in carcere. Potrebbe essere una sorta di codice, non è detto che con “Shinigami” si intendano veramente delle creature soprannaturali… Però c’è Emma, che non mente mai… Tre circostanze non confrontabili, tre modi diversi, tre persone diverse che affermano la stessa cosa. L’unità non è statisticamente valida. La dualità potrebbe essere uno strano caso, anche se poco probabile. La terna deve essere presa in considerazione. La logica prevede che io prenda seriamente in considerazione anche questo… Sarebbe scorretto non farlo a questo punto. Sarebbe un atteggiamento cieco e chiuso nella gabbia di una razionalità aperta e flessibile solo al noto. Sarebbe un grosso errore. Del resto, che il potere dei due Kira fosse oltre le mie capacità deduttive, oltre le conoscenze finora accertate e oltre la razionalità umana, era assodato…
Il potere dei due Kira, gli Shinigami, gli occhi, scrivere il nome per uccidere…

Il tutto durò pochissimi decimi di secondo. La mente umana è rapidissima. Quella di Elle viaggiava a velocità ancora superiori.
Erano ancora tutti fissi a guardare lo schermo, confusi…
Ed Elle allora immagazzinò quello che i suoi occhi apparentemente spenti avevano percepito osservando la reazione immediata di Light alla dichiarazione sconcertante riguardo gli Dei della morte…
Sì… Ne sai qualcosa… Decisamente Misa Amane ti sta rompendo le uova nel paniere. Non sei perplesso e scettico. Hai paura… Allora quel messaggio non era una presa in giro…? Light Yagami, per te gli Shinigami esistono? Credo proprio di sì… Dissimulazione…
E così fu che Elle non cadde da quella sedia, che non distolse col suo capitombolo gli altri dal loro elucubrare perplesso, che superò quello scoglio immenso, che accettò razionalmente e definitivamente la possibilità che l’esistenza degli Dei della morte fosse legata al caso Kira. Fu così che, rapidamente, mentre tutti gli altri erano ancora perplessi e silenziosi, Elle capì prima del tempo che stava combattendo contro qualcosa di immensamente più grande di lui…
Fu così perché in quel mondo esisteva Emma, perché lui era enormemente intelligente e perché gli scarsi elementi che lei gli aveva fornito gli erano stati sufficienti per viaggiare lontano, per capire ciò che nessun altro, con gli stessi elementi, avrebbe mai compreso…
«Ma non è possibile!!» esclamò Matsuda. Erano  tutti ancora turbati e perplessi da quell’uscita assurda del secondo Kira.
E Light si voltò appena verso Elle, si sentì ora gli occhi del suo rivale addosso…e colse il suo sguardo concentrato, non quello sconvolto e disorientato che si sarebbe aspettato dopo i primissimi attimi in cui il detective aveva ripetuto a voce alta e per ben due volte la parola “Shinigami”, ma quello di nuovo infido, di chi, nascondendosi dietro una maschera di imperturbabilità, mostrava di non essere mai sincero…
Perché anche Light, nonostante lo sgomento, aveva incamerato lo stupore iniziale di Elle, sebbene non lo stesse in quel momento osservando…
Ryuzaki… All’inizio si è sconvolto, sembrava quasi che per lui gli Dei della morte fossero un qualcosa di assurdo, una favola nera per bambini troppo cresciuti che non avrebbe mai potuto considerare seriamente. E ora invece? Ha capito qualcosa? Non deve prenderli in considerazione…
Si fissarono per un impercettibile istante. Si trafissero, anche se l’espressione di entrambi era adesso impassibile, neutra…
«Anche Kira ha fatto scrivere ad uno dei carcerati un messaggio che accennava alla loro esistenza.» disse tranquillamente Elle, non nascondendo un elemento che comunque avrebbe avuto a disposizione in quel frangente, nonostante Emma.
Uhm… Ecco a cosa sta pensando… «Già.» commentò Light «tuttavia concordo con il tuo sgomento iniziale, Ryuzaki. Per me è assurdo pensare che esistano gli Dei della morte.» serio e razionale…
«Sì, immagino che sia assurdo…» commentò Elle, falsamente concorde…
«Forse la definizione “Shinigami” potrebbe semplicemente riferirsi ai loro poteri omicidi. Credo che quando il secondo Kira propone di mostrare l’un l’altro i rispettivi Dei della morte, intenda semplicemente l’accertarsi della loro rispettiva identità tramite una qualche esposizione dei loro poteri.» proseguì Light fluidamente, con le braccia conserte.
Elle rimase un attimo in silenzio.
Perfetto Light. Semplicemente perfetto. Mi avresti convinto. Questo match è tuo, siamo di nuovo alla pari…
«Giusto.» rispose poi Elle, accettando tranquillamente la posizione di Light e avvalorandola, ripartendo subito dopo con i suoi ragionamenti paralleli «…o perlomeno possiamo dedurne che la parola “Shinigami” abbia un significato comune per entrambi…»
Mentre Elle parlava, Ryuk, che aveva aleggiato per tutto il tempo sospeso alle spalle di Kira, sghignazzò divertito «Be’, pare se la sia bevuta, bravo Light!»
Sì, sembrerebbe… Ma non mi fido…
 
Eh eh eh…
Non vi siete accorti di nulla?
Be’ direi che c’è una bella differenza con ciò che vi ho raccontato finora, non vi pare?
Vi ho voluto riportare contemporaneamente i pensieri di più persone che più mi premeva farvi conoscere.
Avete certamente letto molti libri, o perlomeno io mi auguro per voi che sia così. Be’, non vi siete mai accorti che in molti di essi la narrazione procede proprio così, attraverso la descrizione attenta del punto di vista di ogni personaggio, in ogni momento?
È il modo di raccontare del cosiddetto narratore onnisciente. Lo sapevate? Voglio sperare di sì.
Mi trovate presuntuoso?
Be’, ho qualche migliaio di anni, posso anche permettermi di esserlo.
Comunque in questo contesto mi andava di essere onnisciente. Perché naturalmente io so sempre cosa pensano tutti, lo sapete già che leggo nelle menti, solo che ormai sapete bene anche che vi comunico solo il punto di vista che voglio, quando più garba a me, mescolandovi il tutto in modo confusionario.
Questo non sarebbe tecnicamente corretto.
Un narratore che si rispetti deve decidere a priori come vuole raccontare la sua storia o deve comunque definire bene gli stacchi e le differenze.
Io faccio come mi pare e sono un po’ caotico.
In questa vicenda ho deciso che volevo agire senza limiti. Ho qualche migliaio di anni, ve l’ho già detto, ed avevo il diritto di assaporare un po’ di libertà, di divertimento, di leggerezza, indipendentemente dal risultato.
Avevo il diritto anch’io di assaporare un po’ di suspance…
A voi è capitata la sfortuna di starmi a sentire.
Eh eh eh…
Va be’, prima di ritornare su quella terrazza, all’imbrunire di una delle prime serate estive,  facciamo un altro piccolo salto, ma proprio in volata, al 12 maggio, quando Elle si ritrovò a rimuginare sulla pagina di diario spedita da Misa…

 
Elle era appena entrato in possesso del foglio del diario e stava scorrendo le date e gli appunti ad esse connessi.
Uhm… L’unico appunto da considerare è quello che nomina la parola “Shinigami” in connessione con lo stadio e la partita dei Giants del 30 Maggio… Uhm… Non mi convince, troppo banale. Misa Amane è impulsiva ed il suo operato è dettato dal desiderio, ma non si è dimostrata così tanto stupida. C’è qualche altro indizio qui sopra. Vediamo, le uniche altre due voci che riportano un luogo sono queste qui…Uhm Aoyama e Shibuya… Io e il mio amico ci siamo dati appuntamento ad Aoyama per mostrarci i quaderni a vicenda… E poi l’altra…Ci siamo dati appuntamento a Shibuya per… No! Un momento! …per mostrarci i rispettivi quaderni! Quaderni. “Quaderno”. Il nome della cartella sul pc di Emma con tutte le scansioni dei disegni! “Death note”. “Quaderno” della morte. È un caso? È un’altra deduzione forzata? Scrivere il nome per uccidere. Scrivere. Scrivere dove? Quaderno. Quaderno… scambiarsi i rispettivi quaderni. “Mostrarsi i rispettivi Shinigami”. Ci sono delle strane analogie… E se anche questo fosse in qualche modo collegato a tutto?
Aoyama e “quaderno”…

«Yagami, telefoni a suo figlio per favore. Non sono così sicuro che il secondo Kira voglia dirottare l’incontro allo stadio…» aggiunse quasi parlando tra sé e sé. «…Quindi vorrei la sua opinione a riguardo… Ma non gli accenni nulla dei miei dubbi in proposito per cortesia.» concluse gelido e mordendosi il pollice.
Sempre duro e senza tatto verso il sovrintendente, che annuì mesto… 
A Elle sarebbe bastato controllare i movimenti di Misa nei giorni stabiliti, per sapere subito quale fosse l’appuntamento “giusto”. Ma non voleva aspettare. Voleva subito provare la veridicità della sua deduzione collegata ad Aoyama e dovuta alla parola “quaderno”, isolata per un motivo ed un’intuizione di cui non si sentiva certo…
Chissà, magari Light fingerà di appoggiare le mie teorie sulla possibilità di tenere in conto anche gli altri due luoghi, Shibuya e Aoyama, e quindi sulla non esagerata stupidità del secondo Kira. Magari non cercherà in tutti i modi di mandarmi fuori strada spedendomi dritto allo stadio per la partita dei Giants…Non sarebbe la prima volta che mostra di essere in linea con i miei pensieri, andando apparentemente contro i propri interessi solo per dissimulare il suo essere dalla mia parte ed il suo non essere Kira…
Quindi non sarebbe strano che mostrasse di condividere la mia ipotesi che la Amane voglia incontrarlo ad Aoyama o a Shibuya…

E poi Light, infatti, dissimulò perfettamente il suo accordo con Elle, anzi, si propose di andare con Matsuda ad Aoyama…
Ed Elle seppe che aveva avuto ragione, che sarebbe stato quello il luogo dell’incontro dei due feroci assassini…
Aoyama… Quindi il “quaderno” significa veramente qualcosa…
 
Emma guardava Elle, sicura di quello che gli aveva appena detto.
Una leggera folata di vento freddo spostò le ciocche ribelli dei capelli di Emma e quelle corvine e disordinate di Ryuzaki.
Lei si strinse nell’asciugamano.
Fece un passo in dietro, allontanandosi da lui «Si sono incontrati? Misa e Light, intendo. Hai permesso che si incontrassero? Hai imprigionato Misa?» gli chiese Emma a raffica, all’improvviso, partecipe, desiderosa di sapere, come sempre realmente curiosa e pronta a ragionare attivamente e combattiva… E con un briciolo di timore nello sguardo…
La paura che le cose fossero cambiate si riaffacciava. Il caso Kira si riaffacciava in tutta la sua sconcertante pericolosità…
«Sei particolarmente agguerrita e famelica. Hai paura?» le chiese serafico Elle.
«Sì che ho paura!» esclamò Emma.
«Ti ho già detto che la paura annulla la lucidità. Devo ripeterti che non commetterò determinati errori?» la rimbeccò lui, impassibile e serio, fissandola.
«Sì, lo so, lo so… Si sono incontrati o no? Oppure è successo tutt’altro? Perché devo sapere se è successo tutt’altro. Se le cose fossero cambiate, se il tuo intervento avesse cambiato le cose prima del tempo, io non potrei…»
Elle la interruppe in modo deciso «Adesso basta, Emma. Ragiona!»
Emma rimase immobile, raggelata.
Sì, doveva ragionare… Doveva abbandonare le sue paure e doveva ragionare.
Elle continuò, con la voce fluida e gli occhi di ghiaccio «Le cose che tu sai non “devono” cambiare. È così tremendamente ovvio che non debbano farlo. Veramente pensi che io abbia continuato ad agire considerando le cose che mi dicevi solo come un aiuto, senza calcolare questo? Veramente credi che le tue informazioni mi stiano servendo solo a risolvere prima il caso? Emma, ho deciso di comportarmi in un certo modo fin dal primo indizio che mi hai concesso apertamente. Ho deciso di comportarmi così perché mi era chiaro fin dal primo istante che tu conoscevi alcuni eventi. Poi ho potuto appurare che tutto ciò che dicevi era vero. Se io cambiassi gli eventi tu non sapresti più nulla. Credi che possa commettere un errore così grande? Se così fosse, il mio vantaggio sarebbe finito. E tu non mi serviresti proprio più a nulla.»
Il gelo per l’ennesima volta
Era verissimo.
Elle aveva ragione, come sempre.
Lei non gli sarebbe servita proprio a niente…
Emma ingoiò.
 
 
 
 
Credo di aver esagerato con gli interrogativi iniziali di Emma… Ho creduto fosse importante dilungarmi e adesso mi ritrovo a sperare che non vi abbiano annoiati…
Poi sono piena di altre speranze… Spero che sia tutto chiaro, che i cambiamenti nella vicenda, in fondo minimi in apparenza e per la maggior parte collegati ai pensieri dei personaggi, siano accettabili e non vi stufino…
Spero di essere riuscita a modulare la parte “investigazione/mistero” e quella “romantica”, andando incontro a tutti i gusti ed ai generi preannunciati di questa mia storia…
Spero che capiate la mia necessità di descrivere di questa ff, in alcune sue parti, anche solo dal punto di vista di Elle, perché del resto la protagonista non è solo Emma e mi sarebbe sembrata anche una mancanza di rispetto per il nostro Elle relegarlo a burattino e spalla di Emma nelle scene in cui loro fossero stati insieme… (tuttavia il descrivere lui mi crea l'opposta ansia di non rendergli giustizia...non c'è scampo per me ^^).
E spero tante altre cose che vi risparmio ^^
Sono dispiaciuta di aver interrotto anche questa volta un dialogo tra i due, peraltro un dialogo di una certa importanza, ma non era previsto, solo che mi sono lasciata andare la mano su altro ed il capitolo sarebbe stato lunghissimo, col risultato di una pubblicazione ancora posticipata…
I miei tempi di aggiornamento per il momento rimangono gli stessi, un po’ più lunghi insomma, per i problemi cui vi accennai l’altra volta…
Spero che potrete avere pazienza e comprensione (pesa anche a me questa situazione)…
Qui un altro meraviglioso disegno della bravissima Hanny, che ha uno stile tutto suo che amo!!! *__* Un altro che andrà a sostituire le copertine, quando avrò tempo di dedicarmici… ;D
Questa è Emma per Hanny e devo dire che è proprio Emma!!
Grazie Hanny!!!
E grazie a tutti!!! Comprendendo chi recensisce dandomi forza e gioia, che mi preferisce e continua a farlo, chi mi ha scoperto solo ora, chi mi segue dall’inizio, chi semplicemente legge quello che scrivo!!
Alla prossima

Eru

   

   
 
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