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Autore: rossellina    20/06/2012    7 recensioni
Salve a tutte! Questa è la mia prima ff e ci provo ... speriamo! Bella e Edward si incontrano in un'aula di tribunale. Lui è sotto accusa, lei l'avvocato dell'accusa. Dal secondo capitolo:
-Obbiezione!- saltò dalla sua sedia Jasper -Non ho ancora capito dove vuole arrivare l'avvocato dell'accusa. E poi il signor Culler non era in sé in quel momento-
-Ed è proprio qui che voglio arrivare!- rispose Isabella rivolgendosi al giudice – Se mi permette di continuare su questa linea avrà fra poco chiaro del perchè-
Il giudice guardò prima Jasper e poi Isabella. -Respinta- sentenziò. -Prosegua avvocato ma arrivi al dunque velocemente-
-Grazie.- e poi rivolgendosi ad Edward – Signor Cullen, si ricorda di quando era al liceo?
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Sono in ritardo, ma ho preferito postare dopo che fare più capitoli e lasciarvi sulle spine troppe volte. Detto questo, ringrazio chiunque mi segua.

Buona lettura e al prossimo capitolo.

Ciao!!!

 

CAPITOLO 26

 

Sabato. Clinica.

 

Isabella si svegliò. Aprì appena gli occhi.

-Ahhh!- urlò alzandosi dal letto.

Anche Edward si svegliò a quel grido.

-Emmett!- rimproverò subito il fratello che era accovacciato vicino al comodino.

-Ma che belli!- una voce femminile.

-Ecco l'altra!- disse Edward rivolto ad Alice che era ai piedi del letto.

-Cazzo ragazzi! Mi avete fatto venire un infarto!- riuscì a dire Isabella quando si riprese.

-Ehhh! Esagerata!- la redarguì Emmett. -Non sono poi così brutto!-

-Tuo fratello è meglio!- gli rispose Isabella facendogli la linguaccia.

-Sarà anche meglio, ma comincia a deludermi.- disse Emmett ridacchiando.

-Perchè?- chiese Edward

-Un solo preservativo? Non reggi più il ritmo?-

-Come scusa?- Edward fece il finto tonto mentre Isabella diventava rossa come un pomodoro maturo.

-Sul lavandino, in bagno. C'è una scatola di preservativi e ne manca uno. Che poi è dentro la doccia.-

-Primo non sono affari tuoi. Secondo non sono affari vostri. E terzo fatevi gli affari vostri!-

-Ma ... siete vestiti?- notò Emmett.

-Ma perchè poi non dovremmo essere vestiti?- chiese Isabella.

-Niente coccole post sesso?-

-Emmett basta!-

-Alice ricordami il kamasutra la prossima volta.- e finalmente si alzò.

-Vi aspettiamo di là.- disse Alice. -Così andiamo tutti assieme.-

 

Quando Alice ed Emmett uscirono dalla stanza, Isabella ed Edward tirarono un sospiro di sollievo.

Isabella si ridistese abbracciando Edward per la vita e lui l’abbraccio per le spalle.

-Hai sonno?- le chiese dandole un bacio fra i capelli.

-Sì. Tu?-

-Sì.-

-Ma quei due ci aspettano.- precisò Isabella dopo un momento di silenzio.

-Già. Ma abbiamo ancora un po’ di tempo.- e la prese portandosela sul suo corpo.

-Sì, direi che è meglio che dormire.- e gli si mise a cavalcioni per poi baciarlo.

E si baciarono dimenticandosi di tutto e di tutti.

-Allora!- la voce tonante di Emmett.

-Cazzo Emmett!- si arrabbiò Edward. -Ma sei sempre tra i piedi?-

-Ci stanno aspettando! Le cosacce le fate stanotte!-

Isabella si alzò per dirigersi in bagno. Quando passò accanto ad Emmett lo fulminò con lo sguardo.

-Cognatina!- e le diede uno schiaffetto sul sedere.

 

-Adesso mi vesto Emmett. Non rompere.- gli disse Edward mentre il fratello entrava nella sua stanza.

-E così tu e Bellina- insinuò Emmett.

-Non cominciare con le tue ipotesi strampalate.-

-Quello che vedo è molto reale.-

-Emmett!-

-Ok, facciamo un discorso serio. Cosa sta succedendo tra voi due?-

-Niente che ti riguardi.-

Emmett lo scrutò attentamente; stava per uscire quando: -Emmett?- lo richiamò Edward. Lui si voltò senza dire nulla.

-Non chiamarla cognatina per favore. Ha bisogno di tempo. Ne abbiamo bisogno tutti e due. Non metterci fretta.-

-Ok.- ed uscì.

Quando voleva, Emmett era il più maturo di tutti loro. Avrebbe capito e non avrebbe più insinuato nulla, soprattutto in pubblico. Di questo Edward ne era certo.

 

-Ti metti quelle scarpe?- la voce di Alice la sorprese.

-Ho bisogno di stare comoda oggi.- e si allacciò le scarpe da ginnastica.

Isabella sentì il materasso abbassarsi accanto a lei.

-Andiamo?- chiese guardando Alice.

-Da quanto state insieme?-

-Non stiamo insieme.-

-Ma siete intimi mi sembra.-

-Alice non dire nulla a nessuno per favore.-

-Certo che non dico nulla, ma voglio sapere qualcosa … e anche di più.-

-Ci stiamo conoscendo.-

-In pochi mesi direi che siete andati ben oltre una semplice conoscenza.-

-E’ vero. Prima siamo andati molto di corsa. Ora abbiamo bisogno di stoppare un po’ e conoscerci come persone.-

-Mi sembra abbia senso. Qualcosa di più?-

-Andremo a New York.-

-Andiamo tutti?-

-Se volete si.-

-Quando si parte?-

-Ancora non lo so. Ci vado per lavoro e comunque devo sentire anche com’è messo Edward con il suo di lavoro. Cercherò di allungare il soggiorno per starci per qualche giorno di svago.-

-Tienimi informata che così organizzo anche con Rosalie.-

-Va bene. Adesso andiamo?-

-Se proprio non hai niente altro da dirmi … -provò Alice con il suo miglior sguardo implorante.

-Lo sai che non attacca con me.-

-Uffa! Andiamo.- e si alzarono.

 

Uscirono dalla camera di Isabella proprio mentre Edward stava uscendo dalla sua.

-Ci potreste aspettare un attimo fuori?- chiese Edward alla volta dei due fratelli.

-Ok.- ed uscirono.

-Che c’è?- gli chiese Isabella.

-Il rito della mattina.- e le sorrise per poi prenderla fra le braccia e baciarla. Lei si mise in punta di piedi per riuscire ad abbracciarlo meglio. E lui ne approfittò per approfondire il bacio.

Un colpo al vetro li fece staccare. Il braccione di Emmett apparve indicando l'orologio che portava al polso.

-Sei un rompipalle di prima categoria!- gli disse Edward quando aprì la porta.

-Anch'io ti voglio bene, fratello!- e scoppiarono tutti in una grassa risata.


 

La mattina trascorse tranquilla. Isabella aiutò in cucina, mentre Edward si dava da fare a mostrare fiero la serra, ovviamente insieme ad Embry. Arrivò anche l'ora del pranzo in cui fu proposta la famosa frittura di pesce di Sue, molto apprezzata da tutti.


 

-Charlie?- chiese Jake quando erano sotto il portico dopo aver pranzato. -Ti va di darci lezioni di pesca?-

-Cosa?- chiese stupito.

-Sì, ci sono alcuni ospiti che hanno espresso questa curiosità. Mi chiedevo se sei disposto a darci una mano.-

-Non so se … - Charlie era confuso. In genere a pesca ci andava da solo o con un paio di amici al massimo. Insegnare a pescare era una cosa diversa.

-Sarebbe una bella cosa!- intervenne Isabella. -Così potremmo rifare il campo di sopravvivenza vicino ad un lago stavolta.-

-Perchè no! Quando iniziamo?- chiese Charlie entusiasta.

-Andiamo a parlarne con gli altri.- disse Jake e insieme si diressero dentro.


 

-Ho una bella notizia Edward.- disse Jasper. -Sono riuscito a farti sbloccare i fondi, ma solo per la parte del tuo stipendio.-

-Davvero?-

-Sì. Però devi andare in banca per ritirarli e ci deve essere o Isabella o io con te.-

-Contento?- gli chiese Isabella.

-Sì! Così ti posso portare a cena e posso fare la spesa da solo!-

-La cena gliela puoi offrire a New York.- intervenne Alice.

-Ci andiamo?- chiese Rosalie.

-Facciamo anche shopping?- chiese Esme.

-Certo mamma! Neanche a chiederlo!- la sgridò bonariamente Alice.

-Alice ma non hai già un armadio … - Jasper si zittì allo sguardo furente della moglie sostenuto da ben altre tre donne.

-Comunque quando ci potremmo andare?- richiese Rosalie.

-Tra tre settimane ci devo andare per lavoro.- specificò Isabella. -Ma solo martedì mi confermano il calendario delle udienze. Poi vi faccio sapere.-

-Non prenotare nessun albergo Isabella.- le suggerì Esme. -C'è il nostro appartamento dopo possiamo stare. Lo farò sistemare per il nostro arrivo.-

-Esme, non devi disturbarti.-

-Nessun disturbo, tesoro. Nessuno ci va mai. E poi è vicino a Central Park, quindi è comodo.-

-Grazie, Esme. Non posso dire nient'altro.-

-Fammi sapere quando vai, che così faccio preparare tutto.-

-Certo. Verrà anche Edward.-

-Quindi dobbiamo venire anche noi?- chiese Carlisle.

-Certo papà. Chi ci porta le borse sennò?-

-E Alec?- Emmett sperava di poter stare a casa con il figlio.

-Verrà anche lui.- disse Rosalie. -Ovviamente anche il suo papà.-

-E anche mio marito.- ed Alice guardò Jasper molto eloquentemente.

-Prima che mi dimentichi.- intervenne Isabella. -Dwyne vuole Edward per l'udienza.-

-Per Mike e Ben?- chiese Edward.

-Sì. Ti vuole in aula ma non so se ti interrogherà.- specificò Isabella.

-Va bene. Come ci organizziamo?- chiese Jasper.

-Pensavo di portarlo a Seattle con me la prossima domenica. E visto che l'udienza c'è martedì, poi vi vedete per rivedere un po' i fatti.-

-Ottimo.- fu la sola risposta di Jasper.

Stettero ancora un po' sotto il portico a parlare della futura gita a New York.


 

-ISY!!!- un urlo di gioia li fece voltare tutti.

Un ragazzo alto, di circa sedici anni, con tanti riccioli neri in testa, si dirigeva a passo spedito verso il patio della struttura principale.

Isabella non potè fare a meno di sorridere a quella visione e gli andò incontro.

-LAU!!!- per poi abbracciarlo.

Lui la teneva in braccio e continuava a darle infiniti baci sulle guance. Lei non solo se li lasciava dare, ma li ricambiava. Erano molto intimi pensò Edward con un moto di gelosia. Una mano posata sulla sua spalla, gli fece distogliere lo sguardo da quella visione. Suo fratello gli fece no solo con la testa, ma lo sguardo era sereno.

Isabella accompagnò il ragazzo sotto la tettoia del patio.

-Vi presento Laureant Noth. Un grande amico.- disse lei tutta euforica.

Gli altri lo salutarono cordialmente.

-Ma sei sempre più alto ragazzo!- la voce di Charlie li fece girare tutti.

-Zio Charlie!- e si abbracciarono. -E tu sei sempre con più baffi e capelli bianchi!-

-Ragazzino impertinente!- e si riabbracciarono. -Come stai figliolo?-

-Bene zio. E Sue?-

-E' di la. Aspetta che ti veda.-

-Qualcuno ha bisogno di una bella rasata in testa.- la voce di Sue li fece sorridere.

-Zia Sue!- e abbracciò anche lei. -Come me li tagli tu i capelli, non me li taglia nessuno.-

-Provvederemo presto, promesso.-

-Ma che ci fai qui?- chiese Isabella.

-Mamma dice che devo dimagrire. E visto che a Vancouver non c'è niente di simile a questa clinica, mi manda da papà.-

-C'è anche tuo padre?-

-E anche mamma.-

-Buongiorno.-

Chris Noth, il giudice, fece il suo ingresso. Molti si irrigidirono a quella vista.

-Vi presento Chris. -intervenne Isabella. -Che poi è il padre di questo qui.- e si allungò per dare una scompigliata ai capelli del ragazzo.

-Salve Chris.- disse gentile Sue.

-Salve Sue, è sempre un piacere rivederla. Charlie, come sta?-

-Bene Chris, trovo bene anche lei.-

-Chris credo tu ricorda … - abbozzò Isabella.

-Sì. I signori Cullen.- e gli diede la mano. -Il signor Edward.- e diede la mano anche a lui. -E il signor Whitlock.- terminando con un'altra stretta

-Lei è è Alice Cullen.- disse Isabella. -Rosalie Whitlock ed Emmett Cullen. E lui è Alec.-

-Piacere di conoscervi.-

-Salve.- una bella signora dall'accento francese si avvicinò. Era rossa di capelli e molto elegante.

-Vi presento Victoria. La mia ex moglie.- disse Chris. E tutti la salutarono.

-Salve Isabella. Ti trovo bene.-

-Ciao Victoria. Anch'io ti trovo bene.-

Si era creata una certa elettricità tra le due donne, come se dovessero lanciarsi delle saette.

-Buonasera. I signori Noth?- intervenne il dottor Hammond.

-Sì.-

-Se mi volete seguire.-

-A più tardi.- fu il saluto di Chris e di Laureant.


 

Isabella stava andando nel suo ufficio. Aveva lasciato gli altri nella sala mensa a giocare a carte.

-Isy?- lei si girò a quel nomignolo.

-Sì Chri.-

-Posso parlarti?-

-Certo, dimmi.-

-Magari nel tuo ufficio, e se potesse venire anche l'avvocato Whitlock.- lo sguardo di lui non ammetteva repliche.

-Intanto accomodati che lo vado a chiamare.-

Dopo qualche minuto, Isabella e Jasper fecero il loro ingresso nell'ufficio di lei.

-Giudice Noth.- lo salutò Jasper.

-Oggi sono solo Chris, signor Whitlock.-

-Mi chiami Jasper.-

-Ho chiesto di vedervi perchè c'è un problema con Edward.-

-Le relazioni sul suo operato e sul suo comportamento sono positive che io sappia.- intervenne Jasper.

-Sì, ma qualcuno lo rivuole in carcere, con l'accusa di violenza.-

-Cosa?- chiese Isabella.

-Chi?- Jasper.

-Vi dico quello che so. Mi sono state richieste le trascrizioni delle udienze arbitrali. Da quello che ho capito le vogliono usare in aula al processo di Newton e di Chevy e per incriminarli tutti e tre come violentatori seriali.-

-Ma chi?- Jasper ripropose la sua domanda.

-John Dwyne.-

-Non ci posso credere!- esclamò Isabella. -Non mi ha detto nulla. Solo che lo voleva all'udienza.-

-Sta revisionando molte mie sentenze.-

-Perchè? Pensi di averlo favorito?- chiese Isabella.

-No. Anche perchè hai fatto in modo che andasse in carcere. Ma la mia scelta di giudicare solo lui e non gli altri, si vede che non gli è andata giù. E vuole che venga fatto un nuovo processo.-

-Ma a che pro?- chiese Jasper.

-Tra un anno c'è l'elezione del nuovo governatore dello stato.-

-Mira a diventare procuratore generale?- chiese Jasper.

-Sì, e deve far vedere che ha il polso di ferro.-

-Ma perchè Edward?- chiese Isabella.

-Non è mai corso buon sangue tra me e Dwyne da quando sono qui. E il fatto che ritenga che un errore non si debba pagare necessariamente con la galera, a lui non è mai piaciuto. Ho voluto avvisarvi. Per prepararvi e per prepararlo. Farà in modo che vada in carcere, ne sono sicuro.-

-Grazie Chris. Veramente.- disse Isabella.

-Mi raccomando, state attenti. Devo andare, mi aspettano.-

-Ti accompagno. Jasper mi puoi aspettare solo un minuto qui per favore?-

-Certo.-


 

-Chris … io … -

-Mi hai già ringraziato piccola.-

-Lo sai che non è quello che volevo dirti.-

-Lo so, ma dire altro non farebbe che aumentare la voglia di abbracciarti e dirti che sono felice per te.-

-Come fai ad esserlo?-

-Perchè hai gli occhi lucidi quando lo guardi. Uno sguardo che non hai mai avuto con me. Non ti sto accusando di nulla. Ci siamo lasciati prima di tutto questo.-

-Chris, ti ho amato veramente.-

-Sì, ma di un amore diverso da quello per Edward. Non fartelo portare via, e comunque non arrenderti subito se lo facessero. Ok?-

-Grazie Chris.- Isabella aveva gli occhi lucidi.

-No, piccola. Odio vederti piangere. Lo sai.- e si abbracciarono. -Per qualunque cosa, chiedi pure. Dove posso, ti aiuterò.-

-Ti voglio bene e te ne vorrò sempre.-

-Sii felice.- e le diede un bacio per poi uscire dalla porta principale.


 

Quando si girò per tornare da Jasper, notò Edward fermo sulla soglia della sala mensa.

-Edward?- disse mentre lui le si avvicinava

-Era con lui che vivevi a Vancouver?-

-Sì.-

-Ed ora?-

-Ora ci sei tu.-

Edward guardò un momento in giro e quando capì che erano soli, la baciò.

-Torniamo dagli altri?-

-Sbrigo una cosa e poi sono da voi.-

-A dopo.- e le diede un bacio a stampo.


 

-Jasper, che facciamo?-

-Ti fidi delle parole di Noth?-

-Sì. Ha sempre avuto intuito per queste cose. Se dice che cercheranno di mandarlo in carcere, ci proveranno.-

-Dovremmo dirlo ad Edward.-

-E ho bisogno di indagare su tutta questa faccenda. Mi sembra strano che Dwyne non mi abbia detto niente sapendo che avevo condotto l'interrogatorio d'accusa.-

-Ok, ma come procediamo?-

-Fino a lunedì non posso parlare con nessuno. Ma con Edward dobbiamo dirlo ora o al massimo domani.-

-Sì, ma domani. Farlo preoccupare già ora non lo trovo giusto. Comunque se ti chiede qualcosa, puoi dirgli quello che ritieni più opportuno.-

-Già, ci chiederanno cosa ci siamo detti.-

-Facciamo i vaghi. Stasera comincio a fare qualche telefonata per scoprire già qualcosa e poi domani ci aggiorniamo.-

-Bene. Andiamo di la.-


 

-Hai gli occhi rossi.- le fece notare Edward quando uscì dal bagno con il solo accappatoio addosso. -Hai pianto?-

-No, mi è entrato un po’ di shampoo negli occhi.- rispose lei abbracciandolo per nascondere poi il suo viso nel suo petto così che non notasse l’angoscia per quello che lei sapeva.

Lui la prese di peso e la depositò a sedere sul tavolo della cucina. -Uhm … mi piace il tuo odore dopo la doccia. Sai di fiori e di frutta.- le disse percorrendo con il naso il profilo laterale del suo viso fino al collo, andata e ritorno.

Lei riuscì a catturare le sue labbra e cominciò a succhiargli il labbro inferiore. Lui rispose al bacio facendole allargare le gambe così da posizionarsi fra di loro. La prese per le natiche e la spinse verso il suo corpo dove lei sentì qualcosa di duro che la fece gemere d’eccitazione.

-Edward?- sussurrò roca lei.

-Uhm?- rispose lui sul suo collo dove stava lasciando una serie di umidi baci infuocati.

-La porta.- riuscì a soffiare.

-Chiusa a chiave.- e bloccò ogni altra parola avventandosi sulle labbra.

Il gesto fece sì che lei gli allacciasse le gambe ai fianchi e lui si sporse in avanti, facendola sdraiare sul ripiano del tavolo. Continuarono a baciarsi fin tanto che le mani di lei non si intrufolarono tra i loro corpi riuscendo a sbottonare i jeans di Edward.

-Cazzo!- disse lui quando sentì le mani di Isabella intrufolarsi nei boxer.

Edward fermò le mani che lo stavano eccitando e guardò Isabella negli occhi. Lei non capiva perché lo avesse fermato ma lui le sorrise e le diede un bacio sul naso. Poi la prese in braccio facendola alzare dalla tavola e se la portò in camera depositandola sul letto. Si districò dalle sue gambe e si allontanò solo il tempo necessario di andare in bagno a prendere la scatola di preservativi.

Mentre tornava in camera, ne scartò uno e lo indossò. Adesso lo sguardo di Isabella non era più inconsapevole, ma anzi molto malizioso. Tant’è che lo prese per la maglietta e se lo attirò sopra. Lui non oppose certo resistenza, ma aprì l’accappatoio della ragazza e si posizionò fra le sue gambe. Le prese una gamba e la sollevò oltre il suo fianco e baciandola le entrò dentro in un colpo solo. Per tutto il tempo dell’amplesso, le loro bocche non si separarono mai. Quando raggiunsero il culmine, bocca nella bocca, gemettero forte insieme e poi rimasero così, abbracciati senza voler uscire uno dall’altro.

-E se domani ce ne andiamo?- chiese Edward di punto in bianco.

-Come?-

-Domani potremmo andare via per conto nostro. Solo io e te. Magari andiamo a fare un giro in spiaggia a Port Angeles.-

-Non credo che mi potrò allontanare domani. Dovrebbero venire altre persone a vedere la clinica. Se Jake ha bisogno, preferisco essere nei paraggi.-

-Giusto.- ed uscì da lei per sdraiarsi al suo fianco. Rimasero in silenzio per un po’.

-Sapevi che sarebbe venuto il giudice oggi?-

-No. So solo che in questi giorni sarebbero venuti nuovi probabili ospiti.-

-Così tu e Noth stavate insieme.-

-Sì.-

Edward si girò su un fianco per guardarla.

-Ok. Che vuoi sapere?-

-Tutto.-

-Siamo stati insieme per circa tre anni quando sono andata a vivere a Vancouver. Poi lui ha avuto l’offerta di diventare giudice ed è venuto qui. Mentre io sono rimasta in Canada.-

-Come vi siete conosciuti?-

-Era uno dei miei professori all’università. Poi l’ho perso di vista quando sono andata a fare la specializzazione all’UCLA. Quando mi trasferii a Vancouver perché avevo trovato lavoro, lo rincontrai. E poi avemmo una relazione.-

-Ti è sempre piaciuto?-

-E’ un uomo affascinante. Ha attenzioni particolari con tutti ed è molto intuitivo sui caratteri delle persone. Ha una mente brillante e con lui puoi parlare di tutto, dalla politica alle scarpe. Quando stavamo insieme, gli piaceva accompagnarmi a fare shopping e il suo gusto era impeccabile. E’ un po’ un uomo d’altri tempi, che ti apre la porta per farti passare e ti sta vicino senza soffocarti. Mi ha sempre lasciato libera di fare le mie scelte lavorative e non.-

-Lo hai amato?-

-Molto. E poi adoravo suo figlio. Quando vivevamo nella stessa casa, Laureant era praticamente sempre con noi. Ero un po’ la sorella maggiore e di questo Chris non ha mai avuto da ridire perché non mi sono mai atteggiata a matrigna.-

-Ma quando sei tornata a Seattle, vi siete rivisti?-

-Sì, è stato lui a fare il mio nome per le acquisizioni che seguivo all’inizio che sono tornata. Ci siamo rivisti per delle occasioni ufficiali ma nulla di più.-

-Se suo figlio viene qui, vi vedrete spesso.-

-Direi di sì. Ma non siamo più una coppia.-

-Sei sicura?-

-Fai il geloso?-

-No … cioè non ne ho motivo giusto? Non siamo neanche noi una coppia.-

-Sai che ogni tanto sei proprio uno stronzo!- disse Isabella dopo aver riflettuto sulle sue parole.

-Perché?-

-Ok, hai il neurone sveglio?-

-I miei neuroni sono svegli!-

-Certo, come no! Quindi insinuare che venga a letto con te solo per divertimento, è un discorso da uomo con tutti i neuroni funzionanti?!-

-Non so cosa fai quando non sei qui con me.-

-Ahhh!!! Rettifico. Mezzo neurone Cullen, mi spieghi perché dovrei scoparmi altri uomini oltre a te?-

-Perché sei una bella ragazza.-

-Ok. Ma ancora non mi hai risposto.-

-Perché sei una bella ragazza e ci saranno molti uomini che cercheranno di sedurti.-

-Specifica meglio.

-Perché sei una bella ragazza e ci saranno molti uomini che cercheranno di sedurti quando esci la sera con le amiche che hai a Seattle.-

-E questa è una giustificazione per andare a letto con altri?-

-No.-

-Quindi?-

-Sono un idiota?-

-Direi di si.- e scoppiò a ridere.

-Prima mi dai del mezzo neurone e poi ridi?- Edward era sconcertato.

-Preferisci che faccia l’offesa e vada in camera mia?-

-No.-

-Ecco, quindi prenditi i meritati insulti e stai zitto. Anzi baciami!-

E lui si fiondò sulle sue labbra.

Rifecero l’amore quella notte, altre due volte. E non parlarono più di altro.


 

Edward si svegliò nel cuore della notte. Aveva Isabella abbarbicata sul suo corpo. Era piacevole il calore che sentiva. Gli sarebbe piaciuto sentirlo sempre. Rifletté su come comportarsi con lei. La voleva e lei voleva lui. Ma ora lui voleva di più. La voleva come compagna e glielo avrebbe chiesto presto.

Si chiese se avrebbe accettato o quali obiezioni avrebbe mosso per dirgli di no.

In quel momento, in quella notte di fine ottobre, non era in grado di prometterle un futuro come uomo. Non aveva un titolo di studio e né un lavoro. Mentre lei era una professionista affermata. Forse poteva tornare all’università e prendere una qualche laurea oppure imparare un mestiere. In fin dei conti non c’era nulla di male a fare il giardiniere o il meccanico. Ma lei si sarebbe vergognata di dire poi ai suoi colleghi principi del foro: “questo è il mio ragazzo e fa il giardiniere”?

Che lui ricordasse, non era una che badava molto alle apparenze. Ma come aveva più volte sostenuto, erano cambiati. Magari ora ci teneva o forse si sarebbe sentita in imbarazzo a farsi vedere con lui.

Senza pensarci oltre, decise di svegliarla. Prima delicatamente con qualche carezza, poi con più vigore, con baci sparsi sul capo.

-Uhm … - protestò lei.

-Sei sveglia?-

-No!- ed Edward rise a quella risposta.

-Spero che mi hai svegliato per una sessione di sesso selvaggio.- ribattè Isabella

-Come sei venale!-

-Stavo sognando di fare sesso. Ovvio che mi sono svegliata con la voglia.-

-Non ti ho svegliato per fare sesso, ma se vuoi possiamo provvedere.-

-E perché mi hai svegliato? E’ presto per alzarsi!-

-Devo chiederti una cosa.-

-Dammi due minuti.- e si spostò dal suo corpo.

-Perché te ne vai?-

-Perché siamo nudi. Come posso concentrarmi su qualcosa di diverso dal tuo corpo nudo se ti sto vicino?-

-Ok, te lo concedo.-

-Dimmi.-

-Ritorniamo ad essere una coppia?-

Isabella non rispose perché colta di sorpresa. -Edward … Io …. -

-Ho riflettuto. Capisco che per te può essere un problema stare con me. Non posso garantirti un futuro e poi ora sono anche nei guai con la legge. Ma quando sarò di nuovo libero, mi cercherò un lavoro che ci possa permettere di stare insieme. Certo, non sarò un medico o un ingegnere, ma sarà un lavoro onesto.-

-Non è questo il problema.-

-Allora non ti fidi? Capisco che fino a non molto tempo fa mi sono sempre comportato da idiota, ma ora, da quando sei rientrata nella mia vita, sto cercando di cambiare per essere un uomo migliore anche per te.-

-Edward è tutto ammirevole …-

-Ma?-

Isabella accese la luce. -Vuoi prima la notizia bella o quella brutta?-

-Bella.- disse lui sedendosi e coprendosi con il lenzuolo.

-Ok.- disse lei facendo altrettanto. -Mi farebbe piacere ritornare con te. E’ vero che sei cambiato in questo periodo e mi piaci molto. Sei quasi il ragazzo di cui mi innamorai al liceo. Non mi importa se hai problemi con la legge, perché li stai risolvendo. E non mi importa se l’uomo con cui condividerò il resto della vita sia un medico o un giardiniere.-

-Quindi ti va se ritorniamo assieme?-

-Sì- e dopo Edward la prese tra le braccia per poi baciarla.

-Qual è la notizia brutta?- chiese Edward tenendola ancora tra le braccia.

Lei si staccò e si rimise a sedere. -Volevo aspettare a dirtelo domani quando ci sarebbe stato anche Jasper. Hai presente che dovrai venire a Seattle per il processo?-

-Sì.-

-Secondo Noth, Dwyne cercherà di farti tornare in carcere.-

-Perché?-

-Per una questione politica.-

-Quindi tornerò in carcere?-

-Se Noth ha ragione si. Domani con Jasper decideremo il da farsi.-

-Perché non me lo hai detto subito?-

-Perché non sapevo come affrontare il discorso. E poi senza essermi informata, non volevo subito pensare al peggio. Spero che Jasper domani ci sia più di aiuto.-

-Domani ne vorrei parlare anche con i miei familiari.-

-Certo.-

-Ho bisogno di stare un po’ da solo.- e si alzò dal letto. Dopo poco Isabella sentì la porta di casa aprirsi.

 

Domenica. Clinica.

 

La colazione passò tranquilla anche se Edward era taciturno. Lo era da quando si erano alzati.

Verso le 10 arrivò la famiglia Cullen. Edward si avvicinò a Jasper e gli chiese se poteva parlare davanti a tutti. Jasper acconsentì e si accomodarono nella casetta.

-Edward.- esordì Jasper quando si furono tutti accomodati. -Credo sia il caso di mettere al corrente tutti.-

-Si.- soffiò mesto.

-Che succede?- chiese subito Esme apprensiva.

-Con Isabella, ieri abbiamo avuto modo di parlare con il giudice Noth. Ci ha avvisati della possibilità che Edward ritorni in carcere.-

-Perché?- chiese Carlisle.

-In realtà per una questione politica. Sta girando la voce che Dwyne voglia diventare procuratore generale dello stato. Quindi sta rimettendo in discussione alcune sentenze. Una di queste è quella che vede coinvolto Edward. Da quello che ho saputo, sta puntando molto sulla sicurezza che poi è uno degli argomenti più sentiti in periodi elettorali.-

-Ma perché Edward?!- chiese Esme.

-Semplicemente vuole che venga giudicato da una giuria. Se poi la giuria convaliderà la sentenza di Noth, non ci sarà nessun problema. Ma se la giuria lo giudica più severamente, lui ci farà una figura migliore.-

-Isabella non ne sapevi nulla?- chiese Esme

-No. Sapevo solo che lo voleva al processo. Il resto l’ho scoperto solo ieri.-

-E cosa pensate di fare.-

-Sto revisionando la sentenza per vedere se Dwyne si può attaccare in qualche modo. Voglio essere pronto a controbattere.-

-Secondo me non devi fare nulla per ora.- disse Edward.

-Come?- chiese Jasper.

-Tesoro! Rischi di tornare in carcere!- Esme.

-Lo so mamma. Ma se in aula cercate subito di difendermi, siete sicuri di ottenere l’effetto desiderato? Dwyne non sa che noi sappiamo, ma se provate a controbattere, capisce che siamo stati avvisati. Non è meglio aspettare? Perchè non è detto che ci provi e che comunque richieda di rinchiudermi.-

-Potrebbe chiedere un aggravio di pena, Edward!- disse Jasper.

-Cosa proponi di fare allora? Partire in quarta e difendermi a tutto spiano senza un’accusa precisa!- ribatté Edward.

-Edward ha ragione.- intervenne Isabella. -Se parli, Dwyne chiederà un processo immediato. Invece se richiede una revisione del processo, possiamo chiedere il parere del Gran Giuri.-

-Cioè?- chiese Carlisle.

-Il Gran Giuri è un organo che da il suo parere su qualsiasi questione gli venga sottoposta. Ci sarà Jasper, ci sarà Dwyne e ci sarà anche Edward ad esporre i fatti.- specificò Isabella. -Nell’attesa del parere, Edward continuerà a vivere alla clinica e solo se ci sarà un parere negativo, si andrà al processo. Nel frattempo però si può chiedere una sospensione della pena o la revisione della sentenza. Dobbiamo solo trovare il modo di prendere tempo.-

-Ok. Però valutiamo anche la peggiore delle ipotesi.- disse Jasper. -Se Dwyne richiede l’immediata carcerazione, e il giudice accetta, che facciamo?-

-Isabella deve restare allo studio.- disse Edward.

-Perché?- disse Jasper.

-Per avere qualcuno che lavora da dentro.-

-Non credo sia possibile.- disse Isabella. -Sicuramente Dwyne farà in modo di tenermi lontana, è per questo che ci tiene molto che vada a New York. Sa della sentenza di affidamento. Penserà ad una nostra relazione o comunque ad un coinvolgimento emotivo e lo potrebbe usare come motivo per ricusarmi se mi intrometto. Mi dispiace, ma non posso fare da spia.-

-Quindi rischio di andare in carcere?- chiese Edward.

-Si. Soprattutto se decidiamo di difenderti dopo.-

-Isabella?- chiese Esme. -Ti fidi delle parole del giudice Noth?-

-Sì, mi fido.-

-Edward sta a te scegliere.- disse Jasper.

-Facciamo finta di nulla. In base a quello che succede, deciderete come difendermi.- disse Edward dopo averci riflettuto.

-Va bene.- rispose Jasper.

 

Non fu una bella domenica. Nel primo pomeriggio i Cullen se ne ritornarono a Forks. Isabella si accordò con Jasper per sentirsi nel corso della settimana.

-Ti va di venire domani a Seattle con me?- chiese Isabella quando erano a letto dopo aver fatto l’amore.

-Perché?-

-Potremmo stare insieme questa settimana.-

-Preferisco di no.-

-Ma … -

-Se torno in carcere, voglio finire la serra in tempo.-

-Ho paura di perderti.- e lo abbracciò.

-Non mi perderai. Non ho intenzione di lasciarti.-

Il silenzio piombò tra loro. Il sonno tardò ad arrivare per entrambi. La mattina successiva li vide protagonisti di un saluto veloce.

Isabella ripartì alla volta di Seattle ed Edward ritornò alla serra.

  
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