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Autore: DreamingAngel    20/06/2012    4 recensioni
E'... Prima.
Prima della fama, prima degli Echelon, prima dei 30 Seconds To Mars.
Solo Shan, e Jay.
Ed una giovane mamma.
Genere: Fluff, Generale, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Shannon Leto
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti!
Innanzitutto, grazie, grazie, grazie per le vostre recensioni *-*
Mi avete fatta commuovere, e sono davvero falice che questa storia vi piaccia *-*

Questo capitolo ahimè, non è affatto un granchè, me ne rendo conto da sola, ma spero di riuscire a farmi perdonare più avanti.
Scusate anche per gli errori di battitura disseminati in giro. Lo so che sono orrendi e danno fastidio, ma ho una tastiera dislessica, e io mi accorgo degli strafalcioni solo una volta pubblicato ç_ç
Comunque. Io e una mia carissima amica, stiamo scrivando questa storia a quattro mani: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1104710&i=1
Mi farebbe tanto, tanto, tanto piacere se la leggeste e ci faceste sapere cosa ne pensate, perchè ci tengo davvero molto!
Grazie mille :)
Buona lettura, e a presto!

Le infermiere squadrarono Connie dalla testa ai piedi.
La ragazza sapeva perchè la fissavano in quel modo. Si vedeva lontano un miglio che non avrebbe potuto permettersi le cure mediche.
E si sentiva morire per questo.
Era una pessima madre. Una pessima madre. Nonostante amasse i suoi figli con tutto il cuore e tutta l'anima, come avrebbe potuto crescerli?
Come?
" Vi prego " implorò "Fatemi parlare con il dottor..."
"Lei non può stare qui. Se ne vada"
"No vi prego, mio... Mio figlio..."
"Signora, lei ha un'assicurazione medica?"
"N-No, ma io..."
"Allora non possiamo aiutarla."
"Per favore, per favore..."
La più alta delle due infermiere la raggiunse e prese a spintonarla in malo modo verso l'uscita.
"Signora, non possiamo fare niente."
"Ma per l'amor di Dio!" disse tra i singhiozzi la giovane mamma.

"Cosa sta succedendo qui?"
Una profonda voce maschile la fece voltare.
L'infermierà le levò all'istante le mani di dosso, e Constance sollevò lo sguardo verso il dottore.
Alto, sulla trentina, camice bianco, capelli scuri e profondi occhi chiari.
Il suo cuore di ventiduenne fece una capriola.
Ma quello di mamma la costrinse a parlare.
"La prego, la prego mi aiuto. Lei conosce il dottor Leto? Devo parlare con lui, ma queste due donne non me lo permettono... Ne ho bisogno, il mio bimbo non sta bene."
Il medico squadrò le due infrmiere dall'alto al basso. Poi si rivolse a Constance.
"Certo." sorrise "Venga con me."

La accompagnò in un ambulatorio,e le fece cenno di poggiare il piccolo sul lettino.
"Io sono Carl Leto." si presentò, allungando una mano.
Constance gliela strinse timidamente. "Constance Metrejon" sussurrò.
Lui aveva una stretta forte e sicura.E per la prima volta, da quando si era svegliata, Connie si sentì un po' più tranquilla. Anzi, forse per la prima volta dopo mesi.
"Possiamo darci del tu, Constance?" domandò lui, cercando di metterla a proprio agio. Si rendeva conto che la donna che gli stava davanti era terrorizzata, e preoccupata a morte per il figlioletto, eppure sembrava così incredibilmente giovane.
La ragazza annuì timidamente.
"Perfetto. Come si chiama questo piccolino?"
"Jared. Compie tre anni oggi, e... ieri sembrava stare bene, ma stamattina quando mi sono svegliata aveva la febbre altissima, e non riuscivo a svegliarlo, e io... io... non so... non so cosa fare."
"Non preoccuparti." la rassicurò Leto "Adesso lo visiterò, okay? Poi gli darò qualcosa per fargli abbassare la febbre."
"Ma io... Io non posso pagare l'assicurazione, non posso permettermi le cure, non..."
"Ci penseremo più tardi." ribattè lui, posandole una mano sulla spalla. Connie sussultò. Non si ricordava nemmeno quando fosse stata l'ultima volta che avesse avuto un contatto fisico con quelcuno che non fossero i suoi figli.
"Grazie" sussurrò.

Jared continuò a dormire durante tutto il tempo in cui il dottore lo visitava.
"E' una brutta infreddatura" disse a Connie "Niente di grave, ma preferirei tenerlo sotto controllo per qualche giorno. Gli ho appena dato un antibiotico per far scendere il febbrone, non appena la temperatura si abbasserà si sveglierà. Stai tranquilla. Non preoccuparti. E' in buone mani qui. E non pensare ai soldi ora, okay?"
La mamma scosse la testa.
"Ma è tutto così complicato. Ho un altro figlio, l'ho lasciato con una vicina di casa, non posso lasciarlo solo a lungo... Sono... Sono una pessima madre."
"Non è vero."
"Sì, lo sono!" sbottò lei.
E si ritrovò a riversare mesi, se non anni di nodi in gola a quello sconosciuto in camice bianco, che dopo averle mostrato la stanzetta del suo piccolo Jay, le aveva offerto un the caldo e l'aveva fatta sedere nel suo studio prima che crollasse.
"Siamo scappati. Ma non avrei mai dovuto farlo. Ho messo in pericolo i miei bambini. Gli ho tolto il loro futuro. Ma lui... Mio marito ci odiava. E io odiavo lui. Eppure ne ero così innamorata. Così innamorata. Quanto ho potututo essere stupida? E perchè devono essere i miei bambini a pagare per questo? Io cerco di essere forte, per loro, e di sorridere. Non voglio che abbiano una mamma triste. Non voglio che crescano nel dolore. Ma è così maledettamente difficile. Mi sembra di andare continuamente in pezzi. Non riesco ad uscire da... Da tutto questo."
Carl le porse l'ennesimo fazzoletto.
"Mi dispiace tantissimo" disse. La sua voce era piena di sincerità, e calore. "Se c'è qualcosa che posso fare..."
"Non mi conosci nemmeno. Perchè ti dai così da fare per noi?"
'Già' pensò il medico 'La conosco da poche ore, eppure non posso fare a meno di volerla proteggere da tutto quello che sta passando. E' talmete giovane e spaurita.'
Si strinse nelle spalle.
"Probabilemte perchè sono un empatico di prima categoria. Facciamo così. Io sono di turno tutto il giorno. Vai a casa. Vai da Shannon, e spieggli cos'è successo. Stasera vi passo a prendere, e vi riporto qui. Spiegherò io a Jay cos'è successo se si sveglia."
"No, io..."
"Connie, hai bisogno di staccare un attimo la spina, e Shannon avrà voglia di rivedere la sua mamma. Andrà tutto bene. Te lo prometto."
Constance sospirò.
"Okay." si arrese infine. "Però non serve che ci passi a prendere. Verremo da soli"
"Come vuoi."
La giovane mamma si alzò, si infilò il cappotto e si avvicinò alla porta della studio.
"Grazie di tutto. Io.. Io sono in debito."
"Dovere." replicò lui. "E... Constance?"
"Sì?"
"Sei un'ottima mamma. I tuoi bimbi sono davvero fotunati."

  
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