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Autore: Violet Tyrell    21/06/2012    4 recensioni
Chi era, Minos, prima di abbracciare la causa di Hades?
Lui stesso lo aveva dimenticato, e non si poneva più domande strane su cosa fosse meglio; da quando era giunto in Ade, Minos aveva trovato la propria dimensione e non sentiva la mancanza di quella vita terrena che aveva vissuto per tanti anni.
Minos- Giudici - Nuovo pg.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Grifon Minos, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Der Puppenspieler Riciao a tutti.
Davvero mille grazie per il seguito e le recensioni dello scorso capitolo^^ Mi fa piacere vedere tanti estimatori del grande Minos *l'interessato si gonfia come un tacchino*, siete davvero adorabili *-*

Avevo dimenticato di spiegare il titolo: teoricamente in tedesco marionettista sarebbe Der Marionettenspieler, ma suona davvero molto male. Inoltre mi sono consultata con alcune amiche di madrelingua, che mi hanno consigliato questa versione :=)
Puppen si intende bambole, giocattoli... gli si addice u.u





Der Puppenspieler


Un brivido corse lungo la schiena di Elise e la ragazza si svegliò di soprassalto: come sottofondo c'erano i lamenti dei dannati a cui lei non era abituata, così come l'ambiente che la circondava era tutt'altro che rassicurante. Si mise a sedere e constatò di trovarsi praticamente a terra se non fosse stato per quella specie di sottile materasso sorretto da una struttura in ferro e della paglia cosparsa sul... era un pavimento, quello?
Elise aprì gli occhi incredula: come poteva essere ancora in vita dopo che il corpo le era stato martoriato con tanta atroce disinvoltura? Represse un brivido nel ripensare agli occhi indemoniati del proprio carnefice e al piacere che aveva intravisto sul suo volto; indubbiamente si era divertito enormemente nell'infliggerle tanto strazio, e a quel modo di fare così... così indifferente. Solo in quel momento si rese conto che il dolore era tutt'altro che sparito e lanciò un urlo, stridulo anche se mai terrificante quanto i versi che continuavano ad aleggiare nell'aria.
"Silenzio! Dove credi di essere, a casa tua? Stai ferma o il Giudice sarà costretto a curarti di persona, non sei ancora del tutto guarita." La ragazza si rese conto di non essere sola in quello strano posto: una figura ammantata in una strana veste quasi sacrale era in piedi a pochi metri da lei, e la fissava come se fosse una bambina disobbediente. Elise lo guardò con aria stupefatta, per poi scoppiare a ridere.
Non era riuscita a trattenersi. "Scusa amico, ma non ti sembra che Carnevale sia passato da un pezzo? Ma come sei vestito! A questo proposito puoi dirmi dove siamo? Pensavo di essere morta, ma..." Un pensiero folgorò la giovane: forse qualcuno era intervenuto in sua difesa, fermando quel pazzo criminale e consegnandolo alla giustizia. Lo riteneva poco probabile, ma non vedeva altra spiegazione: impossibile che fosse riuscita a scappare di persona, si era ritrovata invischiata in quella situazione senza neppure capire come.
Elise non potè fare a meno di trasalire, spaventata, nel rendersi conto che l'altro aveva appena sbattuto la frusta a terra, sul volto il chiaro segno che se avesse potuto avrebbe eseguito quel gesto direttamente su di lei. "Ho detto zitta! Sarà il Giudice a rispondere alle tue domande, sempre se ti permetterà di porle... E quando ti rivolgi a noi, devi tenere la testa bassa, senza mai staccare gli occhi da terra, e parlare in maniera educata. Chiaro, ragazzina?"
La ragazza sentì la rabbia assalirla: come si permetteva quella specie di pagliaccio di rivolgerle la parola a quel modo? Non sapeva chi aveva di fronte? In quel momento però l'altro tacque di colpo e fece per inchinarsi a qualcuno, ma la visuale della ragazza fu offuscata da un mantello candido che era apparso all'improvviso; Elise si strinse lo striminzito lenzuolo attorno al corpo improvvisamente tremante, provando una sensazione mai vissuta prima.
Solo alzando lo sguardo in segno di sfida verso il nuovo venuto - contravvenendo quindi immediatamente alle regole che le erano state imposte -, si rese conto di avere di fronte il suo stesso carnefice; portava la stessa strana armatura - se la poteva chiamare così -che gli aveva visto addosso a Londra, ma senza l'elmo. Non si era soffermata molto a guardarlo in viso in precedenza e se non fosse stato per quei suoi occhi, quello sguardo cinico e crudele,  saebbe quasi tratta in inganno dal suo viso giovane e avvenente.
"Elisabeth Johanna McCarter, diciassette anni e trecentoventisette giorni a oggi, inglese e originaria di Wincester, ma residente a Londra per ragioni di studio. Conosciuta come Elise, ha una sorella maggiore di nome Candy che è rimasta vedova da tredici mesi; possiede un gatto meticcio che ha chiamato Sugar ed è nota per essere molto viziata, testarda e vendicatrice. Questi difetti sono controbilanciati da altri aspetti del carattere che la rendono più sopportabile. Beh, sei un personaggio molto interessante, ma se vuoi sopravvivere qui ti consiglierei di essere saggia".
Elise si sentì quasi vacillare sotto il peso di quelle parole: in poco più di un minuto si era sentita raccontare quasi tutta la sua vita, il ragazzo aveva letto quelle parole da un libro che teneva in mano e che aveva un aspetto molto antico e prezioso. Per quanto le sue parole fossero beffarde alla fine, il suo tono era rimasto neutro, come se fosse abituato a esaminare le vite degli altri. Conosceva addirittura il nome del suo micetto, Sugar! La ragazza sbattè gli occhi: c'era qualcosa che non quadrava.
"E tu chi saresti?" Non misurò le parole, nè evito di moderare il tono astioso ed esigente con il quale aveva parlato; Minos la osservò come se fosse un oggetto di dubbio interesse, per poi sorvolare sull'inutile domanda e rivolgersi all'altro presente nella stanza, che era ancora inchinato. Elise sperò di tutto cuore che la schiena gli si spezzasse di netto.
"Lune, controlla che si riprenda... Se non vuoi farlo di persona, assicurati che non sia mai lasciata da sola, magari chiama quella palla al piede di Zellos. A Pandora-sama non serve per il momento, l'ha detto lei. La signorina resterà con noi per un po', e quando sarà guarita portala in Tribunale."
E se ne era andato. Elise ribolliva di stizza e avrebbe voluto lanciare una padella dietro quell'essere tanto arrogante, ma per sua fortuna non ne aveva a portata di mano. Anche l'uomo chiamato Lune non sembrava tanto più contento di lei, ma si limitò a tacere e ad allontanarsi senza fornire alcuna spiegazione.





***



Minos posò l'armatura prima di sedersi allo scranno con aria vagamente infastidita: da Giudice dell'Ade a baby sitter di quella ragazzina impertinente e piena di boria. Non era affatto contento dello sviluppo della situazione, ma non aveva scelta. Ormai erano un paio di giorni che cercava di abituarsi a quell'idea.
Come avrebbe potuto immaginare di imbattersi addirittura in una futura spectre proprio a Londra? Era convinto che le stelle malefiche si fossero già tutte riunite in Ade, invece una era sfuggita al controllo e si era aggirata spensierata in superficie senza mai essere intercettata; inoltre Elise era molto particolare, non era sicuro che la collaborazione tra loro sarebbe stata pacifica.
Lo dimostrava il modo con cui l'aveva aggredito: non aveva neppure visto il coltello finchè non lo aveva colpito parzialmente, pur senza ferirlo in modo grave. Poteva comunque capire l'impulso che l'aveva spinta ad agire, anche se le aveva subito dimostrato chi era che poteva comandare.

"Credevo che fosse Rhadamantys a occuparsi delle reclute, mia Signora" esordì Minos rivolto a Pandora, inchinato come gli altri suoi due compagni; l'Oracolo era in quel momento in piedi e stringeva il tridente tra le mani, sembrava incurante della loro presenza.
"Sarà compito tuo fare in modo che la stella si risvegli del tutto, sono ordini di Lord Hades in persona. Se farai un buon lavoro come con Lune, avrai la Sua gratitudine."

Ma era un'impresa. Minos dubitava fortemente che la ragazza si lasciasse sottomettere da lui: non che fosse un problema visto che possedeva i mezzi per farsi rispettare, ma gli ordini non potevano essere discussi in alcun modo. Gettò uno sguardo al Necrominion, per poi pensare al modo più rapido per far uscire dal guscio questa spectre.
Lune si era dimostrato molto più malleabile della ragazza inglese, non aveva mai protestato, mentre Elise era riuscita a far impazzire gli skeletons al punto che era stato costretto a intervenire di persona per imporre di nuovo il silenzio. Persino quando era curata riusciva a dare dei problemi.
"Come avete comandato, Signore, la ragazza è qui". Proprio in quel momento Lune comparve assieme a Elise; Minos notò subito che era stata guarita alla perfezione, ma non le lanciò più di un'occhiata diffidente. Con un semplice cenno del capo fece capire al Barlog che la sua presenza non era più necessaria; attese che si congedasse, per tornare a osservare Elise.
Non c'era l'ombra del pentimento sul suo volto: Minos vide chiaramente la furia impressa nelle iridi smeraldine della ragazza inglese, e sorrise con aria divertita. Più che per ilarità, lo aveva fatto per provocare ulteriormente l'animo della ragazza: solo il giorno prima Aiacos aveva fatto aperti apprezzamenti sull'aspetto fisico di Elise. A quanto pareva il Garuda apprezzava particolarmente le forme della ragazza, e anche i suoi lunghi capelli neri; Minos non l'aveva considerata poi molto, ma a uno sguardo più attento fu costretto a riconoscere che il collega non era neppure stupido.
D'altronde se avesse voluto utilizzare Elise come giocattolo sessuale doveva prima domandare a lui il permesso visto che era stata posta sotto la sua totale protezione, ma non credeva che Aiacos sarebbe giunto a quel punto. Per quanto pochi fossero d'accordo, era piuttosto serio, a meno che non si trattasse di torture: in quel caso poteva quasi batterlo.
Quasi.
"Da questo momento sei la mia serva, fin quando non sarà decretato altrimenti dal nostro Signore. Se hai delle domande falle, anche se ti consiglierei di evitarlo". Già, lui non era paziente e detestava perdersi in inutili chiacchiere con gli altri, chiunque essi fossero. Tuttavia sapeva che Elise non era stata informata su nulla, e a lui sarebbe spettato l'ingrato compito di insegnante. Era veramente caduto in basso.
L'ira di Elise ruppe gli argini nel modo più brusco e meno indicato in presenza di chi pazienza non ne aveva. "Che cosa?! Non ho la minima intenzione di lasciartelo fare! Non solo mi aggredisci senza motivo, ma pretendi anche che... No! Scordatelo!" Le urla della ragazza erano sempre più alte, quasi certamente altre persone al di fuori del Tribunale le avrebbe sentite; Minos fece per parlare, ma venne anticipato. "Pensavo che volessi uccidermi, ma non l'hai fatto... Ora voglio sapere perchè! Conti di ottenere dei soldi dalla mia famiglia? Dev'essere così, altrimenti per quale altro motivo...?"
Ciack. Un osso del braccio sinistro di Elise si spezzò di netto, interrompendo la sfuriata che stava facendo; non si era accorta che Minos aveva concentrato il proprio cosmo in un dito e che un filo cosmico l'aveva brutalmente messa a tacere, anche se lei non poteva vedere quel filamento diabolico. Tuttavia dall'espressione impassibile sul volto del Giudice era evidente che il dolore fisico provato dalla sua nuova serva non lo scalfiva minimamente.
"I soldi non fanno la felicità e non mi interessano, sono cose banali per cui voi bestie siete capaci di uccidere". La voce di Minos era puro ghiaccio: vedeva ogni giorno sfilare anime nel suo Tribunale, gente che aveva ammazzato i propri amici o parenti per il denaro, e anche le vittime avevano un passaggio obbligato per ottenere la loro pena. Era per gente come quella che esisteva il Tribunale. "Ora ascoltami con attenzione, se ci tieni a rimanere integra. Non ti ho portata qui per divertimento, ma perchè sei destinata a rimanerci: hai visto la frase incisa all'ingresso? Lasciate ogni speranza voi che entrate? Sei negli Inferi, ragazzina, e dietro ordine di Hades, il sovrano dell'Oltretomba. Non ti sarà concesso di uscire dal nostro regno senza la mia presenza, ma se ti comporterai bene potresti avere un ruolo".
Dagli occhi increduli di Elise, Minos capì che la ragazza lo riteneva un bugiardo; concentrò nuovamente il proprio cosmo e un altro strillo acuto riempì la sala. Il braccio sinistro era fuori uso e il dolore di Elise era pari alla sua rabbia: non aveva limiti. Sarebbe stato impossibile pretendere da lei collaborazione, ma i mezzi per ottenerla non gli mancavano. Da parte sua non avrebbe fatto alcuna distinzione: uomo o donna non importava, avrebbe imparato le lezioni che lui doveva impartirle. Gli dispiaceva solo che questa stella malefica fosse così lenta a progredire da sola, come era stato per la maggior parte di loro.
Stella del cielo Incerto. In effetti il nome era calzante, dato il tempo con cui tardava a manifestarsi completamente nel corpo della ragazza.
"Certo, e come mai non vedo Dante se siamo all'inferno? Scommetto che sei strafatto di droga, defi..." Elise non concluse la frase, tenendosi stretto il braccio ormai completamente fuori uso, come temendo una nuova offensiva: le era bastato incrociare lo sguardo dell'uomo per ammutolire, senza varcare il sottile confine che portava alla sfacciataggine almeno per quella volta. Non riusciva a capire una parola di ciò che lui diceva, ma non aveva alcuna intenzione di assecondare il suo delirio: non esisteva luogo dal quale non si potesse fuggire, doveva solo attendere il momento propizio. Inaspettatamente Minos riprese la parola. "Conosco il libro di Dante, e devo dirti che ci sono molte similitudini tra ciò che ha scritto e quello che esiste quaggiù; forse era uno spectre a sua volta, o più semplicemente il suo concetto di giustizia somigliava molto a quello di Sua Maestà Hades. In ogni caso tutto questo non ha importanza: dentro di te risiede l'essenza di una stella malefica, ed è questa la ragione per cui non puoi tornare a essere quella patetica mortale che ancora sei. Ti sarà insegnato a credere nella giustizia di Hades e ciò avverrà talmente in fretta che quando il processo sarà terminato, avrai dimenticato di esserti mescolata agli umani".
Minos non era abituato a parlare così tanto; di solito lo spectre si limitava a risiedere nel Tribunale per osservare le anime e mandarle nelle prigioni che Hades aveva destinato loro. Di rado accadeva che qualcuno osasse disturbarlo: Lune di certo non compariva a meno che non fosse chiamato, e solamente Pandora-sama o lo stesso Hades potevano mandarlo a chiamare per questioni più o meno urgenti. Di solito era la Sacerdotessa la portavoce, oppure anche Aiacos e Rhadamantys comparivano, ma sempre per motivi importanti.
Elise lo vide fare un cenno a uno skeleton che era rimasto in un angolo; questi venne avanti, consegnando al Giudice quella che pareva una tunica scura senza pretese. "Dalla alla ragazza" disse semplicemente Minos senza guardarlo, preferendo intimorire Elise col suo sguardo freddo e calcolatore. Lei si trattenne a stento: ribolliva di umiliazione, ma il dolore che provava al braccio le stava consigliando di non provocare ulteriormente quell'uomo diabolico. Lo skeleton le consegnò quindì ciò che aveva in mano.
"Ne avrai bisogno per il tuo addestramento, sospetto che tu non sappia nemmeno combattere a livello fisico pertanto sarò io a insegnarti". Inaspettatamente Minos si alzò dallo scranno e le si avvicinò con aria tanto impassibile che Elise inaspettatamente arretrò; non riuscì a impedirgli di prenderle il braccio sinistro e a stringerlo. Avrebbe voluto urlare, ma venne distratta dalla patina violacea che ricopriva la mano dello spectre; alzò lo sguardo, incredula, e le parve che gli occhi grigi dell'uomo fossero meno severi.
Più umani.
Sentì una scarica elettrica attraversarla, ma capì che non aveva nulla a che fare con qualcosa che lui aveva fatto. No, era dovuto alla vicinanza tra loro, e a quell'inaspettato gesto di bontà; Elise abbassò immediatamente lo sguardo a fissare un punto qualunque oltre la figura di Minos. Non voleva avvicinarsi troppo, anche perchè per un momento aveva provato l'inesplicabile tentazione di... di fare che cosa? Prenderlo a schiaffi. Sì, certamente era ciò che si meritava.
Non si accorse che il braccio ora era guarito completamente. "Domattina iniziamo, fatti trovare pronta e, possibilmente, più collaborativa di quanto tu non sia stata fino ad adesso".
Ed Elise venne costretta dallo skeleton a uscire dal Tribunale; girando la testa solo una volta vide che Minos aveva ripreso il proprio posto allo scranno ed era del tutto incurante della sua presenza. Gliel'avrebbe fatta pagare molto cara, nessuno poteva permettersi di provocarla, ferirla e utilizzarla come voleva senza riportare ingenti danni.




***


Elisabeth Johanna McCarter, detta Elise, era veramente una spina nel fianco secondo l'opinione di molte persone che avevano avuto a che fare con lei. Già da bambina era in grado di comandare a bacchetta i genitori, il padre in particolar modo; l'uomo adorava la sua bambina e non avrebbe mai lasciato i suoi desideri inappagati.
Elise era nata in una famiglia benestante e anche in parte aristocratica: il nonno materno era cugino di un conte, pertanto la bambina si vantava di avere - giustamente - sangue reale nelle vene. Il suo aspetto era molto piacevole, e spesso la aiutava a ottenere ciò che desiderava: le bastava sbattere le palpebre alcune volte per vincere anche la più dura delle battaglie. I servi di casa McCarter assecondavano ogni suo capriccio, anche il più astruso - dietro ordine dei genitori, naturalmente - e già da bambina Elise era in grado di assumere un tono di comando parlando con loro.
Per quanto viziata, Elise cominciò ben presto a dimostrare la propria indipendenza: a un certo punto della vita - circa a otto anni - si era resa conto che sua sorella Candy, per quanto molto più docile e adulta di lei, era la preferita. C'erano sei anni di differenza tra loro, eppure non avrebbero potuto essere più diverse: Candy trascorreva volentieri il suo tempo ad assecondare a sua volta i capricci della sorellina, pettinandola e vestendola ogni volta che Elise manifestava quel desiderio, tuttavia era lei la più docile e quindi benvoluta.
Elise se ne era accorta molto presto: anche se i genitori idolatravano lei, era la maggiore Candy a ricevere l'approvazione per i suoi modi garbati e piacevoli; persino i domestici si dimostravano molto più solleciti quando era la figlia maggiore a comandarli, tanto che le rivolgevano sorrisi e inchini a non finire. Elise era gelosa e invidiosa, tanto che a un certo punto cominciò a mettere a punto la propria strategia: andando contro le regole, cominciò a vestirsi da sola e a occuparsi delle proprie cose senza che ci pensassero i domestici o i genitori. Il cambiamento non fu repentino, ma nel giro di alcuni anni la bambina cominciò a mostrarsi meno pretenziosa, con somma meraviglia di tutti.
Ciò non aveva ugualmente modificato i lati del suo carattere; Elise era sempre viziata, prepotente, ma si era moderata rispetto agli inizi e a volte riusciva anche a rendersi sopportabile. Invidiava ancora la sorella Candy, ma senza lasciarglielo capire, e raccogliendo le confidenze come se fosse davvero ansiosa di aiutarla.
A Elise mancava in verità un vero obiettivo: nonostante crescendo si fosse dimotrata una studentessa di ottimo livello, non aveva ancora trovato il proprio ruolo nel mondo. Le piaceva ballare, cantare, disegnare, ma non faceva nulla con vera passione: il suo scopo era forse nuocere agli altri, utilizzare il proprio indiscusso fascino per piegare tutti ai suoi desideri e sentirsi appagata. Non c'era altro che le piacesse in egual misura!
La tragedia accadde poco dopo il compimento dei sedici anni: sua sorella Candy si era sposata già da un paio d'anni con un giovane nobile, ma non era ancora riuscita a mettere al mondo un erede. Elise aveva già notato come Arthur - il nome del ragazzo - fosse semplicemente bello e non esitò a porsi lui come obiettivo; non le importava che fosse sposato anzi, portarlo via a Candy le avrebbe fatto piacere. Era sempre invidiosa della sorella e, nel compiere quella sottile vendetta, avrebbe dimostrato che non c'erano poi tante differenze tra loro.
Inaspettatamente il giovane respinse le avances della ragazzina; dapprima con cortese fermezza, per poi divenire a poco a poco sempre più infastidito. Per due settimane intere, Elise non pensò ad altro: voleva quell'uomo e lo avrebbe avuto, il prezzo non le importava. Non si sentiva neppure troppo giovane per una conoscenza approfondita con un ragazzo, al contrario delle sue amiche che parevano terrorizzate solo al pensiero.
Quel venerdì nessuno fu testimone di ciò che accadde: Arthur aggredì Elise con un coltello e la pugnalò, stanco delle continue pressioni, ma l'arma gli si rigirò in mano e lo colpì senza pietà. Il sangue schizzò ovunque e sulla scena rimasero solo il cadavere martoriato del ragazzo e il corpo di Elise, priva di conoscenza: la polizia giunse e asserì che Arthur era morto per omicidio, tuttavia dato che i vestiti della ragazza erano ridotti in brandelli, si ipotizzò che avesse reagito a un tentativo di stupro fin troppo evidente.
Elise non ricordava alcun dettaglio, anche se era sicura che non ci fosse stata alcuna violenza. Sapeva di essere stata lei a colpire a morte l'uomo e si spaventò: per la prima volta la ragazza si sentì estremamente vulnerabile, senza riuscire a spiegarsi ciò che era accaduto: come poteva aver aggredito a quel modo una persona, quando in realtà lei avrebbe voluto ben altro?
Nonostante lei lo ignorasse, Minos conosceva quella storia e tutti i dettagli che la sua mente aveva rimosso; il Giudice era al corrente del fatto che quel giorno la stella malefica si fosse improvvisamente ridestata, influendo profondamente sulla psiche di Elise, che era diventata più taciturna e meno incline a pavoneggiarsi con gli altri. Da quel momento la ragazza era sicuramente cambiata, pur gettandosi in fretta alle spalle quella storia tragica.
Elise detestava essere costretta a fare qualcosa; seduta sulle rive dell'Acheronte rifletteva, dicendosi che avrebbe reso la vita impossibile a Minos. Sorrise a quel pensiero: era una cosa che aveva già fatto a scuola, sia da bambina che in tempi più recenti, e sapeva che non ci sarebbe stata alcuna difficoltà in questo. Tuttavia aveva già deciso che complicarsi la vita non sarebbe stato prudente: ancora non riusciva a comprendere tutto ciò che era accaduto, ma sapeva che quell'essere diabolico le poteva fare molto male.
Occhio per occhio, dente per dente. Era il suo motto.





***


Minos era sempre riluttante a lasciare gli Inferi. Si sentiva a casa propria ed era lì che doveva stare, tuttavia quel nuovo compito lo avrebbe costretto ad allontanarsene almeno per un po' di tempo.
L'idea non era neppure stata sua, bensì era Pandora che gli aveva ordinato di farlo: si sarebbe recato nel mondo dei vivi assieme alla sua nuova serva, così da permettere alla stella malefica di agire celermente. Inoltre l'Ade non era certo un campo di allenamento, e dal momento che Elise non era in grado neppure di tirare un pugno a un avversario, necessitava di tranquillità per apprendere i rudimenti fondamentali della lotta e dell'utilizzo del cosmo.
Magari avessero delegato Rhadamantys! Lui era quello adatto a combattere, aveva pazienza - non tanta, ma di certo più di lui -, invece il compito era toccato a lui. Si era comunque inchinato alla Sacerdotessa e non aveva perso tempo.
Il varco infernale era sempre un bel modo di viaggiare.
Si ritrovarono così in uno speduto paese tedesco, poco lontano da una fitta foresta che celava una cattedrale oscura. Era lì che sarebbero rimasti almeno per un po'. La barriera del cosmo di Hades avrebbe tenuto nemici e comuni umani alla larga da quel posto, consentendogli di svolgere il compito senza intoppi.
A Minos servirono cinque minuti per capire che il lavoro sarebbe stato lungo: Elise non conosceva neppure le regole basilari dell'autodifesa, e lui avrebbe potuto ucciderla così facilmente tanto da non avere neppure bisogno di utilizzare il cosmo. Sospirò osservando il cielo plumbeo. Sarebbe stata una lunga convivenza, ne era tristemente convinto.






Note:



Stella del cielo Incerto. L'ho trovata in elenco, nessun pg gli è associato pertanto la userò u.u spero che questo capitolo vi possa piacere^^
Ci tengo a dire di aver unito alcuni elementi del Lost Canvas: il libro in cui Minos legge la storia di Elise è preso dal tempio del Cielo di Venere, dove ci sono le aiutanti di Barlog che scrivono la storia dell'umanità. Ho pensato che potesse trovarsi in mano al nostro amato Giudice u.u
Inoltre secondo me Barlog è solo un sostituto, perciò lo sfratto sempre dalla prima prigione LOOOOOL bene spero di poter leggere i vostri commenti su questo :=) un bacio a tutti!
Vi invito, se vi va, ad aderire a questo mio contest su Saint Seiya:  Perchè cattivo è bello
   
 
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