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Autore: Darkvayne    21/06/2012    2 recensioni
Vi siete mai chiesti se è possibile trasformare la determinazione in odio?un uomo ci riuscì,il suo nome era Noah Von Ronsemburg,meglio conosciuto come il Giudice Magister Gabranth.
Questa è una storia che scrivo al fine di colmare una grande fetta della vita di uno dei miei personaggi preferiti,il Giudice Gabranth,con una storia da me inventata.La storia copre un arco di tempo che parte dalla sua infanzia a 10 anni,fino ad arrivare al termine degli eventi di Final Fantasy XII.La storia è essenzialmente frutto della mia fantasia e viene raccontata dagli occhi e l'anima di Gabranth.
Si tratta del mio primo racconto e spero che lo gradirete,accetto in tal senso critiche e giudizi al riguardo.
Il vero scopo però di tutto ciò non è solo quello sopracitato,no,il vero scopo è condividere con tutti il mio pensiero su esso,e per farvi scoprire il Giudice Gabranth,ma non il Giudice Gabranth che avete visto nel gioco originale,ma la sua intera storia che risiede nella mia mente.
Perchè questo non è altro che il racconto di un povero sognatore che non è capace di tenere a bada la propria mente.
Buona lettura.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gabranth
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Le fiamme dilagavano,accompagnate dal vento.
Le costanti grida degli abitanti del villaggio,dei miei compaesani era come un affilato coltello di ghiaccio che mi penetrava nella carne fino a raggiungere la mia anima.
Non piansi,non mi disperai,non feci nulla. Non diedi nemmeno un ultimo sguardo al cadavere inanimato di Kroop.Semplicemente rimasi li,come se la magnitudine di quel massacro mi impedisse ogni movimento cosciente. I soldati che ci avevano sparato erano andati via,probabilmente pensavano che anche io fossi stato colpito insieme al mio amico. E chi lo sa,magari se quel giorno mi avessero colpito forse sarebbe stato un sollievo per me,perché non sarei stato costretto ad affrontare il dolore,un dolore diverso da quello fisico,o quello che provai quando la nostra base venne distrutta.
Sentivo un vuoto dentro di me,ad ogni grido,ad ogni fiamma che cercava di innalzarsi sopra le altre,il vuoto dentro di me aumentava. Anche i campi erano stati completamente bruciati,riuscivo a vederlo distintamente dalla mia posizione.
Indietreggiai di qualche passo,cosa dovevo fare?come avrei fatto a guardare in faccia Basch dopo quanto era successo?d’un tratto un brivido attraversò il mio corpo.
-Basch!-
Era ancora vivo?dovevo sbrigarmi a raggiungerlo,lui e la mamma potevano essere già morti,come la maggior parte degli abitanti del villaggio.
Giunsi alle porte della città e alzai lo sguardo,ormai stava sorgendo l’alba,e le varie Aeronavi imperiali stavano tornando ad Archades,ora che la loro preda era stata abbattuta. Le fiamme finalmente cominciavano a calmarsi ora che il vento si era fermato,forse persino il vento,libero come nessuno era rimasto imprigionato di fronte a quel massacro.
Vidi il corpo di una delle tante donne del villaggio a terra senza vita,e il marito insieme ai bambini che piangevano disperati,a parte la più piccola che sembrava non  avesse ancora compreso ciò che era accaduto.
Diversi uomini e anziani tentavano come meglio potevano di spegnere le fiamme.
Chinai il volto e osservai il terreno,tenni la bocca serrata e gli occhi spalancati,non mi sembrava vero che tutto ciò fosse accaduto proprio a noi.
Alzai lo sguardo e cercai di non guardare nessuno che piangesse o si disperasse,ma come potevo?ovunque io mi girassi vi erano solo persone che si disperavano e lacrimavano senza sosta,perché non potevano fare nient’altro,potevano solo piangere,e chiedere agli Dei Occuria il perché di questa disgrazia.
-Perché…?-
Era tutto ciò che mi veniva in  mente,perché?perché gli umani devono combattersi tra di loro? Cosa c’era di giusto in tutto ciò? Non comprendevo,non riuscivo a capire niente di tutto questo orrendo spettacolo. Allora era questa la guerra?questa era la battaglia? No,non poteva essere una battaglia,era solo un massacro,un’inutile massacro.
Scappai. Non potevo fare altro quindi scappai. Come un vigliacco,come un codardo.
Pensavo che il mio scopo nella vita fosse proteggere i miei amici e la mia famiglia,ma ora che non esiste più un villaggio non avevo più nulla da proteggere.
Mi dispiace Basch,perdonami,era tutto ciò che pensavo. Provavo vergogna per la mia debolezza,per non essere riuscito a salvare i miei compagni,o non essere morto insieme a loro. E adesso che non ho più un’ambizione non ho niente,la mia nuova realtà è questa,e in fondo lo è sempre stata,sono un codardo.
Corsi,corsi come poche volte nella mia vita,cercai di riconoscere le varie vie del villaggio per raggiungere la nostra abitazione in quell’ammasso di cenere,sangue e fiamme.
Ci volle quasi mezz’ora,nella quale la mia anima era tormentata da dubbi sul mio futuro,rimorsi per il mio passato,ma soprattutto paura del mio presente,ed eccomi,finalmente davanti alla mia vecchia casa,o meglio,ciò che ne resta.
Solo la stanza mia e di Basch e metà di quella della mamma.
Basch era li,seduto vicino ai resti del suo letto mentre prendeva alcuni abiti e li metteva nella sua borsa da viaggio insieme ai suoi soliti oggetti d’uso quotidiano.
Mi avvicinai.
-Basch-dissi.
Stancamente alzò il suo sguardo vuoto verso di me,non vi era più l’ardore,il coraggio,la compassione che riuscivo a vedere un tempo,ora vedevo solo occhi lacerati dalla paura,come i miei d’altronde.
-Noah….-disse.- Sei tornato…-
-Basch,che è successo?-
-Ci hanno attaccato fratello-. Terminò di inserire i suoi abiti dentro la borsa e si alzò.
-Cosa stai facendo Basch?-
Mi guardò negli occhi,sentii che avrei potuto mettermi a piangere da un momento all’altro.
-Faccio le valige Noah,è finita-.
-Le valige?dove stai andando?-
-Lontano-.
-Lontano?lontano?io e la mamma siamo qui? Cosa diavolo stai dicendo?dove pensi di andare?- lo afferrai per la sua maglietta e lo sollevai leggermente.
-Mi dispiace Noah… non posso più restare qui,prenditi tu cura della mamma,è gravemente ferita è ha contratto un’infezione al petto per via di un proiettile avvelenato-.
Lo mollai lentamente e rimasi senza parole,le lacrime iniziarono a sgorgare dai miei occhi .Basch si allontanò e uscì da ciò che rimaneva della nostra abitazione.
Ci stava abbandonando,stava scappando via,tutto ciò che mi ha insegnato,l’onore,il rispetto per se stessi e gli altri,erano tutte bugie?che era successo al coraggio da leone del mio fratello gemello?dov’era andato?e perché ci stava tradendo? Gli corsi dietro e lo presi per una spalla.
-Non puoi tradirci ora Basch,abbiamo bisogno di te-
Basch chinò il volto e tolse la mia mano dalla sua spalla.
Nessuna risposta,semplicemente se ne andò,non si voltò a salutarmi,ne rimase per aiutarci,semplicemente ci abbandonò,avevamo bisogno di lui,eppure ci abbandonò.
Tutte le mie convinzioni,tutti i miei sogni,tutte le mie speranze morirono insieme ai suoi passi. Uno dopo l’altro,ogni suo passo era come una coltellata al cuore.
Finché semplicemente sparì,sparì dalla mia vista,sparì dalla mia anima.
-Noah!-
La nostra vicina di casa mi raggiunse e mi prese per una spalla guidandomi verso la piazza.
-Tua madre sta molto male Noah-.Disse lei.
-Devi andare subito da lei-.
Il mio cuore si fermò per un attimo appena giungemmo nella piazza,centinaia di cadaveri accatastati al centro e decine e decine di persone che piangevano,mentre i malati in fin di vita erano distesi a terra coperti da della pelliccia.
Fra tutti quei malati la mia vista si concentrò unicamente su una dei tanti,mia madre.
-Va da lei…io…io devo andare Noah,perdonami-.
E anche lei se ne andò. Feci qualche passo e camminai lentamente,il tempo sembrava essersi fermato,tutto si rallentava,e io nel frattempo ero costretto ad osservare quello spettacolo. Finalmente giunsi di fronte a mia madre.
Il suo volto era insanguinato,come i suoi abiti d’altro canto,totalmente imbevuti di quel dannato liquido rosso. Le lacrime iniziarono a scendere ancora più furiose e incessanti.
-Mamma….mamma…-
Lei aprì gli occhi lentamente.
-N…Noah… sei tu?-Mi inginocchiai e cercai di parlare,ma singhiozzavo e piangevo troppo forte,non riuscivo a dire niente.
La mamma alzò la sua mano e mi accarezzò il volto.
-Noah…bambino mio…-disse.
-M…Mamma,non abbandonarmi,resta con me per favore!-lei sorrise,nonostante il suo volto fosse sfigurato e insanguinato il suo sorriso era splendido come sempre.
-Perdonami Noah…sembra che la mamma debba andarsene per un viaggetto…-
-MAMMA!!!- misi il capo sul suo petto e iniziai a piangere ancora più forte.
-Noah…piccolo mio non piangere,sarà difficile per te lo so,avrei voluto tanto vederti crescere ancora,vederti diventare un grande guerriero,avrei voluto vederti diventare un uomo, e magari vederti felicemente sposato,e mi sarebbe piaciuto tanto vedere i miei nipotini un giorno…ma sembra che la mamma debba fermarsi qui,non devi avercela con tuo fratello,lo so se n’è andato,ma io lo amo comunque come amo te,per cui non devi odiarlo,combatti sempre per i tuoi sogni,proteggi i tuoi compagni e insegui le tue ambizioni,diventa un grande uomo e ricordati che la mamma vi amerà per sempre,voi siete l’unica ragione della mia vita…se non ci foste voi io non avrei avuto uno scopo in tutta la mia esistenza,siamo rimasti assieme così poco…ma quel tempo passato insieme per me sarà sempre insostituibile Noah,ricordati che ti voglio bene bambino mio!-
Prese il mio capo e lo strinse più forte che poteva contro di se,in un ultimo abbraccio.
-MAMMA!non devi dire così!sono sicuro che riuscirai a recuperarti,e torneremo a essere felici!ti prego mamma tieni duro!-
-Noah…adesso devo andare…-
-MAMMA! MAMMA!!-
Ma nessuna risposta,il candido abbraccio di mia madre perse forza,fino a perdere vita,un ultimo sorriso stampato sul suo volto e gli occhi chiusi,il cuore smise di battere.
-MAMMA?!MAMMA?!?!-
Scossi il suo corpo,ma non vi fu nessuna reazione. Presi il suo capo e lo misi sulle mie ginocchia.
Gridai,tanto,per minuti,forse ore,gridai e piansi con tutta la voce e la forza che avevo in corpo,fino a che non mi accasciai a terra,vicino al corpo inanimato della mamma.
 
Sentii qualcuno che scuoteva il mio corpo. Mi alzai. Non sapevo chi era,non mi interessava,mi disse qualcosa,non lo ascoltai.
Mi guardai intorno,feci solo questo. Mi guardai intorno disperato,la piazza era vuota,non c’era più nessuno,stavano evacuando il villaggio. Quindi tutti i cadaveri dovevano essere stati cremati insieme,a testimoniarlo vi era un tremendo olezzo di carne bruciata che aleggiava per tutta la piazza.
La persona che mi stava parlando se ne andò,e anche io cominciai a incamminarmi. Era nuovamente sorta l’alba,quanto avevo dormito?quanto tempo ero rimasto li a terra? Non lo so,e non mi importava,non mi importava più nulla ormai.
Tranne la mia nuova ambizione,il mio nuovo sogno. Giunsi nuovamente alle porte della città e scrutai il sole.
-Sogno…-dissi.
-Basch,tu sei il mio nuovo sogno…finchè non ti vedrò a terra esanime a implorare pietà come un cane e senza onore non avrò pace…ti cercherò,e ti distruggero,ti ucciderò fratello,così forse proverò un po del dolore che ho dovuto provare anche per colpa tua…preparati,sto venendo a prenderti ovunque tu sia…-
Detto ciò mi incamminai verso il fiume dove tutti gli abitanti stavano andando.
Era l’inizio di una nuova era,o meglio…era il riveglio della mia vera natura,perché è questo che ero,ed è questo che sono,un vendicatore,non avevo e non ho più niente se non la vendetta,tutto ciò che mi resta,e tutto ciò che voglio.

   
 
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