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Autore: Faddo    22/06/2012    0 recensioni
Prologo: 2012, l'intera umanità sta per arrivare al collasso della sua epoca, una razza aliena, detta organizzazione Tree of Life, che ha ideato il programma Human Life, con lo scopo di salvare l'umanità: 50 donne verranno trasportate dalla terra per poter cominciare una nuova vita, su un pianeta con le stesse condizioni fisiche e biologiche della terra.
Un'altra razza aliena, associata nell'organizzazione Dimension è contraria al progetto Human Life, così creò il progetto Dark Hole, con l'obiettivo di rintracciare le donne prescelte ed ucciderle con ogni mezzo.
Tree of Life, è un organizzazione tanto agguerita quanto la seconda, ma dispone di meno mezzi, per quanto siano forse necessari a vincere questa guerra.
Un ugual numero di esperti combattenti mercenari provenienti da altri pianeti son giunti sulla terra per proteggere queste donne; tutti valorosi guerrieri nelle loro arti di combattimento predilette, questi guerrieri vengono chiamati semplicemente Guardiani.
Il conto alla rovescia per la fine del mondo è cominciato, tutte le pedine sono schierate e la luce ed il buio giocano le loro carte al meglio per proteggere il destino dell'umanità.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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CAPITOLO 3: Non ho fame


Le ore a scuola passarono lentamente, Marie passò tutte le ore a pensare e a ripensare alle parole di Alex e chiedersi se questo fosse solo un sogno o se tutto il mondo stava per davvero per crollarle addosso; rimaneva pensierosa su quella sedia davanti al banco a pensare e pensare, comprese che era inutile stare attenti ad una sciocca lezione scolastica quando era diventata una delle poche prescelte a portar avanti il genere umano, sempre se le parole del ragazzo erano fondate su verità, in pochissime ore capì che si trovava in un bivio e che le scelte erano solo quelle, non si poteva tornare indietro, lo disse pure Alex.

Alex quelle ore di scuola le passò come le passava ogni giorno ovvero serenamente e allegramente, all'interno della classe Alex non aveva molti amici, ma non passava mai inosservato soprattutto per il suo modo di rispondere alle domande dei professori che lo rendevano un misto tra un secchione ed un burlone, però quel giorno pure lui si sentiva turbato, alla fine il mondo entro un anno sarebbe giunto al termine e la sua preoccupazione principale per ora era difendere una ragazza da tutte le minacce che le si presenteranno davanti; Alex capì che ora il fardello che lui e la sua spada si dovevano portare dietro si stava facendo più grosso, non doveva più proteggere solo la sua anima, ma pure quella di Marie.


Finita la scuola Marie tornò a casa non molto serenamente, una volta salutate le sue amiche si diresse verso un appartamento in centro città, a quasi un chilometro dalla scuola; avrebbe passato l'ultimo giorno con i suoi genitori, o forse no.

Tutto questo le sembrava troppo strano, non ci poteva credere che una ragazza come lei, tanto timida che non si era mai presa molte responsabilità vivendo sempre cullata dagli altri si ritrovava a dover cambiare, casa e tra non molto pure vita, ma d'altronde chi non la biasimerebbe, credo che a nessuno piacerebbe sapere che sei conteso tra due razze aliene, una che voglia eliminarti e una salvarti e per questo motivo dovrai distruggere l'intero castello di sogni che ti eri fatta per cominciarne uno da capo.

Camminava sempre più a fatica, la sua mente vagava mostrando le immagini più strane possibili, il fiato era pesante e mollava sospiri sconnessi ogni secondo, il battito cardiaco era accelerato come quando si è arrivati a un punto di tensione incredibile, i suoi occhi sembravano far uscire lacrime ogni secondo, ma non ci riusciva ancora.

Arrivata a casa Marie fu accolto da un abbraccio della madre

"Marie, finalmente sei arrivata, è quasi pronto vai pure a cambiarti intanto"

Marie non sapeva cosa rispondere, ma siccome era ancora morsa dal dubbio preferì sperare e far finta che niente di male stava per succedere e così sorridendo disse:

"Sì mamma"

Entro nella sua piccola camera, la stessa camera dove passò ore a studiare, passò ore a leggere, passò ore in malattia, passò notti intere, probabilmente sul ciglio di quel letto i suoi genitori le raccontavano favole quand'era piccola, e quando divenne grande questo sparì ma l'amore dei genitori non era mai scomparso e le tracce permanenti si riflettevano in tutta la stanza piena di foto e ricordi belli insieme alla famiglia.

Dopo essersi riposata due minuti sul letto, si tolse i panni sudati da tutte le emozioni folgoranti che ha subito in una mattinata tra combattimenti e notizie scioccanti.

Mangiò per l'ultima volta con i suoi genitori; quel giorno a pranzo mangiò pasta al ragù, un piatto che lei amava, sembrava che tutto fosse pianificato per un addio che la riempisse di bei ricordi, stava già per piangere sul piatto, era silenziosa e lo stesso silenzio fece insospettire i genitori, il padre subito chiese:

"Marie, piccola di papà, com'è andata oggi a scuola?"

"Bene, la professoressa di matematica ha consegnato il compito della settimana scorsa, ho preso 9 di nuovo"

Il padre subito si mise a ridere e disse:

"Brava tesoro, sei l'orgoglio di tuo padre"

Tutte queste frasi fatte suonavano strane a Marie come se non avrebbe più potute sentirle; più passavano le ore più i dubbi aumentavano e più le pareti sembravano stringersi intorno a lei fino a scomparire.

Marie cominciò a sentire che stava sudando dalla fronte, la tensione mista ai vapori emessi dalla pasta ancora calda la stavano facendo andare fuori di sè.

Finito il pranzo Marie non sapendo cosa fare o cosa dire ai propri genitori decise di rinchiudersi in camera aspettando l'ora fatidica.


Marie nacque nella stessa città dove vive, da sempre i suoi genitori cercarono di creare l'ambiente più confortevole per il suo sviluppo intellettuale, sua madre lavorava e suo padre si conobbero all'università entrambi studiavano economia e commercio, hanno da sempre vissuto in quell'appartamento al piano zero in centro città, un appartamento abbastanza grande, un trilocale; anche se con il lavoro che facevano potevano permettersi una villa in periferia non si sono mai voluti trasferire.

Marie da piccola imparò già all'età di 4 anni a leggere, e a 5 sapeva già scrivere; non parlava molto da piccola infatti ci impiegò abbastanza per imparare a parlare, la sua prima parola fu mamma e la disse a 1 anno e mezzo.

Pian piano arricchì il suo vocabolario man mano che ascoltava quello che la gente diceva.

Appena arrivata alle elementari fu presentata alle maestre come una bambina prodigio, aveva il cervello di uno studente di quarta elementare in un corpo da prima elementare.

Non era mai stata brava nell'attività fisica, tranne che nel lancio del giavellotto, arte che imparo quando entrò alle medie; quello fu il suo momento di sviluppo maggiore infatti oltre che arricchirsi culturalmente si fece delle amicizie più stabili e capì quale era il suo cammino, la ragazzina voleva fare la ricercatrice in campo biologico.

Il suo ingresso alle superiori fu clamoroso, già alla pagella del primo quadrimestre aveva tutti 9 e 10, divenne da subito il fiore all'occhiello della scuola, ma poco conosciuta dagli altri studenti vista la sua timidezza e riservatezza, un'alunna di cui vantarsi di avere.

Dietro tutto questo c'erano le pressioni dei genitori che seppur concessivi in realtà la guidavano in tutte le sue scelte creando il figlio che ogni genitore vorrebbe, ubbidiente ed efficiente.

Fin da piccola Marie per colpa del suo cervello sviluppato dovette sopportare il peso di portar avanti il buon nome della famiglia e l'orgoglio dei genitori; un fardello enorme per una ragazza come lei.

Ormai erano quasi le 17.30

Si fece una chiacchierata con i genitori tanto per vedere se c'era già qualcosa che stava cambiando, parlò prima con sua madre, parlarono di cosa avrebbero potuto fare nel weekend; mentre con il padre parlarono di scuola e di biologia due argomenti che piacevano ad entrambi, in realtà a Marie piaceva parlare solo del secondo, nonostante fosse tanto dedita allo studio non vedeva l'ora che ci fosse un'occasione per stare a casa da quelle mura quadrate e grigie cemento che era la scuola.

Arrivata l'ora decisiva, anche se non credeva ancora nelle parole del ragazzo fece i bagagli.

Mise in valigia solo l'essenziale, pensandola ad un avventura si portò dietro alcuni medicinali che prese di nascosto dal bagno; vari elettrodomestici, tutti i suoi vestiti, tutti gli arredamenti in camera soprattutto i ricordi che aveva più a cuore ed alla fine un ciondolo che le fu regalato da sua nonna in punto di morte nel letto d'ospedale; sua nonna insistette per farlgielo avere e portarlo sempre con sè quando le cose si mettevano male per lei.

Così mettendosi davanti allo specchio si mise il ciondolo a forma di varie ellissi incrociate con al centro una pietra color blu scuro e guardandosi allo specchio in quella stanza, in quella casa un ultima volta disse:

"Nei momenti peggiori devo ricorcardmi che avrò questo, grazie Nonna"

Ed ecco che l'orologio del suo cellulare segnarono le 19.00 così lei scese con due borsoni pieni di oggetti suoi che si portava sulle spalle, uscì di casa di soppiatto, ma proprio una votla arrivata alla porta fu beccata dal suo ormai non più padre che urlò a gran voce:

"Ferma ragazzina!"

Un brivido scese lungo la schiena di Marie, si sentiva in pericolo, le cadde uno dei due borsoni, ma il suo padre continuò dicendo:

"Chi sei? Dove credi di andare?"

Marie non ci credeva, era successo per davvero alla fine, lei scoppiò a piangere e aprendo velocemente la porta e riprendendo il bagaglio cominciò a correre nel buio di quel giorno di Gennaio tra le strade luminose della città.

Piangeva e correva, continuava a piangere e a correre, tutta la sua vita passata era stata ormai cancellata, le uniche persone che le hanno sempre voluto bene e protetta fin dalla nascita ormai era come se non esistessero più, cosa le restava a quella semplice ragazza di città, niente ormai, non c'era niente per cui continuare a vivere; ma trovandosi senza casa e un posto caldo capì che i suoi piedi istintivamente avevano cominciato già a correre in direzione della casa di Alex.

Corse come non aveva mai corso in vita sua, sembrava che il fiato non finisse mai nonostante le lacrime e i sospiri continui, prese il foglietto che aveva ancora in tasca, lesse l'indirizzo, sporcando pure il foglietto con una lacrima e si diresse verso la casa di Alex.


Quando il destino decide di strapparti tutto ciò che hai faticato per ottennere in un solo giorno l'anima riceve una forza incredibile, ogni castello che viene distrutto tende a venir ricostruito in maniera ancora più bella.


Le strade buie di certo non la aiutavano, i cartelli delle vie erano a malapena leggibili, anche perchè la sua vista si stava annebbiando viste le lacrime che non volevano smettere di scendere.

La gente che vedeva la ragazza con due borsoni pesanti correre facendo sventolare i suoi capelli, non sapevano cosa dire, la osservavano e basta, nessuno la aiutava, nessuno si fermava per chiedere cosa succedesse, sembrava che a nessuno importasse cosa stesse per succedere all'intero mondo. Tutti preferivano vivere la loro giornata tra noie e divertimenti, mentre Marie si ritrovava addosso l'intero fardello del destino umano.

Arrivata davanti alla residenza in periferia di Alex che si scoprì esser una casa a due piani molto ben messa bussò con non molta forza.

Era stanca dal tragitto fatto per lo più correndo, appoggiò a terra i due borsoni e si sedette a terra davanti alla porta.

Nessuno aveva ancora aperto la porta e lei aspettava guardando il cielo, fino a quando si sentirono le chiavi girarsi dentro la porta e finalmente quella porta color verde scuro si aprì mostrando la figura di Alex vestito in tuta con un grembiule addosso che preparava la cena.

Tra i due ci fu un rapido scambio di sguardi. Di seguito Alex sorrise, prese in braccio Marie e la appoggiò sul divano comodo e morbido in salotto, poi prese i suoi due borsoni e li mise vicino al divano dove Marie cominciò a riprendere fiato.

Nessuno dei due aveva ancora parlato.

Dal salotto Marie riuscì a vedere la cucina e vide che in tavola c'erano due piatti di minestra già pronti.

Alla fine tutto era andato come Alex aveva predetto, niente aveva potuto cambiare il corso degli eventi.

Marie dopo aver ripreso fiato cominciò a piangere di nuovo, ma non forte come prima, molto di più.

Alex con passo lento si avvicinò alla ragazza, si sedette sul divano dove lei era distesa, in quello spazio residuo molto piccolo. Furono pochi istanti, Alex prese tra le sue braccia Marie e la abbracciò con delicatezza, mostrando un lato da Guardiano non solo combattivo, ma molto di più, un protettore in tutti i sensi.

Marie si calmò e abbracciò pure lei Alex, il ragazzo che l'aveva salvata dalla morte dopo che pure lei salvò lui dalla morte in quell'incidente di metà Dicembre.

Nessuno dei due ancora parlò, preferirono entrambi rimanere in silenzio; fino a quando Alex non disse:

"Mi spiace Marie, ma non si può più tornare indietro".

"Lo so"

Alex continuò dicendo:

"Vieni a mangiare?"

Marie si era calmata definitivamente, ma dentro di lei non lo era ancora, anche se ora era al sicuro sapeva che questo era solo l'inizio.

"Non ho fame"


  
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