Disclaimer: i personaggi di
Hetalia Axis Powers
Non mi appartengono,
ma sono di proprietà di Hidekaz Himaruya ©
A AmyLerajie per aver indetto il contest ~
A Rota, la figlia Angleterre,
a l’Ele, alla Jo-San e a LadyBracknell per essersi
Subite le mie pare mentali ~
.: Distorte le Menti e Vuote le Mani :.
I.
-Allora? Ti piace, Germania?-
Oh, Veneziano sa che gli piace: se ne è accorto da
qualche minuto, forse già da quando lo sguardo di Germania ha colto lo
scintillare bianco del gomito del Discobolo.
Lo sa e se ne è accorto, perché Germania -che controlla e soppesa ogni parola come si
fa con la spada prima d’un duello- non sembra avere idea di quanto il suo
corpo supplisca alla mancanza di voce: Veneziano ha subito visto il respiro
aggrapparsi ai polmoni, le labbra serrarsi e gli occhi accogliere piano, con
dolce lentezza, il profilo della statua.
Sul volto della Nazione tedesca è comparsa un’espressione
così colma di adorazione e meraviglia, che Veneziano ha sentito il cuore
stringersi per la commozione.
Il Consiglio Superiore ha protestato, ha fatto
sentire le proprie ragioni, ha urlato, ha gridato, e anche Romano non è stato
da meno sacramentando più di quanto buona creanza vorrebbe, ma gli è bastato quello sguardo, solo quello sguardo per
tornare fermo nel suo proposito.
Il Cancellerie tedesco è un pittore, un uomo d’arte,
glielo ha detto Germania, quindi sa che non ci saranno rischi, che andrà tutto
bene, che può accordargli la stessa fiducia datagli dal Duce. Sarà in buone
mani, non gli accadrà nulla.
Veneziano incassa la testa nelle spalle e lancia un’occhiata
di sbieco al fratello: Romano, dietro di lui, lo sta fissando con le braccia
incrociate al petto e lo stesso sguardo vitreo che gli riservava in Spagna,
quando si trovava dalla parte sbagliata della ragione.
Un brivido lungo la schiena e Veneziano torna ad
osservare Germania, così rapito dall’accuratezza dei dettagli, dall’ombra che
si accavalla tra le fasce muscolari, dalla forza che si snoda nelle
articolazioni e nelle membra di marmo.
Sì.
Gli basta osservare il volto incantato della Nazione
tedesca per sentirsi finalmente tranquillo: persino gli occhi del Discobolo
hanno lasciato da parte la colpevolezza e la delusione, tornando ad essere
orbite vuote scheggiate dalla pialla.
Germania raddrizza la schiena e si volta verso
Veneziano, annuendo appena; la Nazione italiana dondola sui talloni e intreccia
le dita dietro la schiena, soddisfatto del sorriso che ha sfiorato le labbra
sempre corrucciate dell’altro.
-Sono sicuro che gli piacerà - conferma Germania, al
che Veneziano emette un pigolio contento e lo prende sottobraccio con un
saltello.
-Lo ha sentito, conte Ciano?- cinguetta, sporgendosi
verso l’uomo accanto a loro.
Galeazzo Ciano si china a sua volta, rivolgendo ad
entrambi un cauto sorriso. Sembra sempre a disagio quando parla con uno di loro
e Veneziano non riesce proprio a capacitarsi del motivo; Romano dice che le
persone importanti non parlano troppo con loro perché temono di vedersi messi a
nudo, scoperti di idee che non vogliono mostrare al popolo, ma nemmeno a se
stessi.
Veneziano sporge un poco le labbra e arriccia il
naso.
Il conte Ciano non dovrebbe farsi di simili
problemi, non con lui!
E’ sposato
alla bella Edda, è uno di famiglia ormai. Di lui si fida, anche se il Duce gli
rinfaccia continuamente di avere una condotta scellerata e di essere un viveur.
E’ il marito di Edda, quindi non può essere così cattivo, no?
Poi, lo sta aiutando a far felice il capo di
Germania e quindi anche Germania, e
Veneziano vuole, ha bisogno che
Germania sia felice, perché non gli piacciono quei tentacoli neri che incidono
di graffi lividi lo sguardo altrimenti limpido, non gli piace la piega dura
della mascella quando lo lascia da solo a pensare per troppo tempo, né il
freddo montante che avverte proprio lì, all’altezza del cuore, a soffocare ogni
scintilla di calore.
È disposto a tutto, Veneziano, anche a separarsi dal
ricordo che ruscella come sangue lungo le venature del marmo.
-Parlerà lei col signor Bottai, vero?-
Ciano annuisce di nuovo, sollevando timidamente le
labbra: è un assenso e all’italiano basta.
Basta per far nascere un sorriso spontaneo sul volto
di Germania, basta a cancellare l’espressione inorridita di Romano, le sue mani
chiuse a pugno e le nocche tremanti.
Ma non basta a lavare via la tristezza dallo sguardo
del Discobolo.
Note
“Alle
iniziali resistenze del Consiglio Superiore delle Scienze e delle Arti, in data
18 Maggio 1938 il conte Ciano scrisse a Bottai che in vista del personale
interessamento del Cancelliere del Reich
il Discobolo di Mirone, importantissima copia di età Antonina di proprietà del
Principe Lancellotti, notificato fino al 1909 come opera di alto interesse
culturale per ragioni amministrative
doveva partire entro una settimana per la Germania.
Con
lettera del 24 Giugno del 1938, il Presidente del Consiglio tedesco ringraziava
Bottai per aver soddisfatto Hitler, e il nostro coscienzioso Ministro venne a
conoscenza dell’espatrio del Discobolo”
(Manuale di Legislazione dei Beni
Culturali, Giulio Volpe)
Giuseppe Bottai è stato un politico italiano. Fu governatore di Roma,
ministro delle Corporazioni e ministro dell'Educazione Nazionale. (Wikipedia)
Il Ministero dell’Educazione
Nazionale in epoca fascista si occupava anche dell’ambito dei Beni Culturali.
Il Discobolo è una
scultura realizzata da Mirone intorno al 455 a.C. in bronzo, e oggi è nota solo
da copie marmoree dell'epoca romana, tra cui la migliore è probabilmente la
versione Lancellotti. (Wikipedia)
Il titolo
viene dalla canzone Il Centro del Fiume,
di Pierangelo Bertoli.