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Autore: FCq    22/06/2012    6 recensioni
"Non posso"... "Dimmelo"... "Qual è il problema. Il ritorno a Volterra?"... "Bella?", mi chiamò, la voce fredda come il ghiaccio. E fu in quel momento che la sentì arrivare: la consapevolezza di ciò che sarebbe stato. Lacrime calde iniziarono a rigarmi il volo e capì che non avrei più mentito. Edward doveva sapere.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Volturi | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Epilogo

Erano già trascorsi due anni dalla fine della battaglia e ben presto quel ricordo, seppur presente costantemente nei nostri cuori, era velocemente passato in secondo piano. La notizia della scomparsa dei Volturi, insieme a molti segreti sul loro operato svelataci da Lionel, Felix e Demetri si diffusero velocemente nel mondo degli immortali. In molti avevano appoggiato la fine delle faide contro i licantropi e i mutaforma. Nuove leggi vigevano ora nel nostro mondo, oltre a quella sulla segretezza e tutte le sue conseguenze. Era severamente vietato uccidere un proprio simile e qualsiasi essere appartenente alla nostra realtà mitologica. La cacciai agli umani era stata vietata ai vampiri nei territori appartenenti ad altre specie, per non creare incomprensioni. Inoltre, erano severamente proibiti eserciti di ogni tipo.

I grattacapi erano molto pochi.

Nessuno sentiva il bisogno d’infrangere queste leggi o di attaccare me e i Cullen. A differenza dei Volturi, noi non avevamo un esercito né un potere da mantenere. Capitava che qualcuno venisse a chiedere il mio aiuto o il mio intervento diplomatico per questioni spinose. Vivendo i Cullen a stretto contatto con gli umani eravamo costretti a spostarci spesso e questo comportava non avere una fissa dimora facilmente rintracciabile, come lo era stata Volterra, ma nessun vampiro aveva mai avuto difficoltà a rintracciarci, essendo noi in contatto con Lionel e i lupi, l’unico cui era permesso richiamare i vecchi amici per un esercito, nel caso in cui fosse stato strettamente necessario. Una novità era stata la mia visita a Charlie e Reneé, oramai parte integrante della mia vita.

Non eravamo mai più ritornati a Forks, dopo la battaglia. Abitavamo in Columbia, nel Canada. Nessuno di noi frequentava la scuola e, nonostante fosse costretto a percorrere molti chilometri ogni giorni, Carlisle lavorava all’ospedale di Vancuver. Così che, una volta divenuto evidente che non invecchiava, avrebbe potuto cambiare lavoro senza che fossimo costretti a spostarci di città in città. In quel periodo ricercavamo la stabilità...  

Era un giorno di primavera, abbastanza caldo per gli standard del Canada.

Quel pomeriggio in casa aleggiava una tale serenità e pace, che nulla avrebbe potuto guastare il momento.

La nostra casa era affollatissima.

Lionel, Leah e Mark – per il quale lei aveva lasciato La Push – i mutaforma al completo e le loro compagne, il clan di Denali, con i quali membri avevo molto legato, persino Charlie e Renée erano venuti a farci visita, per nulla sconcertati dalla presenza di così tante creature mitologiche.

Uscì in giardino e mi persi con lo sguardo ad indagare l’inconsueta limpidezza del cielo, godendo della brezza leggera che mi scompigliava i capelli, inspirando quella sensazione di pace e serenità di cui avevo realmente raggiunto gli apici.

A conferma del mio ultimo pensiero, percepì il silenzioso avanzare di due presenze molto simili a familiari. Mi voltai e li vidi entrambi fare capolino dall’angolo della casa. I miei occhi furono immediatamente abbagliati dal sorriso sghembo e perfetto di mio marito. Il suo sguardo rifletteva la mia stessa felicità e niente appagava maggiormente l’altro, se non essere testimone della rispettiva gioia.

C’era un volto sul quale entrambe le nostre felicità si riflettevano come uno specchio o un cielo limpido. Un volto bellissimo e adorabile. Una volontà con la quale ero talmente in sintonia, quasi che le sue gioie fossero le mie i suoi dolori mi appartenessero. La piccola mano stringeva con possessività due delle dita di mio marito, i suoi grandi occhi color cioccolato fissavano il mio volto, con la serenità tipica dei bambini ma un’intelligenza da far invidia agli adulti più facoltosi. Il volto perfetto da cherubino era incorniciato da lunghi capelli color del bronzo, mentre le labbra rosee si curvavano in un sorriso splendido. Si staccò da mio marito con impazienza assurda e prese e correre verso di me, nel momento in cui le mie braccia si aprivano pronte ad accoglierla...

Capì che mia madre aveva avuto ragione nuovamente, quando compresi, la settimana seguente alla battaglia, di essere incinta. Dalla morte nasce sempre una nuova vita. E così era stato. Lei era stata con me per tutto il tempo, nei pochi giorni di separazione da Edward, nel mio ritorno a Volterra, durante gli allenamenti con Lionel e la guerra.

La sollevai tra le braccia e ci scambiammo un grande sorriso. La mia bambina, la cosa più bella che avessi. Era incredibile come riuscissi a rivedere mia madre nel suo sguardo ed Edward nel suo volto. Reneesme Elena Elisabeth Cullen. Non avevamo saputo scegliere. Ognuna di esse era una grande donna ed io avevo espressamente voluto che il suo nome fosse composto da tutte loro. Quel 9 Giungo la mia bimba compiva due anni e quell’evento aveva attirato nella nostra casa numerosi visitatori. Ogni compleanno mi rendeva sempre un po’ malinconica. Non riuscivo a credere che il tempo potesse essere trascorso così velocemente da quel giorno. Avrei voluto che Elena e Sebastian fossero lì con noi, ma una parte di me sapeva che loro c’erano e ci proteggevano. E sorridevo al solo pensiero che, in realtà, avevano avuto la possibilità di conoscere la loro nipotina, perché salvando me avevano salvato anche lei. Adesso riconoscevo nel tocco di mio padre e di mia madre sul mio fianco una carezza a Reneesme. Edward ci raggiunse e ci strinse sul suo petto. Reneesme afferrò il colletto della sua camicia con le mani e si strinse al mio petto, come faceva sempre in un riflesso involontario del suo desiderio di tenerci con lei, al sicuro nella nostra piccola bolla privata. Io ed Edward ci eravamo immediatamente calati nel ruolo di genitori. Davamo alla nostra bambina tutto l’amore di cui disponevamo e stranamente, sembrava non avere alcun limite, quando si trattava di lei. Proteggevamo il nostro angioletto vegliando su di lei come Elena e Sebastian avevano fatto con me, immensamente grati di quel dono. Non mi pentivo di nulla e non rimpiangevo niente. Non passava giorno, ora o minuto in cui non ringraziassi per tutto ciò che avevo e per quella felicità che ero stata in grado di guadagnare e poi difendere con i denti e con le unghie.

 

                                                       Fine

 

Sono qui, davanti al pc e non so da dove iniziare. Non ho parole per ringraziare tutte le persone che hanno seguito la mia storia, onorandomi delle loro opinioni o semplicemente rassicurandomi con la loro presenza costante. Il capitolo, l'ultimo, è breve, ma non avrei potuto concludere diversamente la storia. Per citare: "Adoro i lieto fine, sono così rari!". XD Era la mia prima storia, scritta un anno fa, che ho deciso di postare nonostante la difficoltà iniziale di doverlo fare dal telefonino. I consigli e le vostre parole mi hanno aiutata a crescere come "scrittrice". Non citerò tutte le persone che mi hanno aggiunta tra le seguite perché risulterebbe più lungo del capitolo ma vi ringrazio davvero con tutto il cuore, insieme naturalmente a chi mi ha inserita tra le preferite e le ricordate e gli autori preferiti. Un grazie particolare a chi ha recensito, siete state tutte angeli, regalerei un Edward a tutte quante, o un Jacob, dipende dalle preferenzeXD Non so se scriverò altre storie in questo fandom, ma ho postato il prologo di una storia originale, the libertyu's perfume, se qualcuno volesse passare a leggerla, mi farebbe piacere ritrovarvi lì. Grazie ancora infinite<3

  
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