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Autore: jiujiu    07/01/2007    1 recensioni
[Dear Frankie]
[Dear Frankie] "..ed io percorrerò la via alta..e tu percorrerai la via bassa...ed io sarò in Scozia prima di te...ma io e il mio amore non ci rivedremo mai più..."
Una fanfiction ispirata ad uno dei film che più ho amato, Dear frankie. E' la prima ff che posto qui e spero che vi piaccia! :)
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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5- l'accordo

5- l'accordo

 

La fissò stranito per attimi interi.

 

Sapeva che già una volta era rimasto coinvolto in una cosa del genere, e le conseguenze di quella scelta passata se le sarebbe portate dietro, forse per tutta la vita...sensazioni, lievi emozioni, sentimenti che non credeva di poter provare, che credeva di non dover provare, annegando la propria debolezza nei mari in cui aveva navigato, lasciandosi alle spalle le uniche persone che avrebbe mai potuto amare...

 

- Puoi scordartelo-

- Perchè?-

- Non sai neanche chi sono, bambina-

- Non mi importa. Nulla, né il passato, né il presente, e tanto meno il futuro...puoi essere un serial killer per quello che mi riguarda-

 

E nuovamente l'uomo inarcò il sopracciglio, realizzando che lei, Elisabeth non scherzava.

Non come quella cara, dolce Lizzie che tremava all'idea di affidare suo figlio, il suo mondo ad un forestiero del mondo; questa si stava abbandonando completamente, infischiandosene dei rischi in cui sarebbe potuta incorrere.

Dovette ammettere che aveva fegato.

Quel carattere era affascinante, e si ritrovò a pensare che se fosse stato di mentalità plastica come quella ragazzina, sarebbe vissuto più serenamente...

- Perchè io? il molo era pieno di gente-

- Ma tu eri solo...-

E gli lanciò uno sguardo compassionevole con quei grandi occhi scuri le cui pupille sembravano essersi dilatate fino ad assorbire le iridi di una tonalità appena più leggera.

L'uomo sbuffò, terminando il suo caffé e alzandosi.

- Grazie per il caffé, ragazzina. Ora me ne vado- frugò in tasca e aprì il portafoglio in cerca di denaro per pagare il conto. Ripose una banconota sul piattino e fece per andarsene.

Una piccola foto scivolò quindi sul tavolo.

Elisabeth la osservò, i gomiti poggiati sulla superficie solida, accennando un lieve sorriso, colmo di malinconia e una sottile amarezza.

- E' tuo figlio?Che bello…come si chiama?-

Lui si voltò rapidamente, accorgendosi solo dopo di cosa la bambina stesse parlando.

Recuperò la foto con un gesto e la fissò con uno sguardo indecifrabile prima di riporla.

- Quanti anni ha?- proseguì Elisabeth, che non accennò a muoversi dalla sua posizione, il mento poggiato con atteggiamento indagatore sulle proprie dita intrecciate.

La squadrò per poi tornare a sedere, circospetto.

- Frankie...si chiama Frankie...ha compiuto tredici anni da poco...ma non è mio figlio...-

Lo disse con amarezza, chinando in parte il volto senza però sfuggire gli occhi della giovane ragazza che non lo mollavano un attimo.

- No? Eppure vi assomigliate...- fece eco Elisabeth, mirando direttamente al taschino, dove la foto era stata riposta con frettolosa cura.

- Lascia perdere- sbottò irritato l'uomo, senza perdere la calma ma assumendo un atteggiamento ritroso.

- Frankie...deve essere contento di avere una persona come te che gli vuole bene...-

lasciò vagare i suoi occhi sul pavimento, per poi ritornare su di lui, che si era acceso una sigaretta.

Si ritrasse istintivamente, assumendo una smorfia preoccupata.

- Potresti...?- facendogli cenno di spegnere quella cicca.

- No...- e continuò a fumare, evitando però di asfissiarla col suo respiro scuro e pesante, di piombo.

- Ti chiedo solo di far finta di essere quello che sei per Frankie..solo per qualche giorno; sono disposta a pagarti bene-

Far finta di essere quello che era per Frankie...

Fingere di essere un falso padre, dunque?

Un suo surrogato?

Perchè una bambina si ritrovava a chiedere cose tanto assurde?

Disposta a pagarlo, per giunta...

Come se una bambina come quella avesse tanta liquidità...

 

- Duecento sterline al giorno, spese escluse, fino a lunedì...che ne pensi?-

Lo straniero le scroccò un'occhiata ironica, un sorrisetto sarcastico gli curvava elegantemente le labbra.

- Tu non hai tanto denaro-

- Si invece!- esclamò lei con aria di superiorità,- Sono brava a risparmiare, più di voi scozzesi se è per questo-

 

Si osservarono per un istante.

Diceva sul serio?

Era davvero disposta a pagare tanto?

E lui...era disposto ad accettare?

A mettersi nuovamente in gioco in quel modo?

 

- Duecento sterline...cosa c'è dietro?-

 

La ragazzina arretrò dal suo posto, sprofondando più comodamente nella poltrona e soffermandosi con aria quasi vittoriosa eppure stanca su quell'uomo che avrebbe potuto essere la sua via di fuga.

- Sono malata-

- Non si direbbe- ribatté lui, osservandola alla luce di quella rivelazione.

A parte un lieve pallore sul suo volto e una gracilità comunque caratteristica delle adolescenti, avrebbe giurato che quella bambinetta fosse sana come un pesce, se non di più.

- Nulla di troppo grave, ma sono comunque ricoverata in una clinica, a Glasgow-

- E allora?-

Elisabeth sospirò.

- Non mi permettono di uscire...ecco! E' quasi un anno che non esco dalla clinica...mio padre aveva promesso che sarebbe venuto e avremmo passato qualche giorno insieme...ma stamattina mi ha chiamato e-

- Ti ha dato buca, indovinato?- scherzò lui, ma con tatto.

- Ehi!- protestò la ragazzina, per poi annuire con un sorrisetto lieve.

- Già...una bella buca...Comunque…se mio padre non c'è, non potrò uscire...-

- Potresti avere pazienza- disse lui, spegnendo infine la sua sigaretta consumata sul posa cenere al lato del tavolo.

- Potrei…ma non voglio! Lunedì mi operano e...- indugiò, corrugando la fronte in una smorfia impaziente, - non voglio aspettare una vita prima di poter uscire di nuovo-

- E io cosa dovrei fare?-

Elisabeth parve illuminarsi.

Gli spiegò che sarebbe dovuto semplicemente dovuto venire da lei in clinica e prenderla, accompagnarla in giro per poi riportarla lì la sera.

Nulla di particolarmente difficile.

Lui scosse il capo.

- E non credi che qualche dottore potrebbe riconoscermi?E' illegale...- domandò lui serio, tentando di divincolarsi da quel compito relativamente facile.

- Mio padre non è mai venuto in ospedale, mai una volta...sono sei anni che nessuno lo vede qui a Glasgow, non preoccuparti, andrà tutto benissimo!-

Elisabeth era entusiasta, mentre analizzava con rinnovato orgoglio l'individuo che aveva scelto...

Qualcun altro avrebbe potuto lasciarla, piantarla in asso già al molo...invece questo sconosciuto la stava ascoltando...sembrava quasi interessato.

- E la tua famiglia? Tua madre?-

- Mia madre è morta cinque anni fa, e qui in città c'è solo mia zia...ma lei non viene mai a visitarmi...non le piaccio, credo...quindi non ti preoccupare! Ho pensato a tutto!-

L'uomo parve perplesso.

Ammirava quella ragazzina che sembrava così vitale e sorridente, nonostante la sua situazione fosse non disastrosa ma quasi...

Ma aiutarla...

Entrare nella sua vita...

Permetterle di entrare nella propria...

Era questo che voleva?

Era questo che volevano entrambi?

Era questo...ciò di cui avevano bisogno?

 

- D'accordo, ragazzina...affare fatto-

 

Aveva accettato.

 

 

  
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