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Autore: Writer96    23/06/2012    10 recensioni
Lui era il ragazzo incredibile, quello bello e dolce e divertente che faceva impazzire le ragazze e che si faceva adorare dagli amici.
Io era una ragazza più o meno come tutte, fatta eccezione per la mia smodata passione per i libri e la capacità di risultare goffa e incredibilmente timida in qualunque situazione.
E puntualmente mi ritrovavo ad ascoltarlo ogni volta che ne combinava qualcuna delle sue.
-Hayley Core, ragazza londinese. Migliore amica di Liam Payne.
O qualcosa di più?
Dal quarto capitolo
Non avrei mai avuto le forze o il coraggio di allontanarmi da Liam solo per smentire delle voci di corridoio.
Avrei sofferto come un cane e probabilmente quelle sarebbero solo aumentate.
Avrei continuato a fare tutto normalmente.
Come se non avessi saputo niente.
Come se avessi avuto le idee chiare in testa.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '10 Things I didn't give to you'
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"It's like I'm finally awake and you're just a beautiful mistake"
Taken, One Direction

 
Di poche cose ero stata sicura, nella mia vita.
Una era sicuramente che il gelato al cioccolato andasse mangiato solamente in caso di situazioni tragiche. Per potersi tirare su in caso di sconforto e per poter far ridere gli amici davanti ad una bocca completamente marrone.
Un’altra era che qualcuno avrebbe dovuto prendere i Green Day, metterli su un palco e ricoprirli di premi, includendo nel mucchio anche tale Logan Lerman.
L’ultima, la più concreta e semplice, era che il mio nome fosse Hayley Core.

Fu per questo che mi stupii in maniera quasi esagerata –imitando uno di quei personaggi dei manga giapponesi che riuscivano a farsi arrivare le sopracciglia oltre i capelli- quando mi ritrovai a chiedermi se Hayley fosse effettivamente il mio nome o se invece Liam avesse semplicemente sbagliato numero.
Deglutii, mentre dall’altro capo del telefono sentivo il respiro di Liam che solleticava il microfono, senza farmi fretta o interrompere i miei ragionamenti.
Mi voltai a guardare Louis, che era ancora in piedi, fermo, davanti alla panchina, con un accenno di sorriso sulle labbra sorpassato da un’ombra di confusione.

“Bene?” chiesi, stupidamente, voltando le spalle al ragazzo dietro di me e iniziando a camminare nervosamente lungo il marciapiede, picchiettando sul bordo del cellulare con l’indice e sentendo l’anellino di metallo che graffiava, inevitabilmente, la cover.
“Hayley?” mi domandò Liam, probabilmente stupito dalla mia... reazione?
La cosa più buffa era che non stavo esattamente reagendo. Insomma, qualunque cosa avesse spinto Liam a chiamarmi nel bel mezzo di un appuntamento per dirmi che aveva fatto chiarezza su noi due doveva essere estremamente pericolosa o urgente.
Per esempio, una Julie che sapeva e parlava troppo.
Mi sarei aspettata di essere arrabbiata, o forse offesa, ma non era così.
Per anni avevo sperato, inconsapevolmente, che qualcuno mi aiutasse senza dirmi niente, rimanendo in silenzio e nell’ombra. E ora che Julie mi aveva dimostrato di avermi capita prima che io potessi anche solo sperare di arrivare alla fine di un pensiero, mi sentivo sollevata.
“Perdonami, ero sottopensiero...” dissi, scuotendo poi violentemente la testa al suono della risata incerta di Liam. Ecco. Era questo che intendevo, con cose pericolose per la salute mentale. Un migliore amico che fa esattamente ciò che ti aspetti che faccia, colpendoti comunque perché lo fa con una dolcezza nuova.
“Sovrappensiero, semmai...”
“No, volevo dire proprio sotto. Insomma, i miei neuroni non stanno andando granchè bene, sai?”
Rise di nuovo, uccidendomi lentamente, mentre l’immagine di Louis svaniva da davanti ai miei occhi. Era Liam, il mio solito Liam, che prendeva il controllo della mia mente, pretendendo con dolcezza il suo solito posto in primo piano tra i miei pensieri. L’idea di aver anche solo provato ad accantonarlo mi pareva in quel momento così ripugnante che avrei voluto solo insultarmi o ferirmi.
E fu esattamente quello che feci.
“Dimmi dove sei. Sto arrivando.”
 
 
 
Avevo lasciato Louis con un’occhiata triste ed un sorriso canzonatorio nei miei confronti. Lui mi aveva dato un bacio su una guancia e mi aveva rassicurato, dicendo che sapeva cosa volesse dire amare la persona sbagliata. In macchina, lungo tutto il percorso che separava me e il parchetto vicino a casa, avevo ripensato con intensità alle sue parole ed ero giunta a sorridere al pensiero di esse.
Perché l’avevo detto io stessa, che la coppia Liam-Hayley era perfetta.
A meno di non tirare in ballo il cuore.
Liam era lì, in piedi, che guardava la strada lungo la quale passava ogni tanto qualche persona che preferiva occuparsi delle proprie tasche o dei propri documenti piuttosto che di un paio di ragazzi che cercavano di guardarsi ed evitarsi allo stesso tempo. Respirai profondamente, mentre cercavo di ripetermi le parole che Julie aveva urlato prima della sua prima uscita con Harry.

Sei una donna, ogni mese sopporti sbalzi d’umore, mal di pancia, mal di testa e mal di vita a causa di stupidi ormoni. Vuoi non essere in grado di sopportare le stesse cose per
provare ad accontentare il tuo cuore?


Chissà come, dette da lei sembravano più convincenti e più rassicuranti. Nella mia testa, sembravano solo le vuote parole di un allenatore di boxe che guarda il proprio campione trascinarsi da un lato all’altro del ring con l’unica speranza di essere steso senza avere troppo male.

Quando finalmente fui abbastanza vicina da poter vedere con chiarezza l’accenno di barba lungo la sua mascella, l’aria mi mancò per qualche secondo, mentre il mio istinto da animale erbivoro e vigliacco mi suggeriva di scappare. Rimasi ferma, però, aspettando che parlasse e preferisse occuparsi di me piuttosto che di qualche anonimo passante.
-Non mi hai mai dato una spiegazione seria sul perché tu ed Elizabeth vi siete lasciati...- sussurrai, riuscendo finalmente ad attirare la sua attenzione. Non aveva gli occhi tormentati, o pieni d’amore, o di rabbia come accade nei romanzi rosa o nei sogni della gente. Liam Payne aveva sempre la stessa aria, dolcemente confusa e allo stesso tempo tranquillizzante, gli stessi capelli che gli cadevano sulla fronte disordinatamente e gli stessi occhi marrone chiaro dalla forma obliqua.
Ero io, però, a vederlo diversamente. Notavo come la sua fronte si corrugasse e spianasse ogni due secondi, mentre cercava le parole giuste, muovendo le labbra screpolate e scure.
Notavo che sulla punta del naso era sporco, forse di penna, e che il collo era teso, permettendomi di vedere chiaramente le sfumature bluastre delle vene in contrasto con la pelle chiara.
Era il mio Liam, ma io aspettavo da lui una risposta che avrebbe cambiato radicalmente buona parte della mia vita.

-Stavamo insieme da abbastanza tempo da poter essere definiti una coppia estremamente affiatata. Insomma, una di quelle coppiette che tutti invidiano e dicono essere perfette. E’ buffo, ma tutte le volte che c’è una coppia ritenuta meravigliosa si viene poi a scoprire che in realtà non lo è affatto. E’ stata colpa mia, sarò sincero, se è iniziato il processo auto-distruttivo. Mi sono accorto di non dare ad Elizabeth tutto l’amore che meritava, perché stavo spendendo il mio nei confronti di qualcun’altra. Anche lei l’aveva capito, mi aveva sorpreso un giorno a rileggere un messaggio che non aveva niente di speciale se non l’essere stato mandato dalla persona che, contro ogni logica, mi stava prendendo sempre di più.- fece una pausa, passandosi una mano tra i capelli e sospirando piano, sconfitto dalle sue stesse parole. – Non ho nemmeno provato a negare, sai? Le ho detto chiaramente che mi stavo innamorando di un’altra. E lei si è rifiutata di lasciarmi, nel suo egoismo. Ha detto che se fossi rimasto con lei nonostante i miei sentimenti, saremmo stati entrambi male e forse la cosa ci avrebbe riavvicinati. L’ho lasciata tre mesi dopo, da gran vigliacco. L’ho lasciata quando tu, per la prima volta, mi hai abbracciato e mi hai detto che la solitudine che avevi dentro non si colmava neppure con i sogni.-

Annuii, mentre mentalmente applaudivo  Liam per il suo brillante discorso. Avevo capito che parlava di me dalla prima frase, da quando aveva ripreso le parole che io stessa gli avevo detto durante un pomeriggio di nullafacenza. Avevo capito, ma l’avevo lasciato parlare perché fosse lui stesso a mettere ordine nella sua vita.

-Siamo già arrivati a otto, Liam. Otto cose che non mi hai mai dato, otto cose che avrei voluto facessi ma che non hai mai fatto.- commentai, amaramente, mentre sentivo una goccia d’acqua atterrarmi sul naso.
Lo vidi abbassare gli occhi, preso probabilmente da una sorta di vergogna interiore mista a rabbia.
Feci un altro passo, consapevole del fatto che il mio equilibrio mentale era ormai andato a farsi fottere e grazie tante, e gli posai una mano sul braccio, tenendo solo la punta delle dita appoggiate ad esso.
-Ce ne sono tante che avrei dovuto fare per te, sai? Cose che tu non immagini. Avrei dovuto presentarti a mio cugino, quello americano venuto l’estate scorsa, ma non l’ho fatto, perché sapevo che avresti preso qualunque cosa sarebbe successa sul serio, soffrendo profondamente. Ancora non lo capivo, Hayley, ma avevo bisogno che tu fossi solo mia...- provò a dire, interrotto dallo spostarsi delle mie dita dal suo braccio.
-Un po’ egoistico come discorso, non ti sembra, Payne? Tu sei stato per circa due anni con una ragazza mentre io non potevo neanche avere un flirt estivo con un tuo cugino. E’ buffo, hai ragione tu. Sembravamo la coppia di amici perfetti, e invece guardaci. Guarda come siamo ridotti, Liam. Guarda cosa ci stiamo facendo. Ti pare normale la quantità di discorsi da soap opera che è uscita fuori in questi trenta secondi?- urlai, facendo voltare una mamma che portava una bambina in braccio con aria stanca. Ero stanca anche io, arrabbiata e terribilmente innamorata del mio migliore amico. Ero stanca di essere costantemente in bilico, preda dell’ansia da prestazione.

I miei buoni propositi di passare una giornata senza pensare se n’erano andati tutti, cacciati dalla smania di capire cosa stesse succedendo.
Liam mi guardava con intensità, una mano che teneva il braccio nel punto dove fino a poco prima c’erano state le mie dita. Espirai violentemente, portandomi le mani al viso e massaggiandomi le tempie.
-Te l’ho detto, sono stato stupido. Stupido perché mi sono rifiutato di capire quello che succedeva tra di noi, stupido perché non ti ho baciata davvero quando avrei dovuto, stupido perché Julie aveva ragione ma io ho avuto troppa paura per poterlo ammettere. Stupido perché non ti ho chiesto di uscire con me, ma ti ho rovinato un appuntamento che meritavi invece con tutta te stessa. E’ questo, Hayley, allora, che devo fare? Dirti che sono stato stupido, implorando il tuo perdono? Ma non ci arrivi?- continuò lui, sullo stesso tono che avevo avuto io, con la voce forzatamente bassa e un movimento involontario delle dita.
Mi passò un brivido lungo la schiena mentre l’effetto delle sue parole mi colpiva, incidendo la mia carne come tanti pugnali affilati. Cosa pretendevo, in fondo? Che mi dicesse che solo lui era stato stupido e che io invece mi ero comportata perfettamente, come al solito? Anche io avevo le mie colpe e questa volta la timidezza non era una scusante, così come non lo era l’amicizia che mi legava a Liam.
-Mi dispiace. Non avrei dovuto dirti così. La mia parte d’idiozia ce l’ho messa anche io, lo ammetto. E’ solo che... ho tanta rabbia, dentro, Liam. Rabbia perché avrei voluto accorgermi prima di quello che ci stava succedendo e perché avrei voluto non averti aggredito. Ma non sono brava ad esternare la mia rabbia, lo sai benissimo. Perché mi dici queste cose ora, Liam?- domandai e mi avvicinai di nuovo, iniziando a giocherellare con l’anello e cercando di afferrare con la punta delle dita la chiusura del braccialetto che avevo al polso.

Ricordavo la mia prima cotta ed ero sicura che non fosse stata così sconvolgente e folgorante. Mi ero invaghita di un ragazzo di due anni più grande, che passava per i corridoi tenendo il mondo in mano e un braccio intorno a qualche ragazza perfetta. Un giorno avevo deciso di chiedere a Sam di parlarci, ma all’ultimo secondo mi ero bloccata e avevo lasciato che mi scordassi, pian piano, di lui. Aveva un nome strano, Joshua, forse, e i capelli scuri. Gli altri dettagli erano sfocati e confusi nella mia mente e tendevo a confondere i miei film mentali con la realtà.
Come al solito, anche per vivere una possibile storia d’amore avevo preferito rifugiarmi dentro la mia testa.

-Perché... avevo pensato a qualcosa di bello, a qualcosa di pittoresco. Avevo in mente di chiamarti, uno di questi giorni, e chiederti di venire al parco con me, per parlare un po’. Era una cosa davvero scenografica e sconvolgente, giuro. Ma poi mi hai chiamato tu e io sono andato nel panico. Vorrei dirti di aver deciso autonomamente, ma devo ammettere che Julie fa delle minacce piuttosto efficaci, sai?- ammise e io sorrisi, mentre scrollavo le spalle e infilavo una mano in tasca.
Anche Liam mi sorrise, in risposta, e per un attimo mi sembrò di essere tornata al passato, quando era ancora tutto semplice e lui mi ringraziava perché avevo parlato bene di lui ad Elizabeth.
-Sì, conoscevo questo talento di Julie. Girano voci che lei si sia messa con Harry proprio grazie alla sua capacità di persuasione...- sussurrai, con fare cospiratorio e lo vidi ridacchiare prima di mettersi una mano davanti alla bocca e sussurrarmi in risposta.
-Deve aver minacciato i suoi ricci, allora. “Tu non uscire con me, e ti ritrovi con uno scalpo di ricci invece che di pelliccia per fare il bordino del cappotto...”- disse, imitando la voce di Julie e facendomi scoppiare a ridere.
Mi sentivo lunatica, strana, esaltata. Ero ancora arrabbiata, forse, ma l’unica cose che sentivo in me era una sorta di euforia che premeva ovunque, costringendomi a sorridere senza che potessi controllarmi.
Cercai di mettermi nei panni di qualcuno che ci avesse visti da fuori, ma potevo solo immaginare una coppia di ragazzi che si evitavano, si urlavano contro e poi sussurravano tra loro ridendo.
-Ma che idee ti vengono, Payne? Sai che sei più malato di Julie, vero?- domandai, retorica, mentre lui si fingeva offeso.
-Ah, ecco. Parla la sua coinquilina che beve litri e litri di the e legge libri invece che uscire con gli amici...- mi prese in giro lui, e fu il mio turno di essere scandalizzata.
Aprii la bocca, avvicinandomi a lui per dargli una botta sul braccio.

Che coraggio, Hay. Finchè scherzate e riesci a tenere il discorso lontano dal vostro poter diventare una coppia, sei tutta felice e contenta. Ma voglio vederti, poi.

 -Preferiresti che fossi come tutte le altre ragazze, che pensano solo a scarpe, vestiti e trucchi vari? Insomma, nella mia testa c’è spazio anche per altro, dai!- dissi, senza togliere la mano dal suo braccio.
Mi vergognavo, a dire il vero, perché non parlavo di ciò che avrei voluto ma prendevo in giro la mia migliore amica. Ma anche Liam stava facendo la stessa cosa e sinceramente preferivo questo all’urlarci contro come due ossessi.

-No.- la sua voce si fece improvvisamente seria e più bassa – No, non preferirei nessun’altra ragazza. Era questo che dicevo prima, Hayley. Ho bisogno di te, come tu hai bisogno di me. Ho bisogno di sapere che sei diversa, che sei speciale, che sei la mia Hayley. Non penso che riuscirei mai a cambiarti con qualche altra ragazza. Non penso che riuscirei mai a cambiarti e basta.-
Aveva concluso il suo discorso guardandomi negli occhi e avvicinandosi ancora. Non tentai nemmeno di deglutire, ma rimasi lì, immobile, a studiarlo e sorridendo leggermente.

Un’altra goccia di pioggia mi colpì il naso, facendomi sobbalzare all’improvviso.
Alzai lo sguardo, mentre un’altra, poi altre due e infine un’intera pioggia torrenziale la seguivano, precipitandomi addosso. Studiai il cielo, consapevole che Liam mi stava osservando e che il mio cuore stava battendo furiosamente.

-Piove...- sussurrai, guardando di nuovo Liam davanti a me. Lui rise, a bassa voce.
-Sagace, complimenti. Sapevo che il tuo voto a fisica era tutto meritato...- commentò, ricevendo in risposta una linguaccia da parte mia. Tornammo a sorridere, come due idioti, mentre l’acqua aumentava e ci bagnava completamente, infierendo sull’assenza del mio povero ombrello.
-C’è un’altra cosa che non ti ho mai dato, sai?- domandò all’improvviso Liam, poggiando la fronte sulla mia.
-Una cosa che non ti ho mai dato e che invece avrei voluto darti prima...-
Presi fiato velocemente, mentre un paio di gocce mi cadevano lungo la schiena, mescolandosi con i brividi.
-Che cosa, Liam?-
Era vicino, ormai. Vedevo le gocce d’acqua tra i suoi capelli e le ciglia leggermente bagnate.
Vedevo Liam, e sentivo nelle orecchie il suono sordo del mio cuore.

-Un bacio sotto la pioggia.-






Writ's Corner
Poche parole. Questo è un capitolo fondamentale, nonchè il penultimo (se non contiamo l'epilogo).
Aggiorno oggi, perchè la settimana prossima non ci sarò e quindi il prossimo aggiornamento sarà martedì 3 luglio...
Finalmente si sono mossi, i nostri tesorini.
E.. niente.
Continuate a scrivermi suggerimenti per i Missing Moments.


Baci,
Writ.


Godetevi questa settimana e fatevi trovare numerosi nelle recensioni. <3
   
 
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