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Autore: xnotinvisible    26/06/2012    6 recensioni
«Facciamo una promessa.» esclamai.
«Certo, dimmi tutto!»
«Tra un anno tornerò a Roma sempre con questo genere di gita..»
«..tra un anno, io sarò qui ad aspettarti.» completò la frase con un sorriso.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chi poteva essere l'unica sfigata che, durante la sua prima visita a Roma, si perse e smarrì la mappa? Io, naturalmente.
Ma partiamo dall'inizio.
Ormai stanca della mia monotona e regolare vita qui a Milano, bilanciata tra pesante studio e la nonna, decisi di prendermi un giorno di pausa, di staccare la spina. Il problema consisteva nel trovare come occupare lo spazio di ben 24 ore.
Sicuramente vi starete chiedendo chi sono e beh, per ora vi basta sapere che il mio nome è Dafne Williams, ho 16 anni, i capelli scuri e lunghi, gli occhi scuri, niente di particolare. Il resto lo scoprirete solo col passare del tempo, magari leggendo la storia di una parte importante della mia vita che mi ha fatta emozionare e spero che, in qualche modo, riesca a farvi sognare ed entrare nel mio complesso, ma, tutto sommato, divertente mondo.
Torniamo al racconto.
Un giorno stavo passeggiando quando un volantino attirò la mia attenzione. Si parlava di una gita di un giorno a Roma, l'orario per la partenza era previsto intorno alle 23.00, l'arrivo il giorno seguente alla stessa ora. Era perfetto.  
Portai immediatamente i miei soldi all'organizzatrice e dopo circa un mesetto mi trovai sul pullman con il mio fedele lettore mp3 ed un piccolo cuscino per favorire il sonno. 
Dopo qualche ora arrivammo a destinazione, ero la felicità in persona. L'organizzatrice ci diede un appuntamento: eravamo liberi per visitare la città, fare colazione, pranzare e cose così per 6 ore, subito dopo ci saremmo incontrati nello stesso punto per tornare a casa.
Corsi verso una piazza non molto vicina, dove vedevo più persone radunate con un sorriso che andava da un orecchio all'altro: per un giorno ero libera dai compiti, dalle lamentele della nonna e da tutto il resto.
Ero al centro della folla, quando all'improvviso..«Merda.» esclamai.
Avevo avuto la brillante idea di non seguire il gruppo nè di chiedere indicazione. La mappa era magicamente scomparsa dal mio zaino e beh, intorno a me non riconoscevo nessuna faccia familiare che avevo già visto sul pullman.
Wow, ero in una situazione meravigliosa.
Cercai di ricordare il tragitto fatto e lo ripercorsi al contrario ma con scarsi risultati. Era ufficiale: mi ero persa.
Vidi una panchina libera e mi ci buttai sopra. Bevvi un sorso d'acqua per poi portare al petto le gambe, circondarle con le mie braccia e appoggiarci il mento.
Ero stata una cretina.
All'improvviso un ragazzo ricciolino si sedette vicino a me. Indossava dei semplicissimi jeans scuri, delle converse bianche e una maglietta bianca. Non mi preoccupai neanche di alzare lo sguardo, ero distrutta.
Sentii un altro ragazzo sedersi vicino a me. Era la mia giornata o cosa?
«Ehi tu.» disse quest'ultimo.
Lo guardai: era il ragazzo più bello che io avessi mai visto. Aveva degli occhi meravigliosi, erano azzurri ma bisognava guardarli per capire davvero. I capelli erano chiari e racchiudevano alla perfezione il suo viso. Un sorriso dolce si fece velocemente spazio sul volto.
«Dici a me?» sussurai, quasi terrorizzata.
«Ehm..» si grattò la nuca con fare imbarazzato «..veramente mi riferivo al ragazzo vicino a te.»
Ah.
Istintivamente mi girai: degli occhioni verdissimi mi fissavano. 
«Horan vai tranquillo, resto qui un altro pò.» 
«D'accordo.» detto questo, il biondino andò via. Wow, che educazione.
Stavo per ritornare ad abbassare lo sguardo quando il ricciolino mi parlò.
«Ciao! Qualcosa mi dice che ti sei persa, se hai bisogno di una guida, il mio nome è Harry.» Allungò verso di me la mano che, titubante, strinsi.
«Dafne.» 
«Allora, di dove sei?» mi chiese, sorridendo ancora. Aveva una paralisi facciale?
«Milano. Sono qui per una gita di un giorno a cui ho avuto la brillante idea di partecipare facendomi poi trasportare dalla felicità e perdendomi.»
«Wow, dovrebbero darti un premio per l'intelligenza.» ridacchiò.
Era una battuta o cosa? Dovevo ridere per caso? Voleva una monetina?
Mi sforzai di sorridere.
«A che ora dovresti incontrare gli altri?»mi chiese.
«Tra meno di 6 ore.»
«Ti faccio da guida, se ti va.»
Sorrisi, sinceramente questa volta.
«Ti ringrazio di cuore Harry.»
«Ma di niente Daf. Ora andiamo, iniziamo il tour.» Mi porse il braccio che io afferai per iniziare la visita.
Durante tutto questo tempo parlammo del più del meno, in generale di noi senza entrare mai nello specifico.
Il suo nome era Harry Styles, aveva 17 anni ed abitava a Roma dalla nascita. Conosceva la sua città come le sue tasche e non l'avrebbe lasciata per nulla al mondo. Aveva quattro migliori amici: Niall (il tipo incontrato prima), Louis, Zayn e Liam, da come parlava di loro sembravano molto, molto simpatici. Amava i gatti.
Più passava il tempo, più mi accorgevo dell'errore che avevo commesso non prestandogli l'attenzione che meritava. Era un ragazzo fantastico.
Nessuno altro avrebbe accompagnato una perfetta sconosciuta in giro per la città, per poi portarla ad un ristorante e pagare anche il conto, nessuno. Ma lui era diverso.
Aveva ascoltato con interesse dei particolari della mia vita, tipo i voti a scuola o gli amici che frequentavo.
Dopo circa 4 ore e mezzo di cammino, tra risate, patatine fritte ricoperte di ketchup e maionese e sgambetti all'improvviso, arrivammo alla fontana di Trevi.
«Sai cosa si dice di questa fontana?» mi domandò, poggiando la mano sulla mia spalla. Istintivamente circondai la sua vita con le braccia.
«No, cosa?»
«Se lanci una monetina, tornerai a Roma.» ridacchiò.
«E tu credi a questa sciocchezza?»
«No, ma è divertente farlo.» 
Scossi la testa, era un ragazzo con la paralisi facciale completamente perso.
«Facciamo una promessa.» esclamai.
«Certo, dimmi tutto!»
«Tra un anno tornerò a Roma sempre con questo genere di gita..»
«..tra un anno, io sarò qui ad aspettarti.» completò la frase con un sorriso.
Sorrisi a mio volta, contentissima. Ci prendemmo la mano per poi lanciare la monetina nella fontana.
«Promesso.» sussurrò, tenendo gli occhi chiusi.
«Promesso.» dissi, a voce più alta, stringendogli la mano.



Saaaaalve!
Sono tornata con una long questa volta! Mi è venuta quest'idea mentre tornavo da una gita come quella descritta nella storia.
Ci metterò il cuore, aggiornerò il prima possibile. Vi chiedo solo di leggerla e di dirmi le vostre opinioni sinceramente, saranno accettate volentieri.
Vi ringrazio di tutto l'appoggio che mi date con le altre os, vi ringrazio di cuore!
Alla prossima, Vale :)
  
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