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Autore: Fenrir_23    26/06/2012    12 recensioni
Sasuke e Itachi sono due fratelli con un legame particolare, fin da piccoli attaccati in modo morboso l'uno all'altro. Scopriranno di provare un sentimento "scomodo" e difficile da accettare, ma così forte da non poter essere ignorato ...
“Davvero provi qualcosa per me?” Chiese il minore, dimenticando la vergogna, solo impaziente di sapere. “Veramente te ne sei andato perché avevi paura dei tuoi sentimenti?”
“Sasuke …”
“Rispondimi, Itachi!”
(ITASASU)
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Altri, Itachi, Sasuke Uchiha
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Incest, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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Avevo detto che questa fiction l’avrei pubblicata verso luglio/agosto, invece eccomi già qua XD mi sono accorta di essere a buon punto, e poi gli esami li finirò domani, quindi avrò tutto il tempo per occuparmene.
A differenza di “Un’altra possibilità” questa long (sinceramente non ho la minima idea di quanti capitoli saranno … almeno dieci probabilmente) è ItaSasu pura. Niente rapporto fraterno, niente legame ambiguo, solo Uchihacest. E come potete vedere è una AU … che dire, spero vi incuriosisca. Cercherò di aggiornare una volta a settimana, o almeno ogni due.
Commenti sempre graditi ^^
 











 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Sasuke Uchiha aveva quattordici anni, e viveva con la madre ed il fratello a Kyoto.
 Era figlio dell’Ex capo della questura Fugaku Uchiha e fratello minore del famoso Itachi Uchiha, il genio della zona, conosciuto da tutti per le sue abilità impressionanti sia negli studi sia nelle attività fisiche, campione indiscusso di karate e sogno sentimentale di qualsiasi ragazza.
Sasuke aveva un’eredità pesante da portare, e spesso si rammaricava di essere sempre un passo dietro ad Itachi, senza mai riuscire ad eguagliarlo in nessun campo. Avrebbe dovuto odiarlo e invidiarlo, disprezzarlo, e invece il loro rapporto era stretto e saldo, forse anche troppo per due fratelli. Erano sempre stati legatissimi fin da bambini, forse anche a causa della morte del padre quando erano ancora molto piccoli, ma Sasuke si era accorto del lieve mutamento che c’era stato nel loro modo di rapportasi negli ultimi tempi. Per quanto cercasse di convincersi che il sentimento che provava per Itachi era un semplice amore fraterno molto profondo, ogni volta che gli era vicino non poteva ignorare quel nodo di emozioni che gli si stringeva all’altezza del petto.
 Si affrettò a scacciare quei pensieri dalla mente scuotendo forte la testa: non tanto turbato da un possibile amore per il fratello, ma confuso da quei sentimenti così forti che stava iniziando a provare nei suoi confronti. Non si era mai innamorato di nessuna ragazza, e quindi non poteva paragonare quello che provava per lui ad altre esperienze simili.
Continuò a camminare cupo lungo la strada per tornare a casa da scuola, guardandosi in giro con occhiate sospette.  Da qualche tempo un’ex compagno di classe di Itachi dell’ultimo anno – che avrebbe dovuto essere all’università – lo stava tormentando. Non ne aveva parlato al fratello per non farlo preoccupare, ma ora che si ritrovava a dover percorrere quella strada da solo – molto spesso lui e Itachi tornavano a casa insieme, dato che frequentavano rispettivamente medie ed università nello stesso istituto – iniziò a pentirsene amaramente.
Bunzo Kimura, così si chiamava il ragazzo che lo infastidiva, non si sarebbe fatto sfuggire un’occasione del genere. E Sasuke sapeva che non si sarebbe limitato a qualche minaccia, per questo iniziò a camminare più velocemente, finendo quasi per correre, imboccando una stradina isolata che usava spesso come scorciatoia.
Per la verità non aveva mai capito come mai quel ragazzo se la fosse presa proprio con lui: forse per qualche questione in sospeso con Itachi. Continuò a correre per quel sentiero isolato, immerso nei suoi pensieri, fin quando andò a sbattere contro qualcosa, o meglio, qualcuno.
 “Mi scusi, ero di fretta …”
Si sentì gelare il sangue quando, alzando lo sguardo, riconobbe l’ex compagno di classe di Itachi, accompagnato da un gruppo di persone dall’aspetto poco rassicurante.
Kimura era alto ed imponente, con una chioma orribile di capelli rosso fuoco tinti, spettinati e sciupati, lunghi fino alle spalle. Sasuke non sopportava il suo modo di fare da spaccone arrogante. Nonostante l’apparenza era di famiglia ricca, e per quel suo modo di fare sprezzante risultava ancora più odioso.
L’Uchiha lo guardò negli occhi con disprezzo, ritraendosi istintivamente quando lui avanzò di un passo.
“Ma chi si vede …” Mormorò quello, afferrandolo per il colletto della divisa scolastica.
“Il nostro amichetto SasukeUchiha, il piccolo e adorato fratellino di Itachi.”
Gli altri scoppiarono in una fragorosa risata, riunendosi in cerchio attorno a Sasuke.
“Lasciatemi andare, stronzi!” Urlò lui, dimenandosi per cercare di liberarsi e non badando al fatto che rivolgersi a loro con appellativi del genere non era molto raccomandabile. Un pugno ben assestato di Kimura sulla guancia bastò per farlo ruzzolare a terra in malo modo. Dopotutto quel tipo era alto almeno il doppio di Sasuke e grosso il triplo.
Lui si rialzò in fretta, barcollante, massaggiandosi la guancia colpita.
“Vigliacchi!”
Fece per sgusciare via e scappare, ma un ragazzo biondo alto e muscoloso come il capobanda lo fece cadere a terra con uno sgambetto, afferrandolo poi per i capelli.
“Non sai nemmeno stare in piedi, moccioso?”
Di nuovo il resto del gruppo scoppiò in una fragorosa risata, e Sasuke dovette trattenere delle lacrime per l’umiliazione subita e per il dolore; ma si affrettò a ricacciarle indietro per il desiderio di apparire forte anche in una situazione come quella, anche se alla fine era solo un ragazzino.
“Lasciami andare bastardo, mi fai male!”
Lui lo strattonò con forza, e Kimura lo afferrò subito dopo per un polso con una presa ferrea. Sasuke non ebbe nemmeno il tempo di reagire prima di essere colpito nuovamente da un forte pugno allo stomaco che rischiò quasi di farlo vomitare, e a quel primo colpo ne seguirono tanti altri sempre più violenti che gli tolsero il fiato, facendolo finire a terra dolorante.
“Mi hanno rotto qualcosa.” Pensò, prima di rimettersi in piedi barcollando. Ancora fece di tutto per non dare nessun segno di debolezza, e quando il capo della banda lo sollevò di nuovo per il colletto, lo guardò negli occhi con grinta, non badando alle risate di scherno che sentiva tutt’intorno.
“Cosa vi ho fatto, brutti idioti?”Chiese, prima di ricevere una gomitata sulle costole che gli fece scendere delle lacrime di dolore.
“Quel bastardo di tuo fratello … era il migliore della classe: adorato da tutti, bravo in tutto, perfetto! Aveva sempre quell’aria da genio sicuro di sé, nonostante appartenesse ad una famiglia di casta media, e tutti lo stimavano … mi dava e mi da il voltastomaco!”
“E io cosa c’ent-“
Sasuke non ebbe il tempo di protestare; perché l’ennesimo pugno del ragazzo dai capelli rossi gli fece mancare il fiato.
“ Itachi è insopportabile … per questo voglio vendicarmi su di te che sei il suo caro, debole ed indifeso fratellino, quello di cui tutti parlano anche se sei ancora alle medie … di sicuro gli dispiacerà tanto vederti ridotto in questo stato!”
“Quindi sei un vigliacco che non ha il coraggio di affrontarlo faccia a faccia?”Lo provocò Sasuke.”Sai che mio fratello è una delle migliori cinture nere di tutta la zona, per questo non hai il coraggio di-“
A quelle parole seguì una serie di pugni violenti, ai quali Sasuke non riuscì ad opporsi. Quando quei colpi furono cessati, lui si aggrappò forte a un palo per reggersi in piedi, e solo dopo diverso tempo riuscì a riprendere un minimo di coscienza di se stesso, giusto per notare che Kimura se ne era andato con il resto della banda.
 Un forte capogiro lo costrinse a sedersi a terra, insieme a dei dolori lancinanti la dove era stato colpito.
Cercò di forzare se stesso a rialzarsi per tornare a casa, maledicendo l’idea di aver preso quella scorciatoia dove non passava mai nessuno.
Camminò verso casa lentamente, sempre sul punto di perdere i sensi, trattenendo le lacrime solo per il desiderio di apparire forte anche a se stesso.
In quel momento avrebbe voluto solo stringersi nell’abbraccio rassicurante di suo fratello e raccontargli tutto quanto.
 
 
 
 
 
 
 
 
Itachi alzò la testa dal libro per controllare l’ora: erano già passate le cinque del pomeriggio; quindi Sasuke era in ritardo di circa un’ora. Si ripeté per l’ennesima volta che suo fratello doveva essersi fermato fuori da scuola a chiacchierare con qualcuno dei suoi amici – magari era andato a fare un giro con Naruto – e che doveva avere il cellulare scarico.
Si rimise a leggere il libro con tutta l’intenzione di studiare, perché fra una settimana avrebbe avuto un esame di medicina, ma uno scatto d’ansia lo costrinse ad alzarsi di colpo.
Sasuke aveva sempre la propensione di cacciarsi in guai troppo grossi, e Itachi non si sentiva per niente tranquillo. Fin da quando erano solo dei bambini l’aveva sempre protetto e difeso da tutto, si era sempre occupato di lui, in particolare da quando era venuto a mancare loro padre a causa di un disastroso incidente in auto e Mikoto non aveva avuto più tanto tempo per occuparsi dei figli.
Per questo ormai aveva preso l’abitudine di tirarlo fuori da ogni pasticcio e proteggerlo da qualsiasi cosa; anche se sapeva che in quel modo Sasuke non sarebbe mai diventato davvero indipendente.
Oltretutto, da un po’ di tempo si era accorto di essere diventato fin troppo possessivo nei suoi confronti, in un modo che quasi lo spaventava, e quando si rendeva conto di provare quei sentimenti così morbosi si affrettava a scacciarli, tentando in tutti i modi di ignorarli.
Si decise ad uscire di casa per cercare Sasuke, preso dall’ansia, e si bloccò di colpo quando lo trovò proprio davanti alla porta. Aveva il viso pieno di lividi violacei, le labbra sanguinanti, i vestiti strappati in più punti, ed era pieno di graffi sulle braccia e sulle ginocchia.
“Otouto …cosa ti è successo?”Chiese, preoccupato oltre ogni misura. Afferrò Sasuke giusto in tempo per non farlo cadere, stringendolo fra le sue braccia, e quando capì che lui aveva perso i sensi lo sollevò con delicatezza, portandolo in casa e salendo le scale per andare in camera sua e farlo sdraiare sul letto.
Gli si sedette accanto, sfiorandogli delicatamente le guance nell’attesa che riprendesse i sensi.
“Sasuke …”
Lui sbatté le palpebre diverse volte, chiamandolo con voce flebile.
“Niisan?”
Itachi gli appoggiò una mano sulla fronte con delicatezza.
“Si, sono qui.”
Restarono in silenzio per diverso tempo, con il maggiore che continuava ad accarezzare con delicatezza la testa del più piccolo, e quando Sasuke si fu ripreso del tutto Itachi si alzò per andare a prendere l’occorrente per medicarlo.
“Torno subito.”
Al suo ritorno trovò il fratello appoggiato con la schiena alla parete dietro di sé, mentre fissava un punto imprecisato con sguardo perso.
Gli si avvicinò di nuovo, sedendosi accanto a lui a gambe incrociate e pulendogli con estrema accuratezza e precisione– probabilmente dovuta ai suoi studi in campo medico – il viso dal sangue e dalla polvere con un fazzoletto umido.
“Raccontami cos’è successo …”
Gli disse con tono gentile, mentre gli appiccicava un cerotto sulla guancia.
Sasuke si limitò a scuotere il capo, senza guardarlo negli occhi, chiuso nel suo silenzio.
Itachi non si era aspettato una reazione diversa da lui, per questo continuò a medicarlo, senza badare a quel suo modo di fare così introverso.
Aspettò pazientemente che suo fratello parlasse, occupandosi del suo ginocchio sinistro graffiato. Lo baciò in quel punto istintivamente, ritraendosi in modo un po’ brusco quando si rese conto dell’ambiguità di quel gesto.
“Disinfetto.”
Lo avvertì, prima di appoggiare il cotone sulla ferita.
Sasuke si decise a parlargli solo una volta che Itachi ebbe finito di medicarlo, raggomitolandosi su se stesso con la fronte appoggiata alle ginocchia per non farsi vedere in viso.
“È stato un certo Kimura …” Borbottò, a voce bassa.
Itachi lo strinse contro il suo petto, passandogli una mano fra i capelli.
“Bunzo Kimura?” Gli chiese, sospettoso. Quel ragazzo era stato un suo compagno di classe l’anno precedente, e Itachi si ricordava ancora bene del suo modo di fare odioso: prepotente, vigliacco ed arrogante.
“Si …”
A quella conferma Itachi si sentì invadere da una rabbia che aveva provato raramente. Di solito era un tipo pacifico, per nulla vendicativo, e non aveva mai odiato davvero nemmeno i suoi nemici; però le cose cambiavano quando entrava in gioco Sasuke. Nessuno poteva permettersi di fargli del male e minacciarlo.
 “Era solo lui?”
“No … “Rispose Sasuke, timidamente. “C’erano anche altri ragazzi …”
“Da quanto ti davano fastidio?”
Nel dire quelle parole Itachi lo baciò delicatamente sulla fronte, protettivo, per poi lasciarsi sfuggire un sospiro di esasperazione alla sua successiva risposta.
“Da un paio di mesi …”
“Otouto, perché non me ne hai mai parlato?” Chiese, più nervoso di quanto avrebbe voluto essere.”Possibile che vengo sempre a sapere le cose dopo che sono successe?”
“Scusa …”Rispose lui, nascondendosi nell’incavo del suo collo.”Non volevo che tu pensassi che non mi so difendere da solo.”
Itachi pur con tutta la buona volontà non riuscì ad arrabbiarsi con Sasuke, e alla fine mise da parte la questione, come solito. Quel vizio di suo fratello di voler essere adulto e forte a tutti i costi era davvero esasperante, ed era quasi paradossale il fatto che invece lo facesse sembrare ancora più infantile.
“Kimura ha cinque anni in più di te, è alto e grosso il doppio, mi spieghi come avresti fatto a difenderti da solo? Avrebbe potuto farti ancora più male, otouto.”
“Tu non avresti problemi a vincere contro quel tizio!” Protestò lui.”Nemmeno se avessi la mia età!”
“Otouto, per favore … smettila di fare lo sciocco.”
Sasuke fece per aggiungere qualcosa, ma la loro conversazione fu interrotta da qualcuno che bussava alla porta.
“Vado ad aprire, otouto, sarà la mamma che torna dal lavoro.”
Itachi scese le scale velocemente, lasciandosi sfuggire un sorriso quando Mikoto entrò trafelata in casa, portandosi dietro le borse della spesa e la sua solita allegria contagiosa.
“Ciao mamma.”
“Oh, ciao Itachi.”
Lei lo salutò con un sorriso luminoso, avviandosi in cucina.
“Vuoi che ti aiuti con la spesa?” Le chiese il figlio, pazientemente.
“Non ti preoccupare, faccio io, tu avrai già molto da studiare, vai pure.” Poi si bloccò un attimo a riflettere, guardando l’orologio appeso in cucina.
“Dov’è Sasuke? Non dovrebbe essere a casa?”
Itachi pensò per un attimo a come evitare che lei venisse a sapere quello che era successo, ma poi gli venne in mente che sarebbe stato impossibile mascherare i lividi violacei che si era procurato Sasuke. Allora si limitò solo a non risponderle, e Mikoto capì all’istante che era successo qualcosa.
“Itachi, cosa…”
“Ti ricordi quel Kimura, mio compagno di classe dell’anno scorso?” Le domandò lui.
“Si … “Rispose Mikoto un po’ inquieta. “Perché?”
“Mi ha sempre odiato per non so quale motivo. E se l’è presa con Sasuke. Ho scoperto giusto poco fa che lo minacciava da due mesi, ma era troppo tardi …”
Mikoto non gli diede tempo di continuare a parlare, precipitandosi su per le scale, in camera di Sasuke. Forse anche a causa della morte di Fugaku quando Sasuke e Itachi avevano rispettivamente tre e otto anni, era diventata molto protettiva come madre, ma in quel caso credeva di essere legittimamente angosciata.
Sasuke s’irrigidì vedendola entrare, ma nonostante il suo stato d’animo poco positivo, accolse bene il suo arrivo.
“Ciao mamma …”
La salutò, un po’ mogio, nascondendo il viso per non farle vedere i diversi lividi che si era procurato.
Lei si preoccupò ancora di più a vederlo in quello stato, e si sedette sul letto, accanto al figlio.
“Ho saputo qualcosa da Itachi …”
Sasuke la interruppe prima che potesse continuare.
“Non ti preoccupare mamma, sto bene … davvero.”
Lanciò un’occhiataccia a Itachi quando lo vide entrare, innervosito dal fatto che lui avesse già raccontato tutto a Mikoto.
“Questo atto di bullismo è una cosa davvero grave.”Continuò la donna.”Devo assolutamente parlare con il preside della scuola.”
“Non voglio!”Protestò Sasuke, di scatto.”Poi mi prenderanno per un rammollito che racconta tutto alla mammina!”
“Non dire queste cose …” Lo rimproverò Mikoto.”Personalmente, trovo che questo sia un atto da delinquenti; ragazzi di diciannove anni che fanno del male a un ragazzino delle medie.”
A quel punto intervenne Itachi.
“Mamma, penserò io a questa questione … se tu parlassi col preside della scuola sarebbe ancora peggio. Quei bulli se la prenderebbero ancora di più con Sasuke e con me, e a quel punto l’unica soluzione per sistemare le cose sarebbe rivolgersi all’avvocato per cui lavori, passando alle vie legali.”
Cercò di convincersi che aveva detto quelle cose guidato da giusta logica, più che da un istintivo senso di vendetta. Non era mai arrivato ad arrabbiarsi sul serio, e preferiva evitare le risse, ma questa volta non aveva dubbi: voleva essere lui in persona a dare una lezione a quel Kimura.
Era una cosa sbagliata e assolutamente non in sintonia con il su carattere, ma non poteva tollerare che Sasuke fosse stato coinvolto in una cosa del genere.
Mikoto sbuffò esasperata.
Cos’era meglio fare?
 
   
 
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