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Autore: MadLucy    26/06/2012    2 recensioni
Questa fanfiction è un esperimento, o almeno potremmo definirlo così. Guardate gli avvertimenti. Sapete che significa Gender Bender? Significa che i personaggi che in un manga/anime sono femmine diventano maschi, i maschi diventano femmine. Ed è esattamente quello che ho provato a fare. Riscrivere ogni episodio di Death Note... invertendo i sessi dei personaggi.
Quindi potrete trovare una Light fredda e brillante, determinata a divenire la padrona di un nuovo mondo, una L bizzarra e misteriosa che non ingrassa mai e... beh, se continuo così, cosa leggete a fare?
La storia non verrà modificata per quanto riguarda gli avvenimenti principali, ma di certo la trama verrà intrecciata diversamente. Questo, in definitiva, è un Death Note al femminile.
Buona lettura. ^-^
Genere: Mistero, Sovrannaturale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: L, Light/Raito, Mello, Near, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Gender Bender
Capitoli:
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Episode 3

111. SCAMBIO.



-Passiamo ora alle vittime.- La sovraintendente Yagami spostò lo sguardo da Mogi, che aveva appena finito d'esporre la sua relazione a proposito delle telefonate ricevute, ad un altro agente.
-Sì.- L'uomo si alzò, mentre iniziava a leggere i suoi documenti. -Abbiamo verificato che tutti i decessi per arresto cardiaco, chiaramente imputabili a Kira, riguardano individui sui quali è possibile ottenere tutte le informazioni in Giappone. Inoltre, ho qui le stime degli orari dei decessi espressamente richiestaci da L. Il 68% è avvenuto tra le sedici e le due di notte, ora giapponese, con una più alta concentrazione fra le venti e la mezzanotte. I decessi avvenuti il Sabato, la Domenica e i giorni festivi vanno dalle undici del mattino fino a tarda sera.-
-E' un'informazione davvero interessante. Stando agli orari dei decessi, ritengo possibile che l'assassino sia uno studente.- Dal solito portatile bianco sulla scrivania, ormai familiare al quartier generale, proveniva l'ancora più familiare voce di L. Ma la sentenza che aveva dichiarato quella volta (con tale leggerezza, per di più) fu accolta da un brusìo concitato e bisbigli sconcertati. -Ma c'è dell'altro. Poichè uccide soltanto criminali, deduco che l'assassino agisca seguendo un proprio codice morale. E' possibile che voglia imporsi come un nuovo giustiziere. Non ho dubbi che si tratti di una persona dalla mentalità infantile.- Come al solito, dal suo tono contraffatto era impossibile comprendere ciò che provava. -Ma le mie sono soltanto ipotesi, quindi non fissatevi troppo sull'idea che l'assassino sia davvero uno studente. Valutare diverse possibilità ci dovrebbe aiutare ad avvicinarci alla cattura di Kira. Prego, continuate pure con la vostra relazione.- 
-Uhm? Sì, certo.- La sovraintendente Yagami si aggiustò gli occhiali sul naso, poi sollevò la testa rivolgendosi ad ogni agente nella stanza. -A qualcuno è venuto in mente dell'altro?-
-Ah... sì.- La ragazza mora che aveva accompagnato Yagami alla riunione dell'Interpol si era alzata in piedi, goffamente, facendo così dondolare la treccia come il batacchio di una campana.
La donna la fissò, con i suoi occhi scuri e penetranti. -Dì pure, Matsuda.-
-Beh... con questo non intendo assolutamente appoggiare Kira, ma... ecco...- Abbassò lo sguardo, incerta, incespicando su ogni parola. -Negli ultimi giorni ho notato che... a livello mondiale, in particolare...- Rialzò lo sguardo colmo d'apprensione. -...in Giappone, il numero dei crimini è decisamente diminuito.-
Nessuno reagì, quasi non fosse stata proferita parola. La sovraintendente tagliò corto.
-Beh... c'era da aspettarselo, visto come stanno le cose. C'è dell'altro?- Le rispose un silenzio di dissenso. -E' tutto, questo era il rapporto di oggi, L.- concluse quindi.
-Grazie della collaborazione, questo è un altro passo verso la cattura del colpevole.- Yagami non poteva esserne sicura, eppure le parve che la voce di L fosse appena apatica. -Ora avrei un'altra richiesta da farvi, se non vi dispiace. Mi rivolgo alle squadre che si occupano delle indagini sulle vittime tramite notiziari. Vorrei che controllaste di nuovo le notizie che sono state pubblicate o trasmesse in Giappone, prima che le vittime venissero uccise da Kira. Vorrei sapere se sono state rese pubbliche fotografie o filmati del volto dei criminali. Buon lavoro.-
Dopo avere snocciolato tutte le istruzioni necessarie, la ragazza chiuse la comunicazione con un gesto pigro del piede. Premette un bottone accanto al computer, che emise un bip pallido nel buio della stanza. Aveva imparato ad apprezzarlo, negli anni: ci si diverte di più, quando le cose non appaiono evidenti. L'ignoto attrae, così come il desiderio di spogliarlo. Il suo sguardo vagò senza una precisa destinazione, così come la sua mente.
Uno, due, tre...
Kira, Kira, dove sei? Una croce invisibile su una mappa.
Kira, Kira, dove ti nascondi? Ti sto venendo a prendere.
...otto, nove, dieci. Arrivo, salvati se ci riesci.


Yagami soffocò l'ennesimo sbadiglio, fermandosi in mezzo al corridoio deserto. Non ne poteva più del rumore ossessivo ed ininterrotto dei tasti del computer, o di quelle dannate luci a neon che pulsavano sul soffitto, ma soprattutto delle torri di documenti senza tetto, in cui erano ritratti i volti di troppi morti. La stanchezza di tutte quelle ore, che l'aveva soltanto sfiorata mentre era all'opera, si riversò sul suo corpo dolorante -e che diamine, perchè aveva messo le scarpe strette con il mezzo tacco?! Erano così soffocanti... Poggiò la fronte accaldata contro il vetro tiepido dell'ufficio, fatto di una strana plastica scadente e non identificata. Cena, doccia, letto. Un matra che l'avrebbe spinta a resistere fino a casa, prima di crollare. Cena, doccia, letto. Aveva avvertito suo marito di occuparsene lui quella sera, e non era nemmeno la prima volta negli ultimi tempi. Cena, doccia...
-Capo?- Per un attimo si spaventò, ma riconobbe la voce all'istante. Voltò la testa in direzione dell'interlocutrice, rigidamente. Era Matsuda, benedetta ragazza, con due bicchieri di plastica in mano e un paio d'occhioni innocenti e quasi imploranti, da cerbiatta ingenua. La treccia ricadeva contro una spalla, legata da un fiocco bianco.
-Uhm?- riuscì a mugugnare, non senza sforzo.
-Le ho portato un caffè. Mi sembra un po' stanca.- disse la ragazza, timidamente, porgendole la bevanda. Era denso e di qualità non proprio eccellente, ma ne bastò la vista per risollevare la sovraintendente.
-Ahh, è quello che ci vuole. Ho passato tutta la notte a lavorare.- borbottò, accettando il bicchiere. Dopo averne bevuto un sorso, schioccò le labbra deliziata. Un fiotto di energia nelle vene, in pratica.
-Per quanto riguarda il mio intervento di prima, mi dispiace.- Matsuda aveva annegato lo sguardo nel caffè, come potesse leggerci dentro una risposta ad ogni suo dubbio. -Ripensandoci, forse ho sbagliato a dirlo.-
-Che ti viene in mente, Matsuda?- ribattè Yagami. -Se ritieni che una cosa sia vera, bisogna essere liberi di dirla... a maggior ragione se gli altri fanno finta di non vederla.- aggiunse amara, mentre la ragazza sgranava gli occhi stupita. -Beh, certo, se avessi detto che dovremmo premiare Kira per aver contribuito a diminuire il tasso di criminalità, allora sì che ci sarebbe stato da preoccuparsi.-
-Ma... premiare chi?! Quell'assassino?!- s'indignò Matsuda, con un movimento troppo ampio della mano, schizzando così il caffè sulla giacca azzurro polvere.
-Ahahah. Stavo scherzando.- rise roca Yagami, stanca ma rinfrancata, per poi estrarre una salvietta profumata dalla borsa e offrirla all'altra, paonazza.
-Già...ahaha...-



Era ormai ora di cena in casa Yagami. Le luci si erano offuscate con lenta pacatezza dietro i vetri delle finestre, scivolavano dietro le facciate scure delle montagne e lasciavano che un sipario di velluto nero avvolgesse il paesaggio circostante. Le stelle iniziavano a prendere vita fra le tenebre, una dopo l'altra, destate dal pigro giungere della notte.
Sanzo giocherellò distratto con la penna a sfera, esaminando la brutta copia del tema che Light aveva scribacchiato fra una spiegazione e l'altra. La lampada sulla scrivania delineava perfettamente i lineamenti del volto: l'espressione accigliata, la fronte corrugata, la ciocca di capelli che si ostinava a carezzare la sua fronte nonostante continuasse a scostarla spazientito.
-Umphf. Che secchiona che sei, come fai a trovare così tante cose da scrivere?! Mmh.- brontolò.
Light replicò con un'occhiata torva. Gli stessi bagliori donavano una nuova morbidezza al castano dei suoi occhi. -Non è questione di essere "secchioni" o meno. Solo di avere metodo e capacità d'esposizione. Sei riuscito a memorizzare almeno qualche sistema, insomma?!- Il fratello la guardò assente, senza vederla. Sicuramente stava pensando a tutt'altro. Quello era il suo più grave problema: non era stupido, ma faticava a concentrarsi e prendere sul serio le faccende scolastiche. La sorella non poteva ammettere un atteggiamento del genere.
-Eh? Beh.. più o meno.- bofonchiò, esitante. Light ebbe la sconfortante impressione di avere perso soltanto tempo, con lui.
Prima che potesse rimproverarlo, però, udirono un suono flebile provenire dal piano inferiore. Il campanello.
-Oh? Questa dev'essere mamma.- realizzò Sanzo, senza sbilanciarsi. -Bentornata.- Sentirono infatti esclamare la voce di loro padre, dalla cucina.
-Ha fatto presto, oggi.- Il fratellino trovò l'occasione troppo ghiotta per non approfittarsene, quindi scivolò fuori dalla camera più in fretta che poteva.
-Però almeno l'ultimo paragrafo scrivitelo tu!- protestò Light, seguendo con lo sguardo la sua figura svanire nel buio del corridoio.
-Dopo cena, okay?- fu la vaga risposta. Lei scosse la testa, esasperata ma non stupita. -Non cambi mai.- mormorò fra sè.
-Devi sentirti piuttosto tranquilla, se dai una mano a tuo fratello.- Anche se a volte tendeva a dimenticarsi della sua presenza, quando rimaneva zitto, Ryuk era sempre lì vicino a lei. La sua voce irruppe all'improvviso nel silenzio. La ragazza ci mise qualche istante, prima di rispondere.
-Certamente, perchè so di avere un buon margine di vantaggio, anche se ora è entrata in azione la polizia.- affermò tranquilla. Lo Shinigami pareva perplesso, ma lei non ci fece caso e uscì dalla stanza. Scese le scale, come aveva fatto Sanzo un attimo prima.
-Ben tornata a casa, mamma.- Rimase a fissarla. Era nell'ingresso, sua madre, e si stava slacciando i tacchi con uno sbuffo esasperato. I capelli scuri erano sfuggiti all'acconciatura e la borsa giaceva sui primi gradini davanti alla porta, sopravvissuta probabilmente ad un lancio stizzito.
-Ah, ciao, tesoro.- Sollevò appena il capo e le sorrise con dolcezza, e sua figlia fece lo stesso di rimando. -Cosa ha preparato papà?-
-Non lo so.- Light si voltò verso la cucina, incerta. -Ma sento un odore strano...-
-Guarda un po'. Nemmeno una cena decente, potrò mai concedermi.- si lamentò la sovraintendente.
Light lanciò un'occhiata distratta al suo riflesso nello specchio, appeso alla parete. Lisci capelli castani, di media lunghezza, a incorniciare un viso dalla pelle chiara e luminosa, dai lineamenti delicati e piacevoli; labbra sottili e occhi scuri, socchiusi in un taglio costantemente annoiato. Questa era lei prima. In quel momento, le parve di scorgere una nuova vivacità -un'euforia spaventosa? Esaltata?- nei suoi tratti.
Il volto di una bugiarda, sogghignò una voce dentro di lei. Si scostò brusca. Solo i suoi occhi colpevoli potevano immaginare assurdità del genere.
Dopo pochi minuti, tutti si sedettero ai loro posti per la cena. La cena prevedeva pesce fritto -bruciato, precisava Sanzo storcendo il naso- e nessuno azzardava commenti, data l'espressione soddisfatta di loro padre (-Sono stato bravo, eh? In cucina, modestamente, me la cavo abbastanza!-).
La madre sollevò lo sguardo dal piatto. -Dimmi, come procedono gli studi?- domandò con interesse.
Light scrollò le spalle. -Beh, non c'è molto da dire.-
-Non so neanche perchè chiedi.- intervenne Sanzo acido. -E'... "la migliore studentessa del Giappone".- precisò con una voce in falsetto.
-Nonchè la mia mitica figlia!- Suo padre le scoccò un sorriso raggiante ed orgoglioso. -Su, ragazzo mio, non serve essere invidiosi.-
Sanzo bofonchiò qualcosa di indistinto, ficcandosi la forchetta in bocca e tappandosi il naso.
Per un po', nessuno aggiunse altro. S'udiva solo il cozzare delle stoviglie contro i piatti e le mandibole masticare i bocconi.
Light osservò la donna, da sopra il bicchiere. -Mamma, mi sembri stanca.-
-Non sei la prima persona a dirmelo.- replicò sarcastica la donna, sospirando. -Non posso dirvi molto altro, ma sto lavorando per un caso piuttosto difficile.-
Nessuno chiese nulla, istruiti dall'esperienza. La sovraintendente Yagami non si lasciava dissuadere su argomenti riguardanti il suo lavoro.
-Come va con il libro?- chiese ancora lei al marito.
-Sono a buon punto, tesoro, davvero a buon punto...-
Light sorrise amaramente dietro il tovagliolo, mentre lo passava sulle labbra: chissà come avrebbe reagito, sua madre, nello scoprire che il criminale che le creava tante grane era proprio lì, alla sua tavola. Criminale? No, non era una criminale. Lei era un'eroina, una salvatrice, lei era il bene e il coraggio di cui tutti avevano bisogno.
Eppure l'essere braccata dalla polizia la faceva sentire orribilmente tale. Orribilmente cattiva. Orribilmente dalla parte sbagliata. Non poteva fare a meno d'avvertire una fitta, un infimo senso di colpa, nel vedere il volto estenuato di sua madre. Una volta avrebbe preferito mangiare carboni ardenti piuttosto che trovarsi contro di lei, addirittura essere sua nemica.
Ma adesso era tutto diverso, tutto cambiato. Niente era più come prima.
E il mondo intero avrebbe dovuto abituarcisi.


Light chiuse la porta dietro di sè, lieta di potersi rilassare. Si rese conto di essere rimasta, in cucina, rigida e artificialmente calma; si concesse un respiro profondo, per poi prendere posto alla scrivania. Era ora di mettersi al lavoro. Ryuk era accanto a lei.
-Ecco perchè credi di essere in vantaggio. Tua madre è nella polizia, vero Light?- Aveva osservato con attenzione la famiglia Yagami cenare, e aveva capito.
-Esatto.- rispose Light asciutta. -Dal computer dovrei riuscire ad accedere a quello di mia madre senza lasciare traccia, per poter tenere la situazione sotto controllo.- Tentò di soffocare il senso di colpa, ma era pressochè impossibile. Le sue mani si muovevano esperte sulla tastiera, ma nella sua mente una vocina esitante la supplicava di non spingersi a tanto.
Stai sbagliando. Sbagliando, sbagliando, sbagliando. Non fare del male a mamma!
Non le sto facendo del male, si rispose freddamente. Sto solo sottraendo qualche informazione che mi serve. Tutto qui.
-Ci siamo.- Comparve una casellina rettangolare, digitò una password.
Sullo schermo comparve una pagina piena di cartelle, piccole e gialle e invitanti. Contenevano la sua arma segreta. Con un sorriso trionfante, iniziò a setacciare i documenti.
-E così, la polizia sospetta già che il responsabile delle misteriose morti possa essere uno studente.- Dopo avere letto, si scostò un attimo dallo schermo. Rimase spiazzata da ciò: come aveva potuto non fare caso agli orari in cui agiva, in cui i criminali morivano?! Un errore ingenuo, da dilettanti.
-Ahahah! E' un bel guaio, eh, Light?- la schernì la voce petulante di Ryuk.
Lo fulminò con una breve occhiata severa, poi si mise a riflettere. C'erano ancora delle carte che il Death Note metteva a sua disposizione, ma che non aveva giocato fino a quel momento...
-Se entro quaranta secondi dopo aver scritto il nome vengono indicate anche le cause della morte, questa avverrà nella maniera stabilita. Ma se non vengono specificate, le vittime moriranno per arresto cardiaco. Dopo aver indicato le cause, si hanno 6 minuti e 40 secondi per indicare eventuali dettagli.- recitò pensosa.
-Esatto. E con questo?- chiese Ryuk incuriosito. Ormai la sua presenza era quasi confortante, essendo in fondo l'unico a sapere la verità su di lei e a cui poteva raccontare ogni piano, ogni idea, ogni ipotesi. Una specie di amico -una specie. Doveva lo stesso mantenere un certo contegno nei suoi confronti, e nascondere crepe e debolezze dietro muri di determinazione. Recitare, arte in cui stava diventando brava in maniera inquietante, era divenuta una necessità insopprimibile nella sua vita. Il solo modo per sopravvivere.
-In pratica, se scrivo arresto cardiaco posso anche... indicare le eventuali condizioni del decesso, oppure l'orario esatto di quando avverrà.- Ecco che l'ennesimo colpo di genio prese forma nella sua mente, in cui numeri e cadaveri scivolavano frenetici davanti ai suoi occhi. Sorrise furba.
-Sta a vedere, Ryuk: forse questo ti divertirà ancora di più.-

Era in corso una discussione piuttosto accesa: inutile specificare che l'argomento erano le inaspettate morti avvenute in quei giorni.
-Che cosa?! Ieri... ieri ci sono state altre 23 vittime per arresto cardiaco?!- Quella era la voce, vibrante di furia e sconcerto, della sovraintendente.
-Sì.- confermò un altro.
-Anche l'altro ieri le vittime sono state 23... e tutte a distanza di un'ora l'una dall'altra.- notò Yagami con apprensione.
-Inoltre c'è da aggiungere che sono avvenute per due giorni feriali di fila.- precisò un agente.
-Esatto, e questo metterebbe in dubbio la pista dello studente.-
-Ma chiunque potrebbe non andare a lezione per un paio di giorni...-
-Siete fuori strada.- annunciò la voce contraffatta di L. Il brusìo cessò. Si sentiva in dovere di interrompere quei deliri spaventati e mettere ordine.
-E' vero che l'ipotesi dello studente si fa meno probabile, ma... non è questo che Kira voleva comunicarci.- spiegò. -Perchè uccidere a distanza di un'ora e limitare le vittime a dei criminali già dietro le sbarre, così da farci venire immediatamente a conoscenza delle morti? Ciò che Kira ci sta dicendo... è che può decidere l'ora del decesso a suo piacimento.- Cadde un silenzio angosciato e instabile, grondante d'inquietudine.
La ragazza, avvolta nelle tenebre della sua stanza, era sdraiata sul pavimento di legno. Ne registrava senza interesse la durezza e l'odore irritante degli acari di polvere. Le cose non stavano andando proprio come voleva lei, ma andava bene anche così.
E' molto strano. Esprimo il sospetto che Kira sia uno studente e subito dopo si verificano omicidi che mettono in discussione la mia teoria... Fissò il soffitto, senza riuscire a vederlo propriamente. Ma per lei era un'abitudine, cercare qualcosa che si celava ai suoi occhi. Sarà un caso? No, il tempismo con cui sono avvenuti è perfetto. Che Kira sia venuto a conoscenza delle informazioni in mano alla polizia? Questa è chiaramente una sfida. Amava le sfide, L. Perchè le vinceva sempre, perchè schiacciava i perdenti con il peso delle loro aspettative infrante. Quante lacrime avrebbe pianto, Kira, al momento della sua sconfitta? 
Kira ha un modo per sottrarre informazioni alla polizia, non posso ignorare questo fatto. Kira che violava gli archivi, Kira che violava la sua mente. Ma quale sarà il suo vero obiettivo? Cosa sta cercando di ottenere?
Bene, giochiamo. Fai la tua mossa e mostrami di cosa sei capace. Voglio che tu mi stupisca.
Sorrise, nel buio, anche se non bisogna deridere la morte. Tanto nessuno avrebbe potuto vederla.


Fiamme vigorose brulicavano nel cielo, avvolgendo le nuvole e divorando ogni frammento d'azzurro. Un rosso malinconico, che sapeva di sonno e rassegnazione, invase la scena in un tramonto malinconico.
Luce cremisi e crudele danzava sulla chioma castana di Light. Procedeva a passo svelto, fiducioso, su quel marciapiede lastricato e tinto di rosso. Una giornata in cui tutto era andato esattamente come avrebbe dovuto andare, lo schema infallibile che aveva disegnato si era realizzato senza sbavature.
-Scommetto che ora L non saprà più dove sbattere la testa.- commentò compiaciuta. Quel bastardo doveva pagarla cara per quel terribile spavento, quel terribile errore. Non era riuscito a perdonarlo a sè stessa, tantomeno a lui. -Ho conservato una cinquantina di criminali proprio perchè mi tornassero utili in questo genere di occasioni.-
-Ohh!- Ryuk la ascoltava, con qualcosa di simile all'ammirazione.
-A questo punto L avrà iniziato a sospettare di coloro che hanno a che fare con la polizia.- constatò tranquilla. Si avviava verso casa senza fretta nè paura, l'unica a sentirsi davvero sicura in città. Lei, invisibile, nascosta nell'ombra. Nemmeno quel furbo di L avrebbe mai potuto fermarla, per ora: si sentiva onnipotente, su quella strada deserta ed infuocata.
-Io però non ti capisco. Elimini la pista dello studente, ma lasci intendere che hai conoscenze nella polizia: così peggiori la situazione.- obiettò Ryuk con onestà.
Light sorrise delicatamente. -L'ho fatto solo per fare uscire L allo scoperto e poterlo uccidere.- Effettivamente il suo era un piano rischioso, ma non aveva scelta. Questo maledetto L era più furbo del consentito, perciò andava eliminato.
Tante volte, durante le lunghe notti in cui era costretta a cercare di addormentarsi, si era domandata se era proprio il caso di uccidere un detective come lui, che sicuramente contribuiva a sterminare la criminalità. In poche parole facevano la stessa cosa, lei ed L, solo che quest'ultimo usava mezzi meno... impropri. Non piaceva, a Light, l'idea di prendersela con un innocente. Però costituiva davvero un pericolo serio. Non solo per lei stessa, ma anche per la creazione del nuovo mondo che tanto aveva agognato.
E poi, non l'aveva proprio preso in simpatia, quello.
-Che vuoi dire con questo?-
-Devi sapere che, fin dall'inizio, non c'è mai stata fiducia fra i poliziotti ed L. D'altra parte, come puoi fidarti di uno di cui non conosci nè il volto nè il nome? Ora L cercherà di trovare il filo che conduce la polizia a me. A questo punto, gli agenti non rimarranno con le mani in mano.- Il suo sguardo si affilò. -Indagheranno su di lui, così come L indagherà su di loro. Quindi, non sarò io a scovare L, sarà la polizia a trovarlo. E a questo punto, sarò io stessa ad eliminarlo.- Light scosse la testa, fissando l'ombra longilinea e sottile che scivolava lungo il muro alle sue spalle.
-Mi crede un'ingenua, vero? Pensa di avere già la vittoria in tasca. Ma si sta sbagliando, purtroppo per lui...- Rise piano, con malevola calma. -Brutto affare, L, non sai che mettersi contro di me significa rinnegare la giustizia? Tu, magari, avresti potuto capirmi. Ma se ciò non è avvenuto, vuol dire che sei proprio corrotto e sciocco quanto tutti gli altri. E come tale, non meriti un posto nel nuovo mondo. Perciò non ti resta che venire incontro alla tua morte.-
Sorrideva con la sicurezza di chi legge il futuro, Light. E Ryuk, con l'emozione di chi assiste ad una telenovelas particolarmente interessante, si chiedeva se sul serio le cose sarebbero andate così -perchè no, lei non leggeva il futuro, che poteva quindi riservarle ulteriori sorprese.
Non tutte le sarebbero piaciute.


-Light? Posso parlarti un attimo?- Lungo la strada, ormai, i lampioni si stavano accendendo uno ad uno. Tinte blu e violastre insediavano ogni frammento di realtà, impregnando l'asfalto consumato e le abitazioni sopite della pace stanca della sera. Ogni passo di Light suonava come un tonfo lieve e ovattato. Rumori solitari, umilmente pacati.
La voce di Ryuk spezzò quella strana quiete che incantava la ragazza, sfinita dopo l'ennesimo pomeriggio di studio intenso, gli occhi che bruciavano.
-Ti prego, parlarmi il meno possibile quando siamo fuori casa. Non farmelo ripetere ancora.- sbuffò a bassa voce. Se c'era un atteggiamento della massa, sempre più comune, che non sopportava era la maleducazione. Lei cercava sempre di risultare cortese con gli altri, si trattava solamente di essere persone civili. Ma doveva ammetterlo, Ryuk era dannatamente cocciuto.
-Come vuoi, allora parlerò soltanto io. Se non vuoi ascoltarmi, tappati pure le orecchie.- ribattè lui allegramente. Light si costrinse a non alzare gli occhi al cielo: certo, una ragazza che si tappa le orecchie in una strada dove non passa anima viva non dà certo nell'occhio, ovvio...
-Devi sapere che io non ho nulla contro di te, anzi mi sento fortunato che il quaderno sia stato raccolto da una persona come te, perché sai, io devo gironzolarti intorno fino alla tua morte, o alla fine del quaderno.- chiacchierò a vanvera. -Tuttavia io non sto né dalla tua parte, né tantomeno da quella di L.-
Ciò, in verità, la deludeva un po'. Però non poteva pretendere che un dio della morte, per quanto stesse insieme a lei, ci si affezionasse. Era roba da umani. 
-Questo lo sapevo già, Ryuk.- rispose infatti secca.
-Quindi continuerò a non fare commenti su ciò che stai combinando, che sia giusto o sbagliato: non mi intrometterò nelle tue decisioni. Comunque vorrei dirti una cosa, in quanto tuo coinquilino.- Aveva una strana aria d'importanza, una specie di solenne serietà. Di norma passava il tempo a scherzare o a stuzzicarla, o ad informarsi sulle sue intenzioni, ma ora aveva assunto un atteggiamento diverso dal solito.
-Ma che ti prende, Ryuk?! E’ la prima volta che ti sento parlare in questo modo. Non è da te.- si stupì Light, perplessa.
Ryuk tergiversava vago. -Ciò che voglio farti capire è che quanto sto per dirti non ha lo scopo di aiutare Kira, te lo dico solo perché si tratta di una cosa che dà fastidio a me.-
-Arriva al sodo.- lo incitò Light, che cominciava ad incuriosirsi.
-Eheheh.- Lo Shinigami prese tempo, lasciandosi sfuggire una risatina entusiasmata. Infine parlò, soppesando con lentezza le parole. -C’è un tipo che da un po’ di tempo ti sta pedinando.-
Light s'immobilizzò. Incapace di fare finta di nulla.
Pedinando?! Pedinando lei...?! E perchè?! Che avessero dei sospetti?!
Impossibile. Non ci sarebbe ricascata. Lei, Light Yagami, era insospettabile proprio come chiunque altro. Era la sua coscienza sporca che le ispirava simili timori.
Ma allora perchè?
Si voltò impercettibilmente, con disinvoltura, fingendo di aggiustarsi una ciocca castana dietro l'orecchio. Il suo sangue divenne ghiaccio nelle vene quando intravide, dietro la facciata di una casa, la figura di un uomo. Alta. Scura. Come nelle fiabe.
-La cosa mi dà i nervi.- continuava intanto Ryuk. -Ovviamente so che lui non può vedermi, ma col fatto che devo sempre rimanere alle tue spalle, io mi sento continuamente osservato.-
Il suo cuore martellava terrorizzato nella gola, sempre più insistente. La paura era una nemica tenace per lei, ma se voleva davvero erigere un nuovo mondo doveva imparare a dosarla con attenzione. Doveva averne abbastanza da rimanere prudente, ma mai troppa, per non commettere sciocchezze -come era già avvenuto.
Era necessario accettare questa informazione e mettere in moto il cervello. Fece un respiro prolungato e sonoro, poi riprese a camminare senza incertezze.
-E’ una bella seccatura. Te lo toglierò di mezzo il prima possibile.- promise Light inespressiva, sperando che le sue parole non tradissero un tremore. Ryuk parve soddisfatto e non aggiunse nulla.
Si affrettò ad entrare in casa, scossa da brividi d'inquietudine. In ogni momento le pareva di avvertire lo sguardo del suo pedinatore, tagliente e gelido, dietro la nuca.
Chi diavolo sarà? Salì le scale velocemente, quasi l'idea di essere braccata la spingesse a scappare; chiuse la porta di camera sua a chiave. Non significava nulla come gesto, di per sè, ma aveva il potere di farla sentire più protetta. Significa che L sospetta della polizia? Deve avere una bella lista, se sta indagando su tutti gli agenti. Se pure fossero una cinquantina, al momento non dovrebbero sospettare di me, con tutta quella gente da pedinare. Ai loro occhi, dovrei apparire come una semplice studentessa. Ecco, l'essere circondata dalle mura accoglienti di casa sua le permetteva già di ragionare con più lucidità e rasserenava il suo animo turbato. Lasciò la borsa colma di libri su una sedia, poi non riuscì a resistere alla tentazione e raggiunse la finestra. Scostò con le dita due lame sottili della persiana, perlustrando con gli occhi il buio fuori, ma poteva fissare solo tenebre indistricabili e mute. Però con il passare dei mesi potrebbero anche nascere dei sospetti nei miei confronti, per un qualsiasi motivo. Intanto, devo scoprire il nome del mio pedinatore. E una volta fatto questo, potrò sistemare tutto. Visto? Nulla di cui preoccuparsi. Quello non era un vero ostacolo, ma un innocuo fastidio. Lei aveva un comportamento impeccabile, e se anche il tizio avesse colto qualche parola detta a Ryuk, l'avrebbe solo considerata una ragazza stravagante. Niente poteva condurre i sospetti della polizia a lei. Era salva, anche se l'idea di qualcuno a seguirla e controllare tutti i suoi movimenti persisteva ad agitarla.

-Ehi, Light.- Light non sollevò gli occhi dalla scrivania, concentrata. Ryuk probabilmente non trovava i suoi compiti di trigonometria poi così divertenti. Ma trascurare la scuola, per la studentessa più dotata del Giappone, sarebbe stato un grave errore -nonchè un intacco vergognoso alla sua reputazione.
-Mmh.- bofonchiò.
-Ora ti spiego una cosa interessante. Tra uno Shinigami e un uomo che entra in possesso del Death Note ci sono due differenze fondamentali.- Il dio della morte sollevò l'indice e il medio ingioiellati, per poi riabbassarli. -Sai perché gli Shinigami scrivono i nomi della gente sul loro quaderno? Indovina un po’.-
-E come faccio a saperlo?!- replicò Light, sarcastica. Non era in vena d'indovinelli. -Certo che oggi parli tanto, eh Ryuk?-
-Perché gli Shinigami succhiano la durata vitale agli umani.- Ryuk diede la risposta con un ghigno cupo, senza curarsi del commento.
La ragazza finalmente alzò lo sguardo, sgranandolo. -Succhiano la durata vitale…?-
Lo Shinigami, compiaciuto d'avere attirato la sua attenzione, iniziò a spiegare. -Se per esempio scriviamo sul nostro quaderno il nome di un uomo che potrebbe vivere sessant’anni facendolo morire a quaranta, otteniamo una differenza di vent’anni di tempo umano, i quali vanno a sommarsi alla durata vitale dello Shinigami. Per questo, finchè non si adagiano sugli allori, gli Shinigami non muoiono, nemmeno se colpiti in testa da un proiettile o al cuore da un coltello. Ma anche, se tu scrivi il nome di una persona sul quaderno, la tua vita non si allunga. E’ la prima differenza fra un essere umano in possesso del Death Note e di uno Shinigami.- 
-Per l’umanità, è un nuovo modo di vedere gli Shinigami. Interessante.- Light era sempre ben felice, quando lui decideva di raccontarle qualcosa a proposito del suo mondo.
-Ma forse tu troverai ancora più interessante la seconda differenza.- Gli occhi dello Shinigami baluginarono di sangue. -Non si tratta di allungarti la vita, bensì di accorciartela.-
-Accorciarmi la vita?!- esclamò Light sconvolta. Ma era impazzito? Cosa gli era saltato in testa?! Non le restava che ascoltare.
-Uno Shinigami può sapere il nome di un essere umano semplicemente guardandolo in faccia. E lo sai come ci riesce? Gli occhi di uno Shinigami possono vederne il nome e la durata vitale scritti sul volto.- Aveva come l'impressione che il dio della morte si stesse divertendo un mondo.
-Il nome… e la durata vitale?- ripetè, stordita dalla quantità di informazioni ricevute.
-Ovviamente, in questo momento io vedo il tuo nome e la durata della tua vita. Convertendola nel tempo degli umani , sono in grado di capire quanti anni ancora ti restano. Naturalmente su questo argomento tengo la bocca chiusa.- Rise sinistro. -Grazie a questa facoltà, uno Shinigami non deve preoccuparsi di scoprire il nome di chi uccide. Ciò gli consente di capire immediatamente di quanto si allungherà la propria vita una volta uccisa la vittima.- spiegò. -La differenza fra me e te sta semplicemente negli occhi. E per finire, uno Shinigami può stipulare un patto con chi ha raccolto il quaderno.- La pausa fra loro era tanto densa da avere quasi uno spessore. -Lo Shinigami può donare i suoi occhi a quella persona.-
Light era basita. Donare gli occhi?! Al possessore del quaderno?! Ciò significava che lei avrebbe potuto...
-Ma la tradizione esige che ciò avvenga tramite… uno scambio.- La labbra di Ryuk si incurvarono in un ghigno derisorio, quasi schernendola per avere creduto sul serio che fosse così semplice.
Light era impaziente di sapere, ed era fastidioso dovergli cavare le parole di bocca in quel modo. -Uno scambio?!-
-Il prezzo per ottenere gli occhi di uno Shinigami è… metà del tempo che all’umano resta da vivere.-
Ryuk fissò a lungo il volto della ragazza, senza riuscire a decifrarne l'espressione. Ci mise qualche istante a rendersi conto di cosa davvero volesse dire.
-…metà del tempo che gli resta da vivere?!- mormorò infine lei.
-Proprio così. Insomma, se gli restassero altri cinquant’anni ne vivrebbe solo venticinque. Se gliene restasse solo uno, vivrebbe sei mesi.- precisò lo Shinigami, gesticolando animatamente.
Light strinse gli occhi castani, assente. -Nonostante tu possa vedere i nomi delle persone che io vorrei uccidere, non vuoi rivelarmeli in nessun modo, perché tu sei neutrale. Dico bene, Ryuk?- chiese con voce arida. -In poche parole, non potrei chiedere in prestito il tuo potere. E’ questo che volevi dirmi?- Non era affatto ciò che credeva: voleva solo che le venisse fatta quella proposta. Quella proposta...
-Esatto, ma ricorda che vale sempre la regola del nostro mondo al riguardo.- le rammentò con fare innocente. -Te lo ripeto un’altra volta: donando metà della tua vita, puoi avere gli occhi di uno Shinigami.- Suonava come un invito, un dono, un'offerta senza precedenti. Suonava bene e malissimo nello stresso tempo.
-Se io lo facessi, mi basterebbe guardare in faccia una persona per sapere come si chiama. E usare il quaderno diventerebbe molto più semplice, non è così?- Light la regina del nuovo mondo, a cui sarebbe bastato guardare una persona per determinarne la fine. Occhi vermigli, con i suoi capelli ramati.
Si stava già perdendo, dimenticandosi di tutto il resto. Aveva donato il cuore a quel quaderno, vi aveva celato l'anima.
Una luce avida e fredda avvelenava i suoi occhi, mutilati d'ogni pietà. 
-Allora, che cosa vuoi fare, Light?-
Ryuk attese, chiedendosi se quella ragazza non ne avesse più nemmeno per sè stessa. Fin dove può arrivare la tua brama?
-Io...-












































Note dell'Autrice: E solo ora sono riuscita a postare il terzo capitolo. -.- Eh, mi dispiace. Oggi non ho proprio giustificazioni.
Che dirvi? Mi è piaciuto dedicare ancora un po' di spazio al fratello di Light e soprattutto alla polizia giapponese (Matsuda, sovraintendente Yagami e co.) ma ho deciso di tagliare la parte in cui tutti si dimettono, perchè non mi pareva avesse tanto senso riportarla.
Ho adorato scrivere i primi squarci in cui compare L, ovviamente. Non sono quasi nulla, ma voglio riservarvela finchè non compare proprio bene bene negli episodi. *-*
Ho immaginato che per una ragazza dev'essere più angosciante essere seguita che per un ragazzo... non lo so, ho avuto questa impressione.
Ogni tanto faccio emergere qualche senso di colpa, ma solo riguardo la sua famiglia. Ho immaginato Light come legata ai suoi parenti, in particolar modo alla madre, che è il suo modello e il suo esempio da seguire. Ho anche modificato appena percettibilmente il rapporto Light-Ryuk, perchè ci tenevo che lei ci si fosse un pelo affezionata! Ma forse, anche se non era poi così evidente, anche il Light ragazzo lo era.
Infine dovevo trovare un pretesto per fare lavorare il padre di Light a casa... quindi l'ho improvvisato scrittore.
Spero di non essere stata troppo banale. Per ora, essendo agli inizi inizi, non si può "evadere" dalla trama. Ma ho intenzione di farlo, eh.
Tutto qua. Spero recensirete, perchè essendo questa una fanfiction... "sperimentale", non sono molto sicura dei risultati! Al prossimo capitolo, gente. ^-^
Lucy
  
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