Anime & Manga > Yu-gi-oh serie > Yu-Gi-Oh! 5D's
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Autore: kiara4thebest    27/06/2012    1 recensioni
Sono passati quattro anni dalla sconfitta di Z-one, i predestinati vivono una vita tranquilla fino a quando il segno non ricompare. Insieme ad esso compare anche un misterioso ragazzo insieme ad una ragazza la cui identità si cela nell'ombra. Il ragazzo possiede stranamente un deck uguale a quello di Yusei, infatti, ha anche Drago Polvere di Stelle. Chi è questo ragazzo? Da dove viene?
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Non sapevo quanto rimasi pietrificato per aver recuperato la memoria, sapevo solo che Aiko continuava a scuotermi chiamando il mio nome preoccupata. Mi risvegliai dai miei pensieri, come se avessi appena fatto un incubo e osservai la mia amica e Primo che continuavano a guardarmi; cercai di tranquillizzarli dicendo che mi ero solo perso nei miei pensieri, ma ricevetti scarso successo, però non potevo dire loro la verità.
Non avevo idee su come ribaltare la situazione e non risposi più; cambiai argomento dicendo che dovevamo andare a incontrarci con il mio me passato e la Aiko del passato, ma notai ancora che gli altri volevano sapere cosa avevo.
Ci dirigemmo verso il punto di ritrovo cioè il parchetto e li trovammo sempre a giocare a calcetto, il mio io era bravino e Aiko Piccola forse doveva migliorare il controllo di palla, infatti me la tirò addosso, ma la fermai prendendola con le mani. La piccola Aiko mi chiese scusa e risposi si non preoccuparsi, poi mi rivolsi all’altro me chiedendogli se avesse idea di dove fossero i nostri genitori e lui rispose che probabilmente erano al laboratorio di fisica polidimensionale. A questo affermazione, diventai dubbioso. Non capivo il motivo per cui dovevano andare in un laboratorio del genere. Più ci pensavo e più le cose mi erano meno chiare, ma tralasciando questo chiesi a il mio io passato se potesse portarci li, lui annuì e ci dirigemmo; il mio nervosismo aumentava sempre di più, tra 4 giorni doveva comparire Lark che ucciderà mio padre, glielo dovevo impedire…non potevo assistere alla scena due volte nella realtà, non potevo e non ce la facevo.
Poco tempo dopo arrivammo all’edificio e c’era da aspettarsi che fosse vietato ai non autorizzati di entrare, sbuffai, quando mai ero stato un autorizzato? Mi ero sempre infiltrato dappertutto, perfino nell’ufficio di papà, se non riuscivo a intrufolarmi in uno spazio così grande, mi ero arrugginito e sembrava che un’altra persona sia del mio stesso parere. Io e Primo ci guardammo con aria d’intesa, prontamente notata da Aiko  che si assunse un’espressione alquanto preoccupata per cosa frullava nella nostra mente. Yamato Piccolo e Aiko Piccola ci guardavano confusi.
-“Fudo, pensi anche tu a quello che penso io?”-
-“Penso proprio di si, Primo”-
Un sorrisetto nacque nei nostri volti sospetti mentre Aiko chiese cosa avevamo in mente, io e Primo ci guardammo e andammo verso il retro dell’edificio seguiti dagli altri confusi.
Vedemmo delle persone trasportare qualcosa dentro alla struttura, sembravano essere materiali per costruire macchine complicate, c’erano pure qualche decina di scatole di soli bulloni!
Sempre spiando le mosse dei trasportatori e degli scienziati che dicevano loro dove portare il carico, escogitammo un modo per entrare senza farci notare, se dicessimo alle guardie che eravamo amici dei predestinati, non pensavo che ci avrebbero creduto molto.
-“Allora, i trasportatori fanno una pausa di cinque minuti ogni venti minuti per l’eccessivo peso dei carichi, abbiamo pochi secondi per entrare nell’edificio e il massimo numero di persone che può entrare contemporaneamente è due, lo faremo a turni, per prima vado io, poi Yamato e Aiko e alla fine Hayato e Ai”- dice Primo e tutti noi facemmo un si di consenso verso il piano.
-“Dovremo metterci all’incirca un’ora e quindici minuti, ma non penso che i predestinati escano da lì molto presto”- disse alla fine.
Mettemmo in atto il nostro piano e come disse, Primo fu il… primo, successivamente Yamato Piccolo e Aiko Piccolo e adesso io e Aiko dovevamo aspettare venti minuti, ma non pensavo che questi venti minuti potessero durare un’eternità avendo la compagnia di un’amica molto preoccupata per me.
Lei mi chiese se davvero io stessi bene, mi disse che voleva sapere il motivo del mio comportamento strano di stamattina; io non sapevo cosa rispondere, non avevo una scusa pronta e non riuscì a inventarmela al momento in questa situazione difficile, aprì la bocca per dire la prima cosa che mi venne in mente, ma non emisi alcun suono. Non sapevo cosa rispondere e le dissi semplicemente di non preoccuparsi e che stavo bene, se fosse stato veramente così non sarei stato così nervoso e teso, ma dato che di questo, per fortuna, lei non se ne accorse, la tranquillizzai finché potevo.
Finalmente arrivò il momento, appena i trasportatori si allontanarono e gli scienziati si girarono verso i veicoli contenenti i materiali, come saette io e la mia amica corremmo verso l’entrata con la speranza di non essere visti e fortunatamente non ci furono imprevisti, arrivammo sani e salvi dagli altri che ci aspettavano.
-“Bene, ora dobbiamo solo capire dove si trovino”-
Risposi dicendo che erano alla sala di ricerca principale ricevendo però lo sguardo di tutti puntati su di me.
-“Fudo, per l’ultima volta, cosa diamine ti sta succedendo?! Stamattina ti sei comportato stranamente e adesso sei veggente?!”-
Rimasi muto su questa domanda, non centrava la mia vera natura eppure non avevo la minima idea di come facevo a saperlo. Riflettei: il mio me passato aveva visto me futuro… Se fosse andata veramente così? Se io da bambino avessi veramente visto il mio me futuro solo che non era riuscito a salvare mio padre? Non avendo nessun ricordo che collegava quel fatto a questo, non potevo, come al solito, rispondere. Come prima, non sapevo cosa inventarmi. Aiko non mi guardava più anzi la vidi intenta a pensare, riflettere, a qualcosa e poi parlò.
-“Yamato, non ti sembra familiare questa cosa?”-
-“Anche tu lo pensi?”-
-“Si… mi sembra di aver già vissuto una cosa del genere…”-
-“Forse perché probabilmente anche noi abbiamo incontrato i nostri futuri alter-ego”-
-“Ma io non ricordo che li avessimo incontrati”-
-“Ci avranno cancellato la memoria per non cambiare troppo gli avvenimenti del futuro”-
-“E’ plausibile”- intervenne Primo –“A volte chi viaggia nel tempo, cancella la memoria a chi lo ha incontrato per non cambiare gli avvenimenti futuri”-
Pensai che finalmente mi ero salvato dalla domanda precedente, ma Aiko Futuro continuava a guardarmi preoccupata.
-“I dubbi li chiariamo dopo! Ora andiamo alla sala di ricerca principale”-
Tutti annuirono e mi seguirono dato che, anche non sapendo come, conoscevo la strada per arrivare alla nostra destinazione e dopo vari giri di corridoi arrivammo finalmente alla porta da cui sbirciammo ciò che accadeva.
-“Ora ricordo…”- per l’ennesima volta tutti mi fissarono.
-“Papà era venuto in questo laboratorio su richiesta di un suo amico perché lo aiutasse”-
-“Ti ricordi anche per cosa doveva aiutarlo?”-
-“Si.. era un argomento che riguardava….”- rimasi in silenzio per lo stupore che mi aveva assalito quando realizzai su cosa stava lavorando mio padre in questo periodo.
-“Hayato non puoi sempre essere così! Per cosa stanno lavorando?!”-
-“Per… i…viaggi nel tempo….”- dissi ancora scioccato e scioccando anche gli altri.
-Ma che centrano le scoperte del nonno con questo?”- chiese il me piccolo.
-“Vedi… la forza scaturita dai duelli, quella che alimenta il reattore Enerdy, è talmente potente che è in grado di tagliare il tessuto spazio-temporale e creare così un tunnel temporale”-
-“Concetto difficile”- disse Primo.
Rimanemmo a guardare finché un altro ricordo non mi riaffiorò nella mente e chiamai Primo.
-“Primo! Tra poco un raggio di energia proveniente dalla macchina colpirà i nostri genitori!”-
-“Cosa?!”- disse estraendo la spada.
-“Si… fra… 3 minuti e 57 sec.”-
Ci mettemmo a contare il tempo mentalmente e scaduto quest’ultimo, l’uomo robot scattò davanti ai nostri genitori e, come previsto da me, un raggio di luce partì dalla macchina al centro della sala e andò a finire sulla spada di Primo che la assorbì anche se con difficoltà.
-“Primo!”- esclamarono tutti i predestinati tranne mio padre che, stranamente, sorrise alla sua vista.
-“Salve predestinati…”-
Io, il mio me passato e le ragazze stavamo per entrare quando venimmo scoperti dalla sicurezza, presi e fatti entrare dentro la sala.
-“Signore, intrusi, questi ragazzi vi stavano spiando”- disse uno di loro.
Mio padre sembrava felice alla nostra vista, pensai che si ricordi di noi.
-“Li lasci, sono nostri conoscenti”- disse papà.
Le guardie ci lasciarono e si congedarono mentre noi andammo verso i nostri genitori.
-“Hayato con tutte queste tue previsioni mi fai davvero credere che tu sia veggente…”- disse Primo avvicinandosi a noi.
Portai una mano a massaggiarmi la testa cominciando a ridere.
-“Perdonateci ma vorremmo sapere delle cose… Primo tu che ci fai qui, voi due chi siete e voi piccole pesti che ci fate qui”- l’ultima domanda la dissero solo mamma e Jack a Aiko Piccola e Yamato Piccolo.
Primo rinfrescò la memoria a tutti ricordando loro che si erano incontrati tempo fa quando i segni erano ricomparsi, ma nessuno, tranne una persona sembrava ricordarsi di me e Aiko. Quella persona era mio padre. I predestinati chiesero chi eravamo e noi rispondemmo con le nostre false identità e dicendo che eravamo amici dei bambini.
Mio padre interruppe l’incontro per dire di tornare a casa, pensai che non voleva coinvolgere i bambini, così andammo verso l’orfanotrofio in cui erano cresciuti papà, Jack e Crow. Entrammo e gli adulti si misero a parlare dell’argomento discusso in laboratorio dopo aver, ovviamente, mandato i bambini a letto e io e Aiko li seguimmo. I nostri piccoli alter-ego cominciarono un piccolo duello seduti sul pavimento mentre io e la mia amica stavamo a guardarli sorridenti, ci rendeva felice vederli spensierati, senza nessuna preoccupazione per la mente. Mentre assistevamo, cominciammo una conversazione riguardante la situazione attuale.
-“Allora, noi siamo in questo tempo per salvare tusaichi… ma a quanto pare noi non ci ricordiamo di questo periodo…”- cominciai io tenendo segreto il nome di mio padre per nascondere a Yamato Piccolo le nostre intenzioni, sapevo che era un tipetto furbo e sapevo anche che ci stava sicuramente ascoltando.
-“Mentre il nostro tempo è nella rovina perché attaccato dalle tenebre e i draghi dei predestinati stanno combattendo contro gli immortali terrestri in scontri fisici e reali causando distruzione…”-
-“E purtroppo sono in numero inferiore…”-
-“…Perché manca uno dei draghi… e noi sappiamo quale..”- disse Aiko,  aveva capito che volevo mascherare la situazione al piccolo me.
Stetti un attimo in silenzio per capire un po’ la mia situazione, i miei ricordi erano molto chiari e più dettagliati dopo quel sogno, ma non riuscivo comunque a trovare delle risposte alle mie domande.
Si fece tardi e l’intero edificio si addormentò fra le braccia di Morfeo, mi alzai dal mio letto senza fare rumore, ero in una stanza insieme ad Aiko e non volevo svegliarla così con delicatezza aprii la finestra e salii sul tetto dove mi sdraiai per osservare il cielo stellato. Rimasi tranquillo per un po’, poi sentii un rumore dal basso, mi misi seduto e lo vidi, era salito anche mio padre sul tetto e mi guardava sorridendo.
-“Che ci fai qui, Yamato?”- mi disse sedendosi accanto a me che mi stupii al suo chiamarmi con il mio vero nome.
-“Ma come..?”-
-“Mi ricordo di te e Aiko del futuro”- disse sempre sorridendo.
-“L’avevo notato, ma come fai a sapere che sono….?”-
-“Sentii la tua conversazione con Primo in cui gli dicesti che eri mio figlio”- disse mentre io sussultai all’affermazione.
-“Sta tranquillo, sapevo benissimo che non dovevo essere a conoscenza di questo dato perché senno rischiavi di scomparire, ma… era difficile dimenticarsi una cosa del genere, così vissi cercando di non pensare che eri mio figlio e ci sono riuscito a quanto pare”- mi spiegò.
Rimasi scioccato, mio padre era riuscito a non farmi scomparire pur sapendo la mia esistenza prima ancora che nascessi. Sorrisi anch’io, questo era il motivo perché lo ammiravo tanto, riusciva a realizzare qualsiasi cosa con solo la sua forza di volontà e ciò rendeva di lui il mio idolo fino ad adesso.
-“Dimmi… sai anche… ‘quella cosa’?”- mi chiese incupendosi un poco.
-“La… mia vera natura dici..? Si… Ho scoperto la verità…”- risposi malinconico.
Papà sospirò.
-“Ce l’hai con me per non avertelo detto?”-
-“No… affatto, in qualche modo me l’hai detto…”-
-“Prima che morissi, giusto?”-
Spalancai gli occhi e lo guardai.
-“Ti ricordi… anche di quello..?”-
Lui annuì dicendo che si ricordava tutto nei minimi particolari, incontrarmi e aver saputo che ero suo figlio gli aveva fatto rimanere ben chiaro nei ricordi, quei giorni. Rimasi in silenzio a guardarlo mentre lui mi sorrise per l’ennesima volta, dentro di me provavo una pace mai sentita, mi sentivo realizzato a parlare, dopo così tanto tempo con mio padre. Mi distesi di nuovo e rivolsi lo sguardo al cielo.
-“Ricordo.. che mi dicevi sempre che nel cielo puoi disperdere tutte le tue preoccupazioni…”-
-“Certo perché dietro al cielo si nasconde l’universo, un mondo infinito di cui anche noi facciamo parte, talmente grande che se pensi a quanto è immenso, le tue preoccupazioni, emozioni, si perdono in esso”-
Sorrisi e annuii essendo d’accordo con la sua affermazione, aveva ragione, pensando all’universo alla sua maestosità e a quanto noi eravamo insignificanti se paragonati ad esso, cominciavo a calmarmi e a sentirmi più rilassato, mentre le mie ansie si affievolivano fino a sparire dalla mia mente.
Da lì non ci fu altro che silenzio e poco dopo decidemmo di andare a dormire.
Quando rientrai in stanza, sentii la sua voce.
-“Ti è piaciuto parlare con tuo padre?”- chiese sorridendo Aiko distesa sul letto mentre mi guardava.
Le sorrisi e annuii e mi sedetti sul letto togliendomi la felpa blu; Aiko poggiò il gomito sul cuscino e sorresse la sua testa con la mano del braccio appoggiato.
-“Non ti avevo mai visto così felice sai?”-
-“Davvero?”-
-“Si, sembra che aver rivisto e parlato con Yusei ti abbia davvero reso felice”-
Mi avvicinai a lei inginocchiandomi per essere alla stessa altezza del suo viso sorridente e lei riappoggiò la testa sul cuscino; ci guardammo negli occhi per un po’, poi lentamente colmai la distanza che separava i nostri due volti con un dolce bacio. Quando ci staccammo, gliene detti un altro sulla testa e le augurai buona notte mentre lei mi sorrise e il suo sorriso mi bastava. Andai a dormire anch’io, ma un altro sogno pervase nella mia mente.

“Aprii gli occhi, ma diversamente dall’altra volta, davanti a me non c’era buio, c’era luce che poi divenne più accecante tanto che dovetti mettere le braccia davanti al viso per la troppa illuminazione e appena si schiarì un po’ il luogo dove mi trovavo riaprii gli occhi e mi ritrovai davanti a un essere che mai avrei creduto di incontrare: di fronte a me, vidi un maestoso drago rosso che sembrava fatto di fiamme, il Drago Rosso Cremisi. Stemmo a guardarci negli occhi per un po’, poi sul mio petto, all’altezza del cuore, un piccolo segno circolare apparve, lo riconobbi, era il segno intero del drago che si illuminò sotto il mio sguardo stupito e sempre più confuso e quando smise di brillare, tornai a guardare Cremisi. Cominciò a ruggire, come se volesse dirmi qualcosa, ma non capivo, poi i miei occhi persero vita per un secondo e subito dopo diventarono quelli del drago qui presente. Continuavo a non comprendere, poi il ruggito del rettile diventò comprensibile a me e ciò che cercava di dirmi divenne chiaro. Mi disse che ci eravamo già incontrati e che in quell’occasione, lui mi diede la sua anima, cioè la responsabilità di fermare ciò che sarebbe successo in futuro, ma non mi disse niente perché la prima volta che ci conoscemmo era quando avevo cinque anni ed ero troppo piccolo per avere un così grande peso alle spalle. Continuò dicendomi che forse era troppo presto e che quel che era successo, doveva accadere. Io lo ascoltavo, incapace di reagire e dire qualcosa e rimasi fermo fino a quando non disse che era il momento di imparare a usare i poteri donatomi da lui in modo da saper combattere questa battaglia. Volevo fargli ancora tante domande, ma mi disse che ora il suo tempo per parlare con me era finito e che era ora di allenarsi e prima che potessi ribadire, tutto ricominciò a illuminarsi di una luce accecante finché non mi ritrovai in un altro mondo….”

 

*Angoletto mio*

Ok non ho scuse per questo mio ENORME ritardo, ma vi assicuro che non è colpa mia ma della scuola è.é

Avendo una media bassa, i miei carissimi genitori mi hanno sequestrato il pc e per un pò non ho potuto scrivere, mi scuso ancora.

Se nel testo trovate errori di qualsiasi genere, non esitate e segnarlarmeli.

Ringrazio chi ha recensito i capitoli precedenti e soprattutto chi leggerà questa schifezza.

Accetto critiche, ma non troppo pensati, grazie. 

   
 
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