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Autore: shelly2010    28/06/2012    12 recensioni
Usagi è una psicologa infantile e lavora accanto a Mamoru, il suo migliore amico. La sua vita procede più o meno tranquillamente, fino a quando Seiya ritorna improvvisamente, sconvolgendola completamente. Perché Usagi nasconde un segreto e quando Seiya lo scoprirà, potrebbero iniziare i guai...
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio | Coppie: Mamoru/Usagi, Seiya/Usagi
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessuna serie
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Capitolo 1   -   Un ritorno improvviso
 
 
Una leggera brezza passava attraverso i vetri della finestra lasciata aperta in quel caldo pomeriggio di fine giugno, muovendo impercettibilmente i fogli che erano stati posati sulla scrivania.
Usagi spostò sbuffando la cartella clinica che teneva aperta davanti a sé e chiuse gli occhi per poter assaporare meglio quel breve momento di refrigerio dopo un’afosa e pesante giornata di lavoro passata a cercare di migliorare lo stato psicologico dei suoi piccoli pazienti.
- Che stanchezza… e pensare che è appena lunedì! Se l’andamento della settimana si vede dal suo inizio, sono proprio messa male! -pensò sospirando, mentre contemporaneamente si massaggiava delicatamente le tempie, che avevano iniziato a pulsarle fastidiosamente, un po’ a causa del caldo e un po’ per lo stress della giornata lavorativa.
- Disturbo per caso? - chiese all’improvviso una voce dal tono vagamente ironico, facendola sussultare. Usagi aprì di scatto gli occhi e si voltò verso la direzione da cui essa proveniva e vide il suo interlocutore osservarla con un sorriso ironico dipinto sul viso, mentre stava comodamente appoggiato allo stipite della porta con le braccia incrociate sul petto. - Se vuoi schiacciare un pisolino posso sempre passare più tardi – continuò l’altro, ridacchiando divertito.
- Quanto sei stupido a volte… - brontolò Usagi quasi tra sé. - Dai Mamo-chan… vieni dentro e cancella immediatamente quel sorriso stupido che hai dipinto sul viso! - gli intimò con espressione vagamente offesa.
- OK… come vuole lei, mia principessa - le rispose l’uomo, facendole un piccolo inchino, mentre avanzava verso la scrivania, trattenendo a stento una risatina, guadagnandosi così un’occhiataccia da parte della donna.
Usagi lo guardò storta per un attimo, osservando con aria critica gli occhi blu dell’amico che brillavano divertiti e la sua abbronzatura recente, messa in evidenza dal camice bianco da medico che indossava in quel momento, e tenuto aperto sopra una camicia azzurra e un paio di jeans; come spesso capitava, pensò che, nonostante il fatto che spesso la faceva innervosire, gli doveva molto, perché senza il suo appoggio sicuramente in passato sarebbe andata alla deriva.
Aveva conosciuto Mamoru in un momento particolare della sua vita, quando lei non sapeva proprio a chi rivolgersi in cerca di aiuto, e aveva trovato sin da subito un valido sostegno da parte sua; dopo un’iniziale diffidenza da parte della ragazza, la quale a causa di alcune delusioni del passato stentava a fidarsi del prossimo, erano diventati grandi amici. Ed era stato proprio Mamoru a proporla per quell’impiego come psicologa infantile presso la clinica pediatrica dove anche lui lavorava, una volta che era venuto a conoscenza della sua laurea in psicologia e del suo desiderio di poter un giorno operare con i bambini.
Distogliendosi dai suoi ricordi, Usagi emise un sospiro rassegnato e disse: - Comunque cosa ci fai qua? Oggi non doveva essere il tuo giorno di riposo?
- Hai detto giusto… doveva: ho fatto cambio turno con un collega perché mi serviva il week end libero!
- Ah… e dove sei andato di bello? – gli chiese, scrutandolo da cima a fondo con aria indagatrice. - Hai l’aria di essertela proprio spassata in questi giorni…
- Si dice “avere vita sociale”, Usagi…  - le rispose Mamoru con un sospiro. - Quella che, alla fine, dovresti avere anche tu, invece di startene sempre rintanata in casa – continuò lui, facendola sbuffare sonoramente: non era la prima volta che loro due affrontavano quell’argomento, e il risultato era sempre lo stesso.
- Lo sai bene che per me la situazione è leggermente diversa dalla tua: non posso permettermi di andare in giro a bighellonare come tutte le mie coetanee… - gli rispose Usagi con aria seria.
- Un po’ di svago non ti farebbe per niente male, invece… - la contraddisse Mamoru. Poi, notando l’espressione contrariata dell’amica, decise di chiudere anche quella volta l’argomento dicendo: - Vorrà dire che la prossima volta verrai con me.
Usagi stava per ribattergli, quando entrambi furono distratti da un discreto bussare alla porta e dall’entrata nella stanza di un’infermiera.
- Dottor Chiba, sono pronti i documenti per le dimissioni del paziente della camera n. 103: dovrebbe venirli a firmare – disse la donna.
L’interpellato sospirò rassegnato e disse, alzandosi dalla sedia su cui era seduto: - Il dovere mi chiama! – poi, voltandosi verso Usagi, le chiese: - Stai per uscire, vero? – e al cenno affermativo dell’amica continuò: - Allora aspettami un attimo, per favore… il tempo di firmare quei documenti e sono subito da te, così andiamo a prenderci un aperitivo.
- Va bene… ma qualcosa di veloce, perché non ho molto tempo, lo sai… - gli rispose Usagi.
- Ok… ok… a dopo allora – disse l’uomo uscendo, seguito a ruota dall’infermiera, la quale le rivolse un piccolo sorriso e un cenno di saluto, prima di uscire anche lei dalla stanza.
Usagi rimase a fissare il vuoto per qualche minuto sovrappensiero, poi con un sospiro riprese in mano la cartella clinica che poco prima aveva spostato e si rimise al lavoro.
 
Usagi e Mamoru si recarono presso il bar situato proprio davanti alla clinica dove entrambi lavoravano e si sedettero a un tavolino all’aperto.
Subito una cameriera si avvicinò a loro e, con un sorriso affabile, chiese loro cosa volessero ordinare: entrambi presero un aperitivo analcolico a base di frutta. Dopo aver segnato le loro ordinazioni su un notes, la ragazza si congedò da loro con un altro sorriso e si diresse verso l’interno del bar per soddisfare le loro richieste.
Una volta che furono lasciati soli, Mamoru si rilassò comodamente contro lo schienale della sedia e disse: - Allora… come mai prima avevi quell’aria distrutta? Cosa è successo oggi?
Usagi non gli rispose subito, cercando di prendere tempo, ma alla fine si decise a dire: - Tu mi conosci troppo bene… comunque sul lavoro non è successo un granché… cioè, niente che non sia normale amministrazione… è a casa che ho il mio bel da fare, lo sai…
L’uomo assunse immediatamente un’espressione comprensiva e disse: - Te l’ho detto anche prima: devi prenderti un periodo di ferie e distrarti un po’… non è normale che una ragazza della tua età pensi soltanto al dovere e mai a divertirsi…
- Le ragazze della mia età solitamente non hanno i miei stessi problemi… - gli rispose Usagi, per poi decidere di cambiare completamente argomento: – Allora… dove sei andato di bello nel week end? Da come sei abbronzato direi se sei stato parecchio all’aria aperta… o sbaglio?
- Non sbagli! – le rispose ridacchiando Mamoru. – Comunque sono semplicemente andato alla casa al mare del mio amico Motoki e ho passato delle intere giornate a fare wind surf… sai che è uno sport che adoro! Prima o poi dovrai venire con me: quel luogo è veramente stupendo… il turismo di massa non lo ha ancora scoperto, quindi si può stare completamente in pace senza essere disturbati.
- E chissà quanti cuori avrai infranto in questi tre giorni… - lo stuzzicò lei, maliziosa.
- Non mi interessa conquistare cuori – le rispose Mamoru in tono un po’ brusco. – Ce n’è uno solo che vorrei per me e tu lo sai bene…
A quelle parole Usagi arrossì violentemente e distolse lo sguardo; per fortuna fu salvata dal rispondergli dall’arrivo della cameriera con le loro ordinazioni.
Per un attimo scese il silenzio tra di loro: Mamoru iniziò a bere il suo drink, mentre Usagi prese a giocherellare un po’ con la cannuccia contenuta nel bicchiere, mentre guardava distrattamente le persone che le passavano accanto.
E fu così che notò le tre ragazze che stavano arrivando proprio nella sua direzione: tutt’è tre erano molto belle e camminavano con passo sicuro, attirando su di loro l’attenzione dei passanti, ma loro non se ne accorgevano neanche, troppo intente com’erano a ridere e scherzare.
Usagi sospirò con invidia: un tempo anche lei passeggiava per le vie della città insieme alle sue amiche proprio come loro tre, ma ormai quei momenti facevano parte di un passato lontano… adesso aveva altro a cui pensare.
Delle tre, quella che attirò maggiormente l’attenzione della biondina fu la ragazza che si trovava al centro del gruppo: era la più alta e con un fisico mozzafiato; aveva lunghi capelli scuri e sguardo magnetico. Si rivolgeva alle sue amiche con un sorriso dolce dipinto sulle labbra e istintivamente Usagi provò il desiderio di conoscerla meglio. Rimase turbata da quella sensazione: era la prima volta che le capitava qualcosa del genere, e non riusciva a spiegarselo.
Intanto le tre ragazze passarono accanto a lei e Mamoru senza prestare loro attenzione, e Usagi le seguì con lo sguardo: fu in questo modo che notò un tatuaggio sulla spalla sinistra della ragazza che aveva colpito la sua attenzione a forma di rosa blu, messo in evidenza dalla maglia scollata sulla schiena da lei indossata.
- Il mio fiore preferito – pensò con sorpresa.
Ad un certo punto vide la sconosciuta alzare un braccio in segno di saluto verso qualcuno e spiccare una corsa, per poi buttarsi tra le braccia di un ragazzo, che la strinse stretta a sé per poi baciarla subito dopo con trasporto, mentre le sue amiche li guardavano ridacchiando divertite.
Un altro sospiro d’invidia uscì dalle labbra di Usagi: quanto sarebbe piaciuto anche a lei essere baciata in quel modo… All’improvviso, però, mise a fuoco la figura del ragazzo e si sentì gelare il sangue nelle vene.
- No… non può essere! –pensò agitata, soprattutto perché aveva visto il ragazzo alzare la testa all’improvviso e guardarla sbarrando gli occhi: l’aveva riconosciuta. Non riusciva a staccare lo sguardo da lui, e lo vide dire qualcosa all’orecchio della sua compagna, la quale si voltò anch’ella a guardarla. Poi, con orrore, vide il ragazzo prenderla per mano e dirigersi verso di lei.
- Usagi… ehi… ti senti bene? – le chiese improvvisamente la voce di Mamoru riscuotendola dal suo stato di shock.
- Come? – gli chiese con aria stralunata. – Oh sì… mi sono semplicemente distratta un attimo, non ti preoccupare – disse con un sorriso tirato, mentre Mamoru la guardava con espressione perplessa.
 
Seiya guardò per l’ennesima volta l’orologio sospirando: come sempre, quando uscivano insieme quelle tre arrivavano sistematicamente in ritardo.
- Ma quanto ci impiegano? – sbuffò Yaten seduto alla sua destra. – Possibile che per comprare un paio di scarpe ci voglia tutto questo tempo?
- Sono donne… e si sa che quando si tratta di shopping il tempo non è mai abbastanza – sospirò Seiya, per poi voltarsi verso il fratello con un sorriso divertito e chiedergli: - Cos’è… senti già la mancanza della tua fidanzatina? Stare lontano da lei per cinque minuti ti risulta impossibile?
- La smetti di fare il cretino? – gli rispose Yaten con espressione infastidita, mentre nel contempo arrossiva per l’imbarazzo. – E’ solo che mi scoccia dover sempre aspettare i loro comodi…
- Sì sì… facciamo finta di crederci… - scherzò Seiya ridacchiando.
- Personalmente penso che il tempo passato in giro per negozi sia del tutto sprecato… molto meglio passarlo con un’ottima e sana conversazione – si intromise Taiki con aria saccente.
I suoi fratelli si guardarono in faccia per un secondo e poi scoppiarono entrambi a ridere.
- Sì… perché con lei passi il tempo solamente a chiacchierare – lo prese in giro Seiya.
Ad un certo punto, però, la sua attenzione fu catturata da tre figure che stavano avanzando verso di loro e si dimenticò completamente di quello che stava facendo, ammirando quella che da un paio d’anni era la sua ragazza: in quel momento lei stava ridendo con le sue amiche e Seiya si ritrovò imbambolato ad osservare lo stesso sorriso che lo aveva fatto innamorare.
- Mamma mia quanto è bella! Stento ancora a credere che tra tutti i ragazzi che le giravano intorno all’università abbia scelto proprio me – pensò, continuando ad ammirarla, e sorridendo dolcemente nel notare gli sguardi maschili che, come accadeva sempre, la seguivano passo per passo mentre lei avanzava, completamente incurante della cosa.
Con un moto di orgoglio notò il volto della ragazza illuminarsi non appena lo scorse; la vide alzare un braccio per salutarlo e poi spiccare una corsa per volargli letteralmente tra le braccia, lasciando indietro le sue amiche che avanzavano camminando lentamente.
- Ciao amore! Scusa per il ritardo… ma c’erano talmente tante occasioni che non potevano essere trascurate… però ti prometto che poi saprò come farmi perdonare – gli disse con un sorriso malizioso, abbracciandolo nel contempo intorno al collo.
Seiya vide quelle labbra così invitanti e non seppe resistere: si chinò quindi verso di lei e le catturò in un bacio che diventò man mano sempre più passionale, mentre da qualche parte intorno a loro sentiva delle risatine divertite, ma per lui tutto era estraneo in quel momento, troppo preso com’era ad assaporare le labbra e la lingua della sua ragazza.
Quando entrambi ebbero bisogno di ossigeno, Seiya si staccò da lei rivolgendole un sorriso molto soddisfatto, per poi alzare la testa: facendo ciò, il suo sguardo corse inavvertitamente verso i tavolini all’aperto di un bar situato poco lontano e subito sgranò gli occhi per la sorpresa.
- Possibile che sia lei? – pensò tra sé meravigliato. – Sì… è indubbiamente lei: soltanto Usagi può pettinarsi in un modo così buffo.
- Seiya… ti senti bene? – gli chiese la fidanzata un po’ preoccupata nel vederlo assumere improvvisamente quell’espressione assente.
- Come? Ah sì… scusa… - le rispose Seiya tornando alla realtà. – Vieni che ti presento una persona… - le disse prendendola nel frattempo per mano e intrecciando così le loro dita.
- Chi? Dove? – chiese la ragazza piuttosto sorpresa.
- Ti ricordi che ti avevo parlato della mia migliore amica ai tempi della scuola? Ho appena visto che è seduta a un tavolino di quel bar laggiù e mi piacerebbe andare a salutarla… - le spiegò Seiya.
La ragazza si girò verso il luogo che le aveva indicato Seiya e notò una bella ragazza bionda seduta di fronte a un uomo moro che dava loro le spalle: - Possibile che sia lei la famosa Usagi? L’unica ragazza che mi ha fatto veramente sentire gelosa in questi anni? – si chiese sentendosi un po’ nervosa per l’imminente incontro: sin da quando avevano iniziato ad uscire insieme, Seiya le aveva sempre parlato di Usagi descrivendola come una ragazza perfetta, e lei intimamente temeva che dopo il loro rincontro le cose tra lei e il ragazzo non sarebbero più state come prima.
Intanto Seiya l’aveva trascinata proprio verso quelle due persone e con voce che a lei parve un po’ tremante lo sentì chiedere: - Usagi… sei proprio tu?
Come se la scena fosse girata al rallentatore, Usagi si voltò molto lentamente nella loro direzione e guardò Seiya dritto negli occhi, il quale in quel momento la stava guardando con un piccolo sorriso.
Riuscendo a mantenere un’espressione fredda per mascherare il turbamento che invece sentiva dentro, Usagi disse semplicemente: - Cosa ci fai qui Seiya? Non dovresti essere in Italia in questo momento?
 
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Ciao ragazze!
Eccomi qua con un’altra storia. Cosa ne pensate? Aspetto con ansia i vostri commenti al riguardo!
Un bacione
Shelly

 

   
 
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