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Autore: supernova_the_fifth    29/06/2012    1 recensioni
A Groundhole non è mai successo niente di eclatante. Debhy ci vive e ne è convinta. Uno strano incontro però, potrebbe stravolgere tutte le convinzioni che la ragazza ha avuto fino ad ora. Su di lei. Sul mondo.
Dal capitolo 2
[Passò una mano a sfiorare quello che ormai era solo il flebile segno della ferita.
Il cerotto era svanito misteriosamente ma il taglio si era completamente rimarginato.
Continuava a capirci sempre meno.]
Genere: Dark, Horror, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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The Groundhole Chronicles

 

 

 

Chapter 2

 

 

 

 

Debhy Williams si rigirò nel letto per l’ennesima volta. Non riusciva a dormire e il caldo non le era amico.

Era più di un’ora ormai che cercava invano di prendere sonno e lasciare da parte, almeno per il momento, gli strani eventi del pomeriggio. Aveva continuato a riflettervi per ore, non aveva praticamente toccato cibo durante la cena con sua madre.

Era frustrante; non solo il suo pomeriggio era stato completamente stravolto, ma non poteva trovare nemmeno pace nel sonno.

Sbuffò e si alzò dal letto, scostando il lenzuolo a lato; se non le era possibile dormire tanto valeva affrontare il tutto razionalmente. O almeno provarci.

Trascinò i piedi fino alla finestra e si sedette sul piccolo ripiano sottostante, completamente ricoperto da cuscini di tutte le dimensioni.

Adorava i cuscini: suo padre aveva colto questa sua simpatia per quegli oggetti morbidi e coccolosi praticamente sin da quando le era nata ed allora era diventato un loro piccolo rituale comprarne uno talora avessero fatto un viaggio. Ce n’erano otto.

Debhy prese quello a forma di mela. Proveniva da New York. Era del viaggio numero sette.

Il penultimo prima della morte di suo padre, sette anni prima. Non era il più bello ma era quello che lei abbracciava più spesso nei momenti difficili.

E questo era uno di quelli.

Passò una mano a sfiorare quello che ormai era solo il flebile segno della ferita.

Il cerotto era svanito misteriosamente ma il taglio si era completamente rimarginato.

Continuava a capirci sempre meno.

Se n’era resa conto appena era rientrata a casa, quando aveva appoggiato il libro sul tavolo della cucina con la mano sinistra. Le era subito balzata all’occhio la mancanza del cerotto.

Era corsa subito in bagno e cercato in tutte le maniere di vedere il taglio sotto una luce diversa, ma indipendentemente da come rigirasse il dito sotto la lampadina era chiaramente visibile che si fosse completamente rimarginato.

Per la seconda volta in quella lunga giornata tirò un lungo sospiro. Fissando il suo riflesso ripensò a quanto non fosse stata un’ardua impresa convincere Claire che non era impazzita. A conti fatti, trovava decisamente più difficile convincere se stessa.

 

š

 

- Ehm…ok ok stavo facendo qualcosa. – cominciò Debhy ancora sotto shock.

- Ma tu non mi dire. Questo mi era passato completamente inosservato. – sentenziò l’amica in un consueto attacco di sarcasmo.

Peccato che per Debhy non fosse esattamente il momento migliore per avere a che far con del sarcasmo. Era confusa, se non completamente scioccata e voleva chiarirsi le idee. Anzi doveva.

Indi, doveva liberarsi di Claire. Quest’ultima stava nel frattempo aspettando una risposta coerente dalla sua neo-pazza amica.

- Ascolta io… -

- Tu… -

- Io…beh stavo facendo un provino per una parte nella “Commedia del Rogo”! – esclamò Debhy, ma subito si pentì amaramente, conscia che quella poteva essere solamente una stupida, stupida e cretinissima scusa di scarso livello.

Ma non è che avesse avuto tanto tempo per rifletterci su. Aveva visto l’avviso e aveva sparato la balla.

Claire alzò il viso dal livello di quello dell’amica continuando a fissarla.

- E dimmi, non ti sarebbe stato più facile chiedere a me di farti da seconda nelle prove? Piuttosto che sembrare una completa pazzoide nel bel mezzo della piazza parlando da sola? -

Debhy tirò mentalmente un sospiro di sollievo. Non ci avrebbe mai sperato in qualcosa di così semplice. E Claire era sistemata.

- Comunque, a parer mio. – continuò l’amica. – La “Commedia del Rogo” non è tutta questa gran cosa a cui aspirare. E poi non sapevo che a te piacesse recitare. -

- Infatti è qualcosa che ho scoperto io stessa recentemente! –

Se Claire avesse capito o meno la sua ultima frase per quanto veloce l’aveva pronunciata a lei non era dettato saperlo. Il viso dell’amica era più piatto di una tavola.

Decise che quello era il momento più opportuno per andarsene e ci riuscì praticamente scappando via con una frase del tipo “scusa-impegno urgente-shopping da sola- scusa”.

 

š

 

Aveva convinto Claire, o almeno ci sperava, ma i fatti restavano fatti. Aveva davvero parlato con il nulla per cinque lunghi minuti pur essendo convinta di parlare con una simpatica vecchietta?

No.

Era certa che la vecchietta fosse li per davvero. Ma allora cosa era successo? Non riusciva a spiegarselo.

Fu con questi pensieri che le braccia di Morfeo l’accolsero ancora accovacciata sulla mensola dalla finestra.

 

 

 

Essersi addormentata con la testa appoggiata alla finestra non era stata una fantastica idea. Aveva dormito certo. Ma ora aveva solo un gran mal di testa.

E le due ore di italiano che le si prospettavano davanti non le affievolivano il dolore. I corsi di recupero estivi potevano essere una vera noia. Nemmeno il fatto che i tre quarti della sua classe fossero nella sua stessa situazione le sollevava il morale. Guardò fuori dalla finestra per distrarsi un po’.

La Groundhole High School si affacciava su di una laterale nei pressi della piazza. Dalla sua classe poteva vedere il parco e la panchina dove, il giorno prima, era rimasta seduta a leggere. E dove…beh, Debhy cercò di non pensarci. Oggi era il compleanno di sua madre e lei non aveva intenzione di rovinare la bella atmosfera a causa di quel suo piccolo problema.

Sentì la professoressa richiamare due suoi compagni e decise che forse concentrarsi sulla lezione poteva, anche se lei dubitava fortemente, aiutarla a non pensare a tutto il resto. Dopotutto letteratura dell’ultimo anno era decisamente pesante.

Fece appena caso alla professoressa Johnson sbraitare per un volontario che andasse in biblioteca a ricercare un raccoglitore con documenti storici sulla città. A quanto sembrava quella si prospettava come un’altra lezione di letteratura sfociata in cultura generale. Che poi, che aveva Groundhole di speciale.

- Williams vada lei. -

Quasi a farlo apposta, la Johnson aveva scelto la vittima designata. Debhy. Quest’ultima non poté far altro che obbedire e pigramente si alzò dal suo posto per dirigersi in biblioteca.

Percorse i corridoi quasi deserti della scuola fino ad arrivare, due piani più in alto, alle grandi porte in legno che permettevano accesso all’immensa ala della vecchia scuola dedicata alla biblioteca. Era davvero immensa; se cercavi un libro, per certo lì c’era. Cominciava a credere che la loro fosse addirittura una biblioteca più fornita di quella pubblica.

Debhy si fermò davanti al banco della sig. Pruss, la bibliotecaria, e aspettò di avere la sua attenzione.

- Titolo del libro, classe e nome del professore. -

- Si ehm, veramente non saprei il titolo. – cominciò Debhy. La Pruss le era sempre risultata antipatica, schietta fino all’inverosimile e acidamente schiva. – Mi hanno mandato a cercare un raccoglitore di documenti storici di Groundhole. –

La signora Pruss la guardò sottecchi.

- Chi lo vuole? -

- Professoressa Joselyn Johnson. Per l’ultima liceo sezione L. –

Senza dire niente la Pruss scomparve dietro qualche catasta di libri per tornare meno di un minuto più tardi con un vecchio raccoglitore polveroso.

- E’ l’unico che la Johnson usa da sempre. Una volta all’anno. Cristo che puntualità. – disse sarcastica la Pruss più tra se che rivolta a Debhy. – Riportalo per la fine dell’ora. -

- Certamente. – E detto questo si allontanò dalla biblioteca con il pesante e polveroso volume tra le mani.

Decise di allungare il passo lungo le scale ma non fu un’idea saggia. Su uno degli ultimi scalini perse l’equilibrio e ruzzolò giù per gli ultimi quattro.

- Ahia! – mugugnò cercando di scollare la faccia da terra. Non era ancora riuscita a constatare se qualcuno aveva assistito al suo teatrino ma sperava che il corridoio fosse deserto.

- Tutto bene? –

Giornata no. Decisamente non lo era.

Debhy si ritrovò a fissare un ragazzo che dava l’impressione di avere la sua stessa età. L’innominato ragazzo tese una mano e l’aiutò ad alzarsi dal pavimento freddo e sporco del corridoio.

- Grazie. – sussurrò Debhy. Si sentiva una completa idiota.

Il moretto la guardò decisamente sollevato notando che era in grado di stare tranquillamente in piedi malgrado la caduta.

- Figurati. Bel volo quello di poco fa! Direi che correre per le scale non vada d’accordo con te. – sorrise.

- Eh eh così sembrerebbe… -

- Kevin, Kevin Perse. – concluse lui capendo il problema della rossa.

- Io sono Debhily Williams, ma Debhy è sufficiente. –

Tese la mano verso Kevin che la strinse. Quest’ultimo le sorrise; durò solo qualche istante perché poi un cipiglio serio gli riempì il volto.

- Cavolo ma allora ti sei fatta male. Dai ti accompagno in infermeria hai cominciato a sanguinare. – sentenziò serio.

Debhy sorpresa si tastò la tempia constatando che in effetti un po’ di sangue appiccicoso le colava lungo il viso.

Stava per accettare l’offerta di Kevin quando si ricordò del raccoglitore da portare in classe. Era caduto un metro più avanti aprendosi, ma non sembrava avesse subito danni.

- Kevin grazie ma prima devo portare questo in classe … - disse mentre si accucciava a raccogliere il faldone ocra.

- Senti quello dopo lo porto io se ci tieni mi dici la classe e vado. Dai muoviamoci. –

- Oddio. –

- Oddio cosa? – chiese il ragazzo accucciandosi di fianco a Debhy.

La ragazza fissava ad occhi spalancati la pagina su cui si era aperto il raccoglitore.

Era un cartoncino nero su cui vi era stato incollato un ritaglio di giornale di quarant’anni prima.

 

Disgrazia alla GreyHouse

 

Il giorno Sabato 14 febbraio 1972, la casa di riposo

GreyHouse è brutalmente andata a fuoco.

La causa è sconosciuta e…

 

L’articolo era lungo e descriveva i danni causati dall’incendio. Una solo foto accompagnava l’articolo, ritraendo l’unica vittima dell’incidente e pareva essere quella la causa del turbamento di Debhy.

Kevin non ne capiva il motivo ma sapeva che al momento la ragazza aveva bisogno di andare in infermeria; prese il blocco e lo richiuse trascinandosi dietro la giovane fino all’infermeria.

Come poteva poi, una fotografia crearle così tanti problemi.

Dopotutto era solamente la foto di un’anziana signora in un vestito sobrio con scialle e borsetta, come tante donne avanti con l’età. I capelli in una crocchia che lasciava scappare qualche ciuffo ribelle e un viso che faceva trasparire la sua anzianità.

L’unico elemento di particolare interesse era che era deceduta da quarant’anni no?

   
 
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