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Autore: TheOnlyWay    01/07/2012    9 recensioni
Il matrimonio. Terribile, vero? Già, ma non ditelo a Leighton, costretta a fare da damigella d’onore a sua sorella Giselle. Potreste parlarne con Niall, invece, che è assolutamente entusiasta di essere il testimone dello sposo. Aggiungeteci un Harry Styles posato e affascinante, un Louis dedito più che mai alle sue bretelle e una migliore amica non troppo intelligente ma sincera. Il risultato? Tra discorsi, lancio del bouquet e balli è ancora tutto da vedere.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2
Il grande giorno
 




Ci siamo. È il grande giorno. Oggi Giselle si sposa. Dirà di sì ad una vita all’insegna della monotonia, di una vita sessuale non più troppo attiva e alla noia.
Tuttavia, siccome mi sento piuttosto magnanima, non credo sia il caso di farle notare – ancora una volta- quanto sia stupido ciò che sta per fare. In fin dei conti, ognuno ha un proprio cervello e se quello di Giselle non funziona troppo bene non è di certo colpa mia, no? Né ho il dovere di farle capire come la penso. Dopotutto, è solo una mia idea.
Do un’occhiata all’orologio: segna appena le cinque e quarantacinque, ma sono certa che tra meno di tredici secondi, mia madre si presenterà in camera, aprirà le finestre e mi leverà le coperte di dosso. La scusa è che devo prepararmi, il vero motivo è che vuole fare colazione ed ha bisogno di qualcuno che le prepari un buon caffè.
Come previsto, non appena scattano le cinque e quarantasei, mamma entra in camera, premurandosi di fare quanto più casino le riesca e spalanca le finestre.
«Buongiorno mamma. Hai dormito bene? Io sì, fino a quando non hai deciso di rompere le scatole.» celio, arrotolandomi nelle lenzuola per evitare che me le strappi di dosso. Poi le sorrido sorniona e aspetto che mi supplichi di prepararle il caffè.
«Oggi tua sorella si sposa…» comincia, arrotolandosi una ciocca di capelli corvini tra le dita.
«Davvero? Grazie per avermelo ricordato. E scommetto che, per un’occasione speciale come questa, ci vorrebbe proprio un buon caffè, giusto?» propongo, ormai rassegnata all’idea di alzarmi dalla mia comoda postazione e trascinarmi in cucina.
«Dieci punti per la perspicacia. Ci pensi tu al caffè, allora? Grazie, tesoro.» cinguetta, prima di lasciarmi un bacio sulla guancia e dileguarsi.
Ah, quanto mi piace la mia famiglia!
Comunque, faccio passare qualche altro minuto, il tanto necessario a connettere nuovamente tutte le sinapsi e tornare in grado di formulare un discorso di senso compiuto, poi mi alzo.
A piedi nudi, mi trascino in cucina, dove trovo una Giselle palesemente in panico.
«Belle occhiaie.» ridacchio, mentre cerco il barattolo con il caffè. Giselle mugugna qualcosa di incomprensibile, poi mi tira un calcio sullo stinco.
«Non fare la stronza, Leighton. Non ho chiuso occhi per tutta la notte.»
«D’accordo, scusami. Posso fare qualcosa per aiutarti?»
«Sì, dimmi che hai preparato il discorso.» mi supplica, con gli occhi azzurri scintillanti di aspettativa.
Discorso? Che discorso? Oh, merda. Quel discorso.
«Certo, Giselle. Non preoccuparti.» sostengo, sforzandomi di risultare il più convincente possibile. Giselle sembra cascarci, visto che mi sorride grata e si rilassa un po’ di più sulla sedia. Quando il caffè è pronto, ne verso tre tazze abbondanti, chiamo mamma e svuoto la mia in un paio di sorsi, dopodiché mi scuso e me ne torno in camera.
Una volta sola, mi butto sul letto e chiudo gli occhi. Non ho nessunissimo discorso. Cosa dovrei dire? Non sono brava con le parole e la maggior parte delle volte và a finire che combino un disastro dopo l’altro. E se lo faccio anche oggi, Giselle mi ucciderà. Statene certi.
Poi, l’illuminazione. Ecco, ora so perfettamente cosa dire.  Ed è anche probabile che ne uscirò incolume.
I preparativi procedono in fretta, tra urla isteriche, qualche pianto e qualche risata. Be’, a ridere sono soprattutto io, visto che mamma sembra sull’orlo di un esaurimento nervoso, mentre Giselle ha la lacrima talmente facile che il truccatore – il migliore che siamo riuscite a trovare – deve interrompere il suo lavoro ogni dieci secondi per evitare che coli tutto quanto.
Non faccio altro che girare avanti e indietro, con le cuffie dell’iPod nelle orecchie e la musica a tutto volume, fino a che mamma e Sonia, la parrucchiera, mi afferrano e mi trascinano su una sedia in cucina. Dopodiché, Sonia inizia a girarmi intorno, brandendo spazzola e piastra come se fossero armi pericolose. E, in mano a lei, probabilmente lo sono davvero.
Dopo quasi un’ora, i miei capelli sono perfettamente acconciati e raccolti in una treccia elaborata e sofisticata che si arrotola sopra il capo. Qualche ciuffo, arricciato ad arte, incornicia il mio viso. Storco un po’ il naso, perché non mi ci vedo molto, in queste vesti tanto eleganti, ma lascio stare, perché non è il mio matrimonio e Giselle merita che io faccia la brava, almeno per oggi.
Per il trucco, invece, mi butto letteralmente tra le mani di Patrick, che è obiettivamente fenomenale.
«Hai un viso meraviglioso…» mormora, afferrando il mento e facendomi girare il volto prima a destra, poi a sinistra. Arrossisco un po’, poi alzo gli occhi al cielo.
«Sì, sai, due occhi, un naso, bocca e sopracciglia possono fare miracoli.» ribatto, facendolo ridacchiare.
Patrick afferra un pennello per fondotinta – quanto lo vorrei anche io, quel pennello – e inizia a truccarmi con destrezza. Un po’ di fard, una lunga linea di eye-liner blu elettrico e ciglia arcuate e scure. Risultato niente male, lo ammetto.
Finalmente, siamo tutte pronte. Mamma è splendida, io quasi e Giselle è semplicemente meravigliosa, avvolta in quell’abito color avorio. Ora capisco perché ama tanto i matrimoni: darei l’anima per indossare un vestito del genere.
«E se Greg avesse cambiato idea?» sbotta, mentre saliamo in macchina. Alzo gli occhi al cielo, consapevole che, prima o poi, l’attacco di panico l’avrebbe colpita.
«Figurati. Chi altro vuoi che se lo pigli?»
Complimenti, Leighton, tu sì che sai come consolare una quasi-sposa in crisi.
«E poi, sei talmente bella che non può cambiare idea.» aggiungo, tanto per sembrare meno stupida di quanto non sia in realtà. Poi, siccome voglio proprio essere certa di aver ragione, decido che non appena arriveremo in chiesa, raggiungerò Greg per averne la conferma.
Così, una volta lasciata Giselle nelle abili mani di mamma, mi scuso e mi dirigo verso la casa parrocchiale, dove Greg e Niall aspettano il via libera. Incespicando sui tacchi maledettamente alti, raggiungo la fine del corridoio e busso con energia all’ultima porta.
Ad aprirla, non è Greg, ma un ragazzo che non credo di aver mai visto. Mi lancia uno sguardo un po’ malizioso, prima di farsi da parte e lasciarmi entrare. Niall è seduto sul tavolo ed è alle prese con il nodo della cravatta. Idem Greg, che si guarda allo specchio con un’espressione così concentrata che scoppio a ridere immediatamente.
«Faccio io.»
Gli sollevo il colletto della camicia, poi annodo con calma la cravatta, fino a che non è perfetta. Greg mi sorride grato, poi finalmente sembra rendersi conto che non dovrei trovarmi nella sua stessa stanza, ma che dovrei essere da mia sorella.
«Giselle sta bene?» chiede. Annuisco, intanto afferro Niall per la collottola e aggiusto anche la sua cravatta. Il ragazzo di cui non conosco il nome ridacchia, e riempie un calice con dello spumante.
«Gradisci qualcosa?» domanda.
«Sì. Gradirei che non ti ubriacassi prima di entrare in chiesa, grazie.» ribatto, levandogli il calice di mano e bevendo il contenuto tutto d’un sorso. Niall alza gli occhi al cielo e Greg ride.
«Harry, lei è Leighton, la sorella minore di Giselle.» mi presenta, posandomi una mano sulla spalla con fare protettivo. Oh, ma com’è carino. Se non lo sposa Giselle giuro che lo faccio io.
«Cosa ci fai qui, comunque?» domanda poi, un po’ curioso.
«Già, non dovresti seguire Giselle?» aggiunge Niall.
Grazie, genio. Lo so anche io che dovrei stare con mia sorella, ma prima devo accertarmi di una cosa.
«Senti, Greg. Lo so che ami Giselle e blablabla, ma se ti azzardi a farle del male, giuro che te la faccio pagare.» minaccio. Greg deglutisce, perché sa che le mie non sono mai parole campate per aria. Non permetterò che qualcuno faccia soffrire Giselle come mio padre ha fatto soffrire mia madre. Perciò è bene che Greg sappia cosa lo aspetta, in caso gli venisse in mente di fare il bastardo.
«Giselle è tutta la mia vita, Leighton.»
«Bene.»
Detto questo, gli sorrido ed esco dalla stanza, sentendomi gli sguardi di tutti quanti addosso. 
Mi sono tolta un gran peso di dosso, almeno. Sono certa che Greg sia quello giusto per Giselle. Lo so, è strano che io – che sono più piccola – provi a difendere mia sorella maggiore, ma Giselle è così ingenua, certe volte, che sembra abbia tredici anni anziché ventisette.
«Ehi, aspetta un attimo!»
Niall mi afferra per un braccio e mi costringe a fermarmi. Guardo per un attimo la sua mano, poi guardo lui. Se non mi molla entro quindici secondi, potrei conficcargli il tacco nel piede. Sembra aver colto il messaggio, visto che mi lascia e si posiziona in modo da impedirmi il passaggio. A fianco a lui c’è Harry, che mi guarda con un’espressione indecifrabile che mi fa venire voglia di tirargli un pugno.
«Cosa vuoi?» domando, seccata. Si sta facendo tardi e devo andare da Giselle.
«Non ti sembra di avere esagerato?» chiede, passandosi una mano tra i capelli biondi e scompigliati. Inarco un sopracciglio.
«Non direi.»
«Io invece direi di sì.»
«Tuo fratello mi piace, Niall. E anche tu mi stai piuttosto simpatico, in realtà. Ma se farà soffrire Giselle, gli renderò la vita un inferno. » replico, tranquilla.
«Dai per scontato che la lascerà.» si intromette Harry, puntandomi gli occhi addosso. Chissà perché, non riesco a sostenere il suo sguardo e punto il mio per terra. Ha maledettamente ragione, però. Non è colpa mia, se non credo che due persone possano stare insieme per sempre: non è che abbia avuto chissà quali grandi esempi. Quando avevo sette anni ho visto mia madre piangere disperata perché l’unico uomo che avesse mai amato l’aveva lasciata da un giorno all’altro. Come potrei credere che il matrimonio sia per sempre?
«Non è vero. Ora devo andare.» sibilo, sfuggendo allo sguardo di entrambi. Colgo l’occhiata palesemente incuriosita di Harry, poi più niente.
Non ho mica voglia di mettermi a discutere sul perché ucciderò Greg.
Quando torno da Giselle, è evidente che si trova nel panico più totale. Ora, oltre a mia madre, ci sono anche Bridget e Janine, sua madre.
Bridget lancia un urletto stridulo che mi costringe a tapparmi le orecchie, poi mi si lancia addosso e mi abbraccia con gioia.
«Sei così figa!» urla, afferrandomi una mano e obbligandomi a fare una giravolta. Ridacchio, poi mi complimento per il suo abito rosso fuoco, che è decisamente corto ma non troppo, rispetto al suo standard.
«Senti chi parla. Anche se hai le ovaie al coperto, oggi, sei fantastica. Ma come fai?» le chiedo, divertita. In realtà, sono contenta che ci sia anche Bridget. D’accordo, non sarà una cima, ma a modo suo è una buona amica.
Mi volto vero Giselle, che si sta allisciando con evidente nervoso il tessuto avorio dell’abito. La abbraccio.
«Greg non scapperà, Giselle.» le mormoro, all’orecchio. La sento rilassarsi, poi ridacchia.
«L’hai minacciato?» chiede, suo malgrado divertita.
«Io? Ma cosa ti salta in mente?» mi fingo scandalizzata.
«Come farei senza di te…» sospira. Le schiocco un bacio sulla guancia, poi torno al fianco di Bridget, che mi circonda le spalle con un braccio.
«Ho visto gli amici del testimone. Davvero niente male.» si lecca le labbra e ammicca. Alzo gli occhi al cielo, perché è un comportamento così da lei che ormai non mi stupisco nemmeno più.
«E indovina un po’? Siamo al loro stesso tavolo!» esulta.
Mi schiaffo una mano sulla fronte, indecisa se disertare il matrimonio e nascondermi da qualche parte nel lontano Tibet, oppure strangolare Harry prima che mi pianti di nuovo addosso quegli occhi verdi che mi fanno sentire come una bambina di tre anni.
In più, come se non bastasse, mi sono anche dimenticata che il padre accompagna la sposa all’altare, perciò ecco che mio padre fa il suo trionfale ingresso nella stanza.
Improvvisamente, cala il gelo: tutti sanno che quando c’è lui, io me la filo. Non sono mai riuscita a perdonarlo davvero, per aver lasciato mamma. È da allora che lo evito.
Senza nemmeno guardarlo in faccia, esco dalla stanza. Fortuna che la cerimonia comincerà a minuti. Non ho proprio voglia di sentire che mi ripete le stesse, solite cose.
“Potremmo parlare un po’” o “Mi dispiace che tu non riesca a perdonarmi” o “Se hai bisogno ci sarò sempre”. D’accordo, sarò pure stronza, e tutto quello che vi pare, ma non posso farci niente. Forse, quando sarò più grande e un po’ più intelligente riuscirò a non detestarlo per quello che mi ha fatto.
La marcia nuziale risuona per tutta la chiesa, e Giselle e papà fanno il loro ingresso.
Giselle, col volto coperto dal velo, è semplicemente raggiante. Mi sembra di vedere le sue mani che tremano, mentre stringe il bouquet con forza. Papà la tiene sottobraccio, e sorride. Io cammino dietro di loro, con lo sguardo basso e la mente altrove.
Mamma piange di già, e stringe tra le mani un fazzoletto bianco e stropicciato. Janine e Bridget hanno gli occhi lucidi, ma è Greg, quello che mi colpisce di più: guarda Giselle come se fosse la donna più bella del mondo, quasi incredulo di essere l’uomo fortunato che l’avrà al suo fianco per tutta la vita.
Niall mi sorride, incoraggiante – credo abbia scambiato la mia riluttanza per imbarazzo – ed Harry, seduto accanto a lui, mi fissa. Non solo, ma sembra proprio che stia cercando di capire cosa mi passi per la testa.
Dopo aver baciato Giselle sulla guancia, papà si siede sulla panca accanto a mamma, non prima di avermi scoccato una lunga, penetrante occhiata. Come sempre, distolgo lo sguardo.
Mi siedo anche io, accanto alla seconda testimone di Giselle, Sarah. Ci sorridiamo cordialmente, per una volta mettendo da parte la piccola antipatia che c’è tra di noi. Non so perché non mi sopporta, davvero. Non ho mai fatto niente per darle fastidio. E poi ha trent’anni, non mi interessa nemmeno entrare in competizione con lei.
«Vuoi tu, Greg Horan, prendere la qui presente Giselle Marie O’Connell come tua legittima sposa, per amarla, onorarla e rispettarla, in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà, finché morte non vi separi?»
A favore di Greg, c’è da dire che non appare minimamente titubante, quando pronuncia il fatidico “Sì, lo voglio.” Anzi, nei suoi occhi c’è tutto l’amore del mondo. Lo stesso vale per Giselle, che con la voce rotta per l’emozione sussurra un flebile “Sì, lo voglio.” che mi fa commuovere come una bambina.
«Per il potere conferitomi dalla Chiesa, vi dichiaro marito e moglie. Puoi baciare la sposa.» afferma infine il parroco, con un sorriso. E, quando Greg si abbassa per baciare Giselle, capisco finalmente che non le farà mai del male.
Sorrido in direzione di Niall, che è commosso anche se cerca di non darlo a vedere. E poi, ancora una volta, colgo lo sguardo di Harry. Mima con le labbra qualcosa che sembra spaventosamente simile ad un “Bugiarda” e mi fa un occhiolino che ha lo strano effetto di farmi contorcere le viscere. Ma non come se mi sentissi male.
È una sensazione strana.
In ogni caso, mi costringo ad ignorarlo. Non vedo l’ora che ci sia il lancio del riso: spero di colpire Greg in un occhio.  


***


Nuovo capitolo! Ce l'avevo lì, e mi supplicava di postarlo u.u
Quindi eccolo qui. Spero che vi sia piaciuto, davvero.
E recensite ^^
Nel frattempo, grazie a alessgirl89 e _Whatshername_ per aver recensito lo scorso capitolo! Grazie mille <3
Con affetto,
Fede. <3

   
 
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