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Autore: Lady Bracknell    16/01/2007    3 recensioni
Quant'è difficile trovare il regalo giusto per una persona che è più di un'amica, una collega, una conoscente... Specialmente se lei non lo sa e tu con questo regalo vuoi farle capire cosa provi...
Prologo a The Werewolf Who Stole Christmas.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin, Sirius Black
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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No Time Like The present 2

Scusate il ritardo, mi è partita la connessione e devo aspettare di connettermi da scuola per pubblicare...

Venerdì dovrei riuscire comunque, al massimo il nuovo capitolo arriverà sabato.

Buona settimana.

 

 

 

 

 

 

Remus sedeva a tavola, pensando intensamente.

 

Mancavano solo tre giorni a Natale – si domandò fugacemente se per questo la si poteva definire la Vigilia della Vigilia della Vigilia di Natale.

 

Se non si dava una mossa, tutto quello che avrebbe avuto da offrire sarebbe stato il suo cuore – e per quanto poetico e romantico fosse, non era certo il tipo di regalo che avrebbe potuto incartare e mettere sotto l’albero.

 

La porta si aprì, e Sirius fece la sua entrata in cucina, ebbro di spirito natalizio e di qualcos’altro molto più tangibile. Lo sguardo di Remus si fissò sulla bottiglia mezza vuota di Whiskey Incendiario che teneva in mano.

“Ti stai ancora tormentando per Tonks?” chiese Sirius, sedendosi su una sedia accanto al fuoco e appoggiando la bottiglia sulle ginocchia.

 

“No. Io non- Non sto- ” protestò Remus. Poi sospirò. Era inutile protestare, e non ne aveva proprio la forza. “Sì.” Disse poi, appoggiando la testa ad una mano e Sirius ridacchiò.

 

Indicò la bottiglia di Whiskey con una mano, e quando Remus annuì, chiamò a sé un bicchiere e lo riempì. Remus si avvicinò e appoggiò il bicchiere alla bottiglia.

“Salute.”

 

“Buon Natale,” rispose Sirius.

 

“Sembri essere di umore festivo,” osservò Remus, bevendo un sorso di Whiskey e facendo ruotare il resto nel bicchiere, guardando come il fuoco faceva brillare il liquido, dandogli l’impressione di avere davvero del fuoco nel bicchiere.

 

“Mmmh,” borbottò Sirius, “E’ bello avere Harry – tutti – qui. Vorrei che le circostanze fossero diverse, ovviamente,” aggiunse, ed il suo volto si rabbuiò leggermente. Remus mormorò qualcosa in assenso. “Allora,” esclamò, battendo le mani e facendo sussultare appena l’amico. “Non hai ancora deciso cosa comprarle?”

 

“E conlei’ intendi...?”

 

“Non giocare con me, Moony,” lo ammonì Sirius. “Lo so che hai una sola donna in testa da mesi, per cui non credo proprio ci sia bisogno di dirlo ad alta voce.”

 

Remus ridacchiò sommessamente fra sé e distolse lo sguardo. Avrebbe dovuto immaginare che Sirius avrebbe capito nonostante tutti i suoi sforzi per nasconderlo.

 

“Naturalmente se vuoi che lo dica, è n-i-n-f  oh no, aspetta f-a?” Sirius parve adorabilmente perplesso per un attimo, poi accantonò con un gesto della mano la sua incapacità di sillabare. “Comunque. Hai capito chi intendo. Capelli rosa, occhi scuri, magliette aderenti...

 

Remus lanciò a Sirius un’occhiataccia e questi rise, ma grazie al cielo non continuò. Remus si passò una mano sul viso ed emise un lungo sospiro.

“Ti posso assicurare che ho preso tutti i regali di Natale, tutti tranne uno.

 

E quell’unico che ti manca è il più importante?”

 

“Naturalmente,” rispose Remus.

 

“Sai già cosa le prenderai?”

 

“Quasi,” disse, accigliandosi al pensiero.

 

“Beh, è un progresso,

 

“Mmmh,” mormorò l’amico, per nulla convinto.

 

“Lo è,  lo corresse Sirius. “Quando te l’ho chiesto ieri, mi hai risposto che non ne avevi la minima idea… ci stiamo avviando verso una soluzione.”

 

“Avviando,” disse Remus, “Speriamo di arrivare in tempo, quest’anno, eh?”

 

Remus bevve un altro sorso del suo Whiskey Incendiario, lasciando che l’alcool lo scaldasse e fissando le fiamme nel caminetto, sperando di ricevere qualche divina ispirazione natalizia per un regalo.

 

“Lo sai cosa le piacerebbe davvero per Natale?” chiese Sirius.

 

“Un giorno di ferie e una bella dormita?” tentò Remus, e l’altro alzò gli occhi al cielo con un sorrisino.

 

“C’è il vischio nel corridoio.”

 

“Cosa di cui sono perfettamente al corrente,” commentò Remus, “Dal momento che la maggior parte l’ho evocato io.”

 

Perché non ne fai buon uso allora?” esclamò Sirius esasperato. “Un bel bacio sarebbe un regalo perfetto – se giochi bene le tue carte – e sono sicuro che non ti chiederebbe la ricevuta.

 

Remus mormorò di nuovo qualcosa, e anche se non poteva negare che l’idea di baciare Tonks – sotto il vischio o meno – era certamente nella sua lista delle cose da fare questo Natale, pensava veramente che avrebbe dovuto comperarle qualcosa, qualcosa di tangibile, qualcosa che non sarebbe sembrato fuori luogo se presentato di fronte ai ragazzi e Molly Weasley.

 

Alzò lo sguardo ed incrociò quello di Sirius. Questi inarcò un sopracciglio speranzoso, e Remus in risposta aggrottò la fronte.

“Non ti attira questa idea,” commentò Sirius, “Ok, continuiamo a riflettere. Cos’avevi pensato fino adesso?”

 

“Pensavo... ad essere onesti avevo pensato ad un gioiello.”

 

“Sei sicuro di volerle prendere qualcosa di così... Sirius assunse un’espressione pensierosa, “Come si può dire...”

 

“Costoso?” Offrì Remus, ma l’amico scosse la testa. “Femminile?” tentò, ma Sirius fece un altro cenno negativo col capo. Remus cercò di pensare ad un aggettivo che potesse associarsi ad un gioiello, anche se la sua mente era a corto di parole. “Ehm... lucente?” offrì, più speranzoso che convinto, alla ricerca di quella parola che Sirius non trovava.

 

“No,” sbottò Sirius, allontanando i suoi suggerimenti agitando la mano.  Continuò a pensare intensamente, la fronte aggrottata in concentrazione, le rughe sulla fronte sempre più evidenti man mano che il tempo passava, e poi disse: “Fisso.”

 

Remus rimase un momento a pensare – a chiedersi se Sirius non si fosse mangiato mezza parola, ma non riusciva a pensare ad altro che avesse senso.

“Fisso?” chiese. “Non cap...”

 

“Beh, continua a cambiare, no?” spiegò Sirius. “Hai intenzione di prenderle qualcosa che si abbini con il rosa, oppure col rosso festivo che sfoggia ultimamente? E ci sono delle volte che i suoi capelli sono – hai capito – del colore dei capelli, ma altre volte sono verdi, giusto? E tu sai come sono fatte le donne e tutte le loro storie sugli abbinamenti.

 

Remus tacque, scosso. Certo non aveva tutti i torti.

 

Si passò una mano fra i capelli.

 

Era di nuovo al punto di partenza. Aveva pensato che fosse già abbastanza difficile restringere il campo dal concetto astratto di ‘gioiello’ a qualcosa di più specifico, ma ora era di nuovo al punto in cui tutti i regali erano possibili e nessuno quello giusto.

 

Sospirò. Magari il suo cuore non sarebbe apparso tanto brutto una volta impacchettato, dopo tutto...

 

Sospirò di nuovo vuotando il suo bicchiere, esasperato per il fatto che il suo cervello non riuscisse a saltar fuori con un’idea decente, ma nel momento in cui Sirius si inclinò verso di lui per riempirgli di nuovo il bicchiere, il vago fantasma di un’idea si affacciò alla sua mente.

 

Cercò di non forzarla, di non spaventarla, e lasciò che si formasse da sola, di proprio accordo.

 

Poi sorrise.

 

Non era semplicemente una buona idea – era un’idea grandiosa, difficile da realizzare nel poco tempo disponibile, ma non avrebbe più potuto chiamarsi Malandrino se avesse rifiutato una sfida.

 

Perché sorridi?” domandò Sirius. “Credevo fossimo depressi.”

 

“Lo eravamo.” Lo corresse Remus. “Ma ora non lo siamo più.”

 

Riusciva a malapena a contenere la sua eccitazione, quindi non ci provò nemmeno. Si alzò dalla sua sedia e piazzò un bacio esagerato sulla fronte di Sirius, scompigliandogli affettuosamente i capelli.

E quello per cosa era?” domandò, accasciandosi di nuovo sulla sedia, asciugandosi la fronte col dorso della mano.

 

“Perché tu, Sirius Black, sei un maledetto genio,” rispose Remus, allontanandosi dal tavolo ed imboccando le scale.

 

“Sul serio?” urlò Sirius e sorrise, “Beh, suppongo che lo dicano spesso...

 

“Torno fra un minuto,” urlò Remus di rimando, “Per favore non svenire mentre sono via – c’è la possibilità che mi serva la tua esperienza.”

 

__________________________________________________________________________

 

 

La biblioteca era deserta e Remus osservò attentamente le mensole. Durante i mesi trascorsi lì aveva imparato a conoscerle come il palmo della sua mano, e la madre di Sirius era stata molto meticolosa riguardo alla sistemazione dei libri, raggruppandoli per argomento e poi alfabeticamente per autore. Fece scorrere il dito lungo la mensola centrale, che ospitava libri di vario argomento, passando Il veleno dell’avvelenatore ed una selezione di volumi che combattevano e miglioravano la sicurezza, ma trovando un’altra mezza dozzina di libri che erano perfetti per il suo scopo. Raccolse la pila di volumi e torno di sotto.

 

Sirius sorseggiava Whiskey Incendiario dove Remus l’aveva lasciato, e quando vide la pila di libri che l’amico teneva in mano, alzò gli occhi al cielo.

“Lo sapevo che avrei dovuto fingere di essere addormentato finché non riuscivo a capire cos’avevi in mente,” disse.

 

“Non sai ancora cos’ho in mente,” replicò Remus.

 

“Ne so abbastanza.” Si lamentò Sirius, indicando la torre di libri, “So che ci sono dei maledetti compiti da fare.

 

Remus soffocò una risata, optando per uno sguardo truce e posò i libri sul tavolo con un tonfo tetro. Sirius bevve un sorso di Whiskey e poi si alzò in piedi, facendo il giro della tavola e leggendo i titolo argentato sulla copertina in pelle del primo volume.

 

L’Almanacco dell’Alchimista?”

 

“Uh huh.”

 

Sirius aggrottò la fronte.

“Hai intenzione di imparare l’alchimia in due giorni così da permetterti di comprarle un regalo?” chiese. “Lo so che non sei per niente lento nell’apprendere, Moony, ma non pensi di voler imparare qualcosa a cui molti non arrivano nemmeno nell’arco di una vita intera?”

 

Remus sospirò.

“Non voglio imparare l’alchimia, ho solo pensato che potrebbe esserci qualcosa di utile qui dentro.”

 

Sirius prese in mano uno dei volumi e soffio via la polvere dalla copertina, tossendo leggermente alla nuvoletta di polvere e Merlino sa cos’altro che si era alzata. Pulì la copertina con la manica finché il titolo non fu visibile.

Incantare le Pietre per Profitto e per Piacere. Lesse. Fissò il titolo perplesso per un istante, e poi sembrò realizzare. “Devo pensare che a noi interessa più il piacere che il profitto?”

 

“Beh, lo spero,” mormorò Remus. “Pensavo che avremmo potuto iniziare da questo.

 

Alzò Pietre preziose e Semi-preziose e la loro adeguatezza nelle Maledizioni e batté leggermente sulla copertina, prima di sedersi a tavola ed aprire il libro all’indice, scorrendo con il dito l’elenco dei capitoli alla ricerca di qualcosa di promettente.

 

Sirius scostò una sedia e si sedette sul lato opposto della tavola trascinando le gambe sul pavimento.

“Non ho ancora ben capito che cosa stiamo facendo,” disse, sedendosi con uno sbadiglio.

 

“Beh, è come hai detto tu,” spiegò, alzando lo sguardo dal volume polveroso. “Deve essere abbastanza frustrante per lei avere delle cose così fisse, così ho intenzione di incantare una pietra che obbedisca ai suoi comandi,” disse, e Sirius spalancò gli occhi, segno che era più che impressionato. “Così la può trasformare in qualsiasi pietra lei voglia – in modo che si abbini ai suoi capelli o vestiti, ovviamente, ma potrebbe anche proteggerla – le basterebbe cambiarla in qualsiasi pietra protettiva le serva sul lavoro.”

 

Sirius sorrise, ma lui lo conosceva abbastanza per dire che era compiaciuto, o impressionato dalla sua ingenuità.

“Hai ragione,” affermò, confermando i sospetti di Remus. “Sono un maledetto genio.”

 

Remus gli lanciò Il Compendio delle Gemme.

“Bene allora,” disse. “Inizia a leggere.”

 

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Saltò fuori che incantare una pietra per profitto o per piacere ere un processo relativamente facile.

 

Beh, non facile  nel senso stretto della parola, pensò Remus. Molte persone, rifletté – persone normali – avrebbero pensato che stare in piedi fino all’alba a studiare teoria, concedersi due ore di sonno e quindi fiondarsi a Hogsmeade per essere lì non appena i negozi avessero aperto, restando una buona mezzora fuori a congelarsi, senza la compagnia di un affascinante Auror dai capelli rosa a distrarli dai piedi e mani intorpidite mentre pensavano a quale pendente scegliere, tornare indietro, incantare la pietra e quindi trascorrere le tredici ore successive a insegnarle tutte le pietre che c’erano in Compendio delle Gemme e  Pietre preziose e Semi-preziose e la loro adeguatezza nelle Maledizioni, fosse in effetti una montagna di lavoro.

 

Comunque, pensò, dalla prospettiva di uno che, in gioventù, era rimasto in piedi settantadue ore cercando di perfezionare un incantesimo punitivo da usare contro il bastardo che gli aveva fregato la ragazza, non era un’impresa poi così difficile, e mentre sedeva a tavola, gli occhi un po’ arrossati e la testa pesante per la mancanza di sonno, osservando il pendente a goccia sul palmo della sua mano, pensò che ne valeva assolutamente la pena.

 

Nonostante avesse testato la pietra per tutto il giorno, non resistette alla tentazione di provarla un’ultima volta, vedere che funzionava, e non era uno scherzetto della sua mente assonnata.

 

Ematite, pensò, immaginando come la pietra sarebbe stata bene con gli occhi scintillanti di Tonks. La pietra divenne di un nero argentato nel palmo della sua mano e  Remus sorrise.

 

Zaffiro rosa, pensò, immaginando in parte quella che avevano visto nella vetrina del gioielliere, in parte il colore dei capelli di Tonks quando si erano incrociati a Hogsmeade. Era così perso nel suo sogno ad occhi aperti, che non notò la pietra cambiare.

 

Provò un paio di altre trasformazioni – pietre oscure che credeva nessuno conoscesse al di fuori dell’autore del libro sulle sue ginocchia, e quindi, soddisfatto della tenuta dell’incantesimo, chiamò a sé una scatola di velluto rosso dal balcone, e vi adagiò dentro la collana, sistemando la catenina nella carta, finché non fu contento della sistemazione.

 

La incartò con cura, evocando un nastro verde e qualche foglia finta di agrifoglio da aggiungere al fiocco, e poi osservò la scatola sul tavolo di fronte a lui.

Appariva perfetta.

 

Adesso tutto quello che doveva fare era trovare il momento perfetto per dargliela.

  
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