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Autore: evilangel    02/07/2012    1 recensioni
~Perché noi li mettiamo insieme e non ci rendiamo conto che l'omosessualità non è una cosa del tutto normale.
[Dal 2° Capitolo]
Anche da piccolo aveva avuto un migliore amico, ma non si era mai comportato così con lui. Erano migliori amici e basta. Anche se un “migliore amico” che poi diventa “conoscente” non si può considerare tale, in fondo.
Forse il turchesino era un migliore amico diverso. Uno di quelli che conservi per tutta la vita, anche se il calcio te lo sta portando via. Avvertì di nuovo quella persona giocare con il suo stomaco.
-Non è possibile- mormorò piano.

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Ehilà~ Sono tornata, contenti :'D?
Torno con una cosa seria, a cui tengo molto, anche se non mi sento così in forma da poterci scrivere ;^;
Perchè ogni tanto... spesso, ci ragiono su certe cose. E spero di poter scrivere tutto al meglio c:
E' una MiyaKaze, e mi auguro che voi la leggiate anche se la coppia non vi piace -e mi chiedo come mai alcune di voi odino così tanto quel biondino...-
Buona lettura ♥.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Nathan/Ichirouta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Si sedette sulla panchina, mentre si portava alle labbra la bottiglietta dell’acqua. Era stato un allenamento davvero sfiancante, e non solo per il caldo che premeva sulla loro pelle ormai tutta imperlata di sudore.
Il vento era caldo, il sole era caldo, l’asfalto era caldo… anche troppo per una semplice giornata primaverile.
Anche i fiori sbocciati sugli alberi, poteva quasi sentirli –per quanto sia impossibile-. Avevano caldo anche loro, probabilmente.
Il turchesino rise, quando provò a dirgli quello che stava pensando.
<< Hai troppo immaginazione >> scherzò, gettando uno sguardo ai fiori che si facevano scrollare dal vento. Stavano zitti, quelli.
Ai due ragazzi si aggiunsero anche gli altri compagni della squadra, che si sedettero chi sulla panchina, chi per terra.
Ormai era tardi, circa le sei di sera, e nessuno studente passava più per il campo. Nessuno, eccetto quell’eccentrico ragazzino dalla fascia arancione. Con un pallone sotto braccio, Miyasaka lo osservava mentre passeggiava lì intorno.
Poi notò che il suo sguardo si puntava sempre di più su di loro, ma non riuscì ugualmente a capire cosa volesse. Lo aveva già visto un po’ di altre volte nei corridoi della scuola, che correva perché in ritardo o urlando qualcosa. Ma non ci aveva mai parlato, col nipote di Endou Daisuke.
Il ragazzino iniziò a correre nella loro direzione, con lo sguardo di qualcuno che ha appena  visto qualcosa d’interessante. Si avvicinò a Kazemaru, che lo squadrò senza dire nulla.
Non lo conosce, sicuramente.
<< Ehi Kazemaru! >> esclamò tutto d’un tratto, << Ci hai pensato? >>.
A cosa?
<< Ehm… ti ho già detto che sto bene qui. Mi piacerebbe, ma potresti andare a cercare qualcun altro >>.
Endou lo guardò un attimo, con la vaga voglia di non arrendersi.
<< Ma, sai, in squadra servirebbero persone veloci come te… >>
Il biondino bevve qualche altro sorso d’acqua, poi si tolse la bottiglia dalle labbra. << In quale squadra? >>
Il ragazzino dalla fascia arancione s’illuminò. << Quella di calcio, ovvio! >>. In effetti, dal pallone che portava sotto il braccio, avrebbe dovuto capirlo.
<< Ma non abbiamo una squadra di calcio… >>.
Il ragazzino sorrise. << Bhe, ma se riesco a metterne una insieme entro pochi giorni avremo il permesso di usare il campo per gli allenamenti >>.
Osservò la divisa che portava Ryou. << Sai, anche tu sei veloce. Se vuoi puoi entrare anche tu… >>
<< No, lui sta bene qui >>. Kazemaru prese uno degli asciugamani sulla panchina, mentre si dirigeva verso lo spogliatoio.
<< Ma abbiamo bisogno di qualcuno di veloce... >>. Non c’era nessuno “abbiamo”, dopotutto. La squadra non era ancora formata, ed era proprio per questo che quel ragazzino aveva bisogno di loro. Erano, come dire, i pilastri che sorreggevano il suo sogno, anche se anche a lui, ora, sembrava alquanto irrealizzabile.
Forse, dopo il secondo rifiuto, avrebbe semplicemente dovuto chiedere a qualcun altro…
<< Ci penserò >>
<< Davvero? >>. Il ragazzino sorrise, un sorriso bello grande, per quanto la risposta non fosse definitiva. Ma dava uno spiraglio di speranza ugualmente.
<< Grazie >>. Fece un inchino, poi prese il pallone che gli era caduto e corse via. Non si arrendeva, non andava mai via senza un sorriso. 
Miyasaka raggiunse Kazemaru, che l’aveva preceduto verso gli spogliatoi. << Davvero ci penserai su? >> gli chiese, mentre camminavano.
<< Bhe, sarà solo per poco. Poi, quando la squadra avrà altri giocatori, tornerò a concentrarmi solo sull’altletica >>. Aprì la porta degli spogliatoi, mentre gli altri ragazzi della squadra se ne stavano ancora un po’ fuori.
<< Ma sei sicuro che riuscirai a stare dietro ad entrambe le cose? >>. Lo preoccupava questa sua decisione, sia perché era il suo migliore amico, sia perché aveva paura che provando qualcosa di nuovo potesse abbandonare l’atletica. Non sapeva se sarebbe stato lo stesso senza quel turchesino.
<< Stai tranquillo, ti ho già detto che sarà per poco. Se proprio non ce la farò, starò un po’ nella squadra di calcio, e poi tornerò a quella d’atletica >>.
Lo sorprendeva come sapesse parlare così leggermente di certe cose. Quel flebile “Ci penserò” si era trasformato in un “Starò un po’ nella squadra di calcio” in meno di una ventina di passi.
Kazemaru gli gettò uno sguardo, mentre buttava giù un altro sorso d’acqua.
<< Fidati di me >> -Lo dici sempre- << Non starò via per molto >>.
Nemmeno il sorriso che gli si aprì sulle labbra riuscì a far diventare quelle parole realtà.
 
Gli allenamenti della squadra di calcio iniziavano quella settimana, e Endou era riuscito a raccattare un po’ di soggetti per il team. Non erano affatto male come punto di partenza, anche se non si poteva certo dire che ci sapessero davvero fare col pallone.  
Però ora potevano usare il campo. Ora potevano sperarci almeno un po’ a diventare una squadra vera.
Osservò Kazemaru uscire dagli spogliatoi con l’uniforme nuova. Era fastidioso ammettere che quell’uniforme gli stava bene e pensare che c’era la possibilità che non se la togliesse più.
Si sedette sull’erba e le strisce verde smeraldo gli solleticarono le gambe. Era fastidioso.
Tutto era fastidioso.
Era fastidioso il fatto che per osservare il suo primo giorno avesse dovuto saltare gli allenamenti di quel pomeriggio.
Il fatto che non potesse entrare in quella catapecchia che era il loro spogliatoio per tirarlo fuori.
Il fatto che non tenesse all’atletica quanto ci teneva lui.
Ci sono persone che si appassionano molto ad una cosa perché sono abili in quell’attività. Si chiese perché anche il turchesino non poteva essere come quelle persone.
Kazemaru era troppo bravo e sarebbe sicuramente stato abile anche nel calcio.
Pregò che non fosse come quelle persone.
 
Passarono forse un paio d’ore, in cui non conclusero nulla. La squadra non si voleva allenare, e molti se ne stavano seduti al tavolo, magari anche con i piedi poggiati sopra al piano in legno.
Endou andava in giro per la stanza, sbacciandosi e muovendo la bocca, ma non riusciva a capirne il labiale. Era solo strano vederlo così muto, eppure eccitato. Anche senza sentirlo parlare, riusciva a percepirne la determinazione e quel tipico temperamento ardente da capitano. 
Solitamente, quando correva, era solo, contro tutti gli altri.
<< Però sembra bello far parte di una squadra >>. Si vergognò del fatto che stesse iniziando a capirlo solo in quel momento. Si vergognò quando gli occhi iniziarono a bruciare, e perché era una ragione troppo stupida.
Si alzò da terra appena la squadra iniziò ad uscire dagli spogliatoi, armata di una nuova grinta.
Aveva sprecato il pomeriggio per poi non assistere agli allenamenti, per poi dirigersi verso il fiume e sdraiarsi sull’erba umida. I capelli biondi si mescolavano all’umidità dei fili smeraldo, la pelle scura si confondeva col cielo leggermente cupo per la pioggia appena passata. Non aveva piovuto molto, solo un po’.
Sospirò. << Aaah >>. Ancora una volta, più forte.
Forse dava troppo per scontato che sarebbe rimasto nella squadra di calcio, ma quando l’aveva visto sorridere entrando in campo, una volta sola, aveva seriamente avvertito qualcuno lacerargli lo stomaco, ma se n’era accordo solo quando aveva provato a ripensarci. Le cose, le emozioni, i pensieri, nel momento in cui li si prova non si fanno vedere. Si fanno sopraffare dal dolore, dalla rabbia, dalla gioia.
E’ fastidioso anche il fatto di non poterli riconoscere quando stanno prendendo il sopravvento su quello che pensi realmente.
Penso che il gelato sia buono. Se mi arrabbio col gelataio, gli urlo che il gelato mi fa schifo.
 
<< Miyasaka >>. Dei capelli grigi coprivano la vista del cielo. << Perché non sei venuto agli allenamenti? >>.
Aprì leggermente le palpebre, mentre si rendeva conto della pennichella pomeridiana. Non doveva essersi addormentato per molto, dato che il sole era ancora ben visibile. Palla rosso fuoco.
<< Eh? >>. Si mise seduto.
<< Come “Eh”? >>
<< Non… >> -volevo andarci- << … ricordo >>.
Il grigio continuò a fissarlo, con uno strano cipiglio sul viso. << Senti, non puoi saltare gli allenamenti quando ti pare >>. Si mise una mano in tasca. << Ora che Kazemaru non c’è, devi impegnarti di più >>.
<< Ah… certo >>. Assaporò la notizia come fosse la prima volta che la sentiva.
Ora che Kazemaru non c’è.
Hayami fece per andarsene. Si sistemò la borsa su una spalla e iniziò a camminare, lamentandosi del fatto che se sarebbe arrivato tardi a casa non avrebbe mangiato.
Poi aggiunse una cosa.
<< Avresti dovuto vederlo, sul campo da calcio >>.
<< Cosa? >>
<< Si è adattato bene. Sembrava anche felice, ma non so se se n’è accorto >>
<< Com’è possibile che non si sia accorto di esserlo? >>. Sembrava stesse dicendo cose altamente insensate.
Il grigio si voltò. Un sorriso strano sulle labbra. Non come quelli di Kazemaru, ma uno più strano, con un tocco di arroganza.
<< Come ti sei sentito al tuo primo allenamento? >>
Miyasaka rispose senza pensarci. << Molto agitato, penso >>.
<< Eri felice >>.
Avrebbe voluto avere una videocamera, per riprendere quello strano Hayami che si ritrovava davanti, che ora gli aveva dato le spalle per andare a gustarsi la sua cena.
Però aveva ragione. Molte volte le persone non si rendono conto di ciò che provano.
Ci ripensò un attimo, al giorno del suo primo allenamento. Non si ricordava di essere stato particolarmente felice. Kazemaru lo era stato. Tutto il tempo a sorridergli, a ridere, a dirgli che non doveva essere così teso. E’ stato il giorno in cui sono diventati amici. Migliori amici.
Aveva passato giornate intere con quel migliore amico.
Aveva mangiato, riso e parlato con quel migliore amico.
Aveva saltato per la prima volta un allenamento per quel migliore amico.
Aveva fatto scenate per quel migliore amico. Una volta perché non si era presentato al chiosco dove alla fine ha mangiato solo, un’altra perché era riuscito a fargli prendere un brutto voto per aver passato tutta la giornata precedente insieme, un’altra perché il turchesino aveva dimenticato un allenamento. Solo il giorno dopo scoprì che una ragazza di prima gli aveva chiesto ripetizioni.
Da quel giorno Kazemaru aveva iniziato a considerarlo il suo “fidanzato riottoso”, e la prima volta che l’aveva appellato in quel modo ci era rimasto quasi male.
Ma ora ci ripensava, perché anche da piccolo aveva avuto un migliore amico, ma non si era mai comportato così con lui. Erano migliori amici e basta. Anche se un “migliore amico” che poi diventa “conoscente” non si può considerare tale, in fondo.
Forse il turchesino era un migliore amico diverso. Uno di quelli che conservi per tutta la vita, anche se il calcio te lo sta portando via. Avvertì di nuovo quella persona giocare con il suo stomaco.
<< Non è possibile >> mormorò, sdraiandosi nuovamente sull’erba bagnata.
Non sono gay.
Essere gay significava amare il suo migliore amico. Esserne innamorato. E non si era mai innamorato di qualcuno prima. C’erano state cotte trascurabili, ma ora che ci ripensava sembrava che le cose stessero così.
Era una cosa troppo improvvisa, tanto che la Ragione continuava a ribadirne l’impossibilità. Anche il Cuore ribadiva quanto tutte quelle robe non fossero vere.
Amare il proprio migliore amico. Era tutto falso.
Però il suo sorriso lo faceva sentire bene, e il pensiero che potesse abbandonare la squadra d’atletica per quella di calcio faceva svanire tutta la felicità che sapevano infondere quei sorrisi.
Si sentiva trasformato in una bomba melensa in grado di esplodere da un momento all’altro, bene attenta al non farlo. Perché doveva rimanere una cosa solo sua. Il suo segreto impossibile.
Non lo avrebbe saputo il suo migliore amico d’infanzia. Non lo avrebbe saputo Kazemaru. Come non lo avrebbe saputo Miyasaka.
Ultimamente l’umanità ha discusso del fatto che essere omosessuali sia una malattia o no. L’umanità ha affermato che non è una malattia, le persone no.
Perché era una cosa anomala, perché l’ideale di coppia è di una ragazzo e di una ragazza, perché le persone sono abituate in questo modo. Molte volte interrompere il circolo vizioso degli esseri umani può essere disastroso, e se questi sono abituati in questo modo, ti risponderanno semplicemente che fai schifo.
Come il gelato.
Solo che loro non te lo dicono perché sono arrabbiati, ma perché non ci ragionano su nemmeno un attimo, perché li hanno addestrati così.
Si chiese se era una cosa che si poteva curare, ancora prima che capisse come stessero davvero le cose. Pensò a come fosse stato stupido non accorgersene prima, alla difficoltà con cui certe cose vengono fuori, anche per se stessi.
Rimase steso sull’erba per un’altra ora piena.
Non sapeva se provare repulsione, come tutto il resto della società.

 

_   _  _ _ ____________________________________________________________________________
Oddeus, non ci credo. Ho finito çç
E finalmente torno a scrivere °v° Perché si, sono ispirata òwò
Spero sia un piacere risentirmi :3
 
*tono da cantastorie (??)*
E a voi che non amate la MiyaKaze .3.~ Non so cosa dire x°°
Solo che a me come coppia piace molto. Quindi non odiate quella piattola bionda :’3
 
Comunque… non so perché, ma questo capitolo me gusta .3.
Anche se avrei voluto approfondire di più l’ultima parte, ma altrimenti ci sarebbe stato troppo su cui discutere .u.
Spero non sia tutto troppo improvviso, perché penso sia proprio una cosa improvvisa ù.ù
E poi… Asdrfrghkl :’DD Ho già in mente il prossimo capitolo, ma aspetto che mi si raffreddino i bollenti spiriti (??) ‘3’
 
Bhe, io sparisco gentagliaH –con tanto lof- ♥
Debby.
 

   
 
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