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Autore: _LunaRossa_    03/07/2012    2 recensioni
Scavo nella mia mente, tra i ricordi, e ti ritrovo lì, seduta nel box del canile ad aspettarmi... Quante cose sono cambiate da allora... La cosa che mi fa più male è che non capisco perchè anche noi non abbiamo potuto avere il nostro lieto fine...
Storia vera...tutta vera...
Storia mia...solo mia...
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Papino mio,

oggi sono proprio contenta. Io e te siamo andati insieme al parco e c’erano tanti cagnolini che giocavano. Li guardavo correre da lontano, avevo un po’ paura ad avvicinarmi, io sono così piccola... Ma so che se sto vicino a te sono al sicuro, tu riesci a tenere a bada persino il lupo del nonno! Se ci sei tu so che niente può farmi del male.



Papà mio,

sto diventando più grande e la paura degli animali sta diminuendo piano piano, anzi ora mi piace coccolare i cani, tenere in mano i criceti che mi hai comprato alla fiera, osservare da vicino le piume colorate dei pappagalli del negozio.
Lo so che ti infastidisco quando ti chiedo continuamente di vedere i film con gli animali, lo so che sei stanco di vedere cani, delfini, orche, cavalli...mentre preferiresti guardare quei film con le pistole e i poliziotti che ci sono alla tv quando è sera tardi e io sono già a letto a dormire. Ma mi piacciono davvero un mondo.
Sai, vorrei tanto avere un cucciolo anche io... Te l’ho chiesto tante volte, lo so, ma sono testarda, ormai dovresti saperlo. Tu mi dici sempre che un cane ha bisogno di un giardino, con l’erba e l’aria fresca, che non più stare chiuso in casa, che ha bisogno di tante cure, che non è un giocattolo...
Sai papà, forse hai ragione...



Caro papà,

oggi, anche se era la tua festa, mi hai fatto un regalo bellissimo. Da come mi hai raccontato del coniglietto bianco che avevi visto al negozio ho capito subito che ti eri innamorato di lui! E quando siamo andati a vederlo... Non riuscivo a crederci quando mi hai detto che potevamo portarlo a casa subito! La mamma non era tanto convinta quando siamo entrati in casa con lo scatolone, ma non appena ha visto quel musetto peloso la sua espressione è cambiata subito, era contenta anche lei.
Però... sai, mi è venuto un dubbio... Penso che questo coniglietto sia un semplice sostituto.
Ti ricordi qualche giorno fa, quando quella signora è riuscita a convincere la mamma a prendere un cangolino? Lei sembrava contenta dell’idea... Avevamo già fatto tanti progetti, io, Andrea e mamma: passeggiate, vacanze, gite in montagna, giochi... Ma quando ti abbiamo chiesto conferma tu sei stato irremovibile. Niente cani in appartamento. Ti ho chiesto il perché tante di quelle volte, non saprei neanche dire quante.
Sai, papà... nonostante tutte le tue risposte, il motivo non l’ho ancora capito.
Io ormai sono grande, so distinguere un gioco da un impegno... So che non potrei farcela da sola, ma tu non mi negheresti mai un po’ d’aiuto...vero?



Caro papà,

ormai è da un po’ che frequentiamo il canile. Forse hai capito che non smetterò tanto facilmente di chiederti la possibilità di tenere un cane a casa, alla fine è per questo che andiamo lì tutti i sabati: meglio di niente.
Lo so che per te è un impegno portarmi fino al canile tutte le settimane e passeggiare per un’ora nei boschi, hai sempre tante cose da fare... Meno male che c’è Cristian, così ogni tanto posso stare con lui a curare i cani mentre tu fai le tue commissioni. Mi piace un mondo stare in mezzo a loro.
Però è strano... è come se fossero cani di tutti e di nessuno. Non si affezionano a qualcuno in particolare, si accontentano di una coccola ogni tanto. Ma stai tranquillo, non ho intenzione di affezionarmi a nessuno di loro, anche se è difficile... Non voglio piangere ancora per una cosa che non si potrà mai realizzare.



Papà,

oggi abbiamo litigato ancora. So che questa volta è stata quella definitiva, non ho intenzione di mangiarmi il fegato un'altra volta. D’ora in poi farò a modo mio, non ti chiederò più niente.
Odio discutere con te, non perché mi dici sempre di no, ma perché non mi ascolti neanche: a sentire te, hai sempre ragione, quello che dico non conta, tanto non cambierà mai il tuo punto di vista. Tutto quello che dico è inutile.
Ma c’è una cosa che odio ancora di più: il fatto che tu non mi prenda sul serio.

“Ma sì, anche io da giovane ero triste perché il nonno non mi comprava il motorino! Stavo male, piangevo, litigavo con lui... Io piangevo per il motorino, tu piangi per il cane! È la stessa cosa!”

Dopo che ti ho sentito dire queste parole me ne sono andata... come hai potuto paragonare un essere vivente, capace di amare e con il diritto di essere amato, a un motorino?! Credi che io sia una bambina?? Che questo sia solo un capriccio?? Dopo sedici anni ancora non mi conosci... Che delusione.



... ,

non so neanche come chiamarti.
È buffo, sai, che alla fine la persona che credevo potesse proteggermi da tutto e da tutti sia stata proprio quella che mi ha fatto soffrire di più. Sì, papà, è andata proprio così. Anche se fai finta di niente, anche se credi che sia tutto passato, anche se pensi di aver vinto tu.
Come al solito, non hai capito niente.
Forse hai vinto tu, ma non mi hai sconfitta, non mi hai spezzata, mi hai solo ridotta al silenzio. Adesso non ti faccio domande, evito di parlare con te, appena salta fuori l’argomento “cane” o “canile” me ne vado via o chiedo di cose che non c’entrano niente.
Aspetto.
Aspetto di essermene andata, di essere libera. E allora non mi potrai più dire niente, ti farò vedere che ti sbagliavi. Non mi sono arresa.
Anche la mamma pensa che io mi sia già dimenticata tutto, che lo abbia “superato”... Come se fosse una semplice tappa o qualcosa di passeggero.
Ma tu lo sai che non è tornato tutto come prima... Lo capisco dai tuoi silenzi quando siamo solo noi due, dai tuoi sguardi, dalle tue domande non fatte.
Forse ti dispiace. Forse non vorresti vivere tutto questo: io che non ti stimo più come una volta, che non ti guardo con gli stessi occhi, e i fatti che dimostrano che eri tu il problema, non io e il mio comportamento infantile.
Sai, un po’ mi dispiace per te, quando ti vedo cercare di iniziare un discorso con me, provare a interessarti a quello che faccio, ottenendo poco o niente; quando ti vedo, grande e grosso, avvicinarti alla cagnolina della zia per accarezzarla e ricevere solo ringhia e sguardi diffidenti; quando, sotto la tua aria indifferente e menefreghista, colgo una traccia di amarezza.
Ma non riesco a provare pietà per te: lo sapevi quanto ci tenevo, avresti dovuto capirlo, avresti dovuto capirmi.
La mamma mi ha detto che ogni tanto lei piange, la notte... Le dispiace per tutto quello che è successo.
Non so se tu fai lo stesso.
Io sì.
Piango per il mio sogno infranto,  per la mia solitudine, per i miei pensieri; e piango anche per te. Per il nostro rapporto ricucito in malo modo, ormai irrimediabilmente danneggiato; per quello che avremmo potuto essere se non fosse stato per il tuo orgoglio, per il mio orgoglio, per la nostra dannata somiglianza. Forse è per questo che siamo continuamente in guerra. Siamo troppo simili per far vincere l’altro.



Anche se tu non vuoi ammetterlo, hai pianto.

Anche se io non voglio ammetterlo, non riesco ad odiarti.



Anche se tu non vuoi ammetterlo, vorresti che fosse tutto come prima.

Anche se io non voglio ammetterlo, vorrei che fosse tutto come prima.

  
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