Crossover
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Autore: Registe    03/07/2012    3 recensioni
Seconda storia della serie "Il Ramingo e lo Stregone". Sono passati tre anni dagli avvenimenti narrati ne "Il Castello dell'Oblio", e i membri dell'Organizzazione hanno perduto gran parte dei loro poteri e sono ridotti a vagare per il loro mondo primitivo come vagabondi o ladruncoli qualunque. Auron e Mu invece si sono uniti alla Resistenza contro il Grande Satana, anche se Auron non e' ancora riuscito a dimenticare la breve storia d'amore vissuta con Zachar tre anni prima. Nella Galassia Mistobaan, ancora sotto l'influsso del condizionamento, e' diventato il fedele braccio destro dell'Imperatore. Ma il Grande Satana non intende rimanere a guardare, e tentera' con ogni mezzo in suo potere di riprendersi il suo servitore...
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anime/Manga, Film, Libri, Telefilm, Videogiochi
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Ramingo e lo Stregone'
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Capitolo 5 - Requiem


Gold saints

I sacerdoti delle Dodici Case. Dall'alto verso il basso e da sinistra verso destra:
Aldebaraan, Mu, Saga, Shaka, Death Mask, Aiolos, Aphrodite, Milo, Dohko, Camus, Aiolia, Shura




Nato da fauci di drago,
a vette celesti si innalza
in luce e in tenebre immerso.
Su rive di sogno è nuova promessa.
Bagliore di luna infinito: suo dono
alla terra è sconfinato amore.
Ma fugace è la quiete…


Era curioso come poesie, abbandonate per decine di anni in un angolo polveroso della memoria, potessero tornare a galla con un semplice gesto o una parola. Non riusciva nemmeno a ricordare dove l’avesse letta, o se qualche anziano sacerdote come lui gliela avesse raccontata durante una delle loro infinite veglie. Ma era tornata nel momento in cui il Cavaliere del Drago si era stagliato in volo davanti alla luna piena, lanciando la sua ombra su tutto il Tempio delle Dodici Case.
La Madre Drago non era tra gli dèi che Dohko venerava, ma non per questo non credeva al suo potere; perché tutti, anche i bambini, sapevano che quando la dea metteva al mondo un Cavaliere del Drago la fine di tutti gli esseri viventi era vicina. Nessun essere umano poteva avvicinarsi abbastanza da vedere le sue sembianze e sopravvivere.
E adesso il vecchio sacerdote poteva vedere i suoi capelli neri ed i baffi, mentre un grande diadema d’oro nascondeva la furia dell’occhio sinistro; il limite che gli dèi avevano imposto ai mortali.
“Hanno … hanno mandato proprio lui, maestro?”
“Sì, Aiola”.
“Lei … lo sapeva?”
“No. Ma forse è la giusta punizione per il nostro silenzio durato troppo a lungo”.
Lo sguardo di tutti i suoi confratelli era rivolto verso la divinità, e d certo lo era anche quello di tutti coloro che era riuscito ad allontanare dal tempio prima della tragedia. Aldebaraan si sistemò l’elmo e lanciò un’occhiata alle loro Case in basso, ormai prive di vita “Immagino che con questo qualsiasi nostra pallida possibilità di sopravvivenza sia ridotta a zero”.
“Sopravvivere non è la nostra priorità”.
Non era sempre stato così. Quella strana poesia glielo ricordò, suonando come un lieve campanello d’argento nei suoi ricordi. Si tramandava che, nell’epoca del mito, un altro Cavaliere del Drago avesse combattuto fianco a fianco con gli uomini, e fosse giunto ad offrire la sua preziosa vita per difenderne uno solo e spalancare così la Porta dei Cieli, facendo tornare il fuoco dei draghi sul mondo. Una leggenda che tutti loro conoscevano bene, perché le prime pietre del Santuario delle Dodici Case erano state costruite proprio in quel luogo, ad onorare un sacrificio che forse, come Dohko aveva sempre creduto, era solo opera di qualche bardo fantasioso e di ballate raccontate intorno ad un fuoco. Secondo il mito, dal sangue miracoloso del Cavaliere del Drago era nato poi il castello splendente di cui si narrava nella poesia, creato per arginare le forze del male.
Ma l’essere davanti a loro non aveva nulla di poetico, e l’anziano sacerdote cercò forza negli dèi per sostenere il suo sguardo. Aveva concesso loro tre ore per pregare, e l’ultimo fuoco della loro meridiana stava per spegnersi; era rimasto in alto per tutto il tempo, fissandoli come un drago che cerca di comprendere cosa siano quei minuscoli esseri che si muovono tra le sue zampe.
I suoi confratelli stavano indossando per l’ultima volta le sacre armature d’oro “Maestro …” fece una voce dietro di lui “… ecco … considerato che non ci saranno altre occasioni per … beh, insomma … dovrei confessarle che sono stato io quella volta a … quel disegno sulla sua armatura era solo per…”
“Sì, Death Mask, non ne avevo dubbi. Comunque ti sono rimessi i peccati, perché l’atto che stiamo per compiere ci condurrà direttamente nel Nirvana”.
“Avremo questo onore, maestro? Pensavo di potermi reincarnare in una bella farfalla”.
“La tua umiltà è grande, Aphrodite, se il tuo sogno è quello di vivere in una creatura così piccola e fugace. Ma quando saremo al fianco degli dèi potremo fonderci nella loro incommensurabile bellezza”.
Nessuno degli altri parlò. Perché c’era un’ultima cosa che doveva fare prima che il fuoco azzurro della meridiana celeste si spegnesse e calasse su di loro l’ira dell’emissario del Grande Satana. Si alzò debolmente in piedi, appoggiandosi al bastone ed ispirando a fondo l’aria della notte “Shaka, vieni. E anche tu, Saga”.
L’interno del Tempio era gelido, e tutti i bracieri erano spenti. Poteva riconoscere il passo dei suoi confratelli pur dando loro le spalle, uno timido e dubbioso, l’altro fermo, di chi conosceva già la parte che gli era stata assegnata. Aveva preso quella decisione non appena aveva lasciato la casa della Vergine, appagato dei consigli del suo giovane confratello: i sacerdoti d’oro erano tutti preziosi ai suoi occhi per dote, dedizione, fede e coraggio, ma Shaka aveva qualcosa che mancava a tutti loro, persino ad un uomo come lui che aveva visto passare decine di inverni. Il cavaliere biondo era l’uomo più vicino agli dèi. Era stato toccato dal loro amore ed era la prova vivente della loro santità. Per questo la decisione era stata più facile del previsto, forse ispirata dalle Loro sacre volontà “Shaka, levati l’armatura”.
“Maestro …?”
“Levatela senza fare storie” non avevano molto tempo “Il Grande Satana le vorrà come trofeo, e credo che il Cavaliere del Drago sappia contare fin troppo bene”.
Il giovane aveva gli occhi ancora chiusi, ma Dohko era certo che vi fosse sgomento dietro quelle palpebre; il cavaliere dei Gemelli porse al compagno un mantello nero “Noi siamo tutti sull’osservatorio, non farà caso a te se scenderai al fianco della scala principale. Aphrodite ha fatto sbocciare tutto il suo roseto stanotte, quindi se lo attraversi di corsa il Drago non dovrebbe notarti!”.
“Non capisco, maestro …”
“Tu e Mu avevate ragione, Shaka. Siamo rimasti in silenzio per troppo tempo ed abbiamo chinato il capo senza far nulla per la nostra gente. Stanotte nessuno di noi piegherà la testa e daremo prova al Cavaliere del Drago che la nostra fede è tutt’altro che spenta. Ma qualcuno …” si fermò, cercando le parole giuste “… qualcuno deve parlare di nuovo. Deve tenere viva la nostra fede e diffonderla verso coloro che dovevamo proteggere. Qualcuno che sia degno di diventare, un giorno, il nuovo Grande Sacerdote”.
“Ma io …”
“Siamo tutti d’accordo su questo” beh, non proprio tutti sospirò, ricordandosi l’espressione un po’ speranzosa di Aphrodite e Death Mask “E guai a te se apri gli occhi adesso. Non renderebbe onore a tutti gli anni di meditazione che hai trascorso. Vai, cerca di scoprire cosa sia successo a Mu e Camus. E, quando sarà il momento, prega per noi”.
“Non posso …”
“Oh, sì che puoi!”
Saga prese il suo compagno per un braccio, gli mise indosso il mantello scuro e lo strattonò verso l’uscita “Shaka, è un ordine del Grande Sacerdote. E, in caso non te ne fossi accorto, non abbiamo tempo”.
Dohko sapeva che non sarebbe stato semplice per nessuno di loro, e che Shaka non si sarebbe fatto convincere con facilità ad abbandonarli. Tirò nel suo cuore un grande sospiro di sollievo quando il giovane si liberò dalla stretta del compagno e si inginocchiò davanti a lui “Se questo è il suo volere, maestro … per quanto io sia indegno del compito che lei mi ha assegnato lo farò. Ma non nego che vorrei essere al vostro fianco nei prossimi minuti per offrire la mia effimera esistenza agli dèi”.
“Ci sarà tempo e luogo, Shaka. Ma un giorno ci rivedremo al fianco degli dèi. Ora vai”.
Rimase ad osservare il profilo biondo del giovane sacerdote svanire lungo la scala, al riparo della luce della luna e dallo sguardo della loro nemesi. Gli dèi avrebbero guidato i suoi passi, ne era sicuro. Non si era mai sentito così sollevato per una propria scelta. Il brusio degli altri compagni in preghiera sull’osservatorio lo riportò alla brusca realtà, perché mancavano pochi minuti alla fine.
Accanto a lui, i pezzi dell’armatura della Vergine si sollevarono nell’aria, guidati dal tocco dei Gemelli; i frammenti d’oro si avvicinavano e si distaccavano, formando un reticolo complesso che lasciò l’anziano sacerdote stupito mentre fissava la sagoma oscura, solo vagamente umana, che andava ad offrire per l’ultima volta un corpo a quelle sacre vesti.
Quando Saga terminò, un corpo illusorio indossava l’armatura della Sesta Casa, e si mosse con fluidità al comando del suo creatore; non aveva capelli o occhi visibili, ma forse creature onnipotenti come il Cavaliere del Drago non avrebbero notato un piccolo inganno degli uomini “Maestro, mi dispiace … se ne potessi controllare più di uno avremmo potuto salvare qualcun altro”.
“Uno è sufficiente, fratello. E ricorda, oggi gli dèi sono dalla nostra parte”.
“Uh, non voglio sapere come sarebbe averli contro di noi, allora!”.
Dohko non rispose. La meridiana si spense, ed i due sacerdoti si unirono ai loro fratelli.
Aldebaraan del Toro.
Saga dei Gemelli.
Death Mask del Cancro.
Aiola del Leone.
Milo dello Scorpione.
Aiolos del Sagittario.
Shura del Capricorno.
Aphrodite dei Pesci.
Gli dèi ricorderanno in eterno il vostro sacrificio.



“La vostra ora è venuta, esseri umani. Infrangere la parola data al Grande Satana è espiabile soltanto con la morte”.
Il Cavaliere del Drago aveva sembianze umane. Ma non c’era nulla di terreno nella voce; dall’alto della sua posizione le parole giungevano trascinate dal vento con la forza di cento campane di bronzo che cozzavano insieme. Scandiva ogni suono lentamente, signore e padrone di tutto il tempo del mondo. A dire il vero, Dohko non riusciva a leggere né odio né rabbia in quella voce, soltanto la superbia che quell’essere di natura divina provava verso di loro, esseri umani devoti a degli dèi che nemmeno riconosceva. Il mantello corpo gli ricadeva dietro le spalle, ma non riusciva a nascondere la sagoma di un’enorme spada legata alla schiena, che oltre la spalla destra faceva mostra di un’elsa dorata a forma di testa di Drago. Si diceva che un suo solo fendente potesse distruggere la terra ed il cielo, perché il Cavaliere del Drago nasceva per riportare l’equilibrio nelle loro terre con nient’altro che la sua sforza sproporzionata. Non deve accorgersi della fuga di Shaka.
“Si dice che il figlio della Madre Drago impersoni l’equità e la pace in questo mondo, generale. E che sia stato creato per giudicare al di sopra delle parti, senza schierarsi né con i demoni né con gli umani”.
“Ma gli umani hanno peccato” la figura scese lentamente del cielo, levitando a pochi metri da lui e dai suoi confratelli. Il diadema d’oro riflesse la luce della luna, mandando un bagliore sinistro. Nessuno degli altri sacerdoti parlò, ma nel silenzio che seguì era sicuro di poter sentire i loro cuori tremare alla discesa dell’araldo dei demoni. Si sollevò in piedi, ed appoggiandosi al bastone avanzò tre leggeri passi verso di lui “Tutti gli esseri umani peccano. La strada verso il Nirvana è piena di ostacoli, e la natura di ogni creatura è fragile. Noi non abbiamo mancato di proposito al patto stretto con il Grande Satana, ma non siamo qui a chiedere pietà per le nostre vite diafane”.
Lasciò che l’avversario lo scrutasse con i suoi occhi scuri.
Per quanto essere superiore, si diceva che il Cavaliere avesse in sé la potente unione del sangue umano, di quello demoniaco e quello dei draghi: rimase davanti a lui di proposito, cercando lo spiraglio che conducesse alla parte umana del generale. “Non ci sottrarremo al giudizio. Ma chiedo soltanto che lei guardi con un altro occhio la nostra razza. C’è peccato in noi quanto nei demoni. Però gli dèi ci amano e ci perdonano anche per questo”.
“DEI?”
L’essere fece esplodere parte della sua aura magica con un solo corrugare di sopracciglia. Le loro armature d’oro emisero un rumore terribile, risuonarono come colpite da decine di martelli, e la meridiana dell’osservatorio fu attraversata da una gigantesca crepa. Cadde a pochi metri da loro, e coprì in parte il fragore delle colonne del sagrato che andarono in frantumi di fronte alla potenza del generale dei draghi. Aphrodite non trattenne un urlo di paura, ma Dohko non si voltò.
L’espressione dell’inviato del Grande Satana si era trasformata in una maschera d’odio “I VOSTRI DEI NON SONO ALTRO CHE PATETICHE INVENZIONI!”
Cosa lo può far infuriare così tanto?
“QUANDO GLI UMANI SI SONO MACCHIATI DEL PIU' GRAVE DELITTO DEL MONDO DOVE ERANO I VOSTRI DEI?”
Quale delit …
Il Cavaliere del Drago sguainò la spada.
La sollevò verso l’altro, e la furia nei suoi occhi non aveva davvero niente di umano. A quel gesto il cielo mandò un rombo infernale.
Come nelle antiche leggende le nuvole si mossero, ed in un solo istante oscurarono la luna, lasciando che l’unica luce della notte fossero i lampi che attraversavano il cielo ed il loro riflesso sulle loro armature. Forse quella notte non si sarebbe spalancata di nuovo la Porta dei Cieli, ma di certo gli dèi li stavano aspettando oltre i cancelli del Nirvana, Dohko era certo di percepirne la mano invisibile quando il primo fulmine abbandonò le nuvole nere per cadere sull’enorme spada dall’elsa d’oro. La lama fu attraversata dal lampo, ma quando toccò le mani del padrone il fulmine si avvolse lungo il suo braccio e si spense.
Il vecchio maestro stava osservando il secondo ed il terzo fulmine cadere lungo la Spada del Drago Diabolico quando una cascata di raggi di luce e fiamma si abbatté sull’arma “Non così in fretta, Cavaliere! Lightning Bolt!”
Il colpo del giovane Aiola fu la luce di una flebile lucciola. La piccola rete si avvolse intorno all’arma del nemico, assorbendo tra le sue spire l’energia dei fulmini celesti ed allontanandola dalla lama mortale. I filamenti di energia si frapposero tra l’anziano sacerdote ed il nemico, mentre il più giovane tra gli apprendisti usò i pochi incantesimi che conosceva per fermare la discesa della spada; la barriera di luce si estese fino alle nuvole, le attraversarono e rischiararono di nuovo il cielo. Per un attimo.
“E’ tutto tuo, Aphrodite!”.
“Piranha … Piranha Rose!”
Nonostante il braccio teso tremasse per la paura, le rose del cavaliere dal capelli azzurri apparvero nell’aria, trasportate dalla brezza direttamente dal suo giardino. Ad un cenno del Sacerdote del Leone le maglie della sua rete si aprirono, ed i fiori la attraversarono in una cascata debole ma ordinata. Decine di essi si infransero contro la luce rossastra ed i fulmini che ancora persistevano lungo spada, ma gli altri raggiunsero le gambe ed il petto, e dagli altri confratelli partirono persino grida di incoraggiamento.
Shaka, corri. Che gli dèi diano forza alle tue gambe.
Le rose svanirono. Un crepitare di energia lungo l’osservatorio, l’aura magica del loro avversario si abbatté su di loro come una vampata di fiamme. L’aria intorno ai suoi vestiti ed alla spalla divenne dello stesso colore dei fulmini, e spazzò via le Piranha Rose trasformandole in cenere, senza che rimanesse sulla stoffa del vestito nemmeno il graffio più piccolo. Il Cavaliere dei Pesci mandò un secondo e più acuto grido quando il Cavaliere del Drago scrollò via la trappola energetica del Lightning Bolt con un movimento lineare, abbattendo la sua spada contro la protezione ed aprendo la via ai fulmini. Quelli scesero tutti insieme, liberati dalla catena che li costringeva ad essere meri abitanti del cielo. In un attimo la lama accolse tutti i fulmini, ed il suo padrone fu avvolto nella massa di scariche azzurrine. Caricò indietro la Spada del Drago Diabolico e poi la liberò verso di loro.
Dohko percepì l’impatto dell’incantesimo contro le colonne del santuario, e vide che le folgori nascevano dalla spada e ad essa ritornavano in un circolo infinito; l’ondata di magia lo lasciò senz’aria, perse la presa del bastone, sentì prima un urlo, poi un secondo ed il clangore di armature d’oro che finivano in pezzi.
Le Piranha Rose si estinsero con il loro padrone. Quando Aphrodite, Aiola e Death Mask caddero al suolo le rose scesero a terra, ed in pochi secondi il loro colore scuro, simile a sangue, divenne di un crudele giallo appassito mentre creavano un sottile tappeto di disperazione. L’elmo del cavaliere del Cancro rovinò a pochi passi da lui. I loro corpi furono avvolti ancora per qualche secondo dai fulmini, poi l’incantesimo abbandonò le loro armature e tornò lungo la Spada del Drago Diabolico, impugnata da una mano che non conosceva né stanchezza né pietà. Fratelli, non vi farò attendere a lung …
“Maestro Dohko, stia indietro!”.
Quando la seconda ondata di fulmini si abbatté nella sua direzione, il vecchio sacerdote non riuscì a reagire. Vide soltanto una massa enorme, dorata, e l’attimo successivo fu sbalzato lontano, sollevato con poca grazia da un braccio solo che lo fece atterrare contro i mattoni bianchi dell’osservatorio. Il Drago aveva l’arma puntata proprio nella direzione dove lui era stato fino a qualche secondo prima, ed i fulmini trovarono soltanto l’imponente figura di Aldebaraan. Il Cavaliere del Toro incrociò le braccia durante l’impatto ed urlò contro la crudeltà della famiglia demoniaca, ma nonostante la sua buona conoscenza di incantesimi difensivi il piccolo muro attorno a lui fu spezzato e la magia dell’avversario attraversò tutto il suo corpo finché non cadde riverso in ginocchio.
Il sangue schizzò tra le giunture dell’armatura, e Dohko tra le mani vide il suo improvvisato salvatore scivolare a terra in tutta la maestà della sua persona che aveva imparato a conoscere.
Poi lo vide.
Nella mischia il fantasma illusorio con indosso le vesti della Vergine si mosse, e con un salto ed il rumore di campana del metallo si portò accanto ad Aldebaraan. Lo stesso sacerdote rimase ad occhi sgranati per la fluidità dei suoi movimenti, lasciando che Saga, al riparo dietro l’altare principale dell’osservatorio, lo guidasse verso l’unica fine plausibile. Basterà ad ingannare il Drago?
Evidentemente sì.
Dohko faticò a rimettersi in piedi, e con gli occhi lattiginosi cercò il suo bastone mentre il sedicente cavaliere della Sesta Casa improvvisò un attacco contro il generale; Saga mosse le sue gambe sempre in avanti e simulò il movimento di una corsa disperata, unendo i suoi incantesimi illusori per conferire una certa maestosità ed aura magica al fantoccio in armatura.
Il Cavaliere del Drago non vi prestò alcuna attenzione. Quando l’armatura animata si scagliò contro di lui, l’uomo con i baffi calò la spada con un unico, rapido fendente, senza nemmeno poggiare lo sguardo sul nemico abbattuto. Alla vista di sacerdoti sopravvissuti al suo incantesimo aveva lo sguardo puntato solo su di loro, ed abbatté il falso Shaka con un solo colpo di spada, senza nemmeno accorgersi che la lama non tagliava né carne né sangue, solo frammenti metallici. La tua superbia ti ha giocato un brutto tiro, Drago, sospirò Dohko alla vista dell’elmo e dei gambali dell’armatura della Vergine volare lontano dal fantasma.
Coraggio, Shaka! Non ti voltare indietro.
Non ora.

“Scarlet Needle!”
Milo era stato investito in pieno dalla pioggia di fulmini del generale Baran, ma dietro i capelli distrutti lungo le punte e parte dell’armatura piena di crepe era ancora intero; si rialzò sulle ginocchia e chiamò a sé l’incantesimo che dominava, ed il vecchio sacerdote seguì le luci che scaturivano dalla punta del dito indice del giovane sacerdote brillare, agitarsi e tingersi color rosso sangue. Il suo potenziale magico era stato uno dei migliori tra i vari sacerdoti.
I colpi dell’ottava costellazione si fecero strada nell’aura dragonica, poi si infransero contro la sua tunica color arancio e l’armatura di cuoio, cercando con tutta la benedizione delle stelle un varco nella carne dell’avversario “Ricordiamo alla Madre Drago quali sono gli dèi che noi veneriamo!”.
Saga si sollevò in piedi sui resti dell’altare, liberando la sua aura magica che aveva trattenuto per manovrare il fantoccio di Shaka. Quello che rimaneva della sua armatura aveva perso ogni lucentezza, ma l’anziano Grande Sacerdote vide negli occhi del Cavaliere dei Gemelli e degli altri una determinazione che non aveva mai notato in tutti quegli anni.
Il desiderio di sollevare il capo.
Di avere una morte gloriosa, che li conducesse al Nirvana e li liberasse dal dolore.
Di coloro che erano rimasti in vita Dohko sentì lo spirito guerriero che non si era mai addormentato anche dopo anni di preghiere e meditazione, e si chiese come potesse essere stato così cieco da non vedere l’atroce realtà che si era consumata anche dentro di loro negli ultimi anni. Saga fece un gesto con una mano, ed uno dei pochi confratelli rimasti scivolò tra le ombre ed obbedì al suo comando “I NOSTRI DEI SONO GLI UNICI GIUDICI DELLA NOSTRA CONDOTTA. UN CAVALIERE DEL DRAGO CHE SI ASSURGE A DIVINITA E’ QUALCOSA CHE NON POSSIAMO TOLLERARE! GALAXIAN EXPLOSION!”
“Scarlet Needle!”
L’impatto dei due incantesimi oscurò la visuale, distruggendo quel poco dell’osservatorio che era rimasto in piedi; gli strali di magia dei Gemelli ricordavano una nebulosa che mirava al cuore dell’avversario. Il Cavaliere del Drago indietreggiò di un passo, strappando ai due un piccolo sorriso di esuberanza, poi si portò di nuovo verso di loro con la spada sguainata, che calò ed incontrò un ostacolo.
“Non così in fretta, Generale”.
Il braccio del sacerdote del Capricorno, che si diceva più resistente di qualsiasi spada o scudo, si parò tra la testa di Milo e la furia dell’avversario; il vecchio maestro percepì l’intreccio dei loro sguardi ed il velato sorriso nella loro ultima battaglia. Il Drago disimpegnò la lama, ma Shura seguì il suo movimento e gli tenne occupata la mano destra, aprendo la guardia del nemico agli incantesimi dei suoi confratelli “Vai Aiolos! Forse gli dèi ci concederanno un ultimo miracolo!”.
Dohko vide l’ombra appollaiata in cima alla colonna tendere l’arco, ed il suo anziano cuore palpitò per l’improvvisa possibilità che si era aperta. La freccia d’oro del Sagittario sibilò nell’aria, e si fece strada attraverso la fitta rete di incantesimi ed illusioni dei Gemelli e raggiunse l’obiettivo, colpendo la fronte del generale demoniaco.
La punta attraversò la pelle, ed il sangue del figlio della Madre Drago era rosso come quello degli umani.
Dèi, confidiamo in voi …
Il Cavaliere del Drago chinò un ginocchio, poi disimpegnò la mano destra dagli strali della Galaxian Explosion ed estrasse la freccia dalla pelle, e la punta dorata lasciò sulla sua pelle niente altro che un piccolo taglio. Poi strinse la sottile asta nel palmo e la spezzò, lanciando i frammenti della freccia in un angolo “Voi umani non sapete mai quando è il momento di piegare il capo”.
L’aura dragonica esplose di nuovo, con una potenza senza pari.
Sul palmo della mano che aveva appena distrutto l’arma del Sagittario si caricò un globo di luce e fulmini, e con un movimento fin troppo rapido per un uomo della sua stazza si volò verso Shura; l’energia spinse il sacerdote lontano e quello perse la presa sulla spada dell’avversario, e mentre uno strano simbolo comparve sulla sua fronte colpì il giovane in pieno viso. A Dohko mancò la presa sul bastone quando il corpo del sacerdote del Capricorno cadde riverso all’indietro privo della testa, mentre un secondo fendente attraversò Milo tra il mento ed il collo.
Al rumore delle due armature d’oro in terra seguì un terzo grido. Il Drago avvolse di nuovo la sua spada tra i fulmini, e prima che lo stesso Gran Sacerdote potesse fare un gesto per fermarlo una tempesta di elettricità scese sulla colonna alla sua destra, mandandola in frantumi di marmo mentre il corpo carbonizzato del Cavaliere del Sagittario cadde sommerso dai residui.
“Aiolos! No, perché …?”
Saga espanse il suo potenziale magico fino al limite, ma l’energia sprigionata dal Cavaliere del Drago era quella di una belva assetata di distruzione, ed il potere che il sacerdote otteneva dalla sua costellazione protettrice fu attraversato dalla luce dorata del nemico. Con un urlo fu sbalzato proprio accanto a lui; Dohko non volle, o cercò di non sentire il rumore delle vertebre spezzate, attutito dal fragore dell’armatura a pezzi ma che risuonò nelle sue orecchie più forte della voce del loro nemico “Gran Sacerdote Dohko della Bilancia, il vostro tentativo di ribellione termina qui”.
Shaka, saremo sempre al tuo fianco “La nostra non è stata una ribellione. Abbiamo solo fatto che qualcosa che avevamo rimandato da troppo tempo”.
L’essere davanti a lui aveva soltanto l’apparenza di un essere umano. Ma lì, avvolto nel sangue dei suoi confratelli, si muoveva con una naturalezza tale che nemmeno il demone più vitale possedeva, senza mostrare il benché minimo sforzo lungo i suoi lineamenti.
“Vi concedo che avete combattuto con onore. Forse contro qualche altro generale della famiglia demoniaca avreste avuto qualche possibilità”.
“Non volevamo sopravvivere. Gli esseri umani adesso sapranno …”
“Gli altri umani resteranno a guardare come hanno sempre fatto!”.
“Lei odia proprio gli umani, generale Baran …”
Non credeva che avrebbe potuto trovare serenità nell’attimo prima di morire. Eppure il giudice divino che stava davanti a lui sollevò la spada e lo fissò dall’alto verso il basso da dietro il suo strano diadema. In quel momento sentì persino il profumo degli alberi in fiore della Casa della Vergine.
“Sì. E adesso, Gran Sacerdote …”

Ma fugace è la quiete …

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Nota:
la poesia iniziale e' tratta da Final Fantasy IV.
  
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