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Autore: Lady Moonlight    04/07/2012    2 recensioni
La giovane Freya Gadamath non conosce quasi nulla di faccende che riguardano Vampiri, Fate, Unicorni ed altri esseri sovrannaturali. Trascorre la sua vita praticando la professione di Guaritrice, cercando di aiutare la gente bisognosa.
Tutto cambia quando il vescovo di Shang la dichiara una strega, condannandola al rogo. Prima che la cerimonia della sua morte abbia inizio, però, un avvenimento improvviso cambia le sorti del suo destino.
Freya avrà salva la vita solo se adempirà al compito che il vescovo le ha assegnato.
Ma lei non ha idea di quanto quell'incarico sia complesso, soprattutto se la questione riguarda un Angelo precipitato dall'Eden.
[Le tenebre dei suoi occhi si fecero più confuse e più minacciose. Respirò, sapendo che ogni boccata d'aria poteva rivelarsi l'ultima, per lei.
Poi la voce assunse sfumature più incerte, quasi avesse intuito la paura che, ora, animava la sua vittima. Sembrava che si stesse gustando il momento, meditando su quale fosse l'istante più ideale per sopprimere definitivamente la preda.
Quando, infine, le tenebre giunsero fino a lei e per lei, la ragazza comprese che il suo destino era sempre stato quello... fin da quando quel gioco aveva avuto inizio.]

Seguito di: Contratto di Sangue-L'ombra del principio
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Contratto di Sangue'
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13

Shadows

 

 

 

[...] È nata: una bambina. L'abbiamo chiamata Clare, come la prima Guardiana.
Assomiglia più a me che a Lucas: ha occhi azzurri e capelli biondi.
Il dottore non riesce a spiegarsi questa nascita miracolosa, ma è certo che non potrò avere altri figli. La cosa non mi infastidisce. Questioni più importanti richiedono la mia completa attenzione.
L'Alfa ha ricominciato a prendere di mira la famiglia reale. Edward è costantemente sorvegliato da una squadra di Mistici, mentre Galatea si agita per il futuro del figlio.
Non ho tentato di consolarla. Lei sa meglio di me cosa significa avere tra le mani il futuro di un regno. E mio ed anche suo dovere sostenere con costanza il fardello che ci è stato imposto dalla nascita.
Lo scoppio di una guerra civile non è contemplato nelle alternative. La corona deve resistere, così come è sempre avvenuto. [...]

 

Dal diario personale di Marianne Rainsworth,
Guardiana in carica del Regno di Ziltar.

 

 

 

Incespicando nei suoi stessi passi, Freya osservò sospettosa le impronte che puntavano alla stanza di Michele. Trascinò la spada in avanti, aumentando la velocità dei suoi passi.
Provava una strana sensazione, l'irritante idea che stesse per accadere qualcosa di ben poco piacevole. Inciampò nell'elmo di un'armatura abbandonata al suolo e guardò l'oggetto di metallo rotolare in una sporgenza del muro.
Due voci maschili a lei note, la risvegliarono dallo stato di torpore in cui era scivolata senza nemmeno rendersene conto.
"Dobbiamo ucciderlo. Dobbiamo essere noi." annunciò l'altra Freya.
Freya ci mise meno di un secondo per comprendere che l'altra se stessa si stava riferendo a Shaber.
Il demone era entrato nella tana dell'angelo.
Non poté che trovare ironico quel fatto. In un modo o nell'altro, le chiavi erano tornate da Michele ed insieme alla spada, l'angelo sarebbe stato in grado di affrontare quell'orda di demoni e vampiri.
Stavano avendo un'animata conversazione, mentre all'esterno della fortezza non si contavano più i rumori dei crolli di edifici e delle lame che si incrociavano fra loro.
"Non lasciare che l'angelo lo uccida!"sbottò l'altra Freya. "Non sarà la sua vendetta ad essere appagata, ma la nostra!" affermò.
La Guaritrice annuì. Sì, doveva essere lei ad occuparsi di Shaber, non Michele, ma Freya. Era un suo diritto, o doveva esserlo, poter distruggere quell'uomo; così come lui aveva fatto con lei. Starnutì e con un ultimo sforzo, superò la soglia della stanza.
Michele stava seduto sul bordo del letto, apparentemente tranquillo, sebbene i suoi occhi esprimessero tutto il suo desiderio di voler vedere morto il vecchio mercenario.
Shaber era in piedi, di fronte alla finestra e lei era alle sue spalle. Teneva il mazzo di chiavi nella mano destra, facendole tintinnare tra loro. La più grande e dal colore più vivace era quella che teneva prigioniero Michele.
"Hai trovato la spada." osservò l'angelo, senza però distogliere troppo a lungo gli occhi dal vescovo.
"Il demonio!" gridò, invece, Shaber voltandosi per vederla. "Sei qui per uccidere il mio angelo?" A quel commento Michele serrò la mascella.
Lei non poté far altro che ridere. Tutta quella situazione le appariva assurda, quanto patetica. Appoggiò la spada alla parete, studiando le piaghe rosate che si erano create dove lei aveva stretto l'arma. Continuò a sorridere anche quando la voce le morì sulla punta della lingua.
"Avresti fatto meglio a cercare un cavallo e a fuggire." lo rimproverò con falso interesse. "L'altra Freya è rimasta quasi delusa vedendoti qui." lo informò, rigirandosi la mano ferita davanti agli occhi.
Shaber zoppicò qualche passo verso di lei, ma si fermò, portandosi le braccia davanti al viso, quasi a volerlo proteggere. "Altra Freya?" il suo tono di voce si era fatto incerto e Michele, alle sue spalle, la stava guardando dubbioso.
Lei dischiuse le labbra, divertita. Le piaceva quella sensazione di vantaggio, l'avere in mano le redini della partita.
"Delizioso. Non sembra anche a te?"
Scosse la testa. Quella volta doveva dissentire con l'idea del suo alter ego. Shaber non le provocava altro che ribrezzo e rancore. "Perché esitare oltre?" formulò quel dubbio quasi con curiosità. "Uccidiamolo." Quell'unica parola, quasi supplicata, ebbe il potere di riportarla alla realtà.
Arretrò contro la parete e si lasciò cadere a terra come una bambola di pezza. Nella testa aveva l'eco della risata sprezzante di Shaber. Cosa stava facendo? Non era da lei, pensare a quel modo.
Michele si era alzato, visibilmente nervoso e irrequieto e l'unica cosa a cui lei riusciva a pensare era la sempre più costante presenza dell'altra Freya nella sua vita.
"Non è sicuro rimanere qui." intervenne l'angelo, infilandosi una consumata camicia di lana grezza. La catena alle sue caviglie tintinnò in modo decisamente spiacevole.
"Veramente?" lo criticò Freya, scuotendo la testa. "Non me ne ero accorta." lo schernì infastidita.
L'angelo non sembrò badare molto al tono con cui lei gli parlò. Michele manteneva una postura rigida, come se da un momento all'altro un demone avesse tentato di assalirlo. Le diede le spalle per un breve istante, rivelando le macchie di sangue che si erano formate sulla stoffa.
"I vampiri stanno arrivando?" domandò Shaber, scrutando fuori dalla finestra. La maschera mutò quelle parole in suoni raccapriccianti, come se lui stesso fosse stato uno di quei demoni che tanto detestava. Sia Freya che Michele lo ignorarono.
"Portami la spada." ordinò l'angelo. "Dovrei riuscire a distruggere queste catene."
"Devi uccidere Shaber!" si lamentò l'altra Freya.
La Guaritrice abbassò lo sguardo sulle ferite alla mano che stavano guarendo da sole, poi incrociò gli occhi del vescovo. "Non vedrete mai le porte dell'Eden." lo avvertì.
Shaber fece per dire qualcosa, ma uno dei suoi consueti attacchi di tosse lo costrinse a tacere. Ingobbito e ansimante non sembrava che la patetica ombra di ciò che era stato. Un'ombra, che Freya lo sapeva, si sarebbe estinta molto presto.
Un boato esplose nel cortile interno della fortezza e loro videro alcuni massi saltare in aria e sfrecciare contro il muro che stava alla loro sinistra. La parete resistette, ma non altrettanto bene riuscì a sopportare quella visione la mente del vescovo. Aveva afferrato un pugnale da una delle tasche e se lo rigirava tra le dita, quasi quel minuscolo pezzo d'acciaio potesse salvarlo da quanto stava avvenendo.
"La spada, Freya!" c'era una certa urgenza nella voce dell'angelo. Michele fissava insistentemente un punto ben preciso fuori dalla finestra, completamente dimentico dell'uomo che l'aveva torturato e tenuto prigioniero fino a quel momento.
"Lei è qui." le sibilò inferocita l'altra Freya.
La vista le si annebbiò per un istante, mentre le mani si stringevano a pugno. All'improvviso la stanchezza le passò, lasciando solo il posto ad una rabbia sconosciuta. I muscoli si mossero da soli, animati da una coscienza antica che lei riconosceva come presenza familiare. Le gambe scattarono in avanti e le braccia afferrarono senza esitazione l'elsa della spada angelica, lanciandola verso il legittimo proprietario.
Vide Michele sbarrare gli occhi per la sorpresa ed afferrare l'arma con una sola mano. La tenne protesa in alto, sopra la sua testa e quando fece per abbassarla e dirigerla verso Shaber la porta del terrazzo si spalancò, facendo entrare una gelida folata di vento.
L'aggraziata figura femminile che aveva raggiunto Shaber alle spalle, avvolgendolo in un abbraccio quasi materno, sembrava un angelo nell'atto di concedere la grazia ad un peccatore. Solo che, per quanto ne sapeva lei, gli angeli non avevano canini che premevano sul labbro inferiore, luccicanti come diamanti, e nemmeno occhi cremisi che splendevano come fiamme.
La fanciulla vestita di verde, un abito che a Freya risultò stranamente familiare, afferrò il vescovo per il collo e premette la bocca sul suo collo, facendo scorrere un rivolo di sangue fino al pavimento. Shaber, che in un primo momento aveva posto resistenza agitandosi come un pesce appena pescato, si afflosciò tra le sue braccia simile ad un fiore colto nella calura estiva.
"Ci ha trovate." l'altra Freya sembrava inquieta e, per la prima volta, insicura.
Da parte sua, si sentiva la gola secca, la mente confusa e le mani formicolanti. I suoi occhi non riuscivano a staccarsi da quel volto fanciullesco, incorniciato da capelli bianchi come perle e labbra piene e ben modellate.
Del sangue le si era seccato all'estremità inferiore del mento e la vampira si ripulì di quella piccola imperfezione con aria quasi seccata.
Freya si portò le mani al collo, stringendoselo in modo quasi doloroso. Ansimando, in lei si manifestò una certezza. Lei odiava quella creatura. Più di ogni altra cosa al mondo, più di qualsiasi altro desiderio, lei desiderava ucciderla. Sapeva che era colpa sua il motivo per cui appariva così patetica, così debole. Una debolezza così fastidiosa che era insopportabile per lei vivere con quel fardello. L'altra Freya aveva ragione su quel punto.
Il corpo di Shaber cadde sul pavimento e le chiavi sfuggirono dalle mani del vescovo, rotolando ai piedi di Michele che si affrettò a raccoglierle ed a liberarsi dalla catene.
"Lilith." Freya pronunciò quel nome, quasi fosse stato veleno. Lei conosceva quella vampira. Avevano combattuto l'una contro l'altra in passato e... Cosa era accaduto?
"Non siamo umane." le ricordò l'altra sé. Perché non ricordava nulla del suo passato? Perché all'improvviso ogni cosa la faceva dubitare? "È stata lei." le venne in soccorso l'altra Freya. "Lei ci ha portato via le nostre memorie. I nostri preziosi, amati, ricordi."
Lei desiderava riaverli indietro quei ricordi. Erano suoi. Erano ciò che l'avevano resa Freya e ciò che potevano renderla nuovamente tale.

 


Michele strinse la presa sulla spada angelica, studiando i lineamenti delicati di Lilith. Era esattamente come la ricordava, tranne che per gli occhi. Non possedevano più il verde brillante delle foglie primaverili che l'avevano caratterizzata da umana. Erano fiamme danzanti che ferivano più delle parole. Lei gli stava dando le spalle, stranamente interessata alla figura minuta di Freya che tuttavia l'aveva riconosciuta come Regina della Notte. La guardò muovere dei passi verso la Guaritrice, ma quest'ultima scattò in avanti, prendendo posto al suo fianco.
Lilith rimase al suo posto, ma lui era perfettamente consapevole che se avesse voluto realmente far del male a Freya non l'avrebbe lasciata scappare così facilmente.
"Sei ancora viva, dunque." si era rivolta a Freya come se la conoscesse e lui non poté fare a meno di abbassare lo sguardo sulla diretta interessata. Fin dalla prima volta che aveva visto quella ragazza aveva sospettato che non fosse umana ed ora ne aveva la conferma.
Lilith arricciò le labbra in un'espressione divertita. "Freya Arturya Pendragon e Mikhail, il Principe del Paradiso." li salutò, beffeggiandolo con uno dei suoi antichi titoli.
Si voltò impercettibilmente verso Freya che aveva preso ad ansimare come se stesse combattendo una qualche battaglia interiore.
"Pendragon?" fece eco a Lilith, guardando il volto pallido della Guaritrice. "Una discendente di quel Pendragon?"
"Naturalmente." replicò Lilith, studiando il corpo afflosciato di Shaber. "Credo di averlo ucciso." comunicò con noncuranza.
"Credevo che fossero tutti morti." osservò, discostandosi dal letto. Una parte di lui si dispiaceva per non aver potuto uccidere l'uomo e quello, ricordò a se stesso, era un pensiero sbagliato.
Lilith si ravvivò i capelli con una mano, apparentemente poco interessata alla cosa. Poi alzò gli occhi su Freya e una strana espressione si fece strada sul suo viso. Era un sentimento indefinito a metà tra la sorpresa e la delusione.
"Io ero certa di aver ucciso l'ultima discendente, ma a quanto pare..." fece un cenno in direzione di Freya che si era inginocchiata sul pavimento.
Michele inclinò la testa di lato, osservando come i capelli della ragazza fossero cresciuti in quei giorni ed avessero assunto sfumature nere.
"Lilith." sibilò Freya a denti stretti. Sembrava che fosse l'unica parola capace di pronunciare in quel momento.
"Come sei sopravvissuta?" intervenne la vampira. "Mi è difficile capire come tu sia ancora viva. È merito del tuo sangue?"
Freya alzò il capo nella sua direzione. "Il mio sangue?"
Lilith le sorrise indulgente, come se quella reazione l'avesse aiutata a risolvere il più grande problema del creato. "Non ricordi nulla, è così?"
Michele strinse i denti, deciso a trovare un modo per fuggire, prima che lasciare quel luogo si fosse rivelato un problema. Ferito e debole com'era in quel momento non se la sentiva di affrontare Lilith e la folla di demoni al suo comando. La sua unica fortuna era data dal fatto che Lucifero non fosse al fianco della sua amante.
Sospirò esausto chiedendosi come fosse stato possibile che in passato avesse amato o, per lo meno provato un profondo sentimento per Lilith.
"Sei stata tu, Lilith." il fatto gli appariva così evidente che non dubitò di quello che stava per dire. "Hai cantato per lei. Le hai cancellato i ricordi." alzò di pochi centimetri la spada. "Un tempo la tua voce era associata alla luce del Paradiso e alla bellezza dell'Eden." se il suo tono avesse avuto una sfumatura nostalgica, lui non se ne accorse. "Il tuo canto svegliava gli angeli all'aurora e li salutava al tramonto." ricordò con amarezza. Quanto tempo, quanti secoli erano trascorsi da allora?
"La mia voce è sempre stata solo per lui." replicò lei, un'ombra negli occhi.
"Lo so." disse addolorato. "Per te non esiste nulla oltre a mio fratello. Se lui non ti avesse mai incontrato..."
Freya sussultò e la sua espressione divenne una maschera d'angoscia. Michele distolse lo sguardo da lei per posarlo su quello di Lilith. In quel momento non poteva prestare attenzione ai dubbi e alle domande che evidentemente agitavano l'animo della ragazza. Ci sarebbe stato tempo, dopo. Le avrebbe spiegato, l'avrebbe aiutata a comprendere meglio cose che riguardavano la sua natura.
"Noi ci siamo incontrati." la voce di Lilith era tagliente. "Lucifero ha scelto me." puntualizzò, protendendo una mano nella sua direzione. "E lo rifarebbe." aggiunse, sicura di sé. "Sceglierebbe me, ancora e ancora." i suoi lineamenti si erano distesi, quasi avesse avuto bisogno di esprimere quel pensiero ad alta voce. Poi sorrise, in modo così ambiguo e provocante, che Michele fu tentato di attaccarla e porre fine a quella storia durata migliaia di anni.
Lo sguardo di Lilith si posò sulla spada e per un brevissimo istante il suo volto perse qualsiasi espressione. Sembrava assorta in ragionamenti tutti suoi e lui credeva di riuscire ad intuire il perno su cui quei pensieri vertevano.
"Tieni ancora con te la spada di quel traditore?" con noncuranza si chinò in avanti, posando una mano sulla maschera che nascondeva il volto di Shaber.
Michele abbassò lo sguardo sulla lama. Dal centro fino ad arrivare all'elsa, erano state incise le lettere del nome del precedente proprietario: Enuwiel.
"Lei ti deve mancare." osservò divertita. Le sue dita seguirono il contorno del volto di Shaber. "Dopo avertela rubata, Enuwiel..."
La interruppe con un cenno infastidito del capo. Detestava che qualcuno gli ricordasse cosa aveva fatto Enuwiel e qual'era stato l'alto prezzo che lui aveva dovuto pagare per il suo tradimento.
"La ritroverò." sibilò. "Riavrò Excalibur, perché sono io il legittimo proprietario. Risponderà al mio richiamo."
Lilith fece una smorfia disgustata. "La gemella di Exaniha è andata perduta con la morte di Enuwiel."
In tutta risposta lui strinse la presa sulla spada celeste con entrambe le mani. "Lilith." Freya aveva ricominciato a chiamarla per nome. Aveva poggiato le mani sul letto sfatto e stringeva le lenzuola come se potesse sbriciolarle da un momento all'altro. Era talmente tesa che le vene sul suo collo spiccavano enormemente sulla pelle pallida. Verdi, un colore che lui sapeva bene non appartenere agli umani.

 

 

"Non essere così... stupida, Freya." Lilith la fissò dal basso verso l'alto, intenta a sfiorare i corti capelli del falso vescovo di Shang. "O preferisci che mi rivolga a te come facevano i tuoi devoti?" si portò teatralmente il polso alla fronte, ammiccandole in modo divertito. La sua voce si fece più flebile mentre tentava di imitare situazioni che lei non ricordava. "Oh, Somma Arturya! Cosa avete fatto? Vi farete del male, Somma Arturya!" concluse, ricominciando a ridere.
Freya serrò la mascella, osservando la sua immagine riflettersi sullo specchio posto sopra un cassettone. Quasi sobbalzò mentre osservava i cambiamenti in atto sul suo corpo. Le guance avevano sfumature verdastri, come se fosse stata malata, le labbra erano vermiglie e gli occhi stavano assumendo la colorazione violacea che di solito prendevano quando faceva ricorso ai suoi poteri.
"Povera, piccola, smarrita. Hai perso le tue memorie ed ora non sai più chi sei?" la canzonò Lilith.
"Smettila, Lilith." era intervenuto Michele, la camicia macchiata di sangue ed un tono di voce deciso. Per un momento, le sembrò quasi che la vampira volesse obbedire a quell'ordine così autoritario. Anche Freya fu tentata di seguire quel consiglio, come se l'angelo avesse ragione e loro due torto.
"Chi sono?" sussurrò. Si avvicinò a Michele, sperando che lui potesse dargli le risposte che cercava tanto disperatamente. L'altra Freya sembrava essersi assopita nelle profondità della sua mente, indifferente ai suoi dubbi.
"Questa, Freya, è una domanda alla quale solo tu puoi trovare risposta. Io posso solo dirti cosa sei, non chi sei. Ma se anche tu trovassi una soluzione per la domanda che ti logora lo spirito, non è detto che la risposta possa donarti la pace che cerchi. A volte..." spiegò con una tale amarezza che a lei venne voglia di piangere. "... la verità fa più male che bene." concluse, ed il suo dolore era così palpabile che si disse il suo era nulla, se paragonato a quello dell'angelo.
"Oh, Mikhail!" esclamò Lilith, sbuffando. "Non sono mai riuscita a capire da dove ti venissero certi discorsi."
Michele irrigidì le spalle, chiaramente disturbato, ma non ribatté. Invece, si rivolse nuovamente a lei come se avesse a che fare con una bambina piccola. "Per ora ti dovrà bastare sapere di essere una fata."
Una fata? Era come Cristavia? La fata che aveva dato vita alla Pietra delle Lacrime? Freya si mordicchiò il labbro inferiore, incapace di esporre i propri pensieri. Non era il momento di sommergere Michele con i suoi mille interrogativi, né il luogo. Barcollò di lato, mentre la stanza veniva avvolta da un leggero strato di nebbia. Aveva richiamato il suo potere senza rendersene conto. Ovunque attorno a lei sentiva i lamenti disperati delle Ombre che cercavano di raggiungerla, quasi lei potesse aiutarle.
Alcune Ombre si staccarono dalla parete alle spalle di Lilith, passandole attraversò quasi fosse stata fatta di fumo. La vampira non se ne accorse naturalmente, ma vide la sua espressione perplessa quando lei indietreggiò verso il letto.
Le Ombre umanoidi cercarono di afferrarle i bracci, ma lei le scacciò con uno scatto furioso. Da quando le Ombre avevano un atteggiamento così aperto e sfacciato? Si disse che il motivo di quella loro agitazione era dovuto al fatto che all'esterno della fortezza vampiri e demoni stavano mietendo molte vittime tra la popolazione.
Le loro voci, che le giungevano lontane e indistinte, erano come uno sciame d'ape a portata d'orecchio.
"Ascoltaci." le stavano dicendo. Freya socchiuse gli occhi, convinta che a quel modo la nebbia e le Ombre l'avrebbero lasciata in pace. Non le piaceva la loro compagnia ed era fastidiosa la sensazione che avvertiva in loro presenza. Lei non apparteneva a quel mondo crepuscolare, quella realtà morta e pericolosa.
"Freya!" la voce, che aveva un che di familiare, proveniva dalle sue spalle ed era più chiara degli altri sussurri.
"Hai ricominciato a vedere gli spettri?" le parole di Lilith le arrivarono indistinte.
"Freya." un suono dolce, quasi nostalgico. L'Ombra dalle sfumature grigie la strinse a sé nella imitazione di un goffo abbraccio. "Questo luogo è spaventoso." Lei non avrebbe saputo dire a cosa si riferisse l'Ombra con precisione. "Hai visto Fred, cara? Non riesco a trovarlo."
Freya spalancò la bocca senza rendersene conto e allungò la mano per cercare di spostare quella sostanza molliccia e umida che le si era attaccata.
La nebbia la avvolse e la stanza, così come Lilith e Michele, scomparve dalla sua visuale. Ora, attorno a lei c'era solo bianco con spaventose Ombre nere.
"Valha?" sussurrò sorpresa. "S-sei m..." non riuscì a trattenere il singhiozzo e le parole le morirono sulle labbra.
"Oh, cara." la voce dell'Ombra esitò. "Sì. Sì, sono morta." Valha non sembrava a disagio mentre pronunciava quelle parole. Era come se per lei la cosa non avesse più molta importanza. "È stata quella creatura con cui parlavi ad uccidermi. È una vampira? Temo di non saper dire con certezza cosa sia. Non ho mai visto un vampiro quando..." si fermò, tremolando davanti allo sguardo inorridito di Freya. "Quando ero viva." proseguì.
Freya si portò una mano alla testa, cercando di ignorare il dolore agli occhi e i sussurri delle altre Ombre. Valha sembrava sbiadire ogni secondo che passava, come fumo che s'innalzava nel cielo.
"Ha indossato l'abito del mio matrimonio, hai visto? Quello che tenevo per le occasioni speciali." La sua voce era distante, troppo indifferente per essere davvero Valha.
Distrattamente, comprese finalmente perché il vestito indossato da Lilith le era sembrato familiare.
"Freya." la richiamò l'Ombra, provocandole un brivido. Da nera era passata ad un grigio sempre più tenue. "Hai visto Fred, cara? Non riesco a trovarlo." ripeté nuovamente.
Freya allungò il braccio per sfiorare i contorni confusi di quella che un tempo era stata Valha, ma la mano le ricadde silenziosamente sul fianco. L'Ombra stava sparendo, come granelli di sabbia soffiati nel vento.
"Oh." la voce era un sussurro. "Oh."
La nebbia prese il posto di Valha, avvolgendo Freya in una gelida morsa. Le Ombre che fino a quel momento erano rimaste in disparte si fecero avanti, cercando di afferrarla.
Freya urlò, mentre arti molli e umidicci la toccavano ovunque, esplorando ogni centimetro del suo corpo.
"Basta!" urlò più forte, agitando le mani in aria. Chiuse gli occhi, pieni di lacrime, e quando gli riaprì il mondo era tornato normale. La nebbia era scivolata oltre la finestra rotta, il cadavere di Shaber giaceva supino sul pavimento, mentre Lilith e Michele si fronteggiavano con sguardi accecanti quanto il sole.
No, non era corretto. Lilith aveva occhi fiammeggianti, come le braci di un camino, quelli argentei dell'angelo, invece, sembravano racchiudere la luce delle stelle.
Freya si guardò nuovamente allo specchio. Anche i suoi occhi bruciavano, ma per il dolore. Allungò un dito per sfiorarne i contorni violacei e un'altra Freya rimandò la sua immagine sorridente.
"Cosa stai aspettando?" Freya non poté che darle ragione. Non c'era motivo per esitare oltre.

 

 

 

 

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Disegni realizzati da KumaCla :
Clare
Freya
Lilith
Trailer di CS: Primo e Secondo
Questa è una raccolta realizzata _BlackRose_ su vari personaggi di CS.
La raccolta di missing moments su CS realizzata da me:
qui

 

 

Note: Ecco il nuovo capitolo, anche se temo che il prossimo non lo scriverò tanto presto. Mi mancano le superiori! XD
LOL, per ora dovrete accontentarvi di sapere che Freya è una fata. XD Presto o tardi conoscerete anche la sua storia u_u
Spero che il capitolo vi sia piaciuto! :D
Mi potete trovare su Twitter: Qui
By Cleo^^

 

Storie in corso:
Romatico

Pirates-L'ombra del tradimento

 

Angeli&Demoni

Contratto di Sangue-La Guerra Celeste

Storie concluse:
Vampiri

Contratto di sangue-L'ombra del principio



 

   
 
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