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Autore: Firelight_    04/07/2012    20 recensioni
Avevo paura.
Sapevo che ciò che sentivo era sbagliato, che sentire il mio cuore battere tanto forte era sbagliato, che quelle emozioni forti e incontenibili erano sbagliate.
Sapevo che Zayn Malik era sbagliato, maledettamente sbagliato per me.
Eppure, nonostante tutto, non riuscivo a smettere di sorridergli.
//Fanfiction dedicata a tutti gli One Direction e in particolare, come si sarà intuito, a Zayn.
Se vi ho incuriositi, date un'occhiata per saperne di più! :)
(FF INCOMPLETA).
Genere: Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Capitolo 22.

 
 
 
 











Mi lasciai cadere sulla panchina di legno scheggiato, mentre la sigaretta ondeggiava confusamente fra le mie labbra, facendomi bruciare gli occhi per il fumo persistente.
Non ero più abituata al tabacco denso nei miei polmoni, ma la cosa mi faceva stare stranamente bene. O, forse, era più semplicemente uno dei molteplici effetti dell’alcol e della situazione psicologica nella quale versavo.
Appoggiai la schiena alla spalliera, volgendo gli occhi al cielo stellato, in totale contrasto con ciò che sentivo dentro di me.
Nel mio cuore imperversava la più aspra tempesta.
Non sapevo come sentirmi, pur attraverso la nebbia dell’alcol che rendeva il mondo intero ovattato. Ecco, era così che volevo che la realtà fosse: soffice e surreale, tanto lontana da non potermi sfiorare.
Era chiedere troppo?
Poco lontano da me, sentii la frenata brusca di una macchina e uno sportello sbattere con violenza, ma non me ne curai.
In quel momento stavo giusto realizzando quando strana e fastidiosa fosse la sensazione d’acido che mi prendeva alla bocca dello stomaco. Socchiusi gli occhi, la fronte imperlata di sudore, poi un abbraccio familiare mi serrò e un profumo conosciuto mi invase.
“Meg! Dio, sono così felice che tu stia bene!”
Mi sforzai di aprire gli occhi, ma non ci riuscii. Sì, conoscevo quella bella voce. Era l’unica che, in quello stato di totale prostrazione, avrei identificato.
“Zayn…” mormorai, la voce impastata.
“Ti stavo cercando da ore” mi bisbigliò nell’orecchio, stringendomi sempre più forte e tenendomi insieme “Ero preoccupato. Sono le quattro del mattino, e saperti sola in giro per Londra non mi faceva chiudere occhio” attese qualche secondo “Stai bene?”
Un singhiozzo sfuggì al mio controllo.
“No. Scusa”.
“Non scusarti”.
Scossi il capo.
“Sì, invece. Non mi sono comportata bene con te, per niente. Mi dispiace”.
Tenevo ancora le palpebre serrate.
“Sta’ tranquilla, non pensarci adesso. Ci sono io con te, d’accordo?”
“Ho paura” mi sentii biascicare.
Mi costrinsi ad aprire gli occhi, perdendomi nelle iridi calde e scure di Zayn, che mi riportarono alla vita.
“Sono qui” disse lui con chiarezza, fissandomi senza paura “Sono qui e ci sarò per sempre. Te lo giuro”.
“Lo giuri?” ripetei, un po’ incosciente a causa dell’ubriachezza.
La sigaretta bruciava inconsapevole fra le mie dita e Zayn, dolcemente, la sfilò e la gettò lontano.
“Non dubitarne. Ora andiamo via, Meg. Andiamo a casa”.
Annuii debolmente, cercando di alzarmi, sorretta dalle sue braccia forti che mi impedivano di cadere. Non appena mi levai in piedi, però, barcollai, ma lui mi sorresse.
Confusamente, mi tirai fuori dalla tasca un mazzo di chiavi e glielo porsi.
“Casa mia” mugugnai.
Zayn fece un cenno, aiutandomi a salire sulla sua macchina, mentre la mia testa girava sempre più vorticosamente. Stavo malissimo.
Mi accasciai sul sedile, con un senso di vomito crescente, mentre Zayn guidava il più velocemente possibile per portarmi presto via da lì. Via dalla strada fredda e insensibile.
Non guardai dove stavamo andando, intravidi solo un balenare di luci spezzate e notte disordinata, poi dopo un lasso di tempo che parve un’eternità l’auto si fermò nuovamente e Zayn, apertomi lo sportello, mi aiutò a scendere.
“Non mi sento molto bene” ammisi roca, quasi non riconoscendo la mia stessa voce.
Mi scostai appena in tempo da Zayn, incespicai in avanti e in quel momento vomitai, tremando e reggendomi la testa fra le mani.
“Dio, piccola, vieni qui” disse lui con un sospiro, attirandomi a sé, contro il suo petto caldo.
Il contatto mi fece sentire un po’ meglio.
“Voglio andare a casa”.
“Ci siamo quasi”.
Non ero mai stata così male, sebbene non fosse la prima volta che mi ubriacavo. Ma quella era senz’altro la peggiore.
Tutto, attorno a me, roteava senza logica.
In pochi minuti Zayn si introdusse in casa mia e, con la mente inceppata, trascorsi l’ora successiva chinata sulla tazza del gabinetto, a rimettere, mentre lui mi teneva i capelli lontani dal viso, un braccio attorno alle mie spalle.
Dopo ciò, Zayn mi aiutò a lavarmi i denti, assistendomi anche mentre mi facevo una doccia veloce e, dopo essermi asciugata con l’asciugamano grezza, indossavo un vecchio pigiama.
“Non volevo mi vedessi così” dissi, appoggiandomi contro la parete.
Lui si strinse nelle spalle.
“Non preoccuparti di me. Pensa solo a star meglio”.
“Portami a dormire” brontolai, girando il capo dall’altra parte.
Lui assentì, prendendomi improvvisamente fra le braccia e sollevandomi da terra. Un attimo dopo mi ritrovai sul materasso morbido, accoccolata nel suo abbraccio accogliente.
“Va meglio?” mi domandò, premuroso.
“Sì. Grazie”.
Mi posò un bacio sulla fronte.
“Di nulla, Meg. Sai che puoi sempre contare su di me”.
Presi un respiro profondo, girandomi su un fianco per poterlo guardare negli occhi.
“Lo so. Non avrò mai più dubbi”.
Abbozzò un sorriso, che subito dopo si spense.
“Hai bevuto tanto?”
Feci un cenno vago.
“Un po', sì”.
“Non voglio che tu stia male per colpa mia” sussurrò, con aria colpevole.
“Colpa mia, piuttosto” lo corressi.
“Sono confuso” confessò “Vuoi spiegarmi cos’è successo oggi?”
Deglutii, nascondendomi fra le pieghe della sua camicia profumata.
“Devo proprio, vero?”
“Solo se vuoi” precisò.
Inspirai il suo buon odore, che sostituì quello di alcol e tabacco che impregnava ancora i miei ricordi.
“Ha telefonato mia madre” affermai, atona.
“Non me ne hai mai parlato”.
“I miei genitori non sono i migliori al mondo” dissi, lentamente “Hanno peggiorato le cose, quando stavo male”.
“Che intendi dire?”
Mi schiacciai ancora di più contro di lui.
“Ho avuto un brutto periodo, e loro hanno solo aggiunto il carico da undici. Non riesco a perdonarli, mi ha fatto troppo male”.
Stupita, avvertii che Zayn aveva un fremito d’ira.
“Mi spiace” mi disse in un orecchio, controllato “Sapere che soffri mi uccide”.
Sollevai il viso verso il suo, dandogli un lieve bacio a fior di labbra.
“Sta’ tranquillo. Posso farcela, se non mi abbandoni”.
“Non lo farò”.
“Allora andrà tutto bene”.
Entrambi facemmo un sorriso, incerto ma ricco di sentimenti, inesprimibili con semplici parole.
“Zayn?” lo chiamai, dopo qualche secondo.
“Dimmi, piccola”.
“Pensi davvero che io non mi fidi di te?”
Lui si mordicchiò un labbro, distogliendo lo sguardo.
“Non lo so. Spesso sembra che sia così, devi riconoscerlo”.
Mi misi a sedere, mettendomi a cavalcioni sul suo corpo disteso, guardandolo dritto negli occhi, recuperando tutta la lucidità che mi era rimasta.
“Ti prego, non crederlo mai. Sei la persona della quale mi fido di più al mondo, ma è… difficile. Tremendamente difficile”.
Si tirò a sedere anche lui, puntellandosi sui gomiti.
“Dammi un bacio” disse, lo sguardo indecifrabile.
Io non me lo lasciai ripetere due volte, chinando il viso verso il suo e, dopo un secondo di esitazione, facendo unire le nostre labbra. Quando la punta dei suoi denti stuzzicò il mio labbro inferiore per farmi schiudere la bocca, un brivido mi percorse la schiena.
Il suo respiro si fuse col mio, portando via tutte le brutte sensazioni di quella notte, regalandomi solo il suo sapore e il calore della sua lingua morbida.
Le mani di Zayn cominciarono a scorrere teneramente sulla mia schiena, sopra la stoffa del pigiama di cotone, scivolando fino a toccare la pelle della mia schiena, che aveva preso ad ardere.
Io cominciai a saggiargli i fianchi con le dita, beandomi di ogni sfioramento come se fosse stato il primo.
Dopo un po’ ci separammo, con un nuovo sorriso più consapevole sul viso.
“Credo sia ora di andare a dormire” osservò lui.
“Avevo altri progetti per la nottata” borbottai, contrariata.
Zayn scoppiò a ridere, abbagliandomi col suo sorriso perfetto e malizioso.
“Mi sembravi già abbastanza stanca” mi stuzzicò, tornando a distendersi.
Anche io risi, dandogli uno scappellotto sui capelli neri, e poi tornai a sistemarmi comodamente fra le sue braccia, il viso nell’incavo della sua gola.
Con la lingua sfiorai un centimetro di quella pelle ambrata e Zayn fu scosso da un brivido.
“Non tentarmi” mormorò, appoggiando le mani sulla mia schiena. Quando scese sulle natiche, gli lanciai un’occhiataccia.
“Giù le mani” intimai.
Sogghignò, donandomi un piccolo bacio sulla punta del naso.
“Ops”.
Alzai gli occhi al cielo, mentre le sue mani tornavano placide più in alto e io chiudevo di nuovo gli occhi.
“Buonanotte” mi bisbigliò lui.
“Ti ricordo che è quasi l’alba, Zayn”.
Dopo quelle parole, solo il suono dei nostri respiri riempì la stanza e, in poco tempo, caddi nel sonno.
 
 
 

Come sempre, il mio risveglio al fianco di Zayn era una delle cose più meravigliose che potessero esistere.
Adoravo, non appena sveglia, avvertire il suo profumo contro di me, insieme al contatto dei nostri corpi.
Era qualcosa di indescrivibile.
Lui doveva essere già sveglio da un po’ e il suo sguardo vagava sereno per la stanza, posandosi di tanto in tanto su di me.
Appoggiai le dita sul suo viso, seguendo il profilo ben definito della mascella, ipnotizzata dai riflessi ambrati della sua pelle.
Le sue labbra carnose si piegarono in un sorriso irresistibile.
“Come ti senti?”
Strizzai gli occhi, rotolando giù dal letto fino a finire sul tappeto sbrindellato.
Sbadigliai.
“Meglio”.
Il suo sorriso si allargò, mentre a sua volta scendeva dal letto e si stiracchiava, tendendo i muscoli.
Al vederlo tanto bello e perfetto, sentii un nodo dello stomaco.
“Manda un messaggio a Niall” mi consigliò Zayn, in tono leggermente freddo “ieri sera era davvero ansioso per te, credo che sia meglio tranquillizzare lui e i ragazzi”.
“Ma certo”.
Recuperai il mio telefonino dal comò e inviai un veloce sms al mio migliore amico, assicurandogli che andava tutto bene e dicendogli di non preoccuparsi. Speravo di non averlo messo esageratamente in allarme.
Passai in camera mia a cambiarmi d’abito, facendomi aiutare da Zayn a dare una sistemata alla casa che, a causa delle mie frequenti assenze, non era particolarmente in ordine.
Alla fine agganciai le chiavi ai passanti dei pantaloncini chiari e, mano nella mano con Zayn, uscii di casa, piuttosto di buonumore.
La notte prima era stata soltanto una buia parentesi che volevo chiudere al più presto, anche se sapevo che Zayn non avrebbe dimenticato nulla e che, al momento più opportuno, sarebbe tornato sull’argomento.
Non appena giungemmo nella hall dell’albergo, gli chiesi di precedermi in camera e, quando ebbe salito le scale, mi diressi verso la reception.
“Buongiorno” salutai “Sono della suite 4011, dove alloggiano gli One Direction”.
L’uomo della reception fece un cortese cenno.
“Dica pure”.
“Vorrei chiedere che in seguito non venga più passata nessuna telefonata per me, Megan Dickinson, nella suite, a meno che non sia da parte di uno dei ragazzi della band
“D’accordo, sarà fatto”.
“Lo scriva da qualche parte” consigliai, nervosa “In caso lo dimenticasse. È importante”.
Quello annuì.
“Ma naturalmente”.
“Un’ultima cosa” estrassi dalla tasca il portafogli e gli tesi una mazzetta delle poche banconote che possedevo “Ieri ci sono stati alcuni danni agli utensili della suite, spero che questo denaro basti per ripagarli. In caso non fosse così, mi contatti pure, ma gradirei che nessuno dei componenti della band ne fosse informato”.
L’uomo prese i soldi e, per la prima volta, mi rivolse un mezzo sorriso.
“Stia tranquilla, signorina. Farò come mi ha chiesto”.
Ricambiai il sorriso.
“Grazie mille. Arrivederci”.
“Buona giornata”.
Sollevata e col portafogli decisamente alleggerito, giunsi finalmente fino all’appartamento dei ragazzi, dove i miei amici mi aspettavano con trepidazione.
Il primo che mi accolse, gettandomi le braccia al collo, fu Niall, che mi strinse forte tra le braccia, mozzandomi il fiato.
“Tutto bene, Meg?”mi domandò, sottovoce.
Annuii, cercando di non dare nell’occhio, per poi salutare affettuosamente anche gli altri tre.
Zayn rimase in un angolo della stanza, ma la sua espressione era quieta. Speravo che non avesse visto né intuito nulla di ciò che avevo fatto alla reception pochi minuti prima.
Rimasi in sala da pranzo con i ragazzi per una buona mezz’ora, a chiacchierare disinvolta del più e del meno, cercando di non pensare a ciò che era accaduto il giorno precedente.
Per fortuna, Harry e Louis riuscirono a farmi sentire bene, con le loro solite battutine furbesche. Quei due non perdevano mai la loro vitalità.
Intanto stavo sui cuscini del divano abbracciata a Zayn, senza però lesinare sorrisi e occhiate amichevoli a Niall che, relativamente tranquillo, mi osservava da pochi metri più in là.
L’unico che vedevo più pensieroso era Liam. Aveva da sempre una vocazione protettiva che lo portava a voler avere la situazione ben chiara sotto gli occhi e sapevo che c’era qualcosa in me che non gli quadrava.
Ma, comunque fosse, non ero pronta per parlarne.
Ad un certo punto, quando l’atmosfera si era finalmente fatta del tutto leggera, Harry ci annunciò che quella sera, in un locale del centro di Londra, ci sarebbe stato un party che, a giudicare dalle sue parole, non potevamo assolutamente perderci.
Sia lui che Louis non rifiutavano mai una serata per bere, così come Zayn e, anche se non io non ero esattamente un tipo festaiolo, mi piaceva passare del tempo con i miei amici in quel modo, così acconsentii. Lo stesso fecero Niall e Liam, anche se con meno entusiasmo, e poco dopo quest’ultimo, con la scusa di aiutarmi a scegliere una mise adatta per quella sera, mi condusse in camera di Zayn, dove si trovavano anche gran parte dei miei averi.
Zayn ci lanciò dietro un’occhiata divertita, che tuttavia Liam non colse.
Sapevo che lui voleva parlarmi, era mio amico e ne aveva il diritto, ma non ero certa di essere pronta ad affrontarlo.
Non appena si chiuse la porta alle spalle si appoggiò allo stipite, gli occhi castani seri, fissi nei miei, e i capelli che gli cadevano sul bel volto.
“Dunque?”
Roteai gli occhi, lasciandomi cadere sul materasso e invitandolo a fare lo stesso.
“Subirò un interrogatorio, Payne?” cercai di scherzare.
Lui sbuffò, ma vidi che sorrideva.
“Qualcosa del genere. Mi dai una spiegazione? Ieri, quando ho parlato al telefono con tua madre, sembrava piuttosto sconvolta”.
“Sì?” commentai, senza sbilanciarmi troppo.
“Sì” replicò, ostinato “Ha detto che temeva che la odiassi” distolsi lo sguardo “e che avresti avuto ragione di farlo. Che cosa significa?”
Feci una risata amara.
“Non importa, ormai. È tardi, Liam. Scusa” mi voltai a guardarlo “ma non me la sento di spiegare come stanno le cose. Sappi solo che non posso perdonare i miei genitori, non più”.
Liam buttò fuori un sospiro, poi mi avvicinò a sé e affondò il viso fra i miei capelli.
“Ti voglio bene” borbottò, quasi timido.
Sorrisi.
“Anch’io te ne voglio, lo sai”.
Lui sorrise a sua volta.
“Come va con Zayn?” domandò, improvvisamente sicuro di sé.
Gli diedi una gomitata nelle costole.
“Perché vedo la malizia accendere i tuoi occhi?”
Ridacchiò.     
“Chissà come mai, vero?”
Scoppiai a ridere, distendendomi sulla schiena.
“Va bene. Insomma, casini a parte” esitai “lui mi capisce sempre, mi è sempre accanto, ed è una cosa che mi fa stare dannatamente bene. Non so come farei, se non ci fosse Zayn”.
“Quando ti deciderai a dire che ne sei innamorata?”
Mi sentii arrossire.
“Non è facile ammetterlo” buttai lì.
“Però è vero”
Mi strinsi nelle spalle, arrendendomi di fronte all’evidenza.
“Non posso negarlo”.
Liam si lasciò sfuggire un sorriso dolce.
“Hai davvero intenzione di venire al party di stasera?”
Feci una smorfia.
“Certo che sì. Tu no?”
Assunse un’aria poco convinta.
“Sai che preferisco stare per conto mio”
“O insieme a Danielle, preferibilmente da soli” completai io, divertita.
Lui mi lanciò un’occhiataccia.
“Non sei spiritosa. Vuoi che ti aiuti a trovare qualcosa da indossare?”
Lo guardai scettica.
“Tu?”
Liam arricciò le labbra, fingendosi offeso.
“Non ti fidi di me?”
“Ma no, al contrario” risi piano “Ho solo il dubbio di potermi ritrovare una camicia a quadri come abito per la festa”.
“Ah-ah, divertente” cercò di frenare un sorriso, senza peraltro riuscirci “Avanti, diamo un’occhiata al tuo guardaroba”.
Prima di lasciarmi andare, però, Liam mi strinse forte in un abbraccio, cingendomi energicamente con le braccia muscolose.
Grazie a quella stretta, riuscii a percepire nettamente la sua sincera solidarietà e me ne sentii rassicurata.
Avevo degli amici stupendi e un fidanzato che amavo con tutta me stessa. Che altro potevo desiderare?
I fantasmi del passato dovevano rimanere tali e non avevo intenzione di riportarli in vita dalla loro polverosa dimora.
Rimasi chiusa in camera insieme a Liam per un paio d’ore e, inaspettatamente, quella spedizione attraverso le tre valigie che avevamo recentemente portato lì all’hotel diede i suoi frutti.
Quando il mio amico fu uscito, Zayn bussò alla porta e, senza aspettare risposta, fece il suo ingresso.
“Fra non molto la macchina passerà a prenderci” mi comunicò, avvicinandosi a me e posandomi le mani sui fianchi.
“Sarò pronta in tempo” gli assicurai, con un mezzo sorriso.
“Spero che anche Liam riesca ad essere puntuale; è uscito pochi minuti fa, dicendo di avere una commissione importante da sbrigare”.
Allargai le braccia.
“Io lo lascerei fare: se c’è qualcuno di affidabile, quello e lui”.
“Al contrario di noi due, credo” disse Zayn, con un certo compiacimento.
Feci una risata leggera.
“Fossi in te, non ne andrei tanto fiero”.
“No, forse no” convenne “Ma quantomeno siamo insieme, giusto?”
Appoggiai una mano sul suo viso, accarezzando la pelle liscia.
“Questo sicuramente. In ogni occasione”.
“Non chiedo altro”.
Mi allungai in punta di piedi per dargli un bacio sulle labbra, avvertendo poi le sue schiudersi e il contatto delle nostre lingue rapirmi dalla realtà.
Gli diedi un colpetto leggero con la punta del naso, scostandomi e ridacchiando.
“Non adesso” lo rimproverai scherzosamente “Aiutami a prepararmi, dai”.
Sorrise, cominciando anche lui a cercare una camicia e dei pantaloni da indossare quella sera. Non era una cena formale, perciò non tirò fuori la giacca, ma solo dei pantaloni neri ed eleganti e una camicia bianca, a contrasto con la pelle scura.
Non appena, lanciandomi uno sguardo provocante, si sfilò la maglia mettendo bene in mostra il corpo scolpito, qualcosa mi si contorse dentro.
Merda, lo stava facendo apposta.
Sogghignando fra sé e sé, si tolse anche i jeans, rimanendo tranquillamente in boxer, per poi sedersi sul bordo del letto.
Io ero rimasta assolutamente immobile, ma infine mi riscossi e gli lanciai un’occhiata sprezzante, nascondendo la mia difficoltà a mantenermi integra.
“Vestiti, cretino”.
A quelle parole svelte e fin troppo tremanti, Zayn scoppiò a ridere, agguantando i pantaloni e indossandoli, continuando a sorridere ilare e vittorioso. Non appena ebbe abbottonato anche la camicia, anche se non potei fare a meno di notare di quanto quegli abiti gli fasciassero bene le lunghe gambe, il fondoschiena perfetto e il torace atletico, decisi di ripagarlo con la stessa moneta.
Con estrema disinvoltura mi sfilai lentamente la giacca, abbandonandola sul materasso, vicino a lui, per poi farla raggiungere dalla maglietta. Zayn lanciò una veloce occhiata alla scritta Love hurts che vi era impressa sopra e poi, con gli occhi più scuri del solito, tornò a guardare me. In un solo gesto, mi tolsi anche i pantaloncini, per poi avvicinarmi ai cassetti che Zayn mi aveva ceduto perché potessi riempirli con le mie cose.
Tirai fuori uno dei pochi completi intimi di pizzo che possedevo, non li indossavo molto spesso, per poi regalare a Zayn un mezzo sorriso.
Lui si stava mordendo le labbra, e vederlo così in pena mi fece ridere sotto i baffi.
“Stronza” mi accusò sottovoce lui, mentre mi passavo la lingua sulle labbra. Risi ancora.
Non mi ero mai sentita così sicura di me come in quel momento, così decisi di non sprecare l’attimo e continuai col mio gioco.
Sapevo che non avevamo tempo a sufficienza per qualunque cosa avremmo voluto fare, ma la cosa non faceva altro che spronarmi ulteriormente.
Distogliendo lo sguardo da Zayn, come se la sua presenza non mi toccasse affatto, mi sganciai il reggiseno e lo lasciai cadere morbidamente a terra, accompagnato dalle mutandine. Feci per prendere il completino che avevo preparato per quella serata ma, a quel punto, Zayn mi venne dietro con un balzo, abbracciandomi per la vita.
Sentivo il suo respiro caldo contro il mio orecchio: era una sensazione strana, il mio corpo nudo contro i suoi vestiti ben stirati che sapevano di bucato, ma era piacevole.
Le mani di Zayn cominciarono ad accarezzarmi sempre più avidamente e io gettai indietro il capo, poggiandolo sulla sua spalla, mentre lui mi posava baci lievi e umidi sulla gola.
Non appena sentii che ci stavamo avvicinando al punto in cui non ci saremmo più controllati, afferrai i suoi polsi, fermandolo.
“Non abbiamo tempo” mugugnai.
“Tiranna” fu la soffocata risposta.
Zayn mi diede un altro lungo bacio, poi tornò a sedersi sul letto, sprofondando fra le coperte.
“Fa’ il bravo” intimai.
Sorrise.
“Almeno fino a dopo il party” mi corresse.
Gli feci specchio.
“Eccome”.
Ancora tremando per il suo tocco, indossai velocemente la biancheria, per poi passare all’abito. Il colore non era uno dei soliti che indossavo, qualcosa che si avvicinava al fragola, ma stranamente mi piaceva parecchio. Era molto corto, con la gonna a pieghe morbide, fermato in vita da dei dettagli d’oro; aderiva stretto sul seno, allacciandosi al collo e lasciandomi la schiena scoperta.
Iniziavo a sentirmi più a mio agio con Zayn e il suo mondo, e la cosa non poteva che tranquillizzarmi.
Quando l’ebbi indossato, lanciai al mio ragazzo un’occhiata imbronciata.
“Non ho delle scarpe adatte” mi lamentai.
“Diciamo sono stato io a mandare Liam a fare una commissione, volevo che ritirasse qualcosa che avevo ordinato” sorrise appena “Va’ a dare un’occhiata in salotto”.
Pochi secondi dopo, ero a bocca aperta di fronte a una confezione di Louboutin, di vernice nera e con un tacco vertiginoso, che scintillavano tentatrici.
Ma fanculo i principi morali contro il consumismo e la poesia: quelle erano Louboutin, diamine!
“Sei pazzo” mormorai “Siete pazzi. Merda. Delle Louboutin. Merda”.
Zayn si mise a ridere.
“Sapevo che nemmeno una come te avrebbe resistito”.
Mi voltai verso di lui e lo abbracciai forte, per poi correre a calzare le scarpe. Erano dei trampoli dannatamente scomodi, ma per una volta avrei sopportato. Per una volta mi sentivo meno inadeguata del solito, e la cosa era piuttosto assurda per me.
“Stai facendo di tutto per farmi dimenticare i brutti pensieri” bisbigliai a Zayn, senza farmi udire da Louis che stava poco lontano “e solo tu potresti riuscirci. Grazie”
Lui mi rivolse un sorriso fascinoso.
“Sono qui per questo, piccola”.
Gli posai un bacio a fior di labbra.
“Andiamo, è già tardi” ci interruppe Louis, dandosi una sistemata alle bretelle ed esibendosi in un sorriso luminoso.
Zayn mi prese per mano.
“Ho l’impressione che stasera sarà una notte da non dimenticare, tu che ne dici?”

 
 

 
 
 











 






Angolo autrice:
 

YEAH, SIETE I LETTORI MIGLIORI DEL MONDO! <3
23 recensioni? Vi amo.
Sono in fissa con Payphone o: lo so che non c’entra nulla,
ma la ascolto ininterrottamente da 48 ore, quindi perdonate se questo a.a. sarà un po’… fuori, ahahah!
Siete felici che questo capitolo sia meno deprimente? v.v
Mi sto sforzando di non trasformare tutto in una tragedia, cercate di capirmi.
Che ne pensate della crisi che Meg ha avuto, cercando di scappare dagli altri – ma soprattutto da se stessa?
Molte di voi hanno fatto delle ipotesi sul suo passato, qualche volta azzeccandoci,
anche perché ormai la cosa è abbastanza palese, credo.
Meg e Zayn sono troppo coccole-e-amore, ahah c’:
(ma sono anche: una-scopata-non-sarebbe-male, lol).
Niall, cucciolo lui çwç
Liam bello (?) è di nuovo in scena, esultate gente!
*I’m at the payphone, trying to call home*
Aaaaaah, liberatemi da questa canzone figa.
Oggi sono particolarmente andata, perdonatemi :’) ,
ma nonostante il periodo di merda non voglio perdere la vitalità u.u
sssì, ok, basta convincersi.
Anyway, come al solito,

mi lasciate una recensione? *occhi dolci*
YOU GUYS ARE MY INSPIRATION <3

È solo per voi che non ho abbandonato questa ff nei brutti momenti.
Love ya.
La canzone del titolo è quella che i ragazzi hanno cantato a XF.
Sinceramente non ho idea di chi sia l’autore originale, ma chissene, lol.

Anticipazioni:
WE’ LL PARTY HARD, ALL DAY, ALL NIGHT!
DJ MALIK, DJ MALIK!
Tantibaci, miei cari!
 
firelight_
 

 
ps. Sul mio profilo trovate delle one shot – siamo a quota cinque, se non sbaglio – mi farebbe piacere se le leggeste u.u
sono di tutti i generi, quindi… (:

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1041550&i=1 questa è la storia che sto scrivendo con la mia socia, Chiara. Passate? Ci tengo molto! (she’s my Harry, aw).
 

Una domanda importante:
avevo intenzione di scrivere un’altra long fiction, ma di genere slash.
Quanti di voi la seguirebbero?
 
xx

   
 
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