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Autore: phoenix_esmeralda    04/07/2012    9 recensioni
Ailanda è la signora di Piccola Terra Fiorita, vive in pace con il suo popolo e assolve ai suoi doveri lungo il fiume Diamante, così come si addice a un'Ancella Fiorita. Ma la sua pace è turbata dal signore di Geocenda, che da mesi rapisce le sue ancelle mettendola in seria difficoltà. È arrivato quindi il momento di incontrare Shandar di Geocenda e far chiarezza sulla situazione...
Prima classificata al contest "L'uomo dei sogni" di Dark Aeris ; Terza classificata al contest "There must be someway out of here - Cercando una via d'uscita" di WhatHasHappened; Seconda classificata al contest "Together with our feelings" di Mister Eye (giudice sostitutivo: Erika8304). Premio Speciale Miglior Coppia
Genere: Angst, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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 Siedo sul letto esausta, felice di ritrovare finalmente un po’ di solitudine e silenzio. È stata una giornata emozionante e frastornante, credo di non essermi mai sentita tanto stanca in vita mia.
Shandar è uscito a portare fuori Carciofino che, nella confusione dei festeggiamenti, aveva ben pensato di venirsi a rifugiare nella tranquillità delle mie lenzuola.
Chiudo gli occhi e mi abbandono a un sospiro di stanchezza.
I festeggiamenti sono durati ore, il popolo intero di Piccola Terra Fiorita attendeva solo che io e Shandar ci allontanassimo dalle rive del fiume per accoglierci e iniziare a far baldoria.
Abbiamo appena avuto il tempo di cambiarci d’abito prima di presenziare alla cerimonia di nozze e poi sono iniziati i banchetti, predisposti nella notte, cui ha partecipato tutto il popolo.
Una festa di nozze decisamente improvvisata e per questo un po’ grossolana, ma sentita al punto tale che Shandar ha dovuto riconoscere come il popolo di Piccola Terra Fiorita sapesse perdonare rapidamente.
Domani partiremo per Geocenda, dove ci attende un altro popolo in festa. Non so se sopravvivrò a un’altra giornata come questa, ma non si può negare al popolo di Shandar il giusto festeggiamento del matrimonio del suo signore.
La porta si apre con un piccolo scatto e la testa bionda di mio marito fa capolino dalla fessura. Mi sorride, mentre si infila in camera.
- “Voleva a tutti i costi tornare da noi” – mi annuncia – “Cos’hai fatto a questo cane, Ailanda? Sembra irrimediabilmente innamorato di te!”
- “O di te” – preciso, mentre lo guardo avvicinarsi al letto. Si è infilato un paio di pantaloni morbidi e una maglia scura che gli scivola incantevolmente sui fianchi snelli. Dovremo procurarci al più presto un guardaroba adatto a lui.
Shandar siede sul letto e mi guarda. Il silenzio cade all’improvviso fra noi.
Da quando il pugnale è tornato a essere un fiore, non abbiamo praticamente più avuto modo di parlarci, trascinati nel vortice degli avvenimenti della giornata.
Shandar tira i piedi sul letto e si abbraccia le ginocchia. Mi lancia un’occhiata incerta e all’improvviso mi sembra molto più giovane.
- “Sei davvero mia moglie?” – dice, cogliendomi di sorpresa.
. “Sì...a quanto pare.”
Lui scuote la testa, come se il fatto lo rendesse incredulo.
- “Sono sposato” – ripete –“Ho una moglie. E...stiamo per fare l’amore?”
Sorrido, colta da un velo d’imbarazzo.
- “Lo spero.”
Sono giorni che sfioro il corpo di Shandar per tormentarlo o consolarlo, proteggerlo o invaderlo. Mi piacerebbe toccarlo per qualcosa che non abbia nulla a che fare con il dolore.
Lui chiude gli occhi, come se stesse cercando di realizzare la situazione. Ricordo all’improvviso le parole di sua madre... “Non avrai mai una fidanzata né una sposa e non farai mai l’amore con nessuno, perché nessuna ragazza ti vorrà, sapendo che sei un assassino.”
Shandar non ha mai messo in discussione le verità materne e ora si trova in una condizione che confuta completamente qualsiasi convinzione gli sia stata trasmessa. Ha una sposa e con lei farà l’amore, perché ha trovato una ragazza che lo vuole pur conoscendo la verità su di lui.
Faccio fatica a immaginare come possa sentirsi in questo momento.
Quando riapre gli occhi, è tornato il suo antico sorriso ironico. Quello che usa per difendersi dalle cose che potrebbero ferirlo.
- “D’accordo mia signora, farò del mio meglio per fartelo piacere, così non avrai modo di lamentarti dell’uomo che sei stata costretta a sposare.”
Per un momento rimango disorientata, senza capire.
- “Costretta?”
Credevo di essere stata io a costringerlo!
Ho dato per scontato che Shandar avesse capito i miei sentimenti. La volta in cui l’ho abbracciato, quella in cui l’ho baciato, quando mi sono appoggiata alla sua spalla... le notti passate avvinghiata a lui...Ho creduto che fosse chiaro quello che provavo, mi sembrava che i miei sentimenti si scrivessero nell’aria a lettere cubitali attorno a me. Ma non ho fatto i conti con l’animo ferito di Shandar, con il rifiuto che ha ricevuto dall’unica persona che avrebbe dovuto amarlo nonostante tutto e che l’ha reso analfabeta di fronte all’amore altrui.
Se voglio che capisca, dovrò essere veramente palese.
- “Shandar, io in principio ti detestavo, ma quando ho capito che l’unico modo di ripristinare l’incantesimo era perdonare... ho deciso di creare un contesto in ci poter entrare nel tuo cuore e leggere in prima persona la tua storia. Pensavo che così facendo, vedendo la tua anima e sentendo quali sentimenti muovevano le tua azioni, mi sarebbe stato più semplice capirti...e questo mi avrebbe permesso di attenuare il rancore e perdonare. Ma non mi sarei mai aspettata di arrivare fino a qui. Non avevo messo in conto che avvicinarmi così tanto a te, mi avrebbe portato... a innamorarmi.”
Lui sussulta a quella parola. Era pronto a sostenere una parte scomoda, non si aspettava una confessione a cuore aperto.
- “Ero convinta che tu l’avessi capito.” – mi scuso – “Pensavo... che le mie azioni fossero tutto fuorché fraintendibili.”
Sorride e riconosco in lui l’imbarazzo.
- “Temo di essere tanto abituato al disprezzo da non riuscire a percepire nessun altro sentimento. Credevo semplicemente...di farti pena.”
Pena?
Deglutisco mentre cerco i suoi bellissimi occhi grigi, il viso pulito, i capelli d’oro scuro ... quel corpo forte, snello, dalla pelle color del miele, le mani grandi e quel fondoschiena...
Io conosco il calore di quel corpo, la stretta di quelle mani, il sapore delle lacrime di Shandar mentre bagnano le mie labbra. Il cuore mi accelera.
- “Shandar... tu non mi fai pena, non provo pietà per te. Io ti desidero!”
Arrossisco dopo aver pronunciato quelle parole, ma credo che lui sia ancora più imbarazzato di me. Probabilmente nessuno gli ha mai parlato in questi termini.
- “Temo di essere in difficoltà” – mormora infatti, con sguardo incerto – “Ho una moglie che mi perdona, mi ama e... mi desidera. E io non so assolutamente cosa fare. Ho passato gli ultimi dieci anni a inventare modi sempre nuovi di torturarmi... e quella era l’unica cosa che sapevo fare bene.”
- “Allora adesso potremo cercare modi sempre nuovi di farti felice.” – propongo – “È un’idea che mi piace molto.”
Allungo un braccio verso di lui e gli sfioro il viso con le dita. Scendo lentamente lungo il collo fino alla spalla e proseguo adagio percorrendo la sua schiena. Percepisco il suo calore attraverso la maglia e allargo la mano per delineare sotto il mio palmo i muscoli del suo dorso. Lui rimane immobile, quasi senza respirare.
Quando afferro i lembi della sua maglia, esita un momento prima di alzare le braccia e lasciarsi spogliare. Io però non mi fermo. Benché la mia esperienza in campo maschile sia nulla – diventando signora della mia terra a quindici anni non ho avuto tempo di pensare ad altro – è chiaro che fra i due sia Shandar quello più insicuro. Riesco a percepire le sue sensazioni come se gridassero, in lui si mescolano in ugual misura il desiderio feroce di sentirsi amato e il terrore insensato di provare piacere. Sua madre ha fatto sì che provasse il senso di colpa più opprimente per ogni minima gratificazione che si concedeva e questi automatismi si cancelleranno solo con molto tempo e molta pazienza.
Appoggio la mano sulla sua schiena nuda e lo avvicino a me. Aspiro il profumo di sapone sulla sua pelle e poi alzo il viso. Shandar è ancora immobile, strattonato da sensazioni contrastanti. Per fortuna non manca di buon senso e un secondo dopo si china a baciarmi.
C’è una dolcezza in lui che mi ostruisce la gola di commozione. Mi bacia con delicatezza e poi, gradualmente, si abbandona al desiderio e a un certo punto mi ritrovo con la schiena sul materasso, schiacciata dal suo corpo.
Quando si scosta ha il respiro corto e nei suoi occhi leggo lo smarrimento.
- “Va tutto bene, vero? Lo... posso fare, no?”
Potrebbe sembrare una domanda irragionevole, ma so che ha bisogno di rassicurazioni. Ha bisogno di sapere che può concedersi questo istante di gioia e di piacere e che nessuno lo punirà per questo.
- “Fai l’amore con me” – gli dico – “Sei mio marito Shandar e io... ti voglio. E voglio vederti felice.”
Lui infila le mani sotto il mio vestito e all’improvviso sento il suo calore sul mio corpo. Ma quando mi accorgo che sta cercando di sfilarmi la camicia da notte, mi irrigidisco.
- “Shandar... non è meglio se spegniamo la candela?”
- “Vuoi spegnerla? Perché?” - Non sembra apprezzare l’idea – “Ti vergogni? So già come sei fatta!”
È proprio questo il punto.
- “Ti saresti portato a letto solo i miei capelli e il mio fondoschiena” – gli ricordo – “Il resto non ti piaceva.”
Leggo nei suoi occhi qualcosa di simile allo sbalordimento.
- “Ailanda” – sussurra, mentre gioca con i bordi della mia camicia da notte – “Il giochetto che ho fatto con te non era che un’altra delle mie autopunizioni. Guardare e desiderare quello che credevo non avrei mai potuto avere. E se desideri qualcosa che ti è negato per sempre... allora può succedere di fingere di disprezzarlo.”
- “Allora ti ero piaciuta?”
Lui solleva la camicia da notte e lascio che me la sfili. Sotto non indosso niente. Solo una settimana prima, in questa stessa situazione, avevo desiderato morire di vergogna. Ma lo sguardo di Shandar oggi è completamente diverso, è una carezza morbida che scivola delicata dal mio viso fino alla punta dei miei piedi. Quanto riescono a cambiare velocemente le cose.
- “Sono stato un vero cafone con te” – mi bisbiglia – “Perdonami.”
Quella parola mi fa sussultare. È il segno che Shandar ha accettato le mie parole e sta facendo il possibile per cambiare. Fino a ieri chiedere perdono sarebbe stato inconcepibile, perché lui era imperdonabile.
Mi bacia ancora con delicatezza e le sue labbra scendono lungo la gola fino al seno.
- “Ti perdono” – mormoro e sento il suo sorriso sul mio petto.
- “Sei l’essere umano più bello che conosca” – mi dice. E so che non intende solo per il mio seno, per il mio fondoschiena o per i miei capelli. Shandar sta parlando di tutta quanta me stessa.
Lo afferro per le spalle e lo attiro verso di me, perché anch’io voglio baciare ogni parte del suo corpo e farlo sentire desiderato, amato e voluto come non gli è mai successo in vita sua. Strattono il bordo dei suoi calzoni e lui mi dedica uno sguardo divertito.
Lancio alle ortiche tutta la mia imperturbabilità! Tanto diciamocelo... non l’ho mai avuta.

A fare l’amore impieghiamo un tempo infinito. Ciascuno di noi vuole che duri per sempre e che il momento non finisca mai. Alla fine Shandar entra dentro di me e in quel momento l’ombra più scura gettata su di lui dalla madre si dilegua. Posso quasi sentirla volar via, come un frullio d’ali di pipistrello.
Quando Shandar si stacca, negli occhi gli brilla un luccichio di lacrime. Mi stringe forte e mormora – “Non posso credere di essere così felice.”
- “Invece puoi crederlo” – ribatto – “Perché adesso intendo rifare tutto da capo.”
Lui scoppia a ridere, una risata leggera che non ha nulla di sarcastico o di amaro.
So che non sarà facile. So che i fantasmi torneranno e dovremo combattere ogni giorno contro l’ombra scura di una colpa che Shandar non può dimenticare. Ma ha promesso di cercare di perdonarsi e io lo aiuterò in questo. Sarà una nuova vita per lui. E anche per me, se è per questo.
Mi alzo di scatto e lo getto sul letto di schiena. Mi siedo sulla sua pancia e lo minaccio.
- “Avevo detto che avremmo cercato modi sempre nuovi di renderti felice! Quindi adesso ne troveremo un altro!”
Lui rimane immobile mentre lo accarezzo e quando mi chino a baciarlo, sento il suo sorriso.
Farò in modo che voglia sentirsi felice. Farò in modo che non desideri mai più tornare indietro. Lo faremo insieme.
- “Credi ancora di farmi pena, signore di Piccola Terra Fiorita?” – domando, chinandomi su di lui.
- “No, non lo credo. Credo di farti impazzire invece!”
Il suo tono è ironico, il sorriso divertito. Ma la sua ironia non nasconde più il dolore, non si difende dalle ferite.
La nuova vita è già iniziata.


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E così si conclude anche la storia di Shandar e Ailanda... Era nata senza che sapessi bene dove sarei andata a parare e alla fine mi ha coinvolta profondamente.
Quindi per favore.... recensiteeeeeee!!! Fatemi sapere che effetto vi ha fatto!!! Grazie!
phoenix_esmeralda 
  
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