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Autore: TooLateForU    08/07/2012    7 recensioni
“Sapevi che schiessenhausen vuol dire gabinetto?” chiesi divertita, sfogliando il dizionario tascabile di inglese-tedesco.
“Sì Julie, lo sapevo. Perché sai, io sono tedesco.”
“Ti immagini? Scusi, devo fare un salto al SCHIESSENHAUSEN!!” scoppiai a ridere, perché era una parola sinceramente esilarante, ma Mister Trecce Selvagge si limitò ad alzare un sopracciglio.
Nessuno comprendeva il mio spiccato humor inglese.
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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avete recensito in SEI il primo capitolo? oddio AHAHAHAHAH non ci credo! siete mucho mucho bonite (tre anni di spagnolo sono serviti, eh?)
gomungue, spero che ‘sta cagata di capitolo venga apprezzata da qualche povera anima pia che come me sta crepando di caldo :D  
besos.

 
 
 
 
Sola. Sola come un salmone in..uhm, bhè sola come un salmone che non è stato invitato alla festa nazionale dei salmoni.
Me ne stavo seduta davanti a questa finestra che affacciava sulla savana nera (non mi sorprenderei se saltasse fuori un ghepardo) a fissare la grandine che scendeva da ore.
Plic. Plic. Plic. Anche se devo dire che assomigliavano più a barconi di ghiaccio che a piccoli sassolini, come se fossi sul set di The day after Tomorrow.
Giù in salone Carol stava civettando con Mr e Mrs Schäfer da ore ed ore. Non facevano altro che dirsi cavolate nella lingua die pastori dalla mattina alla sera, come ‘oh, che buoni questi cetriolini!’ o ‘cucina dei waffles meravigliosi!’
Fortunatamente, Mr e Mrs Wurstel o come cavolo si chiamavano avevano capito che a) io non parlavo tedesco e b) non avevo la minima intenzione di inoltrarmi nel pericoloso mondo nazista, quindi si limitavano a parlarmi in inglese durante il pranzo o la cena.
Improvvisamente la porta si spalancò, e Carol fece il suo ingresso con indosso una tovaglia.
“Perché indossi una tovaglia?” le chiesi, legittimamente.
“Non è una tovaglia!” protestò, stirandosi con le mani la TOVAGLIA “L’ho comprata con Mrs Schäfer oggi, al mercatino. Saresti dovuta venire, sai, per socializzare..Siamo arrivate da due giorni!”
“Carol, io sono nel bel mezzo di una protesta non-violenta, pensi che Gandhi se ne andasse in giro per mercatini durante la rivolta del sale?!”
“Era la marcia del sale.” precisò “E comunque loro mi hanno chiesto se fossi mezza muta.”
“E tu cosa hai risposto?”
“Solo durante le interrogazioni di tedesco.”
Ruotai gli occhi al cielo, prima di raccogliere gli spaghetti (capelli) che mi scivolavano sulle spalle in una coda “Woow, come sei spiritosa!”
Lei non afferrò il mio sarcasmo, e sorrise compiaciuta “Comunque è pronto il pranzo, dobbiamo scendere.”
A malincuore mi alzai, attraversai la stanza tutta bianca e nera (sarei impazzita là dentro) e presi a scendere le luunghe scale in parquet, fino ad arrivare alla sala da pranzo.
Questa casa assomigliava ad una di quelle che si vedono sulle riviste patinate. Forse Mr Wurstel era, che so, un famosissimo..uhm, pilota di formula uno tedesco. I tedeschi vincono sempre le gare di formula uno, no?
“Guten abend!” ci salutò la signora, con un enorme sorriso. Carol rispose qualcosa che assomigliava ad ‘anche a lei’, solo che l’ultima parola mi risultava significasse ‘salsiccia’ e quindi forse avevo sbagliato qualcosa.
Io borbottai un “Guten abend.” prima di sedermi. Mrs Wurstel cominciò a servirci la carne (che novità!) e le patate arrosto (oooh!!) ed infine prese posto anche Mr Wurstel.
“Allora, vi sta piacendo Berlino?” iniziò, sorridendo sotto i baffoni biondi.
“Oh sì, è davvero wunderbar!” replicò entusiasta Carol, mentre io giocherellavo con le patate.
“E tu ti stai divertendo?” continuò, spostando gli occhietti azzurri su di me.
“Uhm, sì..cioè, yaa! E’ bello il..panorama dalla mia camera.” Dissi, incerta. Cosa cavolo avrei dovuto dirgli? ‘Sì, tutto splendido, soprattutto il tappetino viola e peloso in bagno!’  
“Sapete che domani inizzzzzierete la skuola, fero?” annunciò Mrs Wurstel.
Un pezzo di carne mi andò di traverso, e cominciai a tossicchiare istericamente. Carol prese a darmi delle FORTI pacche sulla schiena, non accorgendosi di starmi sfracellando la colonna vertebrale, mentre la signora mi passava dell’acqua.
“Tutto bene?”
“Sto bene, sto bene.” Assicurai. E invece no, dannazione, sto bene un cazzo! Perché siamo costrette ad andare a scuola? E cosa diamine avrei capito? Oggi avevo imparato che gabel voleva dire ‘forchetta’, ma non credo che ‘forchetta’ potrà aiutarmi con la letteratura tedesca.
Improvvisamente Mr Wurstel cominciò a parlare in tedesco con Carol, che assentiva interessata (mi pareva..). Dell’intero discorso avevo capito le seguenti cose: ‘lavoro…musica..produco..’ fine. Bhè, è un buon inizio, no?
Carol vedendomi spaesata (ma in realtà ero solo molto annoiata) mi tradusse “Ha detto che è un produttore discografico, che lavora con band molto conosciute qua ma anche nel mondo, come i Tokio Hotel.”
“Wow.” Commentai, dato che conoscevo i Tokio Hotel solo di nome. Poi mi accorsi che forse dovevo dimostrare più entusiasmo “Cioè, doppio wow! E’ fantasticassimo!” trillai.
I signori mi guardarono come se fossi una schizzata, e poi ripresero a mangiare in silenzio, finchè Mrs Wurstel non prese parola, e stavolta capii TUTTO.
Ci stava invitando ad andare al centro commerciale, quel pomeriggio. Oh certo, non vedo l’ora di comprare degli zoccoli, del formaggio e..ehm, delle bombe nucleari, o qualsiasi altra cosa producessero a crautilandia.
Carol ovviamente assentì, mentre io feci una smorfia.
“Magari, Julie, tu potresti venire con me al lavoro.” Propose Mr BB (baffoni biondi)
“Al lavoro?”
“Ya, ho visto che sembravi piuttosto interessata!”
Oh, mi aveva presa sul serio. Bhè, adesso sarebbe stato da veri maleducati rifiutare, quindi stirai un sorriso e annuii con convinzione.
E andiamo.
 
 
Devo dire, pensavo che sarebbe stato mooolto più divertente. Ero convinta che appena entrata avrei incontrato tipo, uhm, Beyonce e Britney Spears, poi mi ricordai che ero nella folle landa dei tedeschen, non a Beverly Hills.
Brun (il nome di Mr Wurstel) era sparito da un’ora buona in uno studio di registrazione, dicendo di fare come se fossi a casa mia, ma sarebbe stato molto complicato mettersi lo smalto sulle unghie dei piedi su quegli stretti divanetti rossi.
Improvvisamente il mio cellulare suonò. Probabilmente i miei genitori si erano accorti che la loro primogenita era sparita da quarantotto ore per chissà dove, e magari erano un po’ in fermento.
“Pronto?” risposi
“Ciao tesoro, come va?”
“Scusi, chi parla?” continuai, anche se sapevo benissimo che era mia madre.
“Oh, non ricominciare Julie!” sbuffò, subito stizzita. Sbuffava sempre quando parlava con me, un giorno all’altro si sarebbe trasformata nel Trenino Thomas.
“Allora, ti diverti?”
“Certo, perché non dovrei divertirmi in questa terra ai confini della realtà popolata da orangutan biondi?” replicai, sarcastica.
“Chiedile se ha già fatto impazzire i poveri ingenui che la ospitano!” sentii urlare in sottofondo da George, colui che si professava mio padre. Ma io l’avevo disconosciuto anni or sono, da quando mi aveva portato a pescare e un anguilla mi era saltata sulle ginocchia davanti a tutti gli altri bambini..
“George, non mi parlare sotto!” strillò Emma La Matta “Julie, c’è Ben che vuole salutarti, ora te lo passo.”
Ci fu un frussssh frussssh crrr in sottofondo, finchè non sentii un “Mmm.” familiare.
“Ciao Ben, come stai?”
Uno scricchiolio fu la sua prima risposta. “Benfe.” Continuò, e potevo giurare che stava mangiando le ciste davanti a dragon ball da ore.
“Ti manco?”
“Mi mancano le tue amiche a casa. Dici che Susie uscirebbe con me?”
O signore, questo è un incubo! “Ben, hai undici anni, certo che no!!” urlai.
“Io ho quindici anni!”
“E’ uguale, non molestare le mie amiche. Addio.” Replicai, prima di attaccare.
Ovviamente era troppo chiedere avere dei genitori normali ed essere figli unica.
Ma quando li ha compiuti quindici anni?!
D’un tratto sentii una porta spalancarsi dietro di me, mi girai per controllare che non fosse un’allucinazione acustica e la prima cosa che vidi fu una criniera nera alta due metri e mezzo.
Mufasa si girò verso di me, insieme ai ragazzi che erano là intorno.
E poi bum, lo vidi. Un dio greco/tedesco travestito da brutta copia di Jay-Z con la testa ricoperta da dozzine di trecce libere e selvagge come la nera foresta..ehm, nera.
Restai imbambolata come un’idiota in blue jeans (oh, ma io ero un’idiota in blue jeans!!) e lui mi fece un occhiolino, prima di dire qualcosa in crautese ai suoi amici e sparire oltre le porte girevoli.
Come ho SEMPRE detto, io ammiro molto la Germania e il fiero popolo tedesco!
 

   
 
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