È un bel pensiero da parte dei ragazzi.

Ritorno al mio posto, sul divanetto, e poggio il volantino sul tavolino così anche altri potranno usufruire di questa occasione. Ed eccoli che arrivano “uno ad uno” i miei amici. Mi salutano, si fermano un po' lì a chiacchierare. Il primo è Giuseppe: il mio “nipotino”; non è davvero mio nipote, lo chiamo così semplicemente perchè l'estate passata continuavo a lamentarmi del fatto che mi sentissi vecchia, così lui mi ha definito “nonna” -ovviamente non era una cattiveria, ma un nomignolo tra amici, e a me va bene.-

Subito dopo arrivano Mattia e Antonio, che iniziano a giocare a tresette: non c'è da meravigliarsi, è un gioco che fanno spesso in spiaggia, una vera battaglia per dimostrare chi è più forte. Mi hanno insegnato a giocarci ma non è che mi entusiasmi poi più di tanto, preferisco di gran lunga biliardino, lì me la cavo di più anche se nessuno a possibilità di vittoria se gioca Vincenzo -per avere 18 anni è piuttosto esperto in quel gioco.-

Ed ecco che infine arriva Gioele.

Mi saluta, si siede di fronte a me e iniziamo a chiacchierare un po'; gli racconto di chi ho incontrato prima in spiaggia e del volantino, che subito afferra e legge. Sembra piuttosto interessato.
Si alza e mi chiede di indicargli chi è questo Niall, così glielo mostro. Subito si dirige da lui, mentre io ritorno al mio libro. Lo sento tornare dopo 5 minuti , sconsolato -cosa sarà successo?-
“beh, ho provato a parlare a questo Niall ma non ha capito niente, ne io ne lui, c'è tutta questa confusione, non capisce quando parlo, cosa dovrei fare??”dice lui un po' giù di corda.

“ehi Gio, ma lo sai che Niall è irlandese? Vuol dire che parla solo inglese, non conosce l'italiano” cerco di chiarire la situazione

“Questo non lo sapevo. E ora cosa faccio?” risponde lui

“Dovresti parlargli in inglese.” lo guardo in faccia e mi sembra più giù di prima….

“sai parlare l'inglese?” gli chiedo

“be'…ecco…un pochino” risponde lui in imbarazzo

“okok, lascia stare, ti aiuto io.”mi alzo e lo prendo per un braccio “andiamo da lui”

In quel momento Gioele sembra un bambino a cui gli viene data una caramella dopo aver pianto. Durante il tragitto, gli chiedo cosa vuole che gli sia fatto: vuole un taglio diverso, per sembrare un po' più serio. Siamo arrivati.