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Autore: Cleofede94    12/07/2012    11 recensioni
Marissa Smart: noiosa, seria, super organizzata, rompe le palle peggio di tua madre, impeccabile, mai in ritardo, ordinata, perseguitata dalle sue manie di perfezione, dipendente dai giudizi altrui, sostenitrice di sani principi morali, non fa mai una figura di merda in pubblico.
Louis Tomlinson: cretino, idiota, buffone, disordinato, pieno di senso dell’umorismo, simpatico, allegro, disorganizzato, fuori di testa, se ne fotte del giudizio altrui, sfacciato, collezionista di figure di merda, la sua morale? Carpe Diem.
E’ come tentare di attaccare fra loro due calamite di carica opposta.
Come sperare di vedere il sole e la luna nello stesso cielo.
Come accendere il fuoco con un fiammifero bagnato.
Volete innescare una bomba? Mettete questi due nella stessa stanza.
“Ma gli opposti si attraggono... “.
Davvero?
Non era piuttosto, gli opposti si assalgono?
Genere: Comico, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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In grossi guai.




<< Tommo, ma sei proprio uno stronzo! >>, sbottò Niall esterrefatto.
Louis alzò gli occhi al cielo.
<< Ti prego, Niall. Risparmiamelo. La predica me l'ha già fatta Harry >>, sbuffò accasciandosi sul divano di fianco a lui.
Il biondo si passò una mano fra i capelli impennati stile Goku super sayan e lanciò un’altra occhiata scioccata a Louis.
<< Ma perché l’hai fatto!? >>.
Non riusciva proprio ad arrivarci.
Niall si concentrò, tentando di arrivare ad un ragionamento logico.
E sì che quei due non si sopportavano, ma agire in quel modo era sbagliato persino per uno come Louis.
Che fosse geloso di quel ragazzo?
Nah, non sembrava proprio.
<< Non lo so! Va bene!? >>, sbottò infastidito il castano.
O meglio, lui aveva creduto di saperlo, in principio.
Anzi, lo aveva saputo fino a quando Marissa non si era presentata a casa sua in lacrime ad urlargli contro.
Aveva esagerato con lei, senza dubbio.
Ma era più forte di lui ammettere di aver sbagliato, davanti agli altri.
Preferiva starsene lì a rimuginare e a fare finta di non sapere cosa fosse successo.
Ultimamente nella sua testa stavano avvenendo tante di quelle cose che nemmeno un genio incompreso sarebbe riuscito a metterci ordine.
Si sentiva strano. Perché per una volta doveva ammettere di aver sbagliato sul serio, di aver reso le cose più complicate di quanto sembrassero, e lui non era bravo in questo.
<< Non lo sai, ok. Ma sta di fatto che lei ci è rimasta male, da quel che ne so >>, constatò l’amico massaggiandosi il mento.
Louis buttò un’occhiata al resto della banda che sguazzava indisturbata per casa sua.
Liam era felice e contento perché aveva fatto pace con Jane e continuava a saltellare come un canguro per tutta la casa, assillando Zayn ed Harry che stavano ancora provando a giocare indisturbati alla Playstation.
<< Mi dispiace, ok!? Se il suo ragazzo è talmente deficiente da lasciarla solo per due paroline, non è mica colpa mia! >>, provò a giustificarsi Louis irritandosi ancora di più.
Non sapeva perché, ma quel discorso lo stava infastidendo parecchio.
Niall se ne accorse, infatti aggrottò impercettibilmente la fronte guardandolo.
<< Ehy, stai calmo. E’ vero quello che dici, ma c’è comunque il tuo zampino, non puoi giocare allo scarica barile >>, gli sorrise cordiale. << E poi, volevo soltanto dirti che, secondo me, dovresti fare qualcosa per rimediare. Voglio dire, è pur sempre la migliore amica della ragazza di Liam >>, continuò, sempre riflettendo.
Certo che Niall quando ci si metteva sapeva veramente farti riflettere. Faceva la parte del carino e coccoloso, di quello ingenuo, ma in realtà era il più furbo del gruppo.
Louis si passò una mano sul viso chiedendosi da quando il suo amico si fosse trasformato in uno psicologo professionista.
<< Vedrò cosa posso fare >>, disse semplicemente con poco interesse, fissando la federa blu del divano.
Non ci credeva veramente, lo aveva detto semplicemente per scrollarsi altre lamentele dalle spalle. Era stufo di quella conversazione.
Il biondino gli lanciò un’occhiataccia, intuendo immediatamente i suoi pensieri.
<< Louis >>, lo richiamò.
Merda, mi ha beccato.
<< Si, si, madonna! Ho detto che lo farò, non sto bleffando, giuro! >>, si giustificò alzando le mani in segno di resa e mentendo spudoratamente.
L’amico rise scuotendo la testa e si alzò dal divano per raggiungere gli altri.
Decise che sarebbe andato a saltellare un po' insieme a Liam, tanto per fare un favore ad Harry e Zayn che stavano bestemmiando contro quel poveretto da circa un’ora esatta.
Louis lo guardò allontanarsi e storse la bocca in una smorfia.
Qualcosa gli diceva che quel biondino aveva ragione.
Doveva fare qualcosa per rimediare, non era da lui ignorare i problemi e andare avanti come se non fosse successo nulla.
Odiava farlo.



Jane aveva appena finito di mettersi lo smalto quando sentì il suo cellulare cominciare a squillare.
Imprecò.
Possibile che non fosse capace di avere due attimi di vita per respirare?
Ma cavolo, ho appena messo lo smalto! Se si rovina giuro che ammazzo qualcuno.
Afferrò il cellulare e se lo portò all'orecchio.
.<< Dammi il numero di Jake >>, affermò Louis scocciato, abbandonando la testa contro la cornetta del telefono, senza nemmeno presentarsi.
Ovvio, pensò lei. Mi sembra di stare in un Far West.
<< Eh? E Perché mai dovrei avere il numero di quel ragazzo? >>, sbotto di rimando Jane, riconoscendolo in un batter d’occhio.
Louis sbuffò sonoramente.
Non bastava che già stesse facendo uno sforzo sovraumano per fare un’opera di bene, doveva anche sorbirsi le domande inutili degli altri che, ritardati, non capivano nulla.
Lui aveva deciso, di sua spontanea volontà,(specifichiamo) di rimediare alla stronzata madornale che aveva combinato con Marissa, ed ora si sentiva un perfetto idiota.
Certo, il discorso di Niall lo aveva aiutato a riflettere, ma alla fine aveva fatto tutto da solo.
Anche perché gli dava fastidio prendere ordini dagli altri.
Sperava soltanto che nessuno dicesse a Marissa quello che stava per fare, oppure quella ragazza sarebbe stata capace di immaginare che teneva a lei particolarmente.
Anche se, dubitava che lei fosse quel tipo di persona a cui bastava un’aiuola per creare dal nulla uno stadio. Ergo: fare di un erba un fascio.
Soprattutto se si trattava di lui.
<< Perché è il ragazzo della tua migliore amica, no? E ora muoviti, vado piuttosto di fretta >>.
La sentì sospirare.
<< Louis, non credi di aver fatto già abbastanza danni? Lascia in pace sia Marissa che Jake, altrimenti sarò costretta a litigare con te >>.
Anche perché Jane aveva promesso a Marissa che se lui si fosse nuovamente intromesso, lo avrebbe sgozzato, mentre adesso ci stava tranquillamente parlando come se niente fosse.
Belle le stronzate che dico.
<< Che palle. Ascolta, non ho cattive intenzioni. Voglio soltanto sistemare le cose >>, la informò lui stancamente.
Possibile che le persone dovevano rendergli tutto più difficile?
Jane rimase per qualche secondo senza parole prima di riprendere fiato.
<< Vuoi sistemare le cose!? >>, gli chiese sorpresa.
<< Ho detto di si, cosa c’è di così tanto strano? >>, sbottò infastidito.
La bionda ci rifletté un po’ su.
Cosa c’era di strano? Niente?
No, in realtà era molto strano.
Troppo.
Lui, che odia Marissa alla follia, fa di tutto affinché il suo ragazzo la scarichi, e poi...
E poi vuole sistemare le cose?
Louis, ma che ti fumi?
Se non c’era lo zampino di qualcuno che lo avesse praticamente costretto a chiedere scusa alla sua amica, puntandogli un fucile alla testa, la cosa era alquanto preoccupante.
Altrimenti c’era una sola spiegazione al riguardo, ma era la più ambigua e remota che lei potesse mai considerare.
<< Allora, sei ancora lì? Questo numero!? >>, inveì Louis vedendo che lei non gli rispondeva più.
Jane si riscosse dai suoi pensieri.
<< Ehm, si. Ma io non ce l’ho >>, rispose assorta.
<< Ma facciamo in questo modo >>, iniziò pensierosa.
<< Quando Marissa torna a casa le frego il cellulare e prendo il numero di Jake. Se tutto va bene, te lo invio più tardi per sms >>
<< Ok? >>, concluse soddisfatta.
Lui annuì, consapevole che lei non poteva vederlo.
<< Come vuoi. In giornata però >>, brontolò.
Jane alzò gli occhi al cielo e sospirò.
<< Agli ordini! >>, lo prese in giro prima di chiudere.
Non fece nemmeno in tempo a poggiare il cellulare sul tavolo che sentì la porta d’ingresso sbattere leggermente.
<< Che palle! >>, si sentì urlare dal corridoio.
La bionda sorrise fra sé e sé, ora poteva attuare il suo piano.
<< Giornata storta? >>, domandò alzandosi per iniziare ad apparecchiare la tavola.
Gettò un’occhiata al suo smalto. Faceva veramente schifo. A che pro preservarlo, meglio renderlo ancora peggio, così almeno poteva dire in giro che era fatto apposta.
<< Solo la giornata?? E’ tutta la mia vita che è storta! >>, si lamentò Marissa.
La bionda sospirò.
Eccola che ricominciava. Anche se, immaginò, doveva essere frustrante mettersi nei suoi panni, soprattutto ultimamente.
<< Io arrivo subito >>, la avvisò la mora ad un certo punto, << continua tu, per favore >>.
<< Sisi, tranquilla >>, replicò di rimando Jane nascondendo il ghigno vittorioso che aveva stampato in faccia.
Non appena si fu assicurata che l’amica era scomparsa dalla cucina, Jane si avvicinò alla sua borsa e la aprì, tuffandosi a capofitto nella prima tasca.
Sapeva che Marissa era super ordinata, quindi, per forza di cose, il su cellulare doveva trovarsi in una delle tante taschine laterali.
E...eccolo.
Esultò silenziosamente e scorse la rubrica fino alla J.
Veloce, veloce!
Trovato.
Jake.
 


Alle nove di sera, purtroppo, Marissa era costretta a starsene senza fare nulla, stesa sul divano di casa sua a guardare la TV.
Jane era andata a lavoro da un pezzo e lei si era ridotta a guardare uno di quei film polizieschi che ti fanno chiaramente capire quanto faccia schifo la vera polizia mondiale.
Peccato che non avesse nessuno con cui uscire da quando aveva litigato con Jake.
E questo le dava così fastidio che se avesse potuto, avrebbe dato fuoco alla casa di quel troglodita di Tomlinson con una pompa di benzina.
Perché mentre lui, alla faccia sua, continuava a spassarsela con quegli sfigati dei suoi amici, lei se ne stava a fare la zitella di mezza età chiusa in casa a piangersi addosso.
Che tristezza.
Marissa continuava a pensare e ripensare alla faccia penosa che le aveva fatto Louis quando l’aveva vista piangere. Lo detestava.
Non voleva la sua compassione. Non voleva la compassione di nessuno.
Solo perché aveva commesso l’errore di lasciarsi andare davanti a lui, non significava che fosse una persona debole. Anzi, sarebbe stata ancora più combattiva.
E’ tardi per sentirsi in colpa, Tomlinson.
Non pensare che guardarmi in quel modo possa bastare ad intenerirmi.

La mora si era imposta di non lasciarsi abbindolare dai bei faccini. Soprattutto dal suo.
Cosa pensi, che un paio di occhioni azzurri siano capaci di farmi cambiare idea?
Si sbagliava di grosso.
E poi, dannazione. Perché se ne stava lì ad innervosirsi per quel COSO inutile?
Lui non le aveva chiesto assolutamente nulla, era lei che continuava a farsi venire i nervi senza nessun motivo apparente.
Ad un certo punto il campanello suonò.
Marissa si animò.
Finalmente aveva qualcosa da fare.
Stava per essere invasa dalla noia totale, tanto che tra un po’ anche fare la pipì le sarebbe sembrato una cosa eccitante.
Si avvicinò all’ingresso e aprì la porta.
<< Ciao >>, la salutò Jake.
Marissa rimase interdetta. Immobile sulla porta, ancora intenta a capire se la sua fosse soltanto un’allucinazione o se fosse reale.
Oh, mio Dio. Era Jake.
A casa sua.
Oh mio Dio.
<< Jake...ciao >>, ricambiò il saluto poco convinta, spostando il peso del corpo da una gamba all'altra.
Che cosa era venuto a fare a casa sua? A prenderla in giro e a rinfacciarle nuovamente ciò che le aveva detto quella sera?
<< Posso parlarti? >>, domandò lui ancora sulla porta.
Marissa annuì confusamente e lo fece entrare.
Quando l'uscio si richiuse, i due rimasero a fissarsi in silenzio per alcuni secondi.
La mora aveva i capelli alzati in uno chignon abbastanza ordinato. Non era truccata, per cui la cosa la stava allarmando particolarmente.
Odiava farsi trovare in quelle condizioni. Addosso aveva uno dei suo maglioni a righe extralarge e un leggings nero.
Se Jake era venuto a dirle che voleva definitivamente troncare con lei, quell’aspetto gli avrebbe facilitato sicuramente le cose, pensò lei.
<< Io... >>, iniziò lui.
Si passò una mano fra i capelli corvini.
<< Scusami, io ho esagerato quella sera >>, disse fissandola negli occhi.
Lei rimase sorpresa.
Spalancò leggermente gli occhi e poi sbatté un po’ le palpebre per assicurarsi di aver sentito bene.
Lui voleva scusarsi?
<< Sono stato un idiota, non dovevo aggredirti in quel modo, solo perché aveva fatto due chiacchiere con quell’infame di Louis. E... >>
Marissa si indurì non appena sentì quel nome.
Quanto poteva essere fastidioso?
Possibile che dovesse sempre essere ovunque?
Lei voleva soltanto dimenticarlo, fare finta che non esistesse e che non lo avesse mai conosciuto, e le persone continuavano a piazzarglielo davanti ripetutamente.
Sembrava che lo facessero a posta.
<< Ma è vero quello che hai detto >>, lo interruppe lei riferendosi all’ultimo discorso fatto.
<< E’ vero che io fingo con te. Non sono una ragazza dolce e sensibile nella realtà >>, rispose con sincerità.
Ormai non aveva più senso portare avanti quella messa in scena. Meglio piantarla e basta.
<< Si, l’ho capito da quella sera. Ma..mi piace. Cioè, non sei...sei particolare >>, le rivelò il ragazzo sorridendo.
Marissa rizzò le orecchie.
Lei era particolare?
Non era una sclerotica, isterica, psicopatica come diceva Louis?
Ma porca vacca! Perché metto sempre in mezzo quel COSO INUTILE!
E’ assurdo!
In ogni caso era strano che, di punto in bianco, Jake pensasse una cosa simile.
Perché!?
<< Sono particolare? >>, domandò lei addolcendosi.
<< Si >>, replicò. << Sento che sei una ragazza speciale e..voglio dire, io sono uscito parecchie volte con te. Tu mi piaci, e non voglio mandare tutto all’aria soltanto per una litigata >>, concluse avvicinandosi a lei.
La mora, sempre più confusa e sorpresa, non sapeva più cosa dire.
Certo, era felice come una pasqua.
Finalmente, per una volta, le cose cominciavano a filare. Possibile che improvvisamente, qualche Dio là sopra, si fosse accorto della sua presenza in Terra?
<< Io non so cosa dire >>, rispose sorridendo, incredula.
<< Sei sicuro di quello che dici? >>, gli domandò, sentendosi ancora incerta.
Jake annuì e le prese le mani avvicinandosi di più a lei.
<< Certo che si >>
Marissa lo fissò.
<< Sono...sono sconcertata, senza parole >>, disse con un sorriso.
<< Mi dispiace di averti fatto star male, mi sento un verme. Spero solo che tu possa perdonarmi >>
La mora alzò un sopracciglio.
<< Stai scherzando? E’ ovvio che ti perdono! >>, sbottò.
Alché lui sorrise e tirò Marissa per fianchi, avvicinandola e poggiando la fronte contro la sua.
<< Non commetterò mai più l’errore di lasciarmi scappare una ragazza come te >>, le sussurrò sfiorandole il viso prima di poggiare le sue labbra su quelle di lei, dolcemente.
Marissa ricambiò il bacio, soddisfatta, pensando che se quel COSO voleva rovinarle la vita, non ci era proprio riuscito. Anzi, a momenti avrebbe dovuto anche ringraziarlo.
Le aveva reso le cose più facili.
Brutto stupido.
Si avvicinò di più a Jake per concentrarsi meglio sul bacio piuttosto che su altro.
Jake le infilò le mani sotto il maglione cercando la sua pelle, continuando a baciarla con intensità.
La mora pensò che in quel caso lui avesse dei modi un po’ bruschi, ma tutto sommato non disturbavano affatto.
Che questa volta avessero l’opportunità di riprendere ciò che non avevano potuto portare a termine quella famosa sera in cui si erano ritrovati la banda di polli in casa?
Ma proprio quando tutto si stava facendo più interessante, il campanello suonò di nuovo.
Entrambi di dedicarono ad una bestemmiata mentale allontanandosi di colpo.
E che cazzo.
Marissa pensò che ultimamente quella casa stava diventando troppo affollata.
In un aeroporto sarebbe risultato più facile fare sesso.
Si aggiustò in un batter d’occhio il maglione e si avvicinò alla porta con aria scocciata.
Chi poteva essere a quell’ora?
Jane era a lavoro.
Ma era così intontita che quando si ritrovò davanti Derek, non ebbe nemmeno il tempo di assimilare il susseguirsi degli avvenimenti accaduti negli ultimi due minuti che suo fratello si posizionò davanti alla porta in maniera tale che lei non potesse sbattergliela in faccia.
Marissa sbarrò gli occhi.
<< Derek! >>
Lui la anticipò prima ancora che potesse cominciare ad insultarlo.
<< Si, lo so. Mi detesti, ma ti prego, sono venuto qui soltanto a parlarti. Per favore per una volta cerchiamo di... >>, poi si bloccò di botto quando scorse la figura del giovane che dall’interno raggiunse Marissa sulla soglia.
Derek per poco non si pietrificò sul posto.
Non poteva crederci.
Quel ragazzo.
Lo riconobbe all’istante, non appena lo vide.
Doveva sbagliarsi.
Sicuramente.
Un brivido di terrore si face strada fra la pelle del ragazzo.
La mora si accorse della sua aria allibita e impaurita e sbuffando gli sventolò una mano davanti alla faccia.
<< Hey, che succede? >>
Poi si voltò verso Jake.
<< Ah, si. Jake, questo è mio fratello Derek >>
Jake allungò la mano destra verso il moro e lo guardò dritto negli occhi con uno strano sorriso.
Derek si sentì raggelare nelle vene.
Era lui.
Era proprio lui.
Lo avrebbe riconosciuto fra un milione.
Marissa, ti prego. Dimmi che non è lui il ragazzo con cui esci. Ti supplico, non può essere lui.
<< Allora, cosa volevi dire a tua sorella? >>, domandò ad un certo punto Jake penetrando il cranio di Derek con i suoi occhi scuri.
Lui boccheggiò indietreggiando impaurito e andò a sbattere senza accorgersene contro lo stipite della porta.
Marissa alzò le sopracciglia, osservando il fratello di sbieco.
Ma che ha? Sembra quasi che abbia visto un fantasma.
<< Avanti, non ho tutta la vita. Cosa ti serve? >>, esclamò la sorella ancora perplessa.
Derek tremò appena, ma nessuno sembrò accorgersene, soprattutto Marissa.
Lui e Jake continuavano a fissarsi negli occhi senza mai distogliere lo sguardo.
L’uno terrorizzato e l’altro divertito e affascinato dalla scoperta appena fatta.
<< I-Io devo andare >>, balbettò Derek.
Si tirò la porta dietro con un tonfo, senza nemmeno salutare Marissa, e si fermò sotto il portico ancora sconcertato e incredulo.
Era un incubo.
Non poteva essere.
Marissa...era in grossi guai.
Lui era in grossi guai.
Derek si passò una mano fra i capelli senza sapere assolutamente cosa fare.
Anzi, non poteva fare assolutamente niente al momento.
Ed ecco come ogni cosa diventava ancora più complicata.
Perché il ragazzo che si trovava in quella casa, proprio accanto a sua sorella era...


<< E così quello è tuo fratello >>, domandò Jake ritirando Marissa a sé e marcando su di lei un certo possesso in maniera esigente.
Lei lo guardò negli occhi poggiando entrambi i polsi dietro al suo collo.
Si accorse subito che il suo ragazzo aveva una strana luce negli occhi in quel momento.
E’ l’impressione, si convinse.
<< Si, purtroppo >>, rispose con disinvoltura.
A quel punto Jake abbracciò Marissa stringendola di più.
Lei storse un po’ il labbro inferiore, non capendo a cosa fosse dovuto quell’abbraccio inaspettato.
E con la testa appoggiata ai suoi capelli perfettamente legati, Jake si lasciò sfuggire un ghigno spaventoso, modificando all’improvviso la sua espressione del volto.


Perché il ragazzo che si trovava in quella casa, proprio accanto a sua sorella era...

Quel ragazzo era Dracula.
Quello che poche sere prima era andato fino a casa sua per minacciarlo.
Si, proprio lui.
Jake era il mostro di Lochness.

Jake sorrise ancora, vittorioso.
Che ti piaccia o no, sgancerai quei soldi con le buone o con le cattive, caro Derek.
Quindi, che i giochi abbiano inizio.


All’una e mezza di notte, Jane tornò a casa dal lavoro, esausta, e si tirò la porta alle spalle appoggiandovisi di schiena.
Cavolo se non era stanca. Ma per lo meno oggi si era sbrigata un po’ prima.
Poi notò una luce accesa in cucina e si rifiutò di credere che Marissa fosse ancora in piedi.
Quando entrò nella stanza, vide una figura addormentata, stesa beatamente sul divano.
Che diamine ci faceva quella ragazza su quel divano con la TV ancora accesa?
Si avvicinò piano a lei e la scosse un po’.
Non voleva svegliarla, ma di certo non poteva prenderla in braccio e portarla in camera.
Lei si svegliò all’istante, girandosi immediatamente.
Aveva sempre avuto il sonno leggero.
<< Ehy >>, la salutò Marissa sbadigliando.
<< Che ci fai ancora qui? >>, domandò Jane.
<< Niente, ti aspettavo. Volevo raccontarti la novità, ero troppo contenta per andare a dormire >>.
La bionda si fece più curiosa e si sedette sul divano di fianco all’amica.
<< Sul serio? Che è successo?? >>, domandò.
Marissa sorrise appena e abbassò lo sguardo.
<< Oggi Jake è venuto a casa >>, cominciò, e si sentì più incoraggiata a continuare quando vide l’amica spalancare gli occhi.
<< E mi ha chiesto scusa per come mi ha trattata l’altra sera >>.
Jane, ancora scossa, la fissò intensamente. Anche perché una strana consapevolezza le si stava facendo strada nella testa.
<< E ora? >>
La vide sorridere di nuovo.
Beh, almeno aveva smesso di piangersi addosso.
<< E ora stiamo di nuovo insieme >>, la informò lei trionfante.
La bionda si passò una mano fra i capelli e vide l’amica che la guardava ancora sorridente, lì stesa sul divano.
Era contenta di vederla così.
<< Non capisco come abbia fatto a cambiare idea così..cioè... >>, considerò Marissa, pensierosa.
Questa volta fu Jane a sorridere abbassando la testa.
<< Già, fai bene a chiedertelo >>
La mora alzò di colpo lo sguardo, accigliandosi.
<< In che senso? >>
Certo che ha fatto proprio un buon lavoro, pensò la bionda fra sé e sé.
<< Quel ragazzo è proprio imprevedibile... >>, disse ragionando ad alta voce.
<< Si, Jake.. >>
Jane la interruppe.
<< No, ma quale Jake. Io parlavo di Louis >>, affermò lanciandole un’occhiata.
<< Cosa c’entra Louis!? >>, si irritò improvvisamente Marissa.
<< Cosa centra?? Dovresti soltanto ringraziarlo. Dai, ammettilo, è stato bravo >>, continuò l'amica imperterrita.
La mora la squadrò, confusa.
<< Ma di che parli?>>
Jane si portò una mano al viso, sorridendo e scuotendo la testa.
Possibile che la sua migliore amica fosse talmente ingenua?
La prese per le spalle e la guardò negli occhi.
<< Marissa, è stato Louis a mandare Jake da te >>.




















Okay, Dopo questo capitolo, mi aspetto che voi siate tipo:
O_________O
Eccetto per la parte finale.
LOL
Allora, adesso, ditemi:
Chi si aspettava che Jake fosse il cattivone??
Ahahahahah
Spero di non aver scioccato nessuno. è.é
Anyway, che ne pensate? In generale, dico. u.u
Fatemelo sapere.
Colgo sempre l'occasione di ringraziare tutti quanti e di dire che se non ci foste voi,
a quest'ora avrei già abbandonato la storia.
Per cui, è solo merito vostro. :3
Ora, vi lascio con la foto di Louis che vi avevo promesso la scorsa volta.





Ma guardatelo...
Cioè...io....
*muore*

v.v
Alla prossima, gente!
Bye. 
^__^

   
 
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