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Autore: Emily Alexandre    14/07/2012    9 recensioni
"Era un giugno particolarmente caldo, quello, persino nell’uggiosa Londra; la casa dei Palmerston era situata poco lontano da Hyde Park, in una via signorile ed elegante i cui lati erano un susseguirsi di ville tutte uguali, dai muri bianchi e dai giardini perfettamente curati.
Era una mattina come tante, con sir Palmerston che sorseggiava il tè leggendo le ultime notizie sul Times e sua moglie che dava disposizioni per il pranzo. Quando Emma fece il suo ingresso, spumeggiante come era solita essere persino di prima mattina, i suoi genitori stavano discutendo sulla necessità di iniziare ad inviare alcuni pacchi a Maidenhead.
-La Stagione si concluderà in tre settimane, mia cara, dovremo iniziare a riportare quello di cui non abbiamo bisogno a casa."

Londra, 1814. La Stagione mondana si sta concludendo, ma per i Palmerston e gli Astor tutto ancora deve essere deciso. Chi sposerà alla fine il conte di Cecil? Miss Claire Palmerston o Miss Annabeth Astor? E chi è l'amore segreto di Eve Palmesrton? Cosa nasconde Mr Astor? Intanto, per la felicità della cugina Emma, Arthur Browning,nipote di Sir Palmerston, sta tornando a casa, ma porta con sé una sorpresa.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Periodo regency/Inghilterra
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“È una verità universalmente riconosciuta che uno scapolo in possesso di un solido patrimonio debba essere alla ricerca di una moglie.” [Orgoglio e Pregiudizio]

Colonna sonora del capitolo


 

Mr. Rowley non dormì affatto quella notte, limitandosi ad ammirare Londra dal balcone della camera. Erano trascorsi tanti anni da quando aveva lasciato l’Inghilterra e aveva previsto di farvi ritorno da solo per un paio di mesi al massimo, giusto il tempo di assistere al conferimento del baronato a suo nonno. Incapace di lasciare sola sua sorella così a lungo, comunque, aveva deciso di portarla con sé; giunto in Inghilterra, però, l’avevano raggiunto due missive, una che portava la notizia della morte di suo nonno e un’altra con la conseguente richiesta di accettare lui il posto in Parlamento che finalmente si erano decisi ad offrire alla sua antica famiglia, ma che il vetusto capofamiglia non aveva fatto in tempo a ricevere. La scoperta del giorno precedente, però, cambiava tutte le carte in tavola e quando sua sorella si alzò, a mattinata inoltrata, lo trovò ancora lì a rimuginare sul da farsi.
-Devi dire ai Palmerston la verità, Oscar.
L’uomo sobbalzò, poiché non si era accorto dell’arrivo di Natalie. –Per quel che ne sappiamo, potrebbero già saperla.
-Oh, Oscar… Sono Pari del regno, credi davvero che accetterebbero un tale matrimonio, se sapessero?- gli chiese lei semplicemente, –È la storia che si ripete. Ho fame, andiamo a fare colazione?
-Sì,un istante… Forse hai ragione, mia cara, ma io non ho prove, solo la parola di un uomo che manca da Londra da tantissimi anni, un emerito signor nessuno.
Il volto di Miss Rowley si tinse improvvisamente di rosso, suscitando la preoccupazione del fratello; la fanciulla però, incapace di spiegarsi, si limitò a tornare in camera per prendere un elegante orologio  da taschino.
-Nat! Ti avevo pregato di gettarlo via anni fa.
-Lo so, ma era così elegante, non ho avuto il coraggio. Aspettavo di trovare un orologiaio che potesse togliere le foto e sostituire il coperchio con la dedica, così da poterlo riusare. È davvero troppo bello per gettarlo via, Oscar.
Mr. Rowly scosse la testa; Natalie era una fanciulla buona, ma troppo ingenua per quel mondo. Quella volta, però, si era rivelata provvidenziale.
-Bene. Vorrà dire che andrò da loro questa mattina stessa. Tu aspettami qui, non puoi andare in giro da sola.
-Perché?
-Perché questa è Londra, non Antigua. Non uscire, Natalie, farò salire la colazione in camera. Io tornerò appena posso e proseguiremo alla volta di Hyacinth Abbey.
Bastò quel pensiero per far dimenticare alla ragazza qualsiasi desiderio di avventurarsi all’esterno; Mr. Rowley si vestì impeccabilmente, depose l’orologio nella tasca del panciotto e uscì alla volta dell’abitazione dei Palmerston, sapendo che erano in attesa di una sua visita.
 
Quando Mr. Rowley bussò alla porta, Claire chiese alla cameriera di spiare dalla finestra e riferirgli chi fosse; suo padre ricordava solo una persona con quel nome, un anziano signore a cui sarebbe stato conferito il titolo di Pari del Regno all’inizio della successiva Stagione. Dubitava, però, che di lui si trattasse. Purtroppo quel giorno Sir e Lady Palmerston erano stati invitati da alcuni amici e avevano lasciato alla figlia maggiore l’incombenza di riceverlo, se si fosse presentato. Quando, però, le fu presentato un elegante e affascinante giovane, Claire dimenticò tutto il disappunto per essere stata costretta a casa a causa di quella visita.
-Mr. Rowley, mio padre si scusa, ma non è a qui oggi. Ha chiesto a me di ricevervi, sono Miss Palmerston. Prego, accomodatevi.
L’uomo assecondò la richiesta, ma faticò a nascondere l’imbarazzo: desiderava parlare con il baronetto, non con la sua giovane figlia e in presenza di una cameriera.
-Mio padre pensa di ricordare un Mr. Rowley, ma non credo siate voi, poiché la persona in questione è molto in là con l’età.
-Forse vostro padre ricorda mio nonno, che purtroppo è venuto a mancare da poco.
-Vi porgo le mie condoglianze, signore. Ma ora ditemi, cosa vi porta qui?
-È una questione delicata…
Mr. Rowley si mostrò titubante e Claire congedò la cameriera con un cenno del capo, poi sorrise all’ospite. –Nessuno lo saprà. Siete più tranquillo, ora?
L’uomo annuì, poi si alzò e porse a Miss Palmerston l’orologio, chiedendole di aprirlo e attendendo in piedi la sua reazione. Claire fece ciò che le era stato detto, poi fissò l’uomo con sguardo perplesso.
-Non capisco…
-Quell’orologio mi fu regalato dalla donna che stavo per sposare, prima che scoprissi fortuitamente la sua vera identità: nessuna grande fortuna, nessun padre malato, ma solo un’arrivista sociale in attesa di qualcuno ingenuo abbastanza da maritarla. Evidentemente il fato, che mi ha fatto conoscere la verità anni fa, ha deciso di usare me per evitare questa stessa sorte ad un altro uomo. Se voi ne siete già consapevoli, vi prego di scusarmi.
Claire scosse la testa, portandosi una mano al petto. Era tutto così folle, eppure racchiusi nell’orologio vi erano due ritratti che, benché piccoli, raffiguravano l’uomo che le stava davanti e la donna che in pochi giorni avrebbe sposato suo cugino. Inoltre, la firma era indiscutibile: “A Oscar, con amore, Julie.”
-La conobbi a Chicago, dove mi trovavo per affari di famiglia. Arrivò a me stringendo amicizia con la mia giovane sorella… Si faceva chiamare Julie Villiers, unica figlia di un anziano e malato padre. Me ne innamorati follemente, decidemmo di sposarci pochi mesi dopo, ero totalmente rapito da lei… Finché una sera non mi trovai a dover recuperare un mio conoscente in tugurio dalla dubbia fama. Lì vi trovai il presunto padre della mia fidanzata, perfettamente in forma. Chiesi e mi fu detto che si chiamava Alexander Bull, padre della chaperon di Miss Villiers. La lasciai e partì nuovamente alla volta di Antigua, con il cuore ferito ma, soprattutto, con un’addolorata Natalie per cui la mia fidanzata era diventata praticamente una sorella. Mi dispiace essere latore di questa notizia, mia signora.
Claire si alzò in piedi di scatto, avvicinandosi alla finestra per prendere aria senza sapere cosa dire o pensare: se quanto rivelato da Mr. Rowley era vero, e non aveva motivo di dubitarne, avrebbe cambiato totalmente le loro vite.
-Questo è molto grave.
-Me ne rendo conto, Miss Palmerston. Molto, molto grave.
-Ascoltate, la situazione è più delicata di quanto possa sembrare. Posso chiedervi di tornare questa sera? Troverete mio padre, ma non Arthur perché lui e la fidanzata saranno a teatro, così potremo decidere cosa fare.
-Io dopodomani mattina dovrò partire senza indugio, prima di allora, però, sono a vostra disposizione.
-Vi ringrazio. Dunque vi aspetteremo dopo cena, se non volete lasciare sola vostra sorella potete pure condurla qui.
-Vi ringrazio, Miss Palmerston, soprattutto per la fiducia.
-Non avete motivi per mentirmi. Inoltre, l’orologio è qualcosa di inconfutabile.
-Devo ringraziare Natalie per non averlo gettato via anni fa, quando glielo chiesi.
Claire sorrise e si alzò per accompagnare l’uomo alla porta. Un’ora dopo che l’ebbe congedato rientrarono i suoi genitori.
-Claire, mia cara, cosa voleva Mr. Rowley?
Claire attese che Emma fosse salita in camera, poi raccontò brevemente i fatti ad un perplesso padre, infine suggerì di mandare Emma da alcuni amici di famiglia, per quella sera. Giustificò la richiesta con la giovane età, ma solo Eve, giunta pocanzi, comprese la reale preoccupazione della sorella: la notizia di Mr. Rowley avrebbe cambiato tutto e temeva che Emma si trovasse invischiata in circostanze troppo grandi per lei. Era bene comunicarle tutto a cosa compiute.
L’atmosfera fu tesa quella sera e gli unici a non accorgersene furono Arthur ed Emma, troppo presi da loro per accorgersi del resto; verso le otto e mezza della sera i Sir e Lady Palmerston, Claire, Eve e il colonnello che era giunto per cena ed era stato messo al corrente dei recenti avvenimenti si spostarono in salone, in attesa dei Rowley che giunsero poco dopo.
Miss Rowley aveva due grandi occhi scuri, lunghi capelli neri e un fisico minuto; era una fanciulla piacevole, anche se piuttosto sciocca. Suo fratello, al contrario, fu se possibile ancor più compito di quanto era stato quel pomeriggio mentre raccontava nuovamente la sua storia.
-Questo è un grave problema, Mr. Rowley, e noi vi saremo sempre riconoscenti. Mi sono fidato del giudizio di mio nipote, ma evidentemente la Miss Trevelyan sa come ingannare uomini seri come voi e come lui. Me ne dispiace molto.
-Dispiace anche a me, Sir Palmerston.
-Domani sera verranno a cena qui, posso chiedervi di essere presenti in modo da risolvere la questione?
Mr. Rowley annuì, offrendo piena disponibilità per dissipare la questione al più presto; evidentemente il destino non era dalla parte della truffatrice, che per ben due volte era stata scoperta, per pura casualità, a pochi passi dalle nozze.
-Eve, perché tu e il colonnello non accompagnate Emma all’Almack’s, sempre se non vogliate rimanere.
Eve fece per parlare, ma fu il colonnello ad acconsentire volentieri. Sir Palmerston apprezzò una volta di più il futuro genero, che si era discretamente fatto da parte benché avrebbe avuto tutte le facoltà di partecipare all’incontro, facendo ormai parte della famiglia.
-Miss Rowley, se desiderate andare, per godervi una sera londinese, non avete che da chiedere, saremmo felici di scortare anche voi.- aggiunse Eve.
Miss Rowley chiese il permesso al fratello, che acconsentì prontamente felice di evitare l’incontro tra lei e Julie.
 
Fu una giornata lenta, quella che seguì. Claire ricevette la notizia del fidanzamento di Annabeth e del conte con imprevedibile tranquillità; se l’era aspettato e, inoltre, dal pomeriggio precedente continuava a pensare a Mr. Rowley, alla sua eleganza, allo sguardo profondo. Forse, dopotutto, anche lei era dotata di un cuore che, se non aveva mai battuto per Cecil o Astor, procedeva in maniera anomala ogni qual volta la sua mente si soffermava sul futuro baronetto.
 
Emma era stata felice del programma serata, soprattutto quando le dissero che sarebbe andata con loro la figlia di un vecchio amico del colonnello. L’Almack’s l’avrebbe distratta dal pensiero dell’imminente matrimonio.
La pista era già affollata quando arrivarono e furono accolte da una delle patronesse che, dopo essersi complimentata per il fidanzamento della maggiore delle sorelle Palmerston presenti, trovò subito due cavalieri per Emma e Natalie, preoccupandosi che non si trovassero mai prive di un compagno di ballo.
Nella dimora dei Palmerston, intanto, un’apparentemente tranquilla cena fu interrotta dall’arrivo di Mr. Rowley. Nel momento esatto in cui l’uomo fece il suo ingresso nella sala da pranzo Julie Trevelyan comprese che tutto era perduto. Nuovamente.
-Mr. Rowley, vi presento mio nipote Arthur Browning.
Arthur si alzò e strinse la mano al nuovo arrivato, senza comprendere il perché l’atmosfera della sala fosse calata precipitevolmente.
-Credo che Miss Trevelyan la conosciate già.
Mr. Rowley annuì –Sì, anche se la conoscevo come Miss Julie Villiers.
Arthur scosse la testa, -Non capisco. Julie Villiers?
Si voltò verso la sua fidanzata e sobbalzò, trovandola immobile come una statua e bianca come un fantasma.
-Sì, Mr. Browning. Lei non è chi credete. Io la conobbi come Julie Villiers.
Mr. Rowley raccontò quanto aveva già spiegato il giorno precedente, senza saltare neppure il minimo dettaglio; a narrazione conclusa gli diede l’orologio, che l’altro prese prima di crollare su un divano.
-Sono solo bugie!
Miss Trevelyan fece sentire per la prima volta la sua voce, alzandosi in piedi e puntando il dito contro il nuovo arrivato.
-Non vedo perché dovrei mentire, non ho nulla da guadagnare da tutto ciò. Mr. Browning, mi dispiace molto, comprendo come ci si sente, credetemi.
Arthur guardò l’orologio, poi la donna che credeva di conoscere, la donna che amava.
-Non so davvero cosa pensare.
-Arthur, mio caro, sono sciocchezze.
Julie si avvicinò al fidanzato sporgendosi a prendergli la mano, ma questo si ritrasse, guardandola con un’espressione nauseata.
-Avevate una casa, degli abiti, dei gioielli… Dove li prendevate?
-Erano miei!
La voce gelida di Mr. Rowley si intromise, –In affitto. Lo fece anche con me ed io ero talmente infatuato da non accorgermi delle bugie. Diceva che indossava solo ciò che gli donavo perché provenivano da me, era per amor mio. Solo dopo compresi che ciò che aveva prima l’aveva restituito non appena mi aveva incontrato.
Arthur scosse la testa, bianco in viso, e si voltò verso suo zio che, immediatamente, si alzò in piedi e pregò un domestico di accompagnare a casa Miss Trevelyan. La donna strepitò e urlò, ma nessuno le diede ascolto e presto la porta si chiuse alle sue spalle.
Arthur si piegò su se stesso prendendo la testa tra le mani. Mr. Rowley gli si avvicinò, poggiandogli una mano sulla spalla.
-Mi dispiace molto. So come ci si sente.
-Voi vi dispiacete?- esclamò l’altro alzando finalmente il capo, -Quel matrimonio sarebbe stato l'errore più grande della mia vita. Voi mi avete salvato.
-Mi è sembrato il minimo, dopo avervi visti ieri.
-Mr. Rowley,- Sir Palmerston si alzò insieme alla moglie, -Non vi ringrazieremo mai abbastanza. So che dovete tornare a casa, ma posso permettermi di invitare voi e vostra sorella a Maidenhead, a Mangrove House? Saremo lieti di ospitarvi appena potrete spostarvi.
-Vi ringrazio, signore. Accetto volentieri.
La coppia si congedò, lasciando i due uomini e Claire da soli; la ragazza colse spesso lo sguardo di Mr. Rowley su di lei, ma cercò di non prestarvi attenzione, preoccupandosi più che altro del cugino. Non aveva idea di cosa sarebbe successo, né, soprattutto, di come Emma avrebbe preso la notizia.
-Sono stato uno sciocco.
-Due sciocchi, temo,- Mr. Rowley provò a farlo sorridere e Claire lo guardò riconoscente. Quello era un uomo sicuro di sé, un uomo adulto, responsabile e perfettamente a modo, nonostante avesse trascorso la maggior parte della vita nella colonia inglese. Un uomo che pochi mesi dopo sarebbe divenuto pari del regno, con un patrimonio superiore persino a quello di Cecil, ma soprattutto era un uomo che sapeva farla emozionare.
Quando i ballerini dell’Almack’s tornarono, però, tutti i pensieri di Claire furono per Emma e per le spiegazioni che avrebbero dovuto darle. Arthur, però, chiese di essere lui a parlarle dell’accaduto e nessuno trovò la forza di opporsi. Sarebbe difficile descrivere quanto pesante fosse l’animo di tutti, quella notte.
Arthur Browning raccontò a Emma cosa fosse successo e il cuore della ragazza faticò a contenere la gioia; si sentiva in colpa per quello, certo, ma come poteva non essere felice per il mancato matrimonio?
-Emma io… So che non ho alcun diritto di chiederti questo, ma devo farlo comunque: ho bisogno di rimettere insieme i pezzi della mia vita e sarei uno stolto se dicessi che non sto soffrendo. Amavo Julie, nonostante quei sentimenti abbiano vacillato appena sono tornato qui. Ho bisogno di fare le cose con calma, riprendere in mano le finanze della famiglia, controllare le proprietà, ma sappi che ti amo, Emma, ti amo moltissimo.
La fanciulla gli prese le mani, carezzandole dolcemente –Anche io e attenderò tutto il tempo di cui avrai bisogno.

 

 Alcuni giorni dopo

 
Gli ultimi giorni a Londra erano stati caotici. La notizia della falsa identità di Miss Trevelyan era rimbalzata di bocca in bocca divenendo la chiacchiera di fine Stagione e rendendo Arthur una povera vittima da consolare –e numerose fanciulle furono subito pronte a sobbarcarsi tale incombenza- e Mr. Rowley lo sventurato eroe della circostanza. Nessuno, però, si propose per consolare lui, poiché fu subito evidente il suo spiccato interesse per Miss Palmerston, benché i due fratelli fossero partiti subito dopo lo scandalo alla volta di Hyacinth Abbey per l’estremo saluto all’ultimo parente che rimaneva loro. Quanto a Natalie, il suo bel volto –e la sua imperitura leggerezza- provocarono l’interesse di Trevon che, una volta ritrovatisi tutti a Maidenhead iniziò un elegante corteggiamento che la fanciulla accolse più che volentieri.
Virginia lo andò a trovare prima di partire per raggiungere il marito e portò con sé un’interessante proposta.
-Cosa ne dite di una relazione monogama?
-Io, voi e i rispettivi coniugi?
-Esattamente.
Inutile dire che Mr. Astor ne fu entusiasta e la sera della festa fu particolarmente amabile e loquace.
 
La festa era iniziata da un’ora quando Mr. Rowley si avvicinò a Mr. Browning, che si era finalmente liberato dal giro di danze.
-Vi trovo bene, Browning.
-Esausto, vorrete dire. Sembro essere improvvisamente diventato lo scapolo più appetibile dei dintorni, eppure c’è ancora Astor e anche voi!
-Astor sembra essersi incapricciato con mia sorella.
-E la cosa vi sta bene?
Rowley alzò le spalle –Lei è totalmente persa per lui e al di là di alcune voci che ho sentito,Astor è un buon partito. Natalie ha diciotto anni e in fondo sono tornato anche per permetterle di sposare un inglese, come avrebbero voluto i nostri genitori.
-E voi?
-Credo che chiederò a vostra cugina di sposarmi.
-Chi?
-Oh, non lei, non temete amico mio.
Arthur arrossì –Dunque le voci sono vere.
-Non sono voci, non ho mai nascosto le mie intenzioni. Piuttosto, siete voi ad essere troppo distratto per accorgervene, ma non posso darvi torto.- concluse indicando Emma che danzava radiosa con il colonnello Lennox. Le signore erano particolarmente belle quella sera e Annabeth e Claire sembravano persino andare d’accordo: l’una aveva il titolo, l’altra il patrimonio, le ostilità avevano subito una tregua, almeno finché non si sarebbe trattato di maritare i loro figli.
Infine, quando ormai si avvicinava l’ora di salutarsi, la famiglia Astor salì sulla scalinata, ma il discorso del baronetto fu bruscamente interrotto.
-Un morto,  mio signore, un morto!- fu tutto ciò che la domestica riuscì a dire prima di svenire.
Vi fu un istante di silenzio totale, dopo quelle parole, che fu bruscamente interrotto da un urlo femminile e da un concitato vociare; Sir Astor e Mr. Astor si precipitarono in giardino, verso il luogo che la domestica aveva indicato con un dito prima di perdere i sensi, e furono subito seguiti dal conte di Cecil, da Browning e da Rowley.
Si scoprì presto, in realtà, che il corpo precipitato da basso balcone aveva avuto la fortuna di cadere sui teli del gazebo, e da lì a terra il viaggio non era stato lungo, così si era procurato solo alcune contusioni, ma non certo la morte come invece l’animo volubile e femminile della domestica aveva supposto.
Mr. Astor voltò il corpo della signora, perché appunto di questo si trattava, e si stupì quando si trovò tra le braccia Miss Trevelyan, o Villiers, che dir si voglia.
-Cosa ci fa lei qui?- domandò ai due ex sventurati fidanzati della signorina.
-Non ne ho idea.
Arthur scosse la testa: era sicuro che Julie fosse tornata in America, quando era andata a casa sua la mattina seguente la rivelazione l’aveva trovata deserta e aveva supposto che entrambe le signore fossero partite alla volta di casa. Al contrario, erano rimaste in Inghilterra.
Si cercò di calmare gli animi, Lady Astor e sua figlia congedarono gli ospiti e alla fine nel salottino, insieme al medico, rimasero solo i padroni di casa, i Palmerston, il conte, il colonnello, Mr. Browning e Mr. Rowley. Scoprirono, quando la signorina si riprese, che era tornata per spiare la festa, forse alla ricerca di un nuovo ricco da irretire; la caduta non era stato un tentativo di suicidio, ma un banalissimo incidente.
Alla fine, fu deciso che l’avvocato dei Palmerston e alcuni domestici degli Astor l’avrebbero accompagnata, insieme a Miss Bull, al porto, assicurandosi che si imbarcassero su una nave diretta in America, lontana dalla loro vite.
Quando Annabeth ebbe una crisi nervosa per la disastrosa festa di fidanzamento e fu messa a letto, fu chiaro a tutti che era ora di separarsi; il conte rimase ospite dai futuri suoceri, mentre i Rowley furono ospitati a Mangrove House.
Durante il breve tragitto a piedi Miss Rowley si avvicinò a Miss Palmerston, parlandole sottovoce.
-Mio fratello desidera trasferirsi a Londra non appena inizieranno le sessioni del Parlamento. Come trascorreremo questi mesi, Miss Palmerston?
Claire sorrise e si voltò verso Mr. Rowley, causando un delicato tintinnio degli orecchini.
-Preparandoci per la nuova Stagione, ovviamente.
 



Note: Insomma, so che ho la fama da sadica, ma questa è una regency, davvero vi aspettavate un morto? :) Sì, lo so! Insomma, siamo giunti alla fine e, credetemi, mi dispiace da morire, ma ho volutamente lasciato un finale aperto, perché non escludo l'idea di tornare a scrivere di loro, prima o poi.
Ad ogni modo, lo scambio d'identità è un tema ricorrente nelle regency e ho voluto usarlo anche io. Arthur ed Emma non si fidanzano, sarebbe precoce, ma ora possono vivere i loro sentimenti liberalemente. Quanto agli adorabili Rowley che io amo profondamente, Astor ha adocchiato Natalie e Claire... L'avevo detto di non sottovalutarla! :)
Spero davvvero che quest'ultimo capitolo vi sia piaciuto e vi ringrazio immensamente per avermi fatto compagnia in questa avvenuta! Grazie a chi l'ha letto in anteprima dandomi pareri, grazie a Milla che l'ha betato, alle ragazze del gruppo e a tutti voi che l'avete letto.
E grazie all'adorabile famiglia pennuta, che amo profondamente e che segue ogni follia.
Alla prossima storia!  
Em


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