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Autore: Hermes    14/07/2012    3 recensioni
Giravo per i vecchi scaffali di legno, dando un’occhiata alle mensole ricolme di volumi polverosi, roba buona solo per i topi.
Genere: Angst, Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tuomas Holopainen
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Nota: questa fic è scritta senza scopo di lucro. I personaggi non mi appartengono a parte la vecchia libraia.

The song in need

Search for beauty, find your shore
Try to save them all, bleed no more
You have such oceans within
In the end, I will always love you

The beginning.

Cerca la tua bellezza?
Trova la tua riva felice dove tutti i sogni si avverano?
Idiota.
L’unica speranza che ti rimane è trovare un angolo della tua mente dove tutti i tuoi incubi non riusciranno a scovarti.
Che cosa sono diventato?
Un codardo.
Nient’altro.
Il paesaggio che ho dentro è un pianeta morto dove il cielo ha tutte le sfumature del metallo ed il mare è un unico pezzo di ghiaccio sommerso dalla neve.

Tuck me in beneath the blue
Beneath the Pain,
Beneath the rain
Goodnight kiss for a child in time
Swaying blade my lullaby

I cannot cry 'cause the shoulder cries more
I cannot die, I, a whore for this cold world

Certe notti – quando sono tutti troppo stanchi o troppo ubriachi per stare in piedi - sto appoggiato alla fiancata del pullman a fumare.
Fisso il vuoto.
Fisso quel pendolo.
Ho paura.

Tell me once my heart goes right
Take me home

Paura di rimanere permanentemente in questo stato vendicativo, dove l’unica cosa che ti solleva un po’ il morale è questo tour, non essere mai fermi nello stesso posto.
Non avere il tempo di guardare indietro e scoprire cosa abbiamo lasciato.
Non avere il tempo di affilare quel pendolo oscillante, così vicino alla mia gola.
Vorrei sentire ancora, una sola volta, quell’istinto di vivere che ho perso, da qualche parte.
Il desiderio di trovare del buono in ogni cosa.
Mi sento la bocca asciutta, la polvere della strada mi dà sollievo.
Fossi rimasto a Kitee ancora un anno o due…non voglio nemmeno pensare a quello che avrei potuto commettere.

Be still, my son
You`re home
Oh when did you become so cold?
The blade will keep on descending
All you need is to feel my love

Ho bisogno di occupare la mente, non devo pensare.
Se cado vittima del mio stato d’animo, andrà tutto a rotoli.
Sento freddo ed amarezza.
Da quanto? Da sempre.
Ho iniziato a leggere Whitman…quasi per caso.
Eravamo in giro per una città della vecchia Europa, sono capitato in una libreria dall’aria derelitta e con dentro il Caos della creazione, su quello non c’era dubbio.
Giravo per i vecchi scaffali di legno, dando un’occhiata alle mensole ricolme di volumi polverosi, roba buona solo per i topi.
Pagine magari amate da altri proprietari in altri tempi, venerate quasi.
In verità ci vedevo solo un mucchio di carta pronta per il macero, le mie dita prudevano diaboliche per l’accendino talmente mi sentivo buono e misericordioso in quel momento.
Vorrei poter dar fuoco anche ai miei ricordi, ai fili di pensiero che si attorcigliano attorno al mio cervello.
All’odio che nutro nei miei confronti ogni singolo minuto di questa esistenza.
Sono autore di poemi incompiuti, nati dal silenzio. Poemi che non valgono l’inchiostro e la carta sprecati per scriverli.
La mia mano sfiorò le spine…assente.
Ruvida. Liscia. Opaca. Pelle. Carta. Plastica.
Morbida.
Alzai il dito lungo la spina del libro e lo inclinai, sfilandolo.
Era un vecchio paperback dalla copertina di carta scolorita e macchiata d’umidità.
Un corsivo sbocconcellato citava con caratteri neri.

Leaves of grass
1885
W. Whitman

Quando arrivai al bancone, la proprietaria di quel negozio caotico guardò il libro che avevo appoggiato accanto alla cassa e poi mi dette un’occhiata.
Era una donna dall’aspetto rigido, dava l’impressione che non avesse mai usato la sua fantasia e men che meno che avesse mai letto un libro per lasciarsi trascinare in qualche altro mondo parallelo.
Portava occhiali cerchiati d’acciaio, squadrati; il suo sguardo era grigio luminoso come una lama sfoderata.
Un strettissimo chignon racchiudeva i suoi capelli ingrigiti ed era vestita con il più sobrio ed all’antica vestito che avessi mai visto. Sembrava una foto vittoriana, grigia ma viva. Passata ma presente.
“Quanto le devo?” chiesi brusco, scocciato dal suo sguardo immobile.
“Lei mi ricorda mio padre.” la voce rispecchiava la sua persona. Era dura, argentea, triste. “Una volta mi disse che ogni libro, ogni volume possiede un’anima. Di chi lo ha scritto, chi l’ha letto, chi ha vissuto e sognato grazie ad esso. Ho la netta sensazione che questo volume vi abbia atteso per anni, signore, probabilmente da prima che siete nato.” (*)
La guardai sorpreso e lei sorrise.
“Fanno cinque marchi.” continuò come se avesse parlato fino a quel momento del tempo, il suo sorriso era segnato dalle rughe dell’età, non traspariva nessuna malevolenza ma mi dava la pelle d’oca.
Scappai da quella libreria come se avessi il diavolo alla calcagna.

Forgive me,
I have but two faces
One for the world,
One for God,
save me

Avevo deciso di ignorare l’acquisto del libro ed ogni cosa correlatagli.
Suonai al concerto, ed uscii a fare da ruota di scorta ai ragazzi nella loro mania di fare festa.
Vederli mentre si liberavano delle pastoie dalla sobrietà e facevano da comic relief per l’intero locale.
La mia faccia sorrideva.
Io no.
La notte scivolò via così senza che dicessi una parola con un minimo di sincerità.
Oh Cristo, quanto odio quello che sono diventato.

The morning dawned upon his altar
Remains of the dark passion play
Performed by his friends without shame
Spitting on his grave as they came

Non ho chiuso occhio.
Non sarei riuscito a dormire, comunque per il disgusto verso me stesso.
Così mi sdraiai sul letto della mia stanza e presi a leggere Whitman.
Ripensai a quella donna grigia ed invecchiata.
Compresi quanto era stato stupido classificarla per il suo aspetto arido e non per il suo cuore.
Mi aveva letto per quello che ero con un solo sguardo.
Un debole con un grande cuore che rimaneva immobile.
Ebbi l’istinto di chiamare mia madre nelle prime luci dell’alba.
Non lo feci.
Invece mi vestii nella luce calma dell’aurora ed andai ad acquistare un nuovo moleskine e doppio caffè con crossaints.
C’era qualcuno al quale dovevo far visita e ammenda.

~~~

(*) questa frase della donna è una citazione rimaneggiata de L'ombra del vento di Carlos Ruiz Zafón.

Oh...io non so cosa mi capita di questi tempi.
Ieri notte I was so angry per non so quale motivo ed ascoltavo The Poet and The pendulum in tandem con Song of Myself.
Non proprio la soundtrack adatta per i momenti di auto-commiserazione...xD
Questo è quello che ne è uscito fuori...la mia personale trasposizione di DPP.
Sto lavorando al secondo capitolo di questa storia ed sarà una cosa lenta (DOR non si scrive da sola ahimé!) ma ho voluto postarla.
Lo so è cattiva da digerire ma dovevo togliermi questo peso dal petto...QQ
Ringrazio tutte le anime pie che leggeranno!!!
Per il resto...ciao!
Hermes

  
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