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Autore: The Cactus Incident    15/07/2012    1 recensioni
Che razza di vampiro poteva uccidere la propria madre, vampira anch’essa? Uno comune, in effetti.
Quarto ed ultimo file. Il cuore di Gates perse un battito.
“Layla Lightblue. Unica delle quattro figlie ancora in vita. Ha dei grossi problemi di salute, ma c’è chi dice che sia tremenda. Gates, è stata lei ad uccidere Valary e si pensa che l’abbia fatto perché Michelle ha ucciso sua sorella”
[…]
Se avesse saputo prima che era stata Layla ad uccidere Valary, molto probabilmente, avrebbe mirato alla testa invece che alla gamba.
il più grande flop mai commesso da Cactus!
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Synyster Gates
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Vamp prologue “Si dolcezza, non dovrei fare troppo tardi” bofonchiò distrattamente nel cellulare, mentre una macchina infuocata che era stata tirata per aria, puntava diritta su di lui. Sbruffò e fece partire un colpo dal suo fucile.
Una palla viola e bianca che emanava luce (anche noto come proiettile al plasma) si sprigionò dall’arma e si scontrò con il rottame in fiamme, cambiandone la traiettoria.
“Sono in molti?” chiese la donna dall’altro capo del telefono.
“Ahn…. Un po’” cambiò arma e sparò all’ennesimo vampiro, ne allontanò un’altro con un calcio che lo fece volare contro il muro, il tutto restando a telefono.
“Dovrei essere a casa per l’una e mezza” aggiunse poi. Un vampiro gli arrivò davanti e sparò nello stomaco del bruno a telefono, già incazzato, a cui si smorzò il respiro.
“Facciamo per le due” brontolò con voce rotta, prima d’infilarsi due dita nella carne, estrarre il proiettile e metterlo in tasca.
Sentiva la carne rimarginarsi e non era per niente piacevole. Stringeva la mascella ed emetteva strani versi, mentre gli occhi si rivoltavano nelle orbite, trattenendo le urla. Cazzo se faceva male.
Sparò al vampiro che gli aveva sparato e lo disintegrò, mentre ancora finiva di rigenerarsi.
“Scusa tesoro, ti devo lasciare. Salutami i ragazzi”
“Certo Br… Gates” salutò la donna.
“Brava dolcezza. Ciao”
“Ciao e non farti sparare troppo” Il bruno sorrise divertito.
“Vedrò che posso fare…” rimise il cellulare in tasca e riavviò la connessione bluetooth con gli altri della squadra.
“Dove cazzo eri finito, Gates?!” sbottò il capo squadra. Il bruno sbuffò pesantemente.
“Che palle Shad, parlavo con mia moglie” disse mentre si guardava attorno, cercando qualche vampiro da uccidere. Trovò Rev che era semi circondato e si avvicinò sparando ad un paio.
“Rev hai da accendere?” urlò in quel delirio infernale che per loro rappresentava la quotidianità da qualche mese, ormai.
“Ti sembra il momento, Gates?” disse l’altro divertito.
“E’ sempre il momento per un buon sigaro”
“Vai ad aiutare Vee, è in difficoltà” gli ordinò l’altro, per non mandarlo a Fanculo. Gates alzò gli occhi al cielo e si avviò dal compagno, prima però si avvicino ad una vettura in fiamme e si chinò ad accendere il sigaro che aveva in bocca da più di un’ora, spento.
Vee era bloccato dietro ad una macchina. Gates tutto tranquillo si avviò quasi passeggiando, fra macchine che gli volavano sulla testa e proiettili che evitava con grazia felina.
“Allora Vee, qualche problema?” chiese distrattamente, continuando a sparare.
“Ho finito le cartucce” Gates fece una smorfia e gli tirò uno dei suoi innumerevoli caricatori: mai che si potesse dire che Synyster Gates era rimasto a secco.
“Grazie Syn” scrollò le spalle mentre sparava “Figurati” borbottò prima di spiccare un balzo di sei metri con la facilità con cui un umano scende un gradino di casa.

Sedata (o sarebbe meglio dire disintegrata) la rivolta, tornarono al quartier generale, la città sotterranea ovvero al città dei mezzosangue, a bordo dei propri veicoli (motociclette spaventose).
“Rev, guida come si deve” lo ammonì Shad.
“Ma pensa ai cazzaci tuoi: guido come mi pare” certo, steso sulla moto, col cappello calato sugli occhi e tenere il manubrio con i piedi (o meglio dire gli stivali), non era proprio uno stile di guida degno di una qualsiasi persona con la patente, ma Rev è Rev.
Entrarono nel tunnel che declinava dolcemente verso il basso, fino ad entrare nella loro città.

Dopo pochi chilometri erano arrivati al quartier generale dei mezzo sangue.
In un mondo in cui i vampiri avevano deciso di non bere più sangue sintetico e cibarsi di umani, la maggioranza che rischiava di diventare minoranza, si era attrezzata e aveva chiamato in causa gli essere più potenti che esistessero sulla terra: i mezzosangue.
Nati da padre vampiro e madre umana (prima generazione) o da due genitori mezzosangue (seconda generazione), i mezzosangue godevano di enorme prestigio, visto che difendevano gli umani da un’estinzione certa, dovuta a vampiri che, dopo anni di pace, avevano deciso di non andare più contro natura e riprendere le guerre ormai interrotte da secoli.
Ovviamente non tutti erano così, c’erano altri vampiri che vivevano una vita normale, con al proprio fianco un umano o un mezzosangue, continuando a bere sangue sintetico, ma ad alcuni non bastava ed ecco che entrano in campo loro.
Addestrati fin da piccoli ad essere delle macchine da combattimento, erano diventati semplicemente letali per ogni vampiro sul loro cammino.
Alcune caratteristiche di questa specie: avevano una vita media di 500 anni, ma ne dimostravamo sui 25 (in cui crescevano regolarmente) fino a più o meno 400, poi cominciavano ad invecchiare, ma sempre molto lentamente.
Erano esseri viventi e come tali mangiavano, respiravano e si riproducevano, anche se erano forti come i vampiri e si rigeneravano dalle ferite nel giro di qualche secondo-minuto.
Il loro gruppo sanguigno era identificabile come CH (negativo e positivo).
I CH negativi erano i più “fortunati”: il loro sangue risultava repellente ai vampiri, quello dei CH positivi risultava semplicemente insipido.
Dei mezzosangue ogni tanto venivano fuori i CHS ovvero mezzosangue segugi i cui cinque sensi erano ancora più sviluppati (soprattutto udito e olfatto) di quelli dei normali mezzosangue, già sopra la media umana. Oltre alle straordinarie capacità fisiche, la tecnologia li aveva aiutati parecchio, tanto da renderli completamente indistruttibili.
Ogni squadra era organizzata in gruppi da cinque (tutti e cinque negativi o positivi) di cui un segugio.
La squadra di cui facevano parte Shad, Gates, Vee, Rev e Christ era chiamata A7. I nomi delle squadre venivano dati in modo completamente casuale.
Il loro quartier generale contava come tutti quelli sparsi nel paese (e nel mondo) poche squadre speciali e abbastanza soldati semplici. Spesso agivano anche in altre città e spessissimo insieme, in casi di estrema necessità.

“Salve ragazzi!” “Risparmia i convenevoli” sbruffò Gates, tirando addosso al ragazzo la giacca della sua tuta, bucata in due punti.
“Perchè la mia si buca sempre? Si può sapere? Quelle degli altri resistono e la mia si disintegra. Di che cazzo me la fai, Jeff, di cotone?” sbruffò lui incazzato. Jeff, il nuovo (pivello) scienziato umano che si occupava delle tute e di testarle, si sistemò gli occhiali sul naso, mezzo tremante.
“Ehm… s-scusa G-Gates. Hai conservato i p-pr-proiettili?”  Oh, ci mancava solo che cominciasse a balbettare. Grandioso, pensò accigliato il bruno.
“Certo che ho conservato i proiettili, per chi mi hai preso” e lanciò volutamente un’occhiata a Christ che dimenticava puntualmente di conservarli una volta estratti dalle proprie membra.
Posò i bussolotti esplosi e ancora sporchi di sangue nella mano tremante del ragazzo e passò oltre andando in infermeria. Dopo ogni colpo bisognava fare delle iniezioni, per evitare eventuali infezioni o virus che spessissimo nascondevano nelle pallottole: erano potentissimi ma mica immortali.
Con ancora i resti del sigaro fra le labbra, entrò nell’infermeria ultramoderna, dove trovò Meredith, l’infermiera mezzosangue che si era occupata più volte di lui.
“Gates” Lo salutò gentilmente.
“Mer” bofonchiò lui secco mentre si sedeva sul lettino.
“Pronto per la punturina?” disse sarcastica mentre caricava la simil pistola di metallo.
“Se così si può chiamare un ago che ti entra dentro cinque centimetri buoni…” borbottò muovendo i piedi penzoloni, mentre lei caricava “l’arma”.
Quando l’ago entrò nel braccio (e se non erano cinque centimetri, erano quattro e mezzo), Gates fece una smorfia. Sentire quella roba azzurro fluorescente che gli scorreva dentro, e per i primi secondi anche in modo visibile, non era una bella sensazione.
“Finito” disse lei tranquilla, sfilando l’ago.
“Oh, meno male. Avrei preferito un’altra pallottola”
“Pensa che la dose sarebbe stata più alta” disse la rossa sorridendo.
“Ciao Meredith” la salutò lui, lapidario saltando in piedi.
“Ciao Synyster” la salutò con un cenno della testa e uscì, barcollando leggermente: quella roba faceva sempre uno strano effetto.
S’infilò nell’ascensore, salendo fuori dai sotterranei della città sotterranea (si, praticamente ancora un po’ e la centrale si arrostiva il culo sul magma al centro del pianeta), al piano di sopra, dove c’erano le case dei membri delle squadre.
Con tutta la calma passeggiò fino alla sua villetta (tutte esattamente uguali) con ancora i pantaloni e le scarpe dell’equipaggiamento e sopra una canotta bianca e sporca (si suda parecchio con quella cosa, mentre si spara e ti vola roba incandescente sulla testa), osservò il cielo artificiale. Sarebbe stato esattamente identico a quello reale, se non fosse stato per il fatto che lui in alcuni punti riusciva a vedere le congiunzioni dei vari pannelli, anche con il buio pesto delle 2 e 20 di notte, sottoterra.

Aprì il cancello del vialetto e poi la porta, senza bisogno di chiavi. Niente nella città sotterranea veniva chiuso a chiave: vi vivevano solo i mezzosangue addestrati e in fase di addestramento (ma in una zona ben separata a cui si accedeva da un’altro lato della base) ed era troppo controllata per rischiare qualche inconveniente come ladri o altro.
Appena entrò si sfilò le scarpe (quei cosi pesavano un pò: un umano non ce l’avrebbe mai fatta a camminarci) e li mollò in un angolo.
Subito attirata da rumore, sbucò sua moglie, anche lei un CHS negativo.
“Bri” sospirò sorridente, mentre lo guardava.
“Ciao Mich” gli andò incontro e lo baciò, incrociando le braccia dietro al suo collo. Brian strinse le mani attorno alla sua vita, premendola contro di sé.
Quando uccideva gli veniva sempre voglia. Decisamente perverso, ma che poteva farci?
Il senso di onnipotenza dato dalla battaglia era adrenalina pura.
Fece scivolare le mani sul suo sedere, mentre la lingua s’intrecciava con quella della donna che intanto infilava le mani fra i suoi capelli e l’altra sotto la sua canotta.
“Non vuoi cenare?” chiese lei sarcastica. Lui in risposta le mordicchiò il labbro inferiore.
“Ci penserò più tardi” borbottò mentre si avviava verso la loro camera da letto.
La fece allungare sul letto e le salì sopra, poggiando le mani sulle sue cosce e tirando via la camicia da notte di pizzo nero. Passò le mani su tutto il suo corpo e gliela sfilò dalla testa, prima di riprendere a baciarla. Michelle gli rotolò sopra e gli aprì i pantaloni, infilandoci dentro una mano.
Brian soffiò l’aria fra i denti e lei sorrise soddisfatta, prima di riprendere a baciarlo.
L’uomo si sfilò i pantaloni, pronto per entrare ancora una volta nel corpo candido di sua moglie e diventare una cosa sola. La sentiva fremere sotto le sue mani, lo desiderava, come sempre da anni e anni.
Le spinte aumentavano, mentre i loro corpi si fondevano e i gemiti si propagavano nella stanza, insieme ai nomi sussurrati.
“Sshh, ti… sentiranno… Ah… i bambini” soffiò lui fra i gemiti, sforzandosi di rimanere razionale quel poco per non traumatizzare almeno la più piccola.
“Non è colpa mia” mugugnò lei sorridendo, prima di affondare ancora di più le mani nella sua schiena e le labbra nel suo collo.
 I gemiti di lei si fecero sempre più acuti e forti, mentre lui li smorzava soddisfatto baciandola e facendoli morire nella sua bocca.
Vennero contemporaneamente, lui con un gemito basso e roco e lei con uno molto più acuto, soffocato nella spalla di Brian.
Dopo un paio di secondi per riprendere fiato, uscì da lei e si stese al suo fianco, abbracciandola stretta al suo corpo sudato e sporco, dopo averle posato un delicato bacio sulla testa.
“Bleah, ho sul serio bisogno di una doccia” disse senza però scostare il corpo di lei, steso quasi del tutto su di lui. Michelle alzò la testa, guardandolo un po’ prima di baciarlo.
“Sei sexy tutto… sporco” sospirò languida lei, leccandosi le labbra.
“Oh grazie dolcezza, ma puzzo da far schifo. Mi fai compagnia mentre torno tutto pulito?” disse lui piegando le labbra in un sorriso malizioso.
“Un bel secondo round?” chiese lei maliziosa, mentre si alzava dal suo petto per poi sedersi sul suo bacino e sfiorargli gli addominali perfettamente scolpiti.*
Lui si alzò a sedere con lei sopra e la baciò languidamente, intrecciando la lingua con la sua.
“Naturale…” commentò prima di alzarsi con lei allacciata al torace e dirigersi verso il loro bagno, già completamente nudi.

“Che brutto segno…” commentò lei sfiorando la leggera cicatrice tondeggiante sul suo basso ventre. Erano nel letto, dopo qualcosa come il quarto round e finalmente si erano dati una calmata.
Brian scrollò le spalle, mentre fumava.
“Che ci vuoi fare, nemmeno tu sei messa tanto meglio” commentò lui, sfiorandole la scapola su cui c’era un segno tondeggiante, simile al suo e a tanti altri che avevano, sparsi un po’ su tutto il corpo.
“Questi nuovi proiettili lasciano il segno” disse lei passandovi le labbra.
“Bah è il nostro lavoro, che ci vuoi fare”
“E’ il nostro destino e oltre a questo non sapremmo cosa fare” commento lei ridendo e tornando a poggiare la testa sulla sua spalla.
“Ehi parla per te! Io avrei avuto successo come chitarrista”
“Si certo…” disse sarcastica
“Guarda che lo sai meglio di me che ero bravo” ribatté lui convinto e lei lo dovette ammettere.
“Sono anni che non suoni” constatò la bionda poggiando la guancia sul suo ventre. Brian scrollò le spalle.
“Non ne ho il tempo. Uccidi là, allena di qua, aiuta quelli, salva quegli altri… che ci vuoi fare”
“Synyster Gates…. Si, forse avresti avuto successo”


*si, lo so che Gates ha la panzetta e che è tutt’altro che scolpito, ma andiamo! E’ una fan fiction in cui sono tutti dei supercombattenti che ammazzano vampiri, qualche bugia ci può stare v.v

Ed eccoci qui v.v
Mi è venuta l’idea dopo aver fatto una maratona di Underworld e dopo uno strano sogno che di certo verrà descritto v.v
Non so se qualcuno potrebbe mai cagarsi una storia del genere, ma sono fiduciosa, dai v.v
E una Long Fic, ma non dovrebbe essere stra lunga come mio solito…… penso al massimo una decina di capitoli, o giù di lì v.v
Aggiornerò una volta a settimana, probabilmente sempre di lunedì v.v
“Idiota oggi è domenica”
“Oh cazzo è vero o.o grazie Jim v.v”
“Figurati, Cactus”
Beh, dopo questo strafalcione, un bacio a tutti v.v
Ci si vede al prossimo chap! :D
Me la lasciate una recensioncina? Si? Dai dai ;)
È per sapere se vedo continuarla o no….. v.v
Xoxo
The Cactus Incident

  
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